20 November, 2024
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Il consigliere comunale Fabio Usai ha presentato una proposta di ordine del giorno al Consiglio comunale di Carbonia, sulla grave crisi dell’Aias.

«Considerata la grave crisi che ormai da tempo coinvolge l’Aias, che si vede costretta a non ottemperare al pagamento degli stipendi arretrati ai propri dipendenti – ormai dieci – a causa dei notevoli ritardi con i quali la Regione salda il dovuto agli enti erogatori dei servizi di riabilitazione – scrive Fabio Usai -; verificato che, in relazione alle ultime notizie che hanno visto Aias-Ats e assessorato della Sanità confrontarsi sul tema, è emerso che realmente la Regione è morosa e si impegna ad erogare nell’immediato almeno le cosiddette “quote sociali” ai Comuni come anticipazione per l’anno 2018; appurato che, con determinazione numero 6776 del 29 giugno 2018, tali prestazioni socio-sanitarie di riabilitazione globale consentirebbero l’immediato saldo delle mensilità relative al 2018 ai dipendenti ed il conseguente blocco della procedura di infrazione aperta dall’Ats nei confronti di Aias, con la quale intenderebbero al 29 luglio 2018 revocare i contratti di collaborazione con la medesima; considerato che, se ciò accadesse, causerebbe l’immediata sospensione del servizio e la conseguente perdita di centinaia di posti di lavoro, solo nel nostro territorio già gravemente provato da una crisi senza fine – l’ordine del giorno presentato dal consigliere Fabio Usai, se approvato – impegnerebbe «la signora sindaca e l’assessore competente a promuovere ogni iniziativa necessaria e utile perché si possa, con la necessaria celerità, provvedere al trasferimento delle somme dovute ad Aias, riguardo alle prestazioni socio-riabilitative erogate a favore degli utenti del nostro Comune. Le commissioni consiliari competenti ad un attento monitoraggio ed approfondimento che possa essere utili a sbloccare l’attuale situazione.»

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Il Consiglio regionale ha approvato le norme per la lavorazione, la trasformazione ed il confezionamento di prodotti agricoli esclusivamente aziendali e le disposizioni transitorie per la sanatoria di situazioni irregolari sugli immobili regionali.

La seduta è stata aperta dal presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con gli articoli della Pl n. 506 (Lotto e più) – “Norme per la lavorazione, la trasformazione ed il confezionamento di prodotti agricoli esclusivamente aziendali”.

Il Consiglio ha approvato in sequenza gli articoli e la legge all’unanimità (con 42 voti) apportando solo lievi modifiche al testo. La prima riguarda il comma 1 dell’art. 1 (oggetto) dove è stata eliminate la parola “prevalente”. La seconda, all’art. 6 (direttive di attuazione) delega alla Giunta il compito di fissare i quantitativi massimi di prodotto oggetto di lavorazione e trasformazione.

Dopo il voto finale il capogruppo del Pd Pietro Cocco, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha chiesto una breve sospensione della seduta, che il presidente ha accordato.

Alla ripresa dei lavori il Consiglio ha iniziato la discussione della proposta di legge n. 434/A (Lotto e più) – “Disposizioni transitorie per la sanatoria di situazioni irregolari sugli immobili regionali”.

Il relatore Luigi Lotto (Pd), presidente della commissione Attività produttive, ha affermato che la norma riguarda «la regolarizzazione di una serie di situazioni di immobili appartenenti all’agenzia Laore in uso a famiglie cui sono stati assegnati a suo tempo molti anni fa, o occupati abusivamente e contrattualizzati successivamente dall’ex Etfas e mai rinnovati, in altri alcuni casi ristrutturati a spese dei possessori che hanno regolarmente pagato canoni di affitto, ma comunque con titoli scaduti o considerati addirittura abusivi». Una situazione paradossale, ha sintetizzato Lotto, «che va risolta anche perché i privati non possono nemmeno esercitare il diritto di prelazione in caso di vendita, zone di riforma agraria, e consente di risolvere il problema annoso di numerose famiglie, avviando un percorso gestionale virtuoso del patrimonio regionale, che sarà seguito da un provvedimento più organico della Giunta».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha messo in luce che «rispetto alla proposta originaria la proposta in esame è senz’altro peggiorativa, perché con la prima la Regione aveva la possibilità di regolarizzare situazioni dubbie con alcune eccezioni, liberandosi di immobili non più utili, ai privati di regolarizzarsi, ed alla stessa Regione di incassare risorse importanti». «Ma così non è stato – ha lamentato Marco Tedde – perché questo provvedimento è parziale ed insufficiente, non si capisce per quali motivi, e restano fuori dalla sua portata molti immobili della stessa Laore nel tempo oggetto di trasformazioni come ad esempio le ex colonie penali; insomma avevamo l’occasione per affrontare a tutto campo il problema degli immobili regionali da mettere a reddito ma l’abbiamo mancata». «E’ giusto, dunque – ha concluso – riportare la legge in commissione per aprire una pausa di riflessione senza trattare situazioni analoghe in modo differenziato».

