22 November, 2024
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Gianmario Manca (PdS): «Con i soldi dei sardi non si possono mantenere poltrone a Roma».

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«Mi sarei aspettato che l’assessore all’Agricoltura in questi mesi avesse provato a ricercare soluzioni vere e non, come d’uso, seguendo vecchi schemi che al massino possono tamponare per un certo periodo l’agonia delle APA, ma non certo rivitalizzare il settore non fosse altro perché coi soldi dei sardi si mantengono, inspiegabilmente, poltrone a Roma.»

Il consigliere regionale del Partito dei Sardi, Piermario Manca, striglia l’assessore dell’Agricoltura, Pierluigi Caria sulla gestione della delicata vertenza delle associazioni provinciali degli agricoltori. «Sono convinto che un intervento organico della Regione, che attualmente sovvenziona le APA per oltre l’80%, porterebbe a razionalizzare e potenziare i servizi agli allevatori, sicuramente senza aggravio di spese, ma al contrario garantendo i posti di lavoro e salvaguardando competenze e professionalità maturate in decenni di attività», afferma Gianmario Manca.

Le APA-AIPA in Sardegna attualmente sono quattro con 93 dipendenti e 6.000 allevatori associati. Su delega AIA, di cui sono socie, le Apa isolane curano per gli allevatori la tenuta dei libri genealogici, i controlli funzionali delle varie specie animali allevate, e svolgono anche una serie di servizi quali il caricamento dati sulla BDN, il caricamento dei modelli 4 per spostamento bestiame e, soprattutto, l’immissione di certificazioni alle razze per tutti gli animali che possono ottenere i premi comunitari. Le APA sono finanziate attualmente con circa 3,6 milioni di euro, di cui 1,3 milioni arrivano dal Ministero: di questi circa 600.000 euro sono restituiti alle associazioni nazionali AIA e nazionali di razza sotto forma di quote associative, e il resto dalla Regione Sardegna.

«Da ormai molti mesi, per diversi fattori, la situazione della associazione allevatori regionale (ARAS) e di quelle provinciali (AIPA) sta velocemente peggiorando, e la causa principale è da imputare alla cattiva gestione finanziaria per cui oggi, inevitabilmente, si parla di licenziamenti – sostiene Manca -. La soluzione prospettata dall’assessore regionale all’Agricoltura dopo avere incontrato le Associazioni e i sindacati, è stata quella della fusione di tutte le associazioni in un’unica struttura, la cui forma giuridica dovrebbe essere scelta dall’AIA

«Queste soluzioni, ovvero mantenere lo status quo, contrastano palesemente con l’evoluzione normativa in materia». Attualmente In Italia è vigente la legge 30/1991 (e s.m.) che è sostanzialmente difforme e lontana dagli indirizzi europei e dalle legislazioni degli altri Stati membri, in particolar modo per ciò che riguarda la situazione di monopolio nella tenuta dei libri genealogici e nella gestione dei controlli funzionali attualmente a favore del sistema AIA (AIA; ANA; APA; ARA).

Il 29 giugno 2017 è stato pubblicato sulla GU europea il regolamento UE 2016/1012 relativo alle condizioni zootecniche e genealogiche applicabili alla riproduzione ed agli scambi di animali riproduttori. L’articolato europeo, adottato come regolamento e quindi direttamente applicabile in ogni Paese membro, sarà operativo a partire dall’1 novembre 2018, data entro cui gli Stati dell’Unione dovranno mettere in atto quanto previsto dalla direttiva in base al nuovo regolamento qualunque associazione di allevatori può essere riconosciuta come ente selezionatore e farsi approvare uno o più programmi genetici.

La nuova normativa europea affronta anche il problema dei ridotti finanziamenti di queste attività, fissando nuove regole per l’autofinanziamento degli Enti selezionatori, i quali potranno ampliare la gamma dei servizi da offrire agli allevatori anche attraverso all’utilizzo di marchi collettivi.

«Risulta evidente, visto che oltre l’80% del costo delle APA è garantito dalla regione (ARAS al 100%), come sia necessario uno sforzo in termini politici per trovare una soluzione che dovrà far funzionare al meglio la selezione, senza sacrificare chi oggi lavora nelle attuali strutture associative – continua Piermario Manca -. È necessario portare competenze e potere decisionale in Sardegna creando, come previsto dalla nuova normativa, l’ente selezionatore della pecora sarda e dei bovini rustici, con l’unificazione delle APA-AIPA e, se è il caso, accorpando in un’unica struttura anche l’ARAS, con due dipartimenti distinti – conclude l’esponente del PdS -. La selezione della pecora di razza sarda, nonché delle altre razze sarde, può e deve essere riportata in Sardegna visto che siamo i veri detentori in termini materiali ma anche culturali del marchio pecora sarda e bovini di razza sarda.»

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