Gianluigi Rubiu (Udc): «Nel Sulcis Iglesiente l’ospedale unico è una speranza inutile, si pensi a risolvere i mali degli ospedali ridotti a macerie».
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Ieri la direzione dell’ATS Sardegna ha risposto alle pesanti critiche ricevute nelle ultime settimane per i problemi legati al servizio sanitario nel Sulcis Iglesiente, prospettando i vantaggi che deriverebbero dalla realizzazione di un ospedale unico; oggi il capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale, Gianluigi Rubiu, replica in termini molto critici.
«Una ricetta miracolistica? No, semplicemente l’ennesimo gioco di prestigio del manager dell’Ats per nascondere il fallimento del riordino della rete ospedaliera nel Sulcis Iglesiente – scrive in una nota Gianluigi Rubiu -. L’ultima scappatoia è quella relativa all’ospedale unico. Davvero singolare registrare la giravolta verso questo progetto, senza avere consapevolezza sui passaggi legislativi, dal recupero delle risorse utili alla realizzazione dell’infrastruttura (con una cifra pari a circa 100 milioni di euro) sino alla localizzazione dell’area con un piano che metta tutti sulla stessa lunghezza d’onda ed ai tempi per la costruzione del presidio.»
«Si auspica che Fulvio Moirano possa vedere in modo diretto – aggiunge Gianluigi Rubiu – i disservizi della sanità nel Sulcis Iglesiente, con un’attesa nelle sale del pronto soccorso che dura sino ad otto ore, accompagnata da una sentenza negativa dei pazienti nella speranza delle prime cure. Si pensa a progetti mastodontici ma nel frattempo al Cto di Iglesias come al Sirai di Carbonia le strutture si sbriciolano come castelli di carte, con una sanità ridotta in macerie. E si costringono i pazienti a rivolgersi in altri presidi sanitari, con una mobilità passiva dei pazienti senza precedenti.»
«La verità è che si cerca di distogliere i pazienti ed i cittadini dai reali problemi che attanagliano i complessi sanitari ormai in stato di perenne abbandono. Sarebbe indicativo conoscere dalla Corte dei Conti il parere sugli investimenti stanziati per la ristrutturazione di diversi reparti ormai fatiscenti, con una grande fetta di impianti mai utilizzati. Si pensi alle quattro sale operatorie del Cto di Iglesias, inaugurate senza poi entrare in attività. Sarebbe il momento – conclude Gianluigi Rubiu – di ripensare ad una sanità sul territorio che incroci le vere esigenze dei malati, garantendo servizi essenziali per le cure ai pazienti.»
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