Per i Riformatori sardi il consigliere Luigi Crisponi ha detto che «per la prima volta introduciamo una discussione sui fattori matematici delle equazioni e delle sperequazioni, in altre parole è corretto che Laore imponga vincoli di uso civico su beni pubblici adibiti ad abitazioni private ma è sbagliato indurre il Consiglio a regalare altri immobili, in alcuni casi detenuti da privati da 25 anni, beni legati ad aziende agricole delle quali l’abitazione è una pertinenza, con rapporti che hanno attraversato lunghe vicende in capo all’ex Etfas che ora dobbiamo regolarizzare e spacchettare, con incognite sul destino finale di tanti fabbricati». Tutto questo non è normale, ha protestato Crisponi, «come non sono normali colpi di spugna su siti di grandissimo pregio a prescindere dal loro mancato trasferimento alla Conservatoria delle coste; meglio una discussione più attenta con il ritorno in commissione».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, dopo aver ricordato di aver letto due volte i nomi dei presentatori, ha espresso stupore per le firme apposte ad una legge «incomprensibile oltretutto in assenza dell’assessore dell’Agricoltura, cui fa capo l’agenzia Laore». Ma la cosa più grave, ha aggiunto, «è la sollecitazione occulta a sanare l’abusivismo di chi ha occupato abitazioni e fabbricati, con la foglia di fico di non aver commesso reati ed illeciti, cosa impossibile». Stiamo parlando, ha ricordato il capogruppo dell’Udc, «di 144 beni detenuti senza titolo con la possibilità di sanarli dimostrando, non so come, di sanarli dopo soli 5 anni di occupazione abusiva; è uno scandalo anche affermare che la sanatoria si estende a fabbricati con valori tripli di quelli residenziali favorendo quindi abusivi e delinquenti che non c’entrano niente con l’agricoltura». «Stiamo parlando – ha ripetuto Gianluigi Rubiu – di case con vista mare e villette in campagna, è una porcheria invotabile da riportare in commissione tornando a privilegiare le vere destinazioni agricole».

Il capogruppo di Fdi Paolo Truzzu ha ripercorso l’iter della legge in commissione dove molte preoccupazioni del dibattito erano già emerse. Questa legge, ha affermato, «rispetto alla prima formulazione cerca di mettere un limite non risolvendo però le forti criticità di abitazioni in pieno centro e località di pregio che potranno passare ai soggetti detentori a vario titolo». Se c’è un pregio in questa norma, ha sostenuto Truzzu, «è quello di richiamare l’attenzione dell’Aula sul problema della gestione del patrimonio regionale, che è del tutto negativa, un patrimonio che potrebbe essere una risorsa se si decidesse di alienarlo e regolarizzarlo con concessioni e che oggi invece è un fardello». Questa situazione va assolutamente riordinata, ad avviso di Truzzu, «ma la soluzione prescelta comporta grossi rischi con situazioni non tanto chiare senza valutazioni caso per caso e poi lascia irrisolti problemi come quelli di fabbricati per uso abitativo dimenticandone altri occupati da oltre 50 anni in attività commerciali senza alcun diritto finendo per mettere in difficoltà gli stessi Enti locali; capisco la finalità della legge ma bisogna evitare le bucce di banana con una riflessione più attenta». 

Dopo l’on. Paolo Truzzu ha preso la parola anche il capogruppo del Pds, on. Piermario Manca, che ha sostenuto le ragioni del provvedimento. «Questa legge non ha pretese particolari – ha detto – se non risolvere il problema delle tipologie abitative. Eppure, certe posizioni mi ricordano il cane dell’ortolano, che non mangiava e non lasciava mangiare. Piaccia o meno ma la Sardegna non è fatta soltanto di coste e la maggior parte di questi immobili è nelle zone interne. Non nella zona di Alghero o  di Cagliari, non sulle coste. Stiamo andando a perseguire l’obiettivo di chi reclama oggi il diritto di abitare case che sono state da quelle famiglie ristrutturate e abitate nelle zone interne e nelle borgate. Come mai Laore non ha finito in dieci anni il censimento? Queste sono le domande alle quali bisognerebbe dare risposta: non c’è speculazione in questa legge e non è bello fare i bulli con i poveri».

