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Il secondo semestre del 2018 sarà l’arco temporale nel quale si dovranno portare a termine o si dovranno accantonare diversi progetti di “rinascita” del sistema industriale sardo. Progetti che hanno iniziato il loro percorso ormai da diversi anni e sono stati mantenuti vivi solo ed esclusivamente grazie alla caparbietà al sacrificio e la resistenza dei lavoratori e di chi a vario titolo, politico e sindacale, ha collaborato nelle vertenze che interessano le diverse realtà produttive del comparto industriale. Programmi diversi per specificità e per soluzioni tecniche ma non per importanza e impatto socio-economico che avrebbero nei territori dove risiedono, in diverse aree della Sardegna. Purtroppo, come troppo spesso accade nel nostro paese, in molti casi e per variegate argomentazioni riconducibili alla mera, spicciola e farraginosa burocrazia delle istituzioni pubbliche, che ormai consideriamo, con rammarico, “strutturale e reale controparte”, causa del trascorrere inesorabile del tempo, con l’effetto di rendere complicata oltre misura la conclusione delle infinite procedure in atto, portano aziende e lavoratori ad inseguire gli eventi e ad affrontare le problematiche specifiche sempre col difficile carattere dell’emergenza. L’emblema, proprio per la tempistica emergenziale alla quale si è giunti, dovuta ormai a 9 anni di dura ed intricata vertenza e che sta arrivando alle fasi conclusive, è quella che riguarda l’Eurallumina-Rusal di Portovesme.
Eurallumina ha fermato la produzione nel 2009 a causa del crollo del prezzo dell’alluminio, ha sempre mantenuto la proprietà, garantendo sino ad oggi l’efficienza dello stabilimento, non licenziando i dipendenti e, soprattutto, ha sempre confermato con i fatti e gli investimenti la sempre viva volontà di riprendere le produzioni nel sito di Portovesme, presentando un progetto di revamping (scontrandosi con l’assenza strutturale di risorse specifiche nel territorio. Vedi gas) e mirato all’efficientamento dello stabilimento, quindi della raffineria di bauxite per la produzione di Allumina (tra le sei dislocate in Europa occidentale. Unica, attualmente, con le produzioni in standby). Il progetto di riavvio è, attualmente, sotto procedura autorizzativa di V.I.A. e A.I.A., tempistica che ha già superato abbondantemente la media dei tempi impiegati per le stesse autorizzazioni dal Ministero dell’Ambiente a livello nazionale: 44 mesi. Ma la particolarità di questa vertenza e in particolare di questo sito produttivo, sta nel fatto che essendo nato in un progetto di “filiera” (della produzione di alluminio), questa, è predisposta naturalmente alle “sinergie” con le altre realtà del polo industriale nel quale è ubicata. Sinergie che già esistono e che nel tempo si sono fortificate e radicate, ma soprattutto che potrebbero intensificarsi ulteriormente con la annunciata ripresa produttiva della “Filiera dell’alluminio”,e in modo particolare per quanto riguarda l’approvvigionamento energetico, migliorando sensibilmente il progetto di ripartenza in diversi aspetti, non ultimo quello della tempistica di realizzazione. Quello però che vogliamo evidenziare e chiarire in modo inequivocabile alle istituzioni coinvolte è che le sinergie, quando esistono, sono a “doppio senso” e nel caso specifico sono a doppio senso “stretto”, visto che da queste non dipende solo il futuro e la vita produttiva di Eurallumina, ma anche il futuro e la vita produttiva delle altre realtà con le quali è prevista la cooperazione.
Alla luce di tutto questo, riteniamo doveroso ricordare a tutti e in modo particolare alle Istituzioni che hanno titolo e potere decisionale perché deputate alla definizione di questa importante e voluminosa pratica, che «è riduttivo, ed è un grossolano errore inquadrare il “progetto di riavvio” delle produzioni Eurallumina in un’ottica fine a se stessa, relegando effetti e influenze dovute alla ripresa o meno delle produzioni all’interno del perimetro dello stabilimento! Questo perché, proprio per l’esistenza delle suddette sinergie è necessario inquadrarlo in funzione della vita produttiva ed il futuro prossimo di buona parte del polo industriale di Portovesme».
