Pino Cabras (deputato M5S): «Per la RWM, Stato e Regione si impegnino per un piano di riconversione».
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«La denuncia presentata da un cartello internazionale di organizzazioni non governative contro la Uama (l’Autorità nazionale per le autorizzazioni all’esportazione di armamenti) deve spingere le istituzioni a lavorare per la riconversione industriale di Domusnovas, sede dello stabilimento Rwm.»
Lo afferma il deputato del Movimento Cinquestelle Pino Cabras, designato a far parte della commissione Affari Esteri della Camera, secondo cui «al di là delle evidenti ragioni di ordine umanitario e giuridico (l’Italia sta infatti eludendo la norma che vieta esplicitamente l’esportazione di armi verso paesi impegnati in conflitti), è aumentato l’interesse dell’opinione pubblica internazionale nei confronti dei bombardamenti che colpiscono le popolazioni civili in Medio Oriente, con un conseguente scrutinio severo delle azioni di tutti i belligeranti, del loro modo di usare le armi, nonché del modo in cui le producono e commerciano. Non solo in Siria, ma anche in Yemen, la guerra è un evento di portata globale. La fabbrica di Domusnovas è molto esposta e vulnerabile rispetto a un possibile mutamento del quadro internazionale, con il rischio che non si arrivi in tempo ad avere alternative occupazionali. Ecco perché è importante predisporre al più presto un piano di riconversione che salvi i posti di lavoro e punti a riqualificare l’intero territorio».
«Non si può fingere che il problema non esista – sottolinea ancora Pino Cabras – la denuncia delle organizzazioni non governative di tre diversi paesi, Italia, Germania e Yemen, sta lì a dimostrare che le forze armate della coalizione saudita l’8 ottobre del 2016 hanno utilizzato anche bombe prodotte a Domusnovas in un raid che ha ucciso sei persone, di cui quattro bambini. Stato e Regione devono dunque farsi carico di immaginare un futuro diverso per i lavoratori della Rwm, attraverso un percorso di riconversione industriale del territorio che salvaguardi al contempo l’occupazione e il rispetto delle nostre leggi in tema di esportazione di armamenti, oggi così platealmente eluse.»
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