Della stessa opinione l’on. Pietro Cocco, capogruppo del Pd, che ha detto: «La proposta è rimasta in commissione Terza per più di un anno ed evidentemente c’è stata un riflessione articolata sulla tipologia di questi immobili. Siamo arrivati al testo odierno perché gli immobili di cui parliamo sono 437 e tutti abitati da persone residenti che hanno esercitato il possesso e ne hanno fatto l’abitazione principale. I colleghi dell’opposizione non possono dire che non è chiaro quali sono le finalità e i destinatari di queste norme perché invece i requisiti sono chiarissimi ed evitano fenomeni di speculazione».

Per l’on. Alessandra Zedda, capogruppo di Forza Italia, «meno male che ci siamo limitati alle proprietà abitative di Laore ma consentiteci di dire che sulla politica del patrimonio questa giunta e questa maggioranza non hanno fatto un lavoro né compito né attento. Eppure era una delle priorità da voi annunciate per questa legislatura. Noi non intendiamo prenderci la responsabilità di una legge così e dunque ci limiteremo all’astensione: questa non è nemmeno una legge ma uno strumento gestionale e non di più».

Per la Giunta l’assessore Cristiano Erriu ha parlato di «discussione realistica sui beni ex Laore e non solo, visto che ci sono i beni ferroviari e quelli ceduti dal demanio dello Stato. La via giudiziaria non porterebbe da nessuna parte e sarebbe più che altro problematica. Abbiamo predisposto un disegno di legge sulla gestione del patrimonio in genere e la settimana prossima sarà approvata dalla Giunta e poi arriverà in Consiglio. Questa leggina, invece, sistema la questione del patrimonio abitativo di Laore evitando le speculazioni».

Per l’on. Amtonio Solinas (Pd) «non è possibile considerare più abusivo chi paga da anni un affitto». Favorevole anche l’on. Gianmario Tendas (Pd), »secondo cui arriveremo così a una regolarizzazione contrattuali di 400 e più stabili di Laore e mi sembra un risultato, tanto più che si tratta di immobili ubicati in zona di riforma agraria. Presenteremo poi due emendamenti per allungare i tempi di queste operazioni e li annuncio sin d’ora».

Ha annunciato il voto di astensione l’on. Valerio Meloni (Pd), secondo cui «questa legge trascura una’altra serie di fattispecie che andavano considerate. Si crea discrimine e attesa con questa legge, che non è politicamente appagante. Non mi sento di condividere questo disegno di legge».

Per l’on. Marco Tedde (FI) «siamo davanti a una detenzione, più che a occupazioni abusive. E le detenzioni possono essere regolarizzate, le occupazioni abusive no» mentre per l’on. Luigi Crisponi «il rischio che non ci sia equità tra destinatari del provvedimento non va bene. E il fatto che anche dentro la maggioranza ci sono voci preoccupanti di dissenso dovrebbe farvi riflettere».

L’on. Gianni Lampis (FDI) ha detto: «Per la seconda volta nella stessa giornata questo Consiglio ha costruito norme di legge preferenziali e questo non va bene. Noi riconfermiamo la richiesta di fermare il provvedimento e di rivederlo in commissione, in modo che non ci siano discriminazioni e nuove guerre tra poveri».

Anche l’on. Gianluigi Rubiu (Udc) ha confermato il suo voto contrario: «Non tutto è autorizzabile e sanabile, questa situazione è paradossale e mostra tutti i limiti dell’azione della Regione. Come si sentiranno tutti quelli che hanno partecipato ai bandi di gara e li hanno persi? Commenteranno dicendo che invece di fare le gare è meglio sfondare le proprietà della Regione».

Per l’on. Luigi Lotto (Pd) «più volte il Consiglio regionale ha regolarizzato negli anni la posizione di chi ha occupare i beni di Area. Noi non stiamo facendo altrettanto ma consentendo a 400 famiglie che hanno redditi bassi di regolarizzare posizioni incerte che durano anche da sessant’anni. Io ci metto la faccia e anche la minoranza dovrebbe mettercela».

Dai banchi dei Riformatori l’on. Attilio Dedoni ha detto: «Il Consiglio regionale si sta occupando di una cosa impropria sanando le mancanze dei funzionari di Laore, che non hanno fatto evidentemente il loro lavoro. Stiamo facendo una cosa grave con questa legge».

L’on. Alessandra Zedda (FI) ha rinnovato il voto di astensione e ha aggiunto che «non sono chiare le procedure amministrative e mi risulta che Laore abbia addirittura costruito in terreni privati. C’è tanto da verificare e non mi pare che tutto sia chiaro».

