19 July, 2024
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Questa mattina, nella sala Emilio Lussu di Villa Devoto, il presidente della Regione Francesco Pigliaru con gli assessori della Programmazione Raffaele Paci e degli Enti locali Cristiano Erriu, ha firmato con il presidente dell’Anci Emiliano Deiana, i rappresentanti di Aiccre e Asel Carla Medau ed Antonello Atzeni e con il Cal, l’accordo quadro che dà il via a tutta la procedura per i cantieri di LavoRas, la parte che muove 45 dei 128 milioni complessivi messi in campo con il piano per il lavoro voluto dalla Giunta e approvato dal Consiglio attraverso la Finanziaria. Nelle prossime ore Insar pubblicherà l’avviso: i Comuni possono immediatamente presentare il progetto che sarà valutato da Insar. Una volta approvato, verrà fatta la selezione dei disoccupati dalle liste comunali e a quel punto si potrà materialmente aprire il cantiere. Una procedura che, per obblighi di legge, ha delle scadenze in ogni sua fase fissate fra i 30 e i 45 giorni, ma che può essere chiusa nel giro di pochissimi giorni se le domande saranno presentate tempestivamente dai Comuni. Attraverso i cantieri, i Sardi occupati saranno circa 3.500. I rappresentanti degli Enti Locali hanno espresso forte apprezzamento per LavoRas, sottolineando la correttezza dell’impostazione e la condivisione del percorso, che dà fiducia e risponde alle aspettativa dei Comuni.
«LavoRas è la nostra risposta a una ripresa che è ancora troppo lenta, e questo vale non solo per la Sardegna ma per tutto il Paese, soprattutto al sud. Quando il mercato non sostiene con sufficiente vigore la creazione di lavoro, la ricetta è quella che ci ha insegnato Keynes: il lavoro va creato anche con l’intervento pubblico – ha dichiarato il presidente Francesco Pigliaru -. I cantieri di lavoro previsti e finanziati da LavoRas sono esattamente questo: la creazione di nuova occupazione subito su progetti mirati, che dunque avranno effetti permanenti con la realizzazione di servizi di cui le comunità avevano bisogno e che saranno un vantaggio per tutti. Grazie all’impegno di molti e con l’essenziale protagonismo dei Comuni, il percorso sta andando avanti in fretta ed efficacemente: la firma di oggi, che definisce i dettagli, dimostra che insieme si è lavorato bene, ed è un ottimo esempio di collaborazione tra Istituzioni che hanno come unico obiettivo aiutare chi ha sofferto e sta soffrendo di più la crisi.»
«Il percorso di LavoRas è stato fortemente condiviso con le parti sociali, economiche e istituzionali oltre che con il Consiglio regionale», ha ricordato Raffaele Paci. «Abbiamo fatto decine di incontri per raggiungere il miglior risultato possibile, accogliendo suggerimenti e integrazioni, perché ognuna delle parti ha portato il suo importante contributo. Abbiamo corso molto, lavorato su questo Piano ogni singolo giorno e ora bisogna continuare a correre per capitalizzare al massimo tutti gli sforzi che sono stati fatti: puntiamo su procedure snelle e rapide, e siamo sicuri che anche i Comuni saranno pronti, perché c’è grande voglia di ripartire e far ripartire la nostra regione. LavoRas è una risposta seria e concreta all’emergenza lavoro in Sardegna – conclude Raffaele Paci -. E, insieme ai 45milioni del Reis e alle politiche di programmazione territoriale, è una occasione straordinaria per uscire definitivamente dalla crisi.»
I 45 milioni destinati ai cantieri di LavoRas sono di provenienza Fsc e Fse. Un primo anticipo, pari al 30% dell’importo complessivo, sarà erogato dalla Regione al momento della firma della convenzione di approvazione del progetto fra Comune interessato, Aspal e Insar. Una seconda quota, il 50%, verrà stanziata all’apertura di cantieri (dunque al momento dell’assunzione dei disoccupati), il restante 20% a saldo dopo la rendicontazione finale. Sei le tipologie di cantieri previste: ambiente, compresi i litorali e le aree umide, e dissesto idrogeologico; beni culturali e archeologici; edilizia; reti idriche; valorizzazione attrattori culturali; patrimonio pubblico ed efficientamento delle procedure comunali.
«Questo programma straordinario – sottolinea l’assessore degli Enti locali Cristiano Erriu – riattiva i cantieri comunali per l’occupazione. I Comuni sardi sono abituati da tempo a dare risposte ai tanti fabbisogni e alle richieste di lavoro dei cittadini. Da oggi sarà possibile farlo anche attraverso i cantieri innovativi inseriti nel Catalogo, che rispondono a una domanda di occupazione e consentono ai Comuni stessi di risolvere alcune criticità amministrative: digitalizzazione di documenti, gestione degli archivi, attività legate all’archeologia e alla sistemazione del territorio. Sarà possibile sviluppare la micro-imprenditorialità locale e, in una certa misura, contenere lo spopolamento delle zone interne. I progetti potranno essere presentati anche in forma partecipata, all’interno di una o più Unioni di Comuni oppure in una porzione di un singolo territorio.»
Con LavoRas, che oltre ai cantieri contiene la parte dei bonus occupazionali, la Giunta conta di ridurre il tasso di disoccupazione di circa un punto percentuale, a condizioni stabili, e di dare lavoro complessivamente a oltre diecimila persone. Oltre ai 128 milioni per il 2018, il Piano stanzia 70 milioni ciascuno per il 2019 e il 2020, soldi e politiche che faranno aumentare ulteriormente il numero degli occupati. 

