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Murale di Francesco Del Casino a Nuxis sulla latitanza dell’avv. Salvatore Cadeddu (1812/1813).
Per Nuxis, nel Sulcis, e per i democratici sardi, in occasione de Sa Die de sa Sardinia, domenica 29 aprile sarà una giornata importante. Su iniziativa dell’associazione culturale “Le Sorgenti” di Nuxis, alle 10.00, dalla piazza Satta, vicina al Municipio, partirà la carovana per l’inaugurazione del “Cammino della Libertà”, lungo il percorso che, dal centro del Paese, conduce alla Grotta di Conch’e Cerbu, nei luoghi dove fra il novembre del 1812 e la primavera del 1813 fu latitante l’avv. Salvatore Cadeddu, capo della Rivolta di Palabanda.
Da Cagliari un pullman speciale parte domenica 29, alle ore 8,30, dal piazzale degli Uffici comunali di via Sonnino: per prenotazioni chiamare Giacomo Meloni tel. 331 8553428 (viaggio + pranzo al rinomato Ristorante Letizia euro 25,00).
Chi vuole recarsi in auto deve prenotare il pranzo, menù fisso 20,00 euro, al Ristorante Letizia tel. 0781 957021.
La Grotta è in un bel bosco, quindi una gita interessante sotto il profilo culturale, naturalistico e culinario.
A Nuxis due anni fa, a cura della Pro Loco, venne realizzato un murale meraviglioso da Francesco Del Casino, dedicato alla latitanza dell’avv. Salvatore Cadeddu, ora, in occasione de Sa Die de sa Sardinia, si inaugura il “Cammino della Libertà”, fino alla Grotta dove trovò rifugio Cadeddu.
Verrà evocato un fatto rilevante della storia sarda: nei dintorni di Nuxis, ad inizio Ottocento, il capo di Palabanda ha trovato rifugio per alcuni mesi. Dice Antioco Pabis in un memoriale del 1857, che l’avv. Salvatore Cadeddu, ispiratore della Rivolta di Palabanda, alla fine del 1812 si rifugiò nel Sulcis con l’intento di imbarcarsi nelle coste vicine per raggiungere la Corsica, luogo di primo asilo per gli esuli sardi, perseguitati dai Savoia. Pabis ci dà una descrizione così precisa dei luoghi della latitanza, il furriadroxiu di Tatinu, del rifugio, la grotta di Conch’e Cerbu, del capraro che lo accolse, Luigi Impera (i luoghi sono ancora di questa famiglia), da non poter essere messo in discussione, da non suscitare dubbi circa la sua attendibilità. Pabis, del resto, era di casa presso i Cadeddu, in quanto era precettore dei figli dell’avv. Giovanni, fratello di Salvatore Cadeddu.
Si parlerà della storia (sono previsti una relazione su Salvatore Cadeddu e i fatti di Palabanda di Andrea Pubusa e un intervento di Tore Cherchi, con canti e letture di Clara Murtas e Roberto Deiana), ma è interessante la figura del custode di Cadeddu. quel Luigi Impera, umile capraro, chiamato dalla rete dei democratici sardi del tempo ad una funzione molto delicata: nascondere e custodire il capo di Palabanda, una figura eminente della battaglia democratica dei sardi contro l’oppressione piemontese.
Questo ci dice che non solo Luigi Impera era uno spirito nobile, ma erano persone di alti principi anche quei pastori e contadini che lavoravano nella zona. Insomma, dalla vicenda emerge l’esistenza di una rete democratica nell’Isola che da Cagliari si irradia nelle campagne più periferiche e nel Sulcis. La partecipazione alla storia del tempo coinvolgeva non solo l’intellettualità e gli artigiani delle città, ma anche il mondo delle campagne.
La grande storia, del resto, sfiora Tattinu e quelle campagne anche sotto altro profilo. A Tattinu, insieme al padre, fu latitante uno dei suoi figli, Gaetano, anch’egli partecipe dei fatti di Palabanda. Gaetano nel 1813 riuscì dalla Gallura a riparare in Corsica ed ebbe un’avventura di grande rilievo. Fu uno dei pochi ammessi al seguito di Napoleone nell’esilio dell’Isola d’Elba e nei cento giorni rientrò con lui in Francia. Lo seguì fino a Waterloo, dove fu fra i respondabili del servizio della ambulanze, ossia del soccorso ai feriti, dell’esercito di Napoleone. Poi ebbe una vita avventurosa che lo portò a chiudere i suoi giorni a Tunisi. Certamente anche Gaetano Cadeddu non è ricordato nella grande storia, ma ne fu protagonista insieme a quei milioni di uomini che si batterono contro la Restaurazione. E curioso notare che Gaetano da Tattinu, dalla Grotta di Conch’e Cerbu, passando dalla Corsica e dall’Elba, fu uno dei tanti che con Napoleone combatterono contro le potenze restauratrici a Waterloo. Da Tattinu a Waterloo per la libertà, vien da dire.
Insomma, questa vicenda ci invia un messaggio: e cioè che anche dalle periferie del mondo, possono venire contributi molecolari ma preziosi per fare la grande storia. La Grotta di Tattinu, ci lancia un preciso stimolo: anche noi dai tanti Sulcis del globo possiamo dare contributi importanti perché la storia abbia uno sviluppo accettabile, il popolo riprenda in mano i propri destini, l’uguaglianza avanzi, la democrazia trionfi. E possiamo farlo anche rendendo onore ai martiri di Palabanda.
Andrea Pubusa
La Grotta di Conch’e Cerbu, rifugio dell’avv. Salvatore Cadeddu (1812/1813).