Il presidente Ganau ha messo in votazione il passaggio agli articoli e ha presentato gli emendamenti ammissibili sui quale si è poi espresso il relatore Luigi Lotto e la Giunta.

Respinti gli emendamenti soppressivi totali e parziali all’articolo 1 (Regolarizzazione dell’occupazione di immobili provenienti dal patrimonio dell’Agenzia LAORE). L’on. Marco Tedde (FI) ha sollecitato il voto favorevole all’emendamento 3 all’articolo 1: «La gente ricorderà questo Consiglio regionale per quel che sta approvando». Anche l’emendamento 3 è stato respinto e così il 4, 5, 6, 7, 8, 9, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 22, 24, 25, 26, 27, 29, 30, 31,

Sull’emendamento 10 l’on. Marco Tedde (FI) è intervenuto e ha detto: «Sbagliato parlare in legge di occupazione ma meglio parlare di semplice detenzione. Bisogna impedire che si regolarizzino le occupazioni abusive e sostenere le ragioni di chi ha continuato a occupare la casa con un titolo un tempo legittimo e poi scaduto».

Per l’on. Luigi Lotto (Pd), invece, «non è possibile utilizzare il termine detenzione perché ci possono essere dei casi di occupanti abusivi che però hanno pagato il canone in questi anni. Credo che anche questa categoria debba trovare ragione e spazio nella legge, sempre che non ci siano contenzioni pendenti o definiti con la Regione».

Respinto l’emendamento 10. Sull’emendamento 11 l’on. Marco Tedde (FI) ha detto: «Che cosa intendente per giudizi pendenti o definiti? E voi volete andare avanti con una legge che tiene conto di cause dove gli occupanti potrebbero prevalere?». Anche l’emendamento 11, 12, 13, 20, 23, 32.

Approvati gli emendamenti 36 e 37, a firma Gianmario Tendas (Pd) e più, che prevedono l’autorizzazione per la Regione «a completare le procedure di rinnovo delle concessioni già avviate dall’Agenzia Laore riferite ai beni immobili provenienti dalle leggi di riforma agraria, sempre che il detentore risulti in regola con i pagamenti dovuti a Laore». 

L’emendamento 1 bis (entrata in vigore) è stato approvato e a seguire il testo della legge è stato messo in votazione dal presidente Gianfranco Ganau. Per l’on. Marco Tedde, che si è detto contrario, «state votando una legge che impedisce a chi ha vinto una causa con la Regione non potrà ottenere la regolarizzazione. Siamo legislatori, non carri armati».

Il Consiglio regionale ha approvato la legge e il presidente Gianfranco Ganau ha chiuso la seduta dopo aver comunicato la prossima convocazione: martedì 24 luglio, alle 11.00.

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Otto mesi fa il conferimento del titolo di Cavaliere della Repubblica, oggi l’incontro con gli alunni della 1ª elementare, sezione D, dell’Istituto Vittorio Angius di Portoscuso, anno scolastico 1977/78. Le emozioni per Renzo Sanna, il “Maestro” che nel corso di una lunga carriera di insegnante ha formato circa 1.500 ragazzi, non finiscono mai.

A distanza di 40 anni, gli alunni del “Maestro” Sanna si sono dati appuntamento presso “Il Ristorantino” di Portoscuso, per rivivere l’atmosfera di amicizia che li ha visti protagonisti del percorso della scuola elementare, accompagnati dal loro “Maestro”, il tanto amato Renzo Sanna.

Docente di grande spessore, Renzo Sanna otto mesi fa ha ricevuto il titolo di Cavaliere del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dal prefetto di Cagliari, Giovanna Tiziana Costantino. E’ da diversi anni in pensione, dopo aver svolto la professione di insegnante per oltre 40 anni. E’ stato assessore della Pubblica istruzione per cinque lustri e vicesindaco del comune di Portoscuso. Appassionato studioso e ricercatore della storia di Portoscuso e del territorio del Sulcis, ha scritto alcuni libri.

L’incontro con i suoi ex alunni, rigorosamente in fiocco rosa in ricordo del 1° ottobre 1977, è stato carico di grandi emozioni per tutti i partecipanti, quasi come se il tempo non fosse mai passato, e si è concluso con un grande GRAZIE degli alunni al loro amato “Maestro”.