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Gli studenti dell’Istituto Tecnico Angioy hanno partecipato ad una conferenza sul nuovo impianto di compostaggio dei rifiuti di Sa Terredda.

«È stata un’importante occasione per sensibilizzare i giovani studenti sulla corretta gestione dei rifiuti e il trattamento della frazione umida tramite il compostaggio. Inoltre, attraverso questa iniziativa è stato possibile informare i ragazzi in merito alle opportunità lavorative che il mondo dell’ambiente in generale e quello dei rifiuti e delle bonifiche in particolare possono offrire loro», ha detto l’assessore dell’Ambiente Gian Luca Lai nel corso della conferenza svoltasi presso l’Aula magna dell’Istituto Tecnico Giovanni Maria Angioy di Carbonia, alla presenza degli studenti e degli insegnanti delle classi 4ª A e 5ª A del corso Costruzioni-Ambiente e Territorio e 5^ C del Liceo delle Scienze Applicate.

L’incontro, che si inserisce nell’ambito delle attività di Alternanza Scuola-Lavoro, è stato organizzato dall’istituto diretto dalla professoressa Antonietta Cuccheddu, in collaborazione con l’Amministrazione comunale di Carbonia e con la Verde Vita S.r.l., la società che gestisce la struttura di Sa Terredda. I relatori hanno posto in evidenza che la struttura di Sa Terredda risulta essere il primo e unico impianto in Sardegna in grado di trattare e recuperare i rifiuti ingombranti.

«Si tratta di una sezione dell’impianto che si è evoluta rispetto al progetto originario di semplice triturazione degli ingombranti da indirizzare in discarica o al termovalorizzatore. La rimodulazione è stata fortemente voluta dall’attuale Amministrazione Comunale sulla scorta di una precisa scelta di politica ambientale. La piattaforma di ricezione e recupero dei rifiuti è stata avviata a partire dal novembre 2017 con l’obiettivo di ridurre di un ulteriore 5-6% la produzione di secco indifferenziato», ha spiegato l’assessore Lai.
Al termine della conferenza, gli studenti della classe 5ª C del Liceo delle Scienze Applicate, accompagnati dal prof. Migliozzi, hanno visitato l’impianto di Sa Terredda.

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Martedì 17 aprile, per la prima volta al Fuorisalone milanese, Nicola Filia ha presentato la sua installazione “Catene” nella Food Court di StreetEat in Brera nel cortile del Liceo Parini.

In una vera e propria corte del cibo nazionale ed internazionale, ma soprattutto tra nuovi designer e proposte innovative, come ad esempio la eV Now! di Tesla, l’artista ha realizzato in anteprima un’opera site-specific formata da più di trecento anelli di ceramica bianca.

