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Legambiente ha presentato oggi i risultati del monitoraggio di Goletta Verde delle spiagge e delle foci della Sardegna.
Su ventinove punti monitorati, cinque sono risultati con cariche batteriche molto elevate, due con cariche batteriche elevate. E sono in particolare i fiumi a continuare a riversare in mare scarichi non depurati, che rischiano di compromettere la qualità del mare in quei precisi tratti di costa, con conseguenze non soltanto per l’ecosistema marino ma anche per la stessa salute dei bagnanti. È questo il bilancio del lavoro svolto lungo le coste sarde dall’équipe tecnica di Goletta Verde, la storica campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio e all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane, realizzata anche grazie al sostegno di CONOU, Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati, e dei partner Novamont e Ricrea (Consorzio nazionale riciclo e recupero imballaggi acciaio). L’istantanea regionale sulle acque costiere è stata presentata stamane nel corso di una conferenza stampa a Olbia, alla quale hanno partecipato Giorgio Zampetti, direttore nazionale di Legambiente, Annalisa Colombu, presidente di Legambiente Sardegna e Marta Battaglia direttrice regionale di Legambiente.
«Anche quest’anno la Goletta Verde naviga lungo tutta la costa italiana per la tutela del mare e degli ecosistemi marini e costieri – ha commentato nel corso della conferenza stampa Giorgio Zampetti, direttore nazionale di Legambiente – promuovendo le eccellenze e l’immenso patrimonio naturalistico, e denunciando azioni, interventi e fenomeni che ne minacciano lo stato di salute, dalla presenza delle plastiche e dei rifiuti in mare e lungo le spiagge, al cemento.»
«Proprio questo è l’obiettivo del nostro monitoraggio scientifico, che si concentra sui punti maggiormente critici della costa, andando ad individuare la presenza di scarichi fognari che arrivano in mare – ha evidenziato Giorgio Zampetti – ancora oggi infatti, nonostante siano passati 37 anni dall’approvazione della direttiva europea sulla depurazione, soprattutto attraverso fiumi, fossi o canali, riscontriamo la presenza di inquinamento da mancata depurazione o per la presenza di scarichi abusivi che minacciano la salute del mare e a volte ne compromette anche la fruizione da parte dei bagnanti stessi. La segnalazione di queste situazioni e la richiesta alle autorità competenti di intervenire per risolverle sono gli obiettivi principali del nostro monitoraggio.»
Un’attenzione particolare la meritano gli scarichi illegali o i depuratori ancora non conformi, spesso alla base dell’inquinamento registrato dai nostri tecnici, su cui occorre intervenire quanto prima per rimuovere le cause dell’inquinamento. A questo proposito già dal 2016 sono diversi gli interventi e le situazioni risolte grazie all’applicazione della legge sugli ecoreati, la n. 68/2015, che inserisce i reati ambientali nel codice penale e che può e deve essere applicata anche a queste situazioni.
«Anche in Sardegna quest’anno abbiamo maggiormente concentrato il monitoraggio sulle foci di fiumi e dei fossi che arrivano a mare – ha dichiarato Annalisa Colombu, presidente di Legambiente Sardegna – riteniamo, infatti, importante andare ad individuare le situazioni maggiormente critiche lungo la costa regionale e quelle che mettono a rischio la salute del mare e della costa circostante.»
«I risultati del nostro monitoraggio – ha aggiunto Annalisa Columbu – ci confermano che alla radice del controllo degli scarichi ci sono i corsi d’acqua che partono dalle aree interne e sfociano a mare. Infatti, anche nella nostra regione, il mare è ricettore di scarichi, per questo l’attenzione di Legambiente è sempre più alta verso queste fonti di inquinamento. Importante segnalare, infine, che spesso le foci dei fiumi attraversano anche la spiaggia, e chi va a fare il bagno non è sempre consapevole della non balneabilità delle foci, anche perché abbiamo riscontrato delle gravi carenze nella cartellonistica informativa.»
In nessuno dei 29 punti monitorati, infatti, è stata riscontrata dai tecnici la presenza della cartellonistica informativa sulle condizioni del mare, i rischi da inquinamento, lo stato di qualità delle acque, obbligatoria per legge da anni e a carico dei Comuni costieri. I cittadini e i bagnanti purtroppo continuano a navigare in un mare di disinformazione anche in Sardegna.
