19 November, 2024
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Ottana industria
La Giunta regionale presenterà al MISE l’istanza di riconoscimento della situazione di Crisi Industriale Complessa per il polo industriale di Ottana. Lo prevede una delibera approvata oggi su proposta della Presidenza di concerto con l’assessorato dell’Industria. La Giunta ha inoltre approvato il dossier relativo al riconoscimento dell’area di crisi complessa e la delimitazione territoriale dell’Area di Crisi, il PRRI che costituisce il Piano di riqualificazione e riconversione industriale del sito di Ottana. Si conclude così il primo percorso istituzionale scaturito dall’Ordine del Giorno approvato il 9 gennaio scorso dal Consiglio regionale e al quale hanno fatto seguito numerosi incontri tra la Giunta e i rappresentanti territoriali, invitati a loro volta a presentare proposte che adesso fanno parte integrante del Piano.
Il progetto di riconversione e riqualificazione industriale dovrà promuovere gli investimenti produttivi in cinque ambiti prioritari: Polo della gomma e della plastica; filiera del materiale isolante; filiera dell’economia circolare; filiera dell’agroindustria e logistica del freddo; energia. Il Piano, innanzitutto, dovrà contenere il sostegno alle attività di trattamento e recupero dei rifiuti di origine industriale e commerciale, in un ottica di economia circolare. Dovrà inoltre rafforzare le produzioni manifatturiere attuali, anche in una logica di filiera. Prevista anche la promozione di spin-off da ricerca industriale e start up tecnologiche e la ricollocazione dei lavoratori appartenenti a uno specifico bacino di riferimento, attraverso la formazione e il ri-orientamento delle competenze. Per rendere le aree industriali fruibili per investimenti, dovranno essere completate le bonifiche e si avvieranno le procedure per l’inserimento della zona di Ottana nelle aree SIN. Obiettivo del Piano è anche quello di risolvere i problemi delle infrastrutture. Sul fronte dell’energia, per esempio, sarà promossa la gestione integrata delle fonti e l’utilizzo del gas naturale, in linea con il Piano di metanizzazione previsto dal PEARS e con il Patto per lo sviluppo della Sardegna.
L’area di crisi comprende i comuni di Bolotana, Noragugume e Ottana, all’interno dei territori interessati dal Sistema Locale del Lavoro di Macomer. Nell’istanza che sarà presentata al MISE, viene sottolineato come la crisi industriale del Polo di Ottana, iniziata nel lontano 1995, abbia determinato, soprattutto negli ultimi 10 anni, una gravissima recessione economica e una perdita di posti di lavoro di rilevanza nazionale, con conseguente disagio sociale diffuso, non solo per le realtà imprenditoriali ma anche per l’intero indotto a esso collegato e per le popolazioni locali. Il MISE, nel dicembre del 2016, ha già inserito la zona di Ottana nell’elenco dei territori ammessi alle agevolazioni previste per le aree di crisi non complessa. Sono due, invece, Portovesme e Porto Torres, i Poli industriali sardi per i quali il MISE ha approvato, nell’ottobre del 2016, l’istanza per il riconoscimento di Aree di crisi industriale complessa.

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Andrea Geraldo segretario territoriale Ugl Chimici, interviene sulla delicata vertenza Ottana.

«Noi – dice Andrea Geraldo – ci ritroviamo a dover gestire una situazione disastrosa con classi politiche sarde ancora in carica che mentono davanti a Padri di famiglia che non hanno di che alimentare la propria famiglia. L’assessore dell’Industria parla di gassificatore, di lavoro che arriverà, ma non parla di joint venture di aziende straniere di soldi che vanno all’estero. Non si parla di silenzio davanti all’industria che da a lavorare alle maestranze provenienti dal continente e lascia il proprio popolo a morire di fame, e non interviene per mettere un freno, e mettere delle chiari regole.»