Il curatore del progetto, Aldo Sardoni direttore artistico di Noema Gallery (Galleria che rappresenta Filia a Milano) ha scritto di questo lavoro: «… La catena ha generalmente un’accezione negativa nella nostra immaginazione, rimanda alla mancanza di libertà, all’impossibilità di movimento, sia fisico che psicologico. Ci sono moltitudini di catene con le quali dobbiamo confrontarci nella nostra vita di esseri umani. Poiché credo che la libertà non esista e che si dipenda sempre e, comunque, da qualche cosa, l’invito è quello di osservare e leggere la catena come il luogo della rassicuranza, intesa non solo come tratto biologico dell’uomo, ma come costruzione di una serie di legami (catene) che ci fanno sentire protetti in un ambiente conosciuto e nel quale siamo legati. Avere queste catene ci consente di non perderci nell’oblio di una vita che altrimenti non avrebbe riferimenti, pertanto il progetto, come un’esortazione, invita ad essere incatenati a qualcosa e non, come generalmente si pensa, a liberarsi dalle catene».

Dopo questo primo passaggio, all’artista sarà dedicata un’esposizione personale nella location di Noema Gallery a Milano, in via Solferino 40 (angolo via Castelfidardo), il prossimo autunno dal 15 al 25 novembre. In quella occasione, saranno esposte tutte le opere che hanno fatto conoscere Nicola Filia anche a livello internazionale, in un’antologica dal titolo “Argilla: per fine e per mezzo”.

L’installazione “Catene” sarà visibile per tutta la durata del Fuorisalone.

(Food Court StreetEat, cortile del Liceo Parini, ingresso cancello di via San Marco).

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Diritto dei minori alla bigenitorialità. Questo il tema affrontato a Cagliari in un convegno organizzato dal Comitato Pari opportunità dell’Ordine degli avvocati del capoluogo sardo. Nel corso dell’incontro la Garante per l’infanzia e l’adolescenza Grazia Maria De Matteis ha ricordato che il rispetto della vita familiare del minore implica la necessità di adottare misure che garantiscano il suo diritto alle relazioni con entrambi i genitori.

«Bisogna evitare, salvo casi eccezionali, che prassi e lungaggini burocratiche intacchino – ha detto ancora la Garante – il diritto superiore dei minori a mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno dei genitori, con i parenti e gli ascendenti.»

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Mancano pochi giorni alla scadenza del bando di concorso del Premio Bindi 2018, uno dei più affermati concorsi e festival italiani dedicati alla canzone d’autore, intitolato a Umberto Bindi, indimenticato cantautore genovese, e che si svolge a Santa Margherita Ligure.

L’iscrizione è gratuita. La domanda deve essere spedita entro e non oltre il 1° maggio 2018 esclusivamente tramite il sito www.premiobindi.com nell’apposita sezione. Sul sito è disponibile anche il bando completo del concorso con il dettaglio dei vari premi.

Caratteristica del Premio Bindi è quella di non premiare una singola canzone ma l’artista nel suo complesso, dal momento che tutti i finalisti avranno modo di eseguire quattro canzoni, tre proprie e una cover.

Il 1° classificato riceverà una targa di riconoscimento e una borsa di studio di 1.000 euro. Ma molti altri sono i premi in palio, come la “Targa Giorgio Calabrese” al miglior autore, assegnata in collaborazione con Warner Chappell Music Italiana, e la “Targa Beppe Quirici” al miglior arrangiamento e composizione musicale

Il concorso è riservato a singoli o band che compongano le proprie canzoni. Non ci sono preclusioni per il tipo di proposte artistiche, da quelle stilisticamente più tradizionali a quelle più innovative. Fra tutti gli iscritti, una commissione selezionerà dieci artisti che si esibiranno nella finale del 7 luglio 2018 a Santa Margherita Ligure, di fronte ad una prestigiosa giuria composta da musicisti, giornalisti e addetti ai lavori.

Sono molti ormai i vincitori del Premio Bindi, giunto alla 14a edizione, ad essersi affermati nel mondo della musica, da Mirkoeilcane a Zibba, Quest’ultimo dall’anno scorso è il direttore artistico del Premio, che si svolgerà dal 6 all’8 luglio e, oltre al concorso, ospiterà presentazioni, live e showcase.

Le scorse edizioni del Premio sono state vinte da Lomè (2005), Federico Sirianni (2006), Chiara Morucci (2007), Paola Angeli (2008), Piji (2009), Roberto Amadè (2010), Zibba (2011), Fabrizio Casalino (2012), Equ (2013), Cristina Nico (2014), Gabriella Martinelli (2015), Mirkoeilcane (2016), Roberta Giallo (2017).