Renzo Sanna ha ringraziato i “suoi” ex alunni con un sonetto:

«Con un abile raro talento

Il tam-tam sonoro intelligente

Ha sortito il magico momento

Del simposio della classe col docente

 

Lieti tutti e con molto fervore

Si trovarono amici a festeggiare

Spensierati ricchi di buon umore

Per trarre bei ricordi d’annotare

 

Un programma gran pezzo di bravura

Ha reso una domenica di luglio

Nella sequenza speciale arcisicura

 

Caloroso giunga il mio ringraziamento

Per la meravigliosa gran serata

Suggestiva nel perfetto svolgimento.»

 

Un sonetto per dire grazie a modo mio per la magnifica serata con gli alunni di mezzo secolo fa, dove abbiamo rivisitato insieme i ricorsi del passato e l’amicizia che si è conservata nella sua totale integrità Grazie Claudia e…

Cordialità e stima

Renzo Sanna

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«In Sardegna è emergenza diabete, un caos senza precedenti.»

Il consigliere regionale dei Riformatori sardi Michele Cossa punta il dito contro quello che definisce «il caos che da anni regna nell’organizzazione delle politiche sanitarie del diabete culminate con le dimissioni in massa delle tre Associazioni che rappresentano i pazienti nella Consulta regionale della Diabetologia».

«Numerosi i problemi strategici mai risolti: PDTA, la Gestione Integrata, la Rete Diabetologica, le liste d’attesa, l’informatizzazione e il riordino dei Servizi di diabetologia, l’ammodernamento di processi e procedure fortemente burocratizzate, la mobilità e la già scarsa capacità finanziaria delle persone, i farmaci e gli strumenti innovativi nelle disponibilità delle altre Regioni d’Italia ma non in Sardegna, l’educazione terapeutica strutturata e finanziata, l’informazione concreta e capillare per una prevenzione efficace, e la tutela del bambino diabetico a scuola. Queste criticità – aggiunge Michele Cossa – erano già state denunciate più di un anno fa dal sottoscritto e da altri consiglieri regionali ma ad oggi nulla è stato fatto. Non si può definire, infatti, l’ASL unica come panacea di tutti i mali, se poi i pazienti devono attendere più di un anno per una visita specialistica.»

«Se dalla sua costituzione della Consulta avvenuta nell’ottobre del 2014, ci sono stati solo cinque incontri, di cui appena uno lo scorso anno, è evidente che esiste un problema di efficienza e di efficacia di questo Organismo che doveva garantire una più stretta relazione tra Istituzioni e pazienti diabetici – sottolinea ancora Michele Cossa -. Il sistema sanitario sardo sta crollando sotto i colpi dell’inadeguatezza dell’assessorato regionale. Chiedo uno scatto d’orgoglio da parte dell’assessore Luigi Arru affrontando con decisione il problema e, anziché negare l’evidenza, mettere mano a un sistema sanitario pagato a caro prezzo dai contribuenti che viene percepito come ostile, arrogante, sgarbato, a volte privo di umanità – conclude Michele Cossa -, predisposto ad aggravare, non ad alleviare una malattia come quella del diabete.»

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Carbonia è protagonista alla Mostra Biennale Internazionale di Architettura di Venezia, rassegna di caratura mondiale in corso di svolgimento dal 26 maggio fino al 25 novembre. Nella suggestiva località veneta, l’Amministrazione comunale di Carbonia ha presentato un progetto intitolato “Incubatore d’impresa. Recupero dei padiglioni deposito biciclette come laboratori artigiani e showroom”, relativo a un fabbricato ubicato nell’area della Grande Miniera di Serbariu. Il progettista e direttore dei lavori è l’arch. Enrico Potenza, responsabile del procedimento il geom. Roberta Orrù, il direttore operativo l’ing. Emanuele Tiddia. Lo studio e la ricerca scientifica sono stati svolti dal dipartimento di Ingegneria civile, ambientale e Architettura dell’Università di Cagliari coordinato dal prof. ing. Antonello Sanna, con gruppo di lavoro formato dai prof. arch. Pier Francesco Cherchi e Marco Lecis.

«Aver presentato il nostro progetto in una rassegna così importante è motivo di grande orgoglio per l’Amministrazione Comunale di Carbonia e per l’intera città. La soddisfazione è doppia, dal momento che il progetto riguardante la nostra città è stato esposto non soltanto alla Biennale di Architettura di Venezia, ma è stato anche oggetto di un articolo pubblicato su una rivista prestigiosa come Domus, vero e proprio punto di riferimento nel settore del design e dell’architettura», ha affermato il sindaco Paola Massidda.

Il progetto di recupero dei padiglioni deposito biciclette come laboratori e showroom verrà completato nel corso del 2018 ed è finanziato con le risorse FSC (Fondo per lo Sviluppo e la Coesione) – delibera Cipe n. 31/2015 – per l’attuazione del Piano Sulcis.