«Il Reis non da sostegno a chi perde il lavoro, il Welfare è da modificare – conclude Andrea Geraldo – un disoccupato in Italia non può  accedere ad un esenzione sanitaria o alle politiche di estrema povertà perché il reddito (Isee) viene calcolato sulla base dall’anno precedente, qui denunciamo la totale assenza di questa classe politica.»

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Sarà la giovane pianista Diana Gabrielyan, vincitrice per ben due volte (nel 1999 e nel 2001) del Concorso Internazionale “Premio Gramsci di Pianoforte” di Cagliari, l’ospite dell’appuntamento di domani, sabato 21 aprile, con Le Salon de Musique, la rassegna organizzata dall’associazione “Suoni e Pause”.

Alle 21.00, nella bella Sala dei Ritratti della Fondazione Siotto di Cagliari (in via dei Genovesi 114), Diana Garbielyan proporrà un concerto che si aprirà sulle note della “Sonata in Re maggiore op. 53, D 650″ di Franz Schubert, scritta dall’autore viennese nel 1825, in un periodo particolarmente felice della sua vita.

La seconda parte del concerto proseguirà con Fantasia per pianoforte. Reminiscenze dall’opera “Una vita per lo Zar” di M. Glinka del compositore russo Milij Balakirev (1837 – 1910).

Nata a Yerevan, capitale dell’Armenia, Diana Gabrielyan ha cominciato i suoi studi di pianoforte a soli 5 anni, frequentando la Scuola musicale speciale per bambini prodigio Tchaikovsky della sua città. Oggi svolge un’intensa attività concertistica, esibendosi in numerose sale da concerto di tutto il mondo. 

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«La denuncia presentata da un cartello internazionale di organizzazioni non governative contro la Uama (l’Autorità nazionale per le autorizzazioni all’esportazione di armamenti) deve spingere le istituzioni a lavorare per la riconversione industriale di Domusnovas, sede dello stabilimento Rwm.»

Lo afferma il deputato del Movimento Cinquestelle Pino Cabras, designato a far parte della commissione Affari Esteri della Camera, secondo cui «al di là delle evidenti ragioni di ordine umanitario e giuridico (l’Italia sta infatti eludendo la norma che vieta esplicitamente l’esportazione di armi verso paesi impegnati in conflitti), è aumentato l’interesse dell’opinione pubblica internazionale nei confronti dei bombardamenti che colpiscono le popolazioni civili in Medio Oriente, con un conseguente scrutinio severo delle azioni di tutti i belligeranti, del loro modo di usare le armi, nonché del modo in cui le producono e commerciano. Non solo in Siria, ma anche in Yemen, la guerra è un evento di portata globale. La fabbrica di Domusnovas è molto esposta e vulnerabile rispetto a un possibile mutamento del quadro internazionale, con il rischio che non si arrivi in tempo ad avere alternative occupazionali. Ecco perché è importante predisporre al più presto un piano di riconversione che salvi i posti di lavoro e punti a riqualificare l’intero territorio».

«Non si può fingere che il problema non esista – sottolinea ancora Pino Cabras – la denuncia delle organizzazioni non governative di tre diversi paesi, Italia, Germania e Yemen, sta lì a dimostrare che le forze armate della coalizione saudita l’8 ottobre del 2016 hanno utilizzato anche bombe prodotte a Domusnovas in un raid che ha ucciso sei persone, di cui quattro bambini. Stato e Regione devono dunque farsi carico di immaginare un futuro diverso per i lavoratori della Rwm, attraverso un percorso di riconversione industriale del territorio che salvaguardi al contempo l’occupazione e il rispetto delle nostre leggi in tema di esportazione di armamenti, oggi così platealmente eluse.»

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Domani, sabato 21 aprile, alle 11.00, presso la sede della Fondazione Sardinia, in piazza Santo Sepolcro 5, a Cagliari, il Comitato di “Sa die de sa Sardigna” presenterà, nel corso di una conferenza stampa, il programma per la mattina di sabato 28 aprile 2018.