Il Premio Bindi è sostenuto dal contributo del comune di Santa Margherita Ligure, della Regione Liguria e della SIAE – Società Italiana degli Autori ed Editori.

Il sindaco di Santa Margherita Ligure, Paolo Donadoni, ha dichiarato: «Santa Margherita Ligure città della musica grazie ai suoi concerti, ai suoi festival, ai corsi di perfezionamento a Villa Durazzo. Città della musica grazie al Premio Bindi che ha saputo scoprire talenti ma che soprattutto dà un’occasione ai giovani artisti emergenti. Buon lavoro a tutti in primis al direttore artistico Zibba».

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A causa di questioni organizzative, l’incontro previsto per oggi 23 aprile 2018, alle 0re 14.00, nei pressi dell’ospedale Sirai di Carbonia, è stato rimandato in data e orario da destinarsi. Si prega di dare la massima diffusione.

Nadia Pische

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Sabato 28 aprile, dalle 17.00, la sala consiliare del comune di Sant’Antioco ospiterà un convegno per conoscere le possibilità offerte dal Bando PST Sulcis 2018 e le sue tre linee di intervento: Piano Sulcis. Aiuti alle imprese in fase di avviamento e sviluppo (NI), Competitività per le MPMI (T1), Competitività per le MPMI (T2).

Il convegno, organizzato dall’Amministrazione comunale di Sant’Antioco, in collaborazione con il Centro Commerciale Naturale Sulki, si propone di illustrare ai soggetti interessati tutte le opportunità di crescita e sviluppo assicurate alle imprese del Sulcis dal Bando PST. Il programma prevede i saluti del consigliere comunale Mario Esu, delegato dal sindaco Ignazio Locci, e gli interventi della dott.ssa Federica Caria, del dott. Vittorio Addis e dei referenti del CCN Sulki. Seguirà dibattito.

«La dotazione complessiva del bando – spiega il consigliere comunale Mario Esu – ammonta a 10 milioni di euro. Si tratta di un sistema di incentivazione regionale pubblico che attiva una sinergia con le imprese. Le domande di partecipazione potranno essere presentate sino al 31 dicembre 2018 con procedura a sportello. I fondi saranno ripartiti per settori e a beneficiare del contributo saranno sia le nuove imprese, sia quelle già esistenti ed operanti nel territorio. Considerata l’importanza dell’appuntamento, auspico un’ampia partecipazione.»

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L’approvazione del Piano di Gestione dei siti minerari pone le basi per le infrastrutturazioni territoriali e regionali della rete del Parco Geominerario Storico ed Ambientale della Sardegna. Con un investimento di oltre un milione di euro si avvia l’apertura sistematica e l’armonizzazione di tutti i siti in sotterraneo quali:

 Miniera di Serbariu – Carbonia (già operativo);

 Miniera di Rosas, Galleria Santa Barbara – Narcao (già operativo);

 Porto Flavia – Iglesias (già operativo);

 Galleria Henry – Buggerru (già operativo);

 Miniera di Monteponi, Galleria Villamarina – Iglesias (imminente apertura);

 Miniera di Montevecchio, Galleria Anglo Sarda – Guspini (imminente apertura);

 Miniera di Funtana Raminosa – Gadoni (imminente apertura);

 Miniera di Sos Enattos – Lula (imminente apertura).

Ciascuno custodisce significative testimonianze dell’evoluzione geologica della Sardegna, svelandone la formazione e la storia in stretta connessione con quella più estesa e articolata dei geositi diffusi sull’intera isola.

L’interazione tra il sottosuolo ed il suolo isolano consente di conoscere meglio la storia geologica della nostra isola considerata, in virtù degli studi più recenti, il primo lembo emerso dell’Europa continentale.

La riapertura di “Sos Enattos” a Lula, consentirà di mettere in rete e promuovere una parte dalla rete regionale, tanto richiamata nelle raccomandazioni formulate dalla Rete Geoparks Unesco. L’isola è un’unica area parco e la miniera di Sos Enattos, come il resto delle miniere, fungerà da catalizzatore nell’area del nord est della Sardegna, raccordando, tra il Nuorese e la Gallura, i geositi più significativi, protetti dalla legge regionale 31/89, che fanno parte dei 337 geositi censiti in Sardegna come “Su Suercone” a Orgosolo; “Texile” ad Aritzo; “Su Gologone” a Oliena; “Sa Preta Istampata” a Galtellì, il “Monte Albo” a Lula; le grotte di “Ispinigoli” e del “Bue Marino” a Dorgali, “La Tartaruga”, “Il Fungo” e “L’Elefante di Cappricioli” ad Arzachena; le cave di granito romane a Capo Testa presso Santa Teresa di Gallura.