«L’area di intervento è quella relativa ai padiglioni deposito biciclette della Miniera di Serbariu e alle loro immediate adiacenze. Il recupero di questi locali è finalizzato al rilancio della struttura quale sede destinata ad incubatore di nuove attività artigianali», ha spiegato l’assessore dei Lavori pubblici Gian Luca Lai. I nuovi volumi sono in calcestruzzo a vista nero e rievocano dal punto di vista cromatico il colore del carbone, mentre le proporzioni della struttura richiamano l’ingresso della miniera. 

Come riporta il periodico Domus, «lo showroom è minimale, ma è reso sofisticato da interventi tesi a generare alterazioni nella percezione dei materiali e degli spazi: l’acciaio specchiante sugli angoli e il grande soffitto monocromo rileggono esperienze di artisti come Robert Morris e Dan Graham».

Il progetto ha visto la stretta collaborazione tra gli uffici e gli assessorati ai Lavori pubblici e all’Urbanistica. «La presenza del nostro progetto a Venezia e nella rivista mensile Domus avvalora ancor di più la nostra idea di sviluppo della zona della Grande Miniera di Serbariu, un’area che intendiamo potenziare e riqualificare. Prova ne è la partecipazione dell’Amministrazione Comunale a un bando regionale del valore di circa 3 milioni e mezzo di euro con un programma integrato per il riordino urbano, denominato “Per una città del paesaggio”», ha spiegato l’assessore all’Urbanistica Luca Caschili.

Il progetto “Incubatore d’impresa. Recupero dei padiglioni deposito biciclette come laboratori artigiani e showroom” verrà esposto dettagliatamente nel mese di dicembre, in occasione dell’80° compleanno della città di Carbonia.

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L’Aula consiliare di via Roma ospiterà venerdì, a partire dalle ore 17.00, un incontro di animazione sulla nascita della Comunità di tutela della biodiversità della cipolla di San Giovanni Suergiu.

Dopo i saluti del sindaco di San Giovanni Suergiu, Elvira Usai, si parlerà dello stato di attuazione del progetto di valorizzazione della cipolla di San Giovanni Suergiu, secondo quanto prevede la legge regionale 8 agosto 2014, n. 16, “Norme in materia di agricoltura e sviluppo rurale: agrobiodiversità, marchio collettivo, distretti. Direttive e regolamenti di attuazione”, con l’intervento di Francesco Severino Sanna, rappresentante di Laore Sardegna.

Verranno condivisi, infine, la bozza di statuto e l’atto costitutivo della Comunità di tutela della Biodiversità Cipolla di San Giovanni Suergiu (prodotto agricolo tradizionale).

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Più risorse e meno burocrazia per promuovere lo sport sardo. E’ l’obiettivo della proposta di legge “Testo Unico della normativa in materia di sport”, presentata dal Gruppo del Partito dei Sardi in Consiglio regionale, primo firmatario il consigliere Roberto Desini. Con un finanziamento di circa 30 milioni di euro l’anno il testo vuole riorganizzare l’intera legislazione regionale in materia di sport, adeguando la legge 17 del 1999 (provvedimenti per lo sviluppo dello sport in Sardegna) e riportando in capo alla Regione le deleghe che erano state attribuite alle Province e che non vengono ormai più gestite, tra cui i finanziamenti per l’acquisto delle attrezzature sportive.

Il testo, articolato in 37 articoli, prevede un Piano triennale di attività e individua due filoni fondamentali: la promozione dello sport e gli interventi sugli impianti sportivi, a cui sono destinati rispettivamente 13 e 17 milioni. Si tratta di un incremento di risorse di quasi il 300% rispetto agli attuali 8,4 milioni di euro previsti nell’esercizio finanziario del 2018.

«Con questa legge – ha spiegato Roberto Desini – vogliamo creare ordine nella normativa vigente e rendere più agile la parte burocratica per le società e le federazioni. In particolare, vogliamo raddoppiare la quota destinata alle trasferte, portandola a 7 milioni, e attivare un piano straordinario per l’impiantistica sportiva, valutando la situazione delle strutture in relazione alla distribuzione geografica e alle richieste che arrivano anche da nuove discipline. Una particolare attenzione sarà riservata ai diversamente abili: attualmente il 6 per cento dei contributi destinati allo sport viene erogato d’ufficio al Coni per attività istituzionali. Con la nostra proposta di legge prevediamo che 150mila euro di questo 6 per cento vadano invece al Comitato italiano Paralimpico (Cip).»