Come negli anni scorsi, verrà promossa la celebrazione di “Sa Missa cantada” nella cattedrale di Santa Maria, a partire dalle 9.30, e la manifestazione storico-istituzionale presso il salone del Palazzo Vice Regio, alle ore 11.00.

Alla conferenza stampa. parteciperà l’arcivescovo di Cagliari, mons. Arrigo Miglio.

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Il comune di Sant’Antioco rafforza la lotta alle discariche abusive e al “sacchetto selvaggio”: nasce il servizio di segnalazione tramite messaggistica istantanea. Grazie agli strumenti offerti da WhatsApp, applicazione particolarmente diffusa che sfrutta la connessione internet del telefono cellulare, il comune di Sant’Antioco ha attivato un canale di comunicazione semplice, veloce e gratuito, con lo scopo di agevolare il lavoro degli Uffici comunali impegnati nel contrasto al fenomeno dell’abbandono indiscriminato di rifiuti. Il cittadino, dunque, potrà segnalare al numero 351 1277861, esclusivamente tramite messaggio WhatsApp, la presenza di discariche abusive e cumuli di immondizia nel centro cittadino come in qualsiasi altro punto dell’isola (territorio del comune di Sant’Antioco).

Come funziona il servizio? Innanzitutto, occorre memorizzare nella propria rubrica dello Smartphone il numero 351.1277861; a quel punto, nella lista dei contatti presenti su WhatsApp, apparirà l’utente corrispondente al numero telefonico indicato: Comune di Sant’Antioco, con immagine del profilo il logo del Comune. Le segnalazioni dovranno essere testuali, con tutte le informazioni necessarie per facilitare l’intervento degli uffici: strada e numero civico quando certi, eventuali immagini esemplificative e, nel caso non fosse possibile indicare la strada, la posizione GPS, inviandola direttamente dall’applicazione. Si fa presente che verranno prese in considerazione soltanto le comunicazioni trasmesse tramite messaggio WhatsApp: questa linea, infatti, non risponde a chiamate telefoniche. 

«Il servizio di segnalazione tramite messaggistica istantanea è un canale di comunicazione semplice ed immediato – spiega il consigliere comunale con delega all’Ambiente, Pasquale Renna – che, da una parte, consente al cittadino di contribuire agli sforzi messi in campo dal Comune per salvaguardare l’ambiente e migliorare il decoro urbano ed extraurbano, e dall’altra, facilita le operazioni di individuazione e bonifica da parte della struttura municipale preposta. La macchina comunale, infatti, non è in grado per ovvie ragioni di monitorare tutto il territorio dell’isola. Ecco perché abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti per contrastare questo fenomeno. Prosegue, intanto, il lavoro delle forze dell’ordine impegnate a sanzionare gli incivili che non rispettano la nostra terra, e quello del Comune con azioni di sensibilizzazione, come la seconda versione dell’Ecobolario (che a breve verrà distribuita) e il posizionamento di 18 cartelli in alcuni punti sensibili dell’isola, recanti messaggi di  educazione ambientale.»

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In Sardegna, da ormai un decennio, l’autotrasporto viaggia con il freno a mano tirato.

«Il parco mezzi vetusto, il crollo della domanda, i costi di esercizio record, l’abusivismo, la concorrenza sleale praticata dai vettori stranieri, i pagamenti sempre più dilatati nel tempo – afferma Giovanni Mellino, presidente di Confartigianato Trasporti Sardegna – il tutto unito alla cronica carenza di infrastrutture e alla condizione geografica, ne hanno fiaccato la tenuta

Secondo un’elaborazione dell’Ufficio Studi di Confartigianato Sardegna, su dati Istat, nella nostra regione dall’inizio della crisi a oggi si contano quasi 900 realtà in meno, che hanno lasciato senza un’occupazione circa 3mila addetti. Si è passati dalle 3.073 imprese del 2009 alle circa 2.200 del 2017; di queste 1.722 sono artigiane.