Altrettanto potrebbe dirsi, stando al nord Sardegna, della Miniera di Olmedo, attualmente in attesa di un rilancio ma con la presenza dei minatori che la tengono in vita e che potrebbero predisporre nei suoi tratti più antichi un interessante percorso sotterraneo. In virtù della vicinanza della Miniera dell’“Argentiera” di Sassari e dei geositi della “Grotta verde”, “Isola Foradara”, “Cala D’Inferno” di Alghero; l’“Elefante” di Castelsardo; “Su Torrione” di Stintino ed altri si potrebbe offrire interessanti conoscenze geologiche e storiche del territorio isolano.

La promozione dei sottosuoli e delle miniere che questi primi interventi favorisce, concorrerà a rievocare e valorizzare la storia e le vicende degli uomini, delle donne e dei bambini che un tempo vi lavorarono. La loro opera ed il loro sacrificio, a partire dalla metà del XIX secolo, hanno contribuito all’evoluzione economica e sociale delle comunità coinvolte le quali, per quanto solidamente legate alla cultura agro-pastorale, avviarono un interessante processo antropologico di cui ancora si conservano evidenti ed importanti tracce.

Il passaggio del contadino – allevatore individualista a quello del minatore – operaio, approderà alla coscienza di classe ed alle conseguenti lotte sociali. Un impegno ed una consapevolezza che coinvolgerà anche le donne favorendo la loro emancipazione senza tuttavia tradire le ataviche tradizioni sociali e culturali. 

Dal nord al sud dell’isola questi nostri luoghi, con il loro straordinario patrimonio naturalistico, storico, minerario e geologico, devono essere riscoperti, tutelati e valorizzati. È dunque necessaria un’azione costante di conoscenza, informazione e coinvolgimento delle comunità locali affinché la storia e le tradizioni dei luoghi si conservino nel tempo.

In una società sempre più globalizzata la storia politica, economica e sociale della nostra Isola, la sua geologia, la sua natura, nella loro originalità, possono costituire un forte motivo di interesse e curiosità che ci permetterà di interloquire con il resto del mondo. Il Parco Geominerario è decisamente orientato in tale direzione, in stretto rapporto e sinergia con la Regione Autonoma della Sardegna ed i Comuni.

Sarà infine necessario perseguire il coinvolgimento del mondo dell’imprenditoria privata, la quale potrà essere invitata ad investire sul patrimonio minerario dismesso, creando le condizioni di uno sviluppo endogeno pienamente in sintonia con le linee guida della “Carta di Cagliari”, di cui quest’anno celebriamo il Ventennale.

Il Presidente

Prof. Tarcisio Agus

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Resta la ferma l’opposizione di WWF Sardegna e Italia Nostra Sardegna al progetto di rilancio produttivo dello stabilimento Eurallumina di Portovesme anche dopo la rinuncia da parte della Rusal alla realizzazione di una nuova centrale a carbone a Portovesme.

«La notizia è apparentemente positiva per i cittadini, per l’ambiente e per l’intero territorio del Sulcis – scrivono in una nota il delegato del WWF Sardegna Carmelo Spada ed il presidente di Italia Nostra Sardegna Graziano Bullegas -. Italia Nostra, WWF e le altre associazioni ambientaliste hanno da sempre mosso forti critiche in merito alla sostenibilità di realizzare un nuovo impianto termoelettrico a combustibile fossile per le negative ricadute ambientali che avrebbe comportato e perché in contrasto con le convenzioni internazionali – in perfetta antitesi con i contenuti della Road Map 2050, per quanto attiene decarbonizzazione, riduzione delle emissioni di CO2, inquinamento ambientale – e con la normativa paesaggistica.

La scelta di utilizzare l’energia prodotta da un’altra centrale a carbone non risolve comunque le tante criticità di natura sanitaria, ambientale e paesaggistica che la riapertura della raffineria di bauxite di Portovesme comporterebbe. Infatti, si tratta di un impianto fortemente energivoro che utilizzerà l’energia prodotta da combustibili fossili e non rinnovabili.»