Il testo vuole, inoltre, coinvolgere tutti i soggetti che operano nel settore e rendere la Conferenza regionale dello sport il momento in cui programmare l’attività in maniera condivisa e organica. L’obiettivo finali dei promotori è di promuovere la pratica e la diffusione capillare dell’attività sportiva e dell’attività motorio-ricreativa nel territorio regionale e valorizzare la funzione sociale e preventiva dello sport per il miglioramento della qualità della vita dei cittadini.

«Uno Stato lungimirante deve puntare sullo sport – ha affermato il consigliere Augusto Cherchi – perché investire sullo sport vuol dire investire sulla salute dei cittadini.»

Secondo Piermario Manca è «importante rivisitare tutto il sistema legislativo dello sport, adeguandolo alle nuove esigenze, con una particolare attenzione alla prevenzione sia per l’attività agonistica sia per quella dilettantistica».

Tra i diversi interventi, circa la metà del finanziamento per la promozione dello sport è destinato alla partecipazione ai campionati nazionali, 1,4 milioni all’attività sportiva giovanile e 600mila euro per la prevenzione. Per quanto riguarda l’impiantistica sportiva i proponenti hanno fotografato la situazione esistente al 31 dicembre 2017: la Sardegna ha  1.976 complessi sportivi, che si articolano in 3.214 impianti sportivi e 3.735 spazi di attività. I dati hanno, però, evidenziato uno squilibrio territoriale che vede la provincia di Nuoro registrare la minore percentuale di strutture sportive in assoluto, mentre la provincia del Sud Sardegna detiene la maggiore percentuale di complessi, di impianti e di spazi. La proposta di legge ha anche l’obiettivo di riequilibrare la distribuzione degli impianti sul territorio regionale in base anche alla destinazione dei singoli sport.

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Ieri, lunedì 16 luglio, sono stati inviati ai cittadini di Carbonia gli avvisi di pagamento della Tari, la tassa sui rifiuti, riferiti all’anno 2018.
L’Amministrazione comunale – in una nota diffusa oggi – spiega che non verrà applicata alcuna sanzione, né tantomeno alcuna mora o interesse, visto il ritardo nella consegna, causato da problematiche di natura tecnico-amministrativa.

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Una soluzione ponte che renda meno traumatico il passaggio dei malati oncologici dalla Nuova Casa di Cura di Decimomannu, dopo la chiusura del reparto, agli altri ospedali e che consenta una graduale presa in carico dei pazienti da parte dei nuovi medici fino alla fine dell’anno. Tutto a spese della Regione con la collaborazione dell’Università di Cagliari. E’ la proposta scaturita durante l’incontro, che si è tenuto nel pomeriggio in Consiglio regionale, tra il presidente dell’Assemblea legislativa sarda, Gianfranco Ganau, l’assessore della Sanità, Luigi Arru, il presidente della commissione Sanità, Raimondo Perra, i capigruppo, la proprietà della clinica privata ed una rappresentanza dei malati oncologici.

La portavoce dei pazienti, Vanna Fenu, ha evidenziato i disagi psicologici, fisici e organizzativi a cui stanno andando incontro i malati che sono stati assegnati ad altri ospedali: a San Gavino, al Businco a Cagliari, a Carbonia e al Policlinico di Monserrato. E ha evidenziato che «i pazienti in terapia hanno dovuto subire l’interruzione forzosa della continuità di cure e, quindi, anche del modello di fiducia e condivisione di scelte terapeutiche instaurato, con impegno di mesi, con i bravi medici e con il personale davvero particolarmente competente e disponibile di Decimomannu». Vanna Fenu ha poi aggiunto che «la chiusura di Decimomannu è arrivata in un momento di particolare difficoltà dei reparti di oncologia degli ospedali pubblici», legate «anche a carenza di personale, accentuata dal periodo di ferie» e ha chiesto la riapertura del reparto della Nuova Casa di cura «chiuso alla fine del mese scorso con modalità e tempi sbagliati».

Alberto Loi, amministratore delegato della Nuova Casa di Cura ha spiegato che alla base di questa decisione c’è stata la constatazione “dell’evoluzione travolgente della scienza oncologica” e la conseguente  impossibilità di adeguarsi alle nuove terapie, oltre alla decisione del dottor Carlo Floris, responsabile del Reparto di Oncologia, di andare in pensione. La proposta dell’assessore, che dovrà ancora essere esaminata dal punto di vista amministrativo, è stata appoggiata da tutti i componenti del Consiglio regionale, in particolare da Annamaria Busia (presidente del Gruppo Misto – Cd) e da Alessandra Zedda (capogruppo di Forza Italia), che hanno evidenziato la delicata situazione che vivono ogni giorno i pazienti affetti da un tumore. Anche i rappresentanti dei malati hanno accolto favorevolmente la proposta. Alberto Loi non ha inizialmente accettato, ma l’assessore gli ha proposto di rifletterci e di decidere dopo aver affrontato, in un successivo incontro, i dettagli pratici della proposta.