Un settore, quello del trasporto merci su strada, che distribuisce l’85,4 per cento delle merci che viaggiano nell’Isola, contro una media dell’Ue a 28 di 10 punti inferiore.

Alle 2.200 realtà presenti sul territorio, va aggiunto un numero sempre più crescente di unità prive di automezzi, almeno 1.500, che svolgono quasi esclusivamente attività d’intermediazione, avvalendosi sempre più spesso di vettori stranieri.

«E’ un parco mezzi datato, quello che circola nelle arterie viarie regionali – sottolinea Giovanni Mellino – che non contribuisce alla ripresa del settoreInfatti – aggiunge il presidente – secondo recenti dati, nell’isola il “sistema circolante degli autocarri” risulta il secondo più vecchio d’Italia. Tra quelli pesanti, oltre 16 tonnellate, si arriva ai 19 anni mentre per quelli di portata inferiore, tra le 3,5 e le 16 tonnellate, l’età si aggira sui 21 anni

A queste criticità si sommano i costi di esercizio più elevati d’Europa, a causa di troppe tasse, e un deficit infrastrutturale che costa all’intero sistema economico sardo centinaia di milioni di euro l’anno.

«Senza contare che il settore – continua Giovanni Mellino – è costretto a sostenere delle spese ingiustificate per la copertura assicurativa degli automezzi, per l’acquisto del gasolio e, quando viaggiano nella Penisola, anche di pedaggi autostradali

Per Confartigianato Trasporti tutto ciò si è tradotto in un dumping molto pericoloso, con una “guerra” dei prezzi che sta spingendo fuori mercato molti piccoli padroncini.

Pur di lavorare, sempre più frequentemente i Tir italiani viaggiano sottocosto mentre trasportatori, come quelli dell’Est, avendo costi fissi molto inferiori, e spesso violando le norme sui tempi di guida e le disposizioni sul cabotaggio, propongono prezzi inferiori. Con questa disparità di prezzo, molti autotrasportatori sono stati costretti a gettare la spugna.

Oltre a tutto questo, c’è da sommare il continuo calo della domanda e i pagamenti che non arrivano mai. La crisi di questi ultimi anni ha contratto la domanda aggregata e conseguentemente anche la produzione industriale. L’effetto di tutto ciò ha dato origine a una forte riduzione delle merci trasportate.

Nonostante qualche timido segnale di ripresa, rimane ancora un grosso problema farsi pagare dai committenti entro tempi ragionevolmente brevi. Una situazione che ha messo in seria difficoltà la stragrande maggioranza dei padroncini da sempre sottocapitalizzata e a corto di liquidità.

«Il Governo – precisa il segretario regionale di Confartigianato Imprese Sardegna, Stefano Mameli – più volte, è intervenuto a supporto del sistema con soluzioni incentivate per favorire l’aggregazione, la fusione o la collaborazione di più imprese del settore, rinnovare e adeguare il parco veicolare, per acquistare nuovi veicoli a metano, rimorchi, semirimorchi e casse mobili, rottamare i mezzi ormai obsoleti e, infine, acquisire beni strumentali per il trasporto intermodale

Giovanni Mellino.

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Scelte nutrizionali delle popolazioni del bacino mediterraneo, salute e promozione del viver bene. E ancora, confronto tra dieta sardo-mediterranea e tradizioni alimentari delle isole Baleari e di alcune zone della Spagna accomunate nella loro sobrietà alimentare dal piatto unico la Panada.

Questi e altri ancora sono i temi al centro del dibattito transdisciplinare con ricercatori e addetti ai lavori nel campo della promozione del benessere di Sardegna, Spagna ed Isole Baleari dal titolo “Strategie Nutrizionali dei Popoli del Mediterraneo- Focus sui Piatti unici e salute – La Panada” in programma sabato 21 aprile 2018, dalle ore 9,30, nella sala conferenze dell’agriturismo “Is Scalas” di Assemini.

