Antonio Cassano: «Con la professionalità di Cristiano Ronaldo, sarei rimasto al vertice per tanto tempo».
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«Con qualche cassanata in meno e qualche allenamento di più avrei avuto una carriera diversa e magari più vincente. A ventitré anni giocavo nel Real Madrid dei galácticos, avevo qualcosa di speciale, evidentemente. Se quindici anni fa avessi avuto mia moglie Carolina al fianco con la stabilità che ti danno i figli, avrei fatto un’altra carriera. E certo, una testa diversa avrebbe aiutato. A pensarci bene è proprio quello che più invidio a Cristiano Ronaldo, più del fisico. Con la sua professionalità sarei stato al vertice per tanto tempo.»
Intervistato da Pierluigi Pardo per Vanity Fair, che al fenomeno CR7 dedica la copertina del numero in edicola mercoledì 18 luglio, Antonio Cassano descrive le armi vincenti del campione portoghese. «I doni che gli ha fatto Madre Natura. Il fisico pazzesco ma soprattutto la testa, la costanza negli allenamenti, proprio quelli che io odiavo, la professionalità. Lo ammiro molto per la sua capacità di stare sempre sul pezzo. Rimarrà alla storia come uno dei più grandi. E se lo è proprio meritato questo successo, l’ha ottenuto con il talento ma soprattutto grazie alla serietà. (…) Cristiano vivrà una grande esperienza, la Juve gli paga un ricchissimo stipendio ma deve essere felice perché il prezzo del cartellino è ottimo per un giocatore così forte. (…) Lui lavora da sempre sul fisico in maniera assurda, maniacale. Ha 33 anni solo per l’anagrafe. E con il livello di questa Serie A può fare trenta, quaranta gol a stagione per parecchio tempo ancora. (…) Allegri lo gestirà bene. La sua più grande qualità è l’intelligenza. Lascia spazio e fantasia ai giocatori, soprattutto a quelli bravi. È il miglior allenatore possibile per Ronaldo».
Che però non è, in assoluto, il calciatore preferito da Cassano. «A me piace da matti il tennis. Ecco, Cristiano è come Nadal, un atleta fantastico, costruito sul talento ma anche grazie al lavoro, alla volontà. Federer invece è Leo Messi. È classe pura, artistica. (…) Potrebbe fare la differenza anche da fermo, non ha quasi bisogno del fisico».
Di tutt’altro sapore l’opinione di un tifoso d’eccezione del Real, lo scrittore Javier Marías, che su Vanity Fair spiega perché non avrà nostalgia di CR7. «Il suo è un caso davvero paradossale. Si sarebbe dovuto dedicare a uno sport individuale (tennis, boxe, atletica, Formula 1: ha l’atteggiamento di un Cassius Clay), e tuttavia gli è toccato distinguersi in un gioco collettivo, un impiccio per lui. Ha ambizioni immense, ma solo a titolo individuale. Ovviamente, è felice che la sua squadra vinca, ma solo perché questo gli garantisce un riconoscimento in più sulla maglietta, un titolo in più sul curriculum, un record in più nella sua collezione privata. Sul campo l’abbiamo visto quasi infastidito, quasi triste, tutte le volte che il Real metteva a segno un gol importante, perfino decisivo, e non aveva segnato lui ma un compagno. Quando invece l’autore della prodezza era lui, l’abbiamo visto atteggiarsi in modo eccessivamente ridicolo e vanitoso, togliendosi la maglietta ed esibendo i muscoli in tensione, ululando come una scimmia, curandosi di schivare il più possibile i compagni di squadra per godersi da solo gli applausi e l’esagerata celebrazione. Non ricordo di averlo mai sentito ringraziare o complimentarsi con un suo compagno, nemmeno con chi gli aveva servito un gol su un piatto d’argento con un passaggio inverosimile e astuto. Cristiano è rimasto al Real per nove stagioni, ma non l’abbiamo mai sentito come un giocatore del Real Madrid, piuttosto del Real Ronaldo. Come se nella sua immaginazione fosse un eccellente tennista o boxeur, che ha però bisogno di altre persone in divisa intorno a sé. La Juventus non si deve certo aspettare che Ronaldo lotti per i suoi colori. Be’, a meno che non sia convinto che la maglia a righe bianconere gli stia particolarmente bene..
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