Tutte le richieste di Confartigianato Sardegna alla Commissione speciale per l’artigianato in Consiglio regionale.
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Abbattimento della tassazione, riduzione dell’imposizione contributiva, sgravi per le giovani imprese, rifinanziamento della storica legge regionale 51 del 1993, che per oltre 2 decenni ha finanziato le imprese artigiane della Sardegna, ma anche lotta senza quartiere all’abusivismo e maggiore spazio agli operatori artigiani dell’agroalimentare, del tipico e del tradizionale nel suolo pubblico.
Sono queste le principali richieste che Antonio Matzutzi e Stefano Mameli, presidente e segretario di Confartigianato Imprese Sardegna hanno presentato, pochi minuti fa, in Consiglio Regionale a Cagliari, ai componenti la “Commissione speciale sulla grave situazione delle imprese dell’artigianato e del commercio”, per supportare le oltre 35mila imprese dell’Artigianato, un comparto che, in 10 anni di crisi, ha registrato una diminuzione di 7.456 realtà e lasciato senza lavoro oltre 20mila persone.
«Anche quest’anno l’Artigianato sardo non vede ancora la luce in fondo al tunnel – ha affermato Antonio Matzutzi, presidente di Confartigianato Sardegna alla Commissione presieduta dal consigliere Roberto Deriu – imprese ancora in calo e comparto che perde altre 784 realtà produttive, risultanti tra 1.626 nuove iscrizioni e 2.410 cessazioni. Nel 2016 la diminuzione fu di 541 unità mentre dal 2008 a oggi ne sono scomparse definitivamente 7.456 – ha aggiunto Matzutzi – i dati ufficiali di UnionCamere parlano di 35.562 imprese artigiane sarde registrate negli albi delle Camere di Commercio al 31 dicembre 2017:»
Nel documento presentato alla Commissione, Confartigianato Sardegna ha sottolineato come l’obiettivo primario del lavoro comune debba essere quello di “ridare dignità ad un settore strategico per lo sviluppo economico e sociale della Sardegna”, intervenendo, in primis, per alleviare il peso asfissiante della tassazione, sia fiscale che contributiva. Contemporaneamente occorre puntare sui giovani, incentivandoli ad avviare un percorso sull’artigianato, con l’abbattimento del costo previdenziale, per almeno due anni, per le imprese artigiane di nuova costituzione. Sostegno anche al passaggio generazionale all’interno delle aziende famigliari, con interventi sugli sgravi contributivi e fiscali.
L’associazione di categoria ha premuto anche per il rifinanziamento della storica, apprezzata ed indimenticata, legge regionale 51 del 1993, che per decenni ha sostenuto le imprese dell’artigianato. Per gli Artigiani, poi, appare strategico prevedere la definizione di bandi a valere sul POR FESR che contemplino piccole pezzature (fino ai 15 mila euro o fino ai 50 mila) con procedure snelle (es. modalità voucher) pensate a misura di piccola impresa.
L’associazione ha anche denunciato come due imprese artigiane su tre, il 65,3% di quelle regolari, soffrano la concorrenza sleale delle aziende in nero e “sommerse”. Il tutto si traduce in 23.222 imprese artigiane regolari sarde, delle 35.562 registrate negli Albi, che, rispettando le leggi e pagando le tasse, devono “combattere” contro un numero imprecisato di “non imprese”, che operano fuorilegge ed in modo scorretto e fraudolento. Stessa sorte tocca ai dipendenti regolari: ognuno di loro compete quotidianamente contro 1,4 “occupati non regolari”. Per questo, i circa 56mila occupati regolari artigiani, ogni giorno, devono combattere un vero e proprio “esercito” di quasi 9mila lavoranti sconosciuti a tutti, che si traduce nel 15,4% del totale della forza lavoro del settore.
«Ci auguriamo che la Commissione – concludono Matzutzi e Mameli – lavori celermente e arrivi a risultati tangibili, soprattutto attraverso la messa a disposizione di adeguate risorse finanziarie per il settore.»