Antonio Tajani ai leader UE: «Per gestire la crisi migratoria dobbiamo fermare le partenze, rafforzare le frontiere esterne, riformare Dublino e stabilizzare la Libia».
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«La priorità assoluta nell’immediato è chiudere le rotte mediterranee, rafforzare le frontiere esterne e riformare il sistema europeo dell’asilo. In parallelo dobbiamo sostenere la stabilizzazione in Libia, finanziare centri di protezione dei rifugiati nei paesi di transito e investire in Africa per dare opportunità ai giovani africani nei loro paesi»: così il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, ha sintetizzato i punti principali del suo intervento al Consiglio europeo sulle urgenze dettate dalla crisi migratoria.
E’ tempo di risposte
«Questa riunione del Consiglio europeo sarà ricordata per lungo tempo, ma non sappiamo ancora se in bene o in male. Questo dipenderà da noi, e dalle risposte che sapremo dare alle preoccupazioni più urgenti dei nostri cittadini sulla crisi migratoria»: ha esordito Antonio Tajani.
Fermare partenze
«I cittadini europei sono divisi tra lo slancio umanitario e la paura di flussi migratori incontrollati – ha aggiunto – in questa situazione, la prima cosa da fare è fermare le partenze dai paesi di transito e dalle coste africane, facendo arrivare in modo sicuro in Europa solo chi ha davvero diritto all’asilo. La priorità assoluta, quindi, è quella di chiudere le rotte mediterranee. Sull’esempio dell’intesa con la Turchia, che ha permesso di chiudere la rotta balcanica, dobbiamo investire almeno 6 miliardi per raggiungere questo risultato.»
Rafforzare frontiere esterne
«Dobbiamo anche rafforzare le nostre frontiere esterne – ha affermato Antonio Tajani – aumentando gli effettivi della Guardia di Frontiera e Costiera europea, che deve contare su almeno 10.000 uomini. E’ urgente anche trasformare l’Ufficio europeo di sostegno all’asilo (EASO) in una vera e propria agenzia Ue dotata di maggiori risorse umane a finanziarie.»
Riformare sistema europeo asilo
«La riforma del diritto d’asilo resta il punto focale del problema. Occorre prendere atto pragmaticamente del fatto che il sistema di Dublino è stato concepito per situazioni di normalità e non è in grado di reggere ad una pressione migratoria di queste proporzioni. Siamo tutti d’accordo, anche se per ragioni diverse, che vada cambiato rapidamente. Il Parlamento ha già votato a novembre del 2017, a larga maggioranza, una riforma del sistema di asilo europeo che rappresenta un’ottima base di discussione e concilia fermezza e solidarietà.»
Cooperare con paesi di transito
Per il presidente del Parlamento europeo: «È necessario istituire centri di protezione e accoglienza gestiti dalle Nazioni Unite e dall’Unione Europea nel maggior numero possibile di paesi di transito africani, sull’esempio di quanto si sta facendo in Niger. Dobbiamo lavorare con la Libia, naturalmente, ma anche con altri paesi quali Niger, Mauritania, Mali, Ciad, Tunisia, Marocco e Algeria. Per questo servono maggiori risorse per il Trust Fund per l’Africa, le cui risorse sono ormai esaurite. A metà luglio ho intenzione di recarmi in Niger, paese chiave e snodo dei flussi migratori guidando anche una missione di diplomazia economica con imprenditori europei».
Sostenere stabilizzazione in Libia
«Nel medio periodo è indispensabile una azione europea di stabilizzazione della Libia e di assistenza alla ricostruzione di uno Stato col quale trattare. Mi recherò in Libia per discutere il ruolo che il Parlamento europeo può avere in questo processo e nella futura organizzazione di elezioni democratiche. Siamo pronti a mettere a disposizione risorse e competenze, anche nel quadro di una conferenza che riunisca al Parlamento tutte le parti interessate, se necessario», ha affermato Tajani.
Mentre noi discutiamo l’Unione vacilla
Il presidente Antonio Tajani ha concluso con una frase in latino, allertando i leader Ue sull’urgenza di fatti concreti: «Per concludere permettetemi, da romano, una citazione di Tito Livio: Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur: mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata. Se continueremo a discutere senza trovare soluzioni, saranno l’Unione europea e i suoi valori ad essere espugnati. Non certo dai migranti, ma da coloro che vogliono distruggere tutto ciò che abbiamo faticosamente costruito in 60 anni».
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