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«Con qualche cassanata in meno e qualche allenamento di più avrei avuto una carriera diversa e magari più vincente. A ventitré anni giocavo nel Real Madrid dei galácticos, avevo qualcosa di speciale, evidentemente. Se quindici anni fa avessi avuto mia moglie Carolina al fianco con la stabilità che ti danno i figli, avrei fatto un’altra carriera. E certo, una testa diversa avrebbe aiutato. A pensarci bene è proprio quello che più invidio a Cristiano Ronaldo, più del fisico. Con la sua professionalità sarei stato al vertice per tanto tempo.»

Intervistato da Pierluigi Pardo per Vanity Fair, che al fenomeno CR7 dedica la copertina del numero in edicola mercoledì 18 luglio, Antonio Cassano descrive le armi vincenti del campione portoghese. «I doni che gli ha fatto Madre Natura. Il fisico pazzesco ma soprattutto la testa, la costanza negli allenamenti, proprio quelli che io odiavo, la professionalità. Lo ammiro molto per la sua capacità di stare sempre sul pezzo. Rimarrà alla storia come uno dei più grandi. E se lo è proprio meritato questo successo, l’ha ottenuto con il talento ma soprattutto grazie alla serietà. (…) Cristiano vivrà una grande esperienza, la Juve gli paga un ricchissimo stipendio ma deve essere felice perché il prezzo del cartellino è ottimo per un giocatore così forte. (…) Lui lavora da sempre sul fisico in maniera assurda, maniacale. Ha 33 anni solo per l’anagrafe. E con il livello di questa Serie A può fare trenta, quaranta gol a stagione per parecchio tempo ancora. (…) Allegri lo gestirà bene. La sua più grande qualità è l’intelligenza. Lascia spazio e fantasia ai giocatori, soprattutto a quelli bravi. È il miglior allenatore possibile per Ronaldo».

Che però non è, in assoluto, il calciatore preferito da Cassano. «A me piace da matti il tennis. Ecco, Cristiano è come Nadal, un atleta fantastico, costruito sul talento ma anche grazie al lavoro, alla volontà. Federer invece è Leo Messi. È classe pura, artistica. (…) Potrebbe fare la differenza anche da fermo, non ha quasi bisogno del fisico».

Di tutt’altro sapore l’opinione di un tifoso d’eccezione del Real, lo scrittore Javier Marías, che su Vanity Fair spiega perché non avrà nostalgia di CR7. «Il suo è un caso davvero paradossale. Si sarebbe dovuto dedicare a uno sport individuale (tennis, boxe, atletica, Formula 1: ha l’atteggiamento di un Cassius Clay), e tuttavia gli è toccato distinguersi in un gioco collettivo, un impiccio per lui. Ha ambizioni immense, ma solo a titolo individuale. Ovviamente, è felice che la sua squadra vinca, ma solo perché questo gli garantisce un riconoscimento in più sulla maglietta, un titolo in più sul curriculum, un record in più nella sua collezione privata. Sul campo l’abbiamo visto quasi infastidito, quasi triste, tutte le volte che il Real metteva a segno un gol importante, perfino decisivo, e non aveva segnato lui ma un compagno. Quando invece l’autore della prodezza era lui, l’abbiamo visto atteggiarsi in modo eccessivamente ridicolo e vanitoso, togliendosi la maglietta ed esibendo i muscoli in tensione, ululando come una scimmia, curandosi di schivare il più possibile i compagni di squadra per godersi da solo gli applausi e l’esagerata celebrazione. Non ricordo di averlo mai sentito ringraziare o complimentarsi con un suo compagno, nemmeno con chi gli aveva servito un gol su un piatto d’argento con un passaggio inverosimile e astuto. Cristiano è rimasto al Real per nove stagioni, ma non l’abbiamo mai sentito come un giocatore del Real Madrid, piuttosto del Real Ronaldo. Come se nella sua immaginazione fosse un eccellente tennista o boxeur, che ha però bisogno di altre persone in divisa intorno a sé. La Juventus non si deve certo aspettare che Ronaldo lotti per i suoi colori. Be’, a meno che non sia convinto che la maglia a righe bianconere gli stia particolarmente bene..