Abbanoa: «I risultati di Goletta Verde a sostegno del lavoro nella depurazione e tutela dell’ambiente».
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«Anche quest’anno i risultati di Goletta Verde e Legambiente sulla qualità delle acque, presentati a Olbia, certificano l’impegno di Abbanoa nel preservare l’ambiente dei litorali sardi: sono quasi 340 gli impianti di depurazione (per 146 milioni di mc di reflui depurati l’anno) che garantiscono ogni giorno la qualità delle acque rilasciate nell’ambiente. Un’attività continua e controllata che quest’anno ha dovuto fronteggiare anche l’ondata di piogge che a causa della commistione presente in Sardegna tra reti bianche e reti nere ha costretto gli impianti a lavorare spesso in condizioni critiche, con portate eccezionali di acque meteoriche in arrivo. Fattore, quello legato agli eventi meteorologici, che va ad aggiungersi all’attività incisiva svolta da Abbanoa sul fronte della lotta agli scarichi abusivi: quasi 900 le denunce presentate dal Gestore dal 2010 a oggi.»
Lo scrive in una nota il gestore unico integrato Abbanoa.
«La stragrande maggioranza dei litorali sardi gode di ottima salute. In tutta l’Isola solo 5 punti su 29 sono risultati “critici” (carica batterica molto elevata) a cui se ne aggiungono 2 con “carica batterica elevata”, ma nessuno di questi fa riferimento all’attività di Abbanoa – si legge nella nota di Abbanoa -. A finire nel mirino sono località non servite dal Gestore oppure località dove sono presenti sistemi autonomi di smaltimento dei reflui (Rio Cuggiani, San Pietro a Mare, a Valledoria). Ancora: zone urbane dove sono presenti scarichi abusivi nelle reti delle acque piovane (San Giovanni ad Alghero per esempio) o direttamente negli alvei dei fiumi (è il caso del rio Foxi a Quartu). I campionamenti di Legambiente hanno rilevato forti criticità anche presso la foce del canale che sfocia sulla spiaggia di Santa Margherita di Pula: in questo caso si tratta di una zona dove sono presenti sistemi di smaltimento (depuratori) privati non gestiti da Abbanoa. A Sorso il punto indicato carica batterica molto elevata non ha a che vedere con Abbanoa, che non rilascia i reflui trattati nel rio indicato (rio Silis). Due le zone con cariche batteriche elevate: il riu Mannu, Portixeddu, a Fluminimaggiore (zona non servita dal Gestore). Per quanto riguarda la spiaggia Olbia-Pittulongu il problema è purtroppo relativo agli scarichi abusivi.
Per quanto riguarda Valledoria Abbanoa sta investendo 17 milioni di euro per la realizzazione sia del nuovo depuratore consortile sia dei nuovi collettori al servizio della fascia costiera e dei centri abitati vicini. Altri 12 milioni di euro sono investiti per realizzare la rete fognaria nel litorale di Quartu. Tutte opere già appaltate i cui cantieri inizieranno nei prossimi mesi. A Pula due anni fa è stato inaugurato il nuovo depuratore con un investimento di 4 milioni di euro che in futuro potrà accogliere anche i reflui provenienti da Santa Margherita. Ad Alghero (San Giovanni), punto ritenuto sempre critico, in collaborazione col Comune è stata avviata un’attività di ricerca proprio degli scarichi abusivi.»
«Inarrestabile è stata la lotta agli scarichi abusivi, anche in riferimento alle attività produttive. Dal 2010 Abbanoa ha censito 4.878 attività produttive; ha eseguito 3.020 ispezioni; ha richiesto 674 controlli sulla qualità dei reflui al laboratorio di competenza, di cui 52 nel 2018; ha presentato 893 denunce (attività che non hanno presentato richiesta di regolarizzazione e scarichi di reflui non conformi). Una importante criticità che Abbanoa sta affrontando con forza è costituita dalla presenza di eccessivi scarichi produttivi che, non rispettando le norme di riferimento, sono causa di disservizi a scapito dell’intera collettività. L’azione di verifica e denuncia, con messa in mora dei soggetti interessati è continua e portata avanti per garantire la piena funzionalità dei depuratori a servizio dell’intera collettività.
Anche quest’anno Abbanoa ha dovuto far fronte a una vera emergenza: nei depuratori sono finiti dagli scarti di macellazione ai residui della lavorazione delle olive o della vinificazione, mentre nelle zone a più alta produzione di prodotti caseari (autorizzati all’esercizio e non) i danni maggiori sono stati causati dalle rimanenze liquide oleose del processo di trasformazione del latte. A questi si sommano gli scarichi di oli minerali (oli di macchina) o gli idrocarburi liberamente rilasciati nelle fognature (relativi per esempio ai lavaggi delle cisterne dei condomini) oppure, ancora, i residui di vernici (carrozzerie). Tutti inquinanti che impattano sul normale funzionamento degli impianti di depurazione. Nella “migliore” delle ipotesi creano un sovraccarico degli impianti, nei casi più frequenti possono essere addirittura inibitori del processo depurativo.
Oltre ai consueti stabilimenti industriali (industrie chimiche, meccaniche, alimentari, ecc), devono però essere autorizzati i reflui provenienti da alberghi, ristoranti, lavanderie a secco, autofficine, cliniche mediche, stazioni di servizio, come pure da attività altamente inquinanti come caseifici, oleifici, mattatoi e cantine vinicole che con i loro scarichi incontrollati compromettono il funzionamento degli impianti di depurazione. In base alla tipologia di attività, le aziende sono obbligate a installare alcuni strumenti di pretrattamento nei propri scarichi, come degrassatori o disoleatori. Grassi e oli esausti in massicce quantità hanno effetti devastanti sui depuratori e il rischio per l’ambiente è altissimo. Non a caso – conclude Abbanoa – la legge ha previsto sanzioni penali (chi ha sistemi differenti di raccolta degli inquinanti come vasche asettiche o trucciolato assorbente è comunque tenuto a comunicarlo).»
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