Il convegno internazionale è organizzato dalla Comunità Mondiale della Longevità, da Medicina Sociale, dalla Fondazione di Sardegna, dall’Osservatorio Internazionale sulla Longevità e l’invecchiamento attivo, dall’Associazione “Sa Mata” di Assemini e dall’Associazione “Città di Assemini”.

L’appuntamento, terza conferenza internazionale su queste tematiche, si inserisce nell’ambito delle iniziative svolte dalla Comunità Mondiale della Longevità che dal 2010 studia il legame tra invecchiamento attivo, benessere ed alimentazione. Inoltre raccoglie l’eredità e l’esperienza di tre precedenti meeting “Cent’annus papendi panadas” (2016 Assemini), “La via della Panada” (2016 Cuglieri) e “Panada di Sardegna” (2017 Oschiri) aggiungendo un ulteriore tassello alla ricerca sulla promozione del benessere.

I lavori si apriranno con una una relazione del Presidente della Comunità Mondiale della Longevità Roberto Pili sulla metodologia nutrizionale dei piatti unici della dieta mediterranea in rapporto con la promozione della salute , il benessere e la longevità.

«L’equilibrato connubio nutrizionale dei piatti unici della Dieta Mediterranea , come la Panada – afferma Roberto Pili – è capace di riunire in un’unica portata, i principali macro e micronutrienti necessari per una corretta alimentazione. Questo di fatto ha contribuito al successo antropologico dei popoli mediterranei e posto la Sardegna ai vertici della centenarietà mondiale.»

A seguire il Presidente dell’Associazione “Sa Mata”, Veronica Matta, illustrerà i risultati della sua inchiesta antropologica “Panada on the road, viaggio antropologico sul gioiello della dieta sardo-mediterranea” nella quale sono descritti punti di contatto e le affinità tra Sa Panada, il tipico piatto unico della dieta sardo-mediterranea e specialità simili presenti nella tradizione spagnola e nelle isole Baleari.

«La Sardegna e le isole Baleari hanno più similitudini di quanto crediamo, entrambe sono al centro dei traffici e della storia del Mediterraneo – dichiara Veronica Matta – la cultura tecnica-alimentare mediterranea è il frutto di influenze e contaminazioni derivati da scambi commerciali e culturali da parte di quelle popolazioni che si sono avvicendate, navigando in tutto il bacino del Mar Mediterraneo. Non è proprio remota la probabilità che Sa Panada sia nata da un’integrazione e resistenza con gli invasori, per poi diffondersi e resistere.»

Al tavolo dei lavori, moderati dal giornalista Gianni Filippini e da Veronica Matta, si alterneranno quindi alcuni ospiti dalla Spagna e dalle Isole Baleari: Francisco Salleras Juan, fondatore e presidente “Caballeros y Damas de Honor de Santa Maria de la Panada”, Mario Alonso Aguado, direttore de La Merced. Membro della Reale Accademia di Belle Arti e Scienze Storiche di Toledo, Pep Pelfort, direttore Centre d’Estudis Gastronòmics Menorca, Bep Allès, direttore “El Iris” e presidente dell’associazione dei giornalisti e scrittori gastronomici delle Isole Baleari, Bartlomeu Arbona, maestro e scrittore. Questi ospiti stranieri racconteranno esperienze ispaniche nelle quali la propria tradizione alimentare si intreccia con spiritualità ed identità.

Sarà poi la volta degli ospiti sardi, tra cui Maria Carmela Deidda, presidente della Associazione “Città di Assemini” e vice presidente del Centro Internazionale di Etnostudi, di Mauro Perra, archeologo e direttore del Museo Archeologico di Villanofranca.

«La ricchezza di questo piatto, la diversità tra le varie panade e la loro costante presenza nel contesto sociale delle comunità – dichiara Maria Carmela Deidda – costituiscono la grande ricchezza di questo antico alimento dalle origini sconosciute. Tra le tradizioni che identificano un popolo sicuramente c’è il grande patrimonio gastronomico. La panada si apre al confronto internazionale diventandone un soggetto primario.»