Ruolo cardine ha il futuro della Centrale elettrica di proprietà dell’Enel, in quanto la sua vita produttiva e il futuro dei suoi lavoratori, si legano indissolubilmente allo sviluppo economico-industriale della Sardegna e nello specifico alle produzioni degli stabilimenti adiacenti (Sider Alloys, Eurallumina e Portovesme srl, unica ancora in marcia e che si dibatte nei meandri dei problemi autorizzativi per lo stoccaggio dei residui delle lavorazioni).
Stessa considerazione vale per il progetto di riavvio della produzione di alluminio primario (Sider Alloys), che avrebbe un enorme vantaggio nel contenimento dei costi dovuto dalla presenza della materia prima (allumina) a “bocca di fabbrica o a Km zero ”, evitando il più dispendioso rifornimento via mare (anche sull’indispensabile dragaggio del Porto Industriale insistono difficoltà autorizzative ambientali). Anche questa produzione, essendo energivora è legata saldamente alla produzione di energia e ai suoi costi.
Tutte le produzioni (Energia, Allumina e Alluminio) sono connesse tra loro sia per esigenze produttive che di mercato, ma anche perché senza la loro attività, cadrebbe l’esistenza stessa del polo industriale di Portovesme, verrebbe a mancare una parte importante di economia per il Sulcis-Iglesiente e per la Sardegna nel suo insieme, essendo strategiche per il sistema industriale italiano.
Riteniamo opportuno sottolineare che la ricerca delle “sinergie” tra le diverse realtà produttive “e il potenziale, sensibile e conseguente miglioramento del progetto di riavvio dello stabilimento Eurallumina” è stata, nel tempo, la strada auspicata dagli stessi lavoratori, dalle organizzazioni sindacali, dalle aziende coinvolte, dalle istituzioni locali e regionali ed anche dalle rappresentanze ambientaliste riconosciute a livello regionale e nazionale, strada sulla quale è stata espressa convergenza assoluta. Insieme a questo aspetto si lega il nuovo corso legato alle bonifiche, che le aziende stanno già mettendo in pratica individualmente e che ormai, raggiunto l’accordo sulla ripartizione dei costi a loro totale carico, si accingono ad iniziare le operatività a livello generale e consortile.
Per questo motivo richiamiamo tutti gli Enti, tutte le componenti tecniche ed istituzionali, che hanno competenza specifica nella definizione della procedura di V.I.A. e A.I.A. in corso e relativa al progetto di riavvio dello stabilimento Eurallumina (240 milioni di investimenti, 600 addetti tra addetti diretti, indiretti, indotto inteso come servizi e fornitori, 2.000 persone con i familiari coinvolti), che lo facciano, certo nel rispetto di regole e norme, che per primi chiediamo e rispettiamo a garanzia di tutti, ma anche con il buon senso che serve in queste circostanze, consapevoli che il tempo disponibile è in scadenza, che ulteriori lungaggini non motivate inficerebbero e renderebbero vani ed inapplicabili tutti gli accordi, protocolli, impegni, sottoscritti a tutti i livelli in questi anni, compresa in primis la tutela dei lavoratori coinvolti (contratti di sviluppo in scadenza e possibilità di accesso ad ammortizzatori sociali in scadenza ed allo stato attuale non prorogabili). Ci sono le condizioni perché tutti i soggetti coinvolti in questa lunga vertenza, consci che con l’ausilio del buon senso si sia trovata la formula migliore, siano vincitori: i lavoratori, le istituzioni, le aziende, il territorio. Ci sono le condizioni per rivitalizzare, attraverso questo comparto industriale, un pezzo importante di un processo economico che con lo sviluppo parallelo di altri settori produttivi e dei servizi sino ad oggi troppo marginali, che non confliggono tra loro ma concorrerebbero a realizzare economia integrata con basi più forti e stabili per affrontare le sfide future, contribuendo all’uscita da una crisi che ha avuto e continua ad avere, se non si pone immediatamente un argine, costituito dal LAVORO, conseguenze ancora più drammatiche di povertà e disgregazione sociale.
RSU Eurallumina/Rusal