Italia Nostra e WWF ricordano inoltre che resta irrisolta la questione del bacino dei fanghi rossi.

«Per poter riprendere l’attività la Rusal deve allargare il bacino di 19 ettari e sollevarlo di ulteriori 10 mt (fino a 46 metri di altezza) per accogliere 1,5 milioni di tonnellate annue di “fanghi rossi” per circa venti anni – aggiungono Carmelo Spada e Graziano Bullegas -. Questo bacino è attualmente interessato da una vicenda giudiziaria perché ha determinato un grave inquinamento della falda acquifera sottostante, con valori oltre la norma di alluminio, arsenico, cloruri, solfati, solfiti, ferro, cadmio, manganese, rame, mercurio, piombo, cromo, idrocarburi e composti organici tensioattivi.»

«La riapertura della raffineria di bauxite – che contribuirà a stravolgere il già compromesso ambiente del Sulcis: il SIN tra i più inquinati d’Italia – rappresenta il classico accanimento terapeutico di cui parlava nel non lontano agosto del 2012 l’economista prof. Pigliaru, oggi governatore della Sardegna: Il fatto è che di fronte a emergenze di occupazione e di reddito, l’istinto italiano, sbagliato, è di esercitare un vero e proprio accanimento terapeutico a favore dell’impresa in crisi, anche quando le prospettive di mercato sono improbabili o nulle. Sono interventi che bruciano risorse pubbliche preziose e, creando false aspettative, consumano futuro. Quasi sempre sarebbe più saggio lasciare le imprese al loro destino e occuparsi invece dei lavoratori, sostenendo il loro reddito e accompagnandoli con servizi di qualità (orientamento e formazione, in primo luogo) verso una nuova occupazione”. Parole tutt’ora attuali – concludono Carmelo Spada e Graziano Bullegas – da noi pienamente condivise.»

Graziano Bullegas (Presidente Italia Nostra Sardegna).

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Hanno preso avvio questa mattina, a Sant’Antioco, i lavori di riqualificazione di via Matteotti, arteria cittadina particolarmente battuta dalle automobili e zona della città densamente popolata. Le opere, in questa fase, prevedono la realizzazione dei marciapiedi ed il rifacimento delle pavimentazioni stradali degradate. Il progetto di riqualificazione è iniziato nel febbraio scorso con il taglio dei 78 pini posti sul ciglio della strada che avevano assunto dimensioni tali da impedire il transito pedonale, rappresentando un rischio sia per la viabilità stradale, sia per i cittadini. Le imponenti radici, oltre ad aver letteralmente mandato in frantumi i marciapiedi, hanno creato pericolosissimi avvallamenti anche nella carreggiata.

«Il nostro obiettivo – spiega l’assessore dei Lavori pubblici Francesco Garau – è aumentare il livello di sicurezza dei cittadini e riqualificare, dal punto di vista ambientale e funzionale, il complesso del sistema viario. Con questo intervento, infatti, riusciremo ad assicurare la percorribilità della strada in sicurezza sia alle automobili, sia ai pedoni.»

Nello specifico, i lavori si riferiscono principalmente alla sostituzione parziale del manto di via Matteotti, nelle parti interessate dal logoramento causato soprattutto dalle radici degli alberi ed alla ricostruzione dei marciapiedi da via Renzo Laconi all’incrocio con viale Trento. Non solo: i lavori di costruzione dei marciapiedi proseguiranno anche nel lato opposto della strada (lato sinistro in direzione viale Trento), dove ancora non sono stati realizzati. Per il futuro, con apposito progetto di completamento, si prevede la bitumazione completa della carreggiata di via Matteotti, da via Renzo Laconi fino a viale Trento, un ulteriore potenziamento dell’impianto di illuminazione pubblica e la predisposizione della segnaletica stradale.

«Invito i cittadini, in particolare i residenti della zona di via Matteotti – commenta il sindaco Ignazio Locci – a portare pazienza, in quanto i lavori in corso comporteranno l’inevitabile spegnimento dei lampioni stradali posizionati sui marciapiedi. Faremo in modo che l’illuminazione pubblica venga ripristinata nel più breve tempo possibile.»