Chiuderà la serie degli interventi la relazione di Andrea Loviselli, docente di Endocrinologia all’Università di Cagliari che riprenderà il tema delle qualità nutrizionali e proprietà della dieta sardo mediterranea nella prevenzione delle patologie età-correlate e le cosiddette patologie non trasmissibili.

Dopo i lavori della mattina, sempre presso l’Agriturismo Is Scalas, si terrà a partire dalle ore 15.30, il grande concorso “La Panada d’oro”, organizzato da Sa Mata, Centro Etnostudi, Osservatorio Mondiale della longevità e Gruppo Folk Città di Assemini, Gurulis Nova e la Casa della Panada che unirà gruppi di bambini di Assemini, Cuglieri e Oschiri in un confronto culturale e culinario nell’antica arte della panada. Seguirà lo show cooking coi maestri ed artigiani provenienti dalla Sardegna e dalle Isole Baleari al termine del quale si potranno degustare le attese ed appetitose panadas/panades.

 

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Un pubblico foltissimo ed entusiasta ha accolto il concerto di presentazione dell’edizione 2018 di Mare e Miniere, andato in scena domenica 15 aprile a Rorbas, in Svizzera, nell’ambito della rassegna Kultur Rorboz. Un inedito quartetto guidato dal direttore artistico Mauro Palmas (mandoloncello e liuto cantabile) e Elena Ledda (voce) ed impreziosito dal talento di Simone (organetto) e Nicolò Bottasso (violino) ha proposto al pubblico svizzero un inedito itinerario sonoro volto ad esplorare le connessioni tra i repertori della tradizione popolare italiana e la musica contemporanea. Nell’occasione sono state illustrale le attività, i corsi e il programma dell’edizione 2018 dei Seminari di Musica, Canto e Danza Popolare che si terranno a Portoscuso, dal 26 giugno 2018 al 1 luglio 2018, nella suggestiva cornice della Vecchia Tonnara Su Pranu, e a cui farà da preludio l’anteprima che andrà in scena ad Iglesias dal 27 al 29 aprile 2018.

A margine dell’evento sono state raccolte numerose iscrizioni a conferma dei crescenti consensi che Mare e Miniere sta raccogliendo anche in ambito internazionale.

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In merito al recente incontro tra l’Amministrazione comunale, la Consulta Handicap e tutti i cittadini interessati all’attuazione della legge regionale n. 20 del 1997, l’assessore delle Politiche sociali del comune di Carbonia, Loredana La Barbera, stamane ha diffuso una nota, nella quale specifica che «il sussidio, per poter essere erogato, necessita della presentazione di un’apposita documentazione predisposta dal Centro di Salute Mentale, contenente l’elenco dei pazienti che hanno diritto a ricevere il contributo. A seguito di recenti accordi, il Centro di Salute Mentale ha preso l’impegno di inviare tutta la documentazione al comune di Carbonia entro la fine della prossima settimana. Pertanto, nella consapevolezza dell’importanza del sussidio richiesto da persone fragili e sofferenti, teniamo a comunicare che, se dovesse essere rispettata questa tempistica, a breve i cittadini potranno ricevere i contributi loro spettanti».
La legge regionale n. 20 del 30 maggio 1997 prevede sussidi economici erogati dalla Regione tramite i Comuni. Il cittadino deve presentare la domanda al Comune di residenza, il quale richiede all’Azienda per la Tutela della Salute (ATS) la verifica della sussistenza delle condizioni cliniche sulla base della certificazione sanitaria presentata dall’interessato. L’ATS esprime un parere vincolante per la concessione del sussidio. Annualmente il Comune, dopo aver verificato l’esistenza delle condizioni di bisogno economico, invia il fabbisogno finanziario all’assessorato dell’Igiene e dell’Assistenza sociale, il quale trasferisce all’Ente i fondi necessari. Successivamente il Comune eroga, a sua volta, i sussidi ai beneficiari.