Paola Massidda (sindaco di Carbonia): «Con il progetto LavoRas, la montagna ha partorito il topolino».
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«La montagna ha partorito un topolino, si chiama LavoRas. Sarà una misura che con cantieri e bonus occupazionali, consentirà di abbassare di mezzo punto la percentuale del tasso di disoccupazione della Sardegna. Migliorerà la qualità della vita dei sardi? NO!»
Lo scrive in un post pubblicato sulla pagina facebook, Paola Massidda, sindaco di Carbonia.
«Saranno 127,7 milioni di euro a pioggia che sfrutteranno i centri per l’impiego, che dovrebbero fare politiche attive, per attuare politiche passive ed assistenziali. Verranno creati, si scrive, tra i 3.000 e i 3.700 lavori temporanei che non consentiranno ai disoccupati un inserimento reale e stabile nel mondo del lavoro – aggiunge Paola Massidda -. Al comune di Carbonia, ad esempio, verranno elargite risorse per circa 700mila euro e ci attiveremo autonomamente, o con il supporto dei Centri per l’impiego, per definire le procedure per la selezione dei lavoratori. L’amministrazione dovrà essere il soggetto attuatore di questi cantieri in settori come il dissesto idrogeologico, le reti idriche o la valorizzazione della cultura che meriterebbero ben altre attenzioni e programmazioni.»
«Alle politiche passive, mascherate da attive della Giunta regionale, che al termine degli 8 mesi lavorativi ha previsto di far seguire un’indennità di disoccupazione (Naspi) per altri 4 mesi, contrapponiamo quelle attive del Reddito di Cittadinanza – aggiunge Paola Massidda -. Il Reddito di Inclusione Sociale (REIS) ha anticipato di pochi mesi il Reddito di Inclusione (REI) nazionale creando, spesso, sovrapposizioni dannose. Nostro malgrado a 18 mesi dalla sua introduzione si riduce ad un mero sussidio passivo; allo stato attuale mancano, infatti, i finanziamenti regionali per la “parte attiva” delle politiche sul lavoro. Manca cioè quel “welfare for work” fondamentale per poter parlare di politiche attive.»
«La povertà, la disuguaglianza e l’esclusione sociale si combattono col Lavoro stabile – conclude Paola Massidda – e non con le misure una-tantum che non hanno come fine quello dell’acquisizione di competenze in vista dell’inserimento lavorativo.»
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