Nella classifica delle illegalità compiute nel 2017 ai danni del mare, contenuta nel dossier Mare Monstrum, basato sul lavoro delle Forze dell’ordine e delle Capitanerie di Porto, e presentato da Legambiente alla partenza nazionale della Goletta Verde da Legambiente, la Sardegna è la migliore regione in Italia, con un tasso di 0,6 infrazioni per chilometro, con numeri in media con la classifica generale per quanto riguarda le illegalità nel ciclo dei rifiuti e del cemento, la pesca di frodo e le violazioni al codice della navigazione. Come numeri assoluti la Regione occupa invece l’ottavo posto (su quindici regioni) con 1070 infrazioni accertate (il 6,3% del totale nel Paese), 1403 persone arrestate e denunciate e 175 sequestri effettuati. La regione, invece, si piazza al quinto posto nella graduatoria dei prodotti ittici sequestrati. In generale, Mare Monstrum ci consegna una situazione mediamente positiva, considerando l’importanza che ricopre il turismo in regione.
Il dettaglio delle analisi di Goletta Verde
Il monitoraggio di Goletta Verde è stato eseguito dalla squadra di tecnici di Legambiente tra il 18 e il 21 giugno scorsi in ventinove punti (di cui quindici a mare), e prende in considerazione il campionamento dei punti critici che vengono principalmente scelti in base a un “maggior rischio” presunto di inquinamento, individuati dalle segnalazioni non solo dei circoli di Legambiente ma degli stessi cittadini attraverso il servizio SOS Goletta. Per questo vengono prese in esame le foci dei fiumi, torrenti, gli scarichi e i piccoli canali che spesso troviamo sulle nostre spiagge: queste situazioni sono i veicoli principali di contaminazione batterica dovuta all’insufficiente depurazione dei reflui urbani che attraverso i corsi d’acqua arrivano in mare. I parametri indagati sono microbiologici (enterococchi intestinali, Escherichia coli); abbiamo considerato come “inquinati” i risultati che superano i valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (D.lgs. 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e “fortemente inquinati” quelli che superano di più del doppio tali valori.
Tra i ventinove punti monitorati, cinque sono stati giudicati “fortemente inquinati”, di cui tre in provincia di Sassari e due in provincia di Cagliari.
In provincia di Sassari i punti giudicati “fortemente inquinati” si trovano tutti vicino a tratti di spiaggia libera: in località San Giovanni ad Alghero, sulla foce del corso d’acqua nei pressi di via Garibaldi, dove è stato riscontrato forte odore di zolfo; sulla foce del fiume Silis, presso la discesa a mare numero 9, nel territorio comunale di Sorso e, infine, sulla foce del Rio Cuggiani, a San Pietro a Mare, nel comune di Valledoria. In quest’ultimo caso il prelievo è stato ripetuto anche nel tratto di mare nei pressi della foce, risultando entro i limiti.
In provincia di Cagliari due i punti monitorati e successivamente giudicati come “fortemente inquinati”: sulla foce del canale presso la spiaggia di Santa Margherita di Pula e sulla foce del Rio Foxi, nell’omonima località del comune di Quartu Sant’Elena.
Due anche i punti risultati “inquinati” in regione: sulla spiaggia presso via Tramontana a Pittulongu di Olbia, in provincia di Sassari, e sulla foce del Rio Mannu in località Portixeddu a Fluminimaggiore, nella provincia del Sud Sardegna.
Risultati entro i limiti di legge per gli altri ventidue punti rimanenti lungo le coste sarde.
Per quanto riguarda la provincia di Sassari, entro i limiti le spiagge La Marmorata, in località Rena Bianca a Santa Teresa di Gallura, Cala d’Ambra di San Teodoro, Isola Rossa a Trinità D’Agultu; Scoglio Lungo a Porto Torres, Maria Pia ad Alghero e Lu Bagnu a Castelsardo. In provincia di Nuoro nessun problema per Li Cucutti di Budoni, Mattaperu di Posada, Santa Maria di Orosei, sulla foce del Rio Siniscola a Siniscola, sulla foce del rio Foddeddu a Tortolì e a Iscrixedda di Lotzorai.
Entro i limiti di legge anche tutti i sei punti monitorati in provincia di Oristano: a Marceddì di Terralba; sullo sbocco a mare dello stagno di Corru S’Ittiri; sulla foce del fiume Tirso in località Torre Grande, a Oristano, sulla foce del canale di stagni di Cabras, a Marina di Torre Grande, sempre nel capoluogo; sulla spiaggia fronte Rio Jana a Porto Alabe, nel territorio comunale di Tresnuraghes, e a Bosa, dove sono stati analizzati i punti sulla spiaggia fronte foce del ruscello Modolo e sulla foce del fiume Temo.
Nella provincia del Sud Sardegna tre i punti monitorati che non hanno evidenziato criticità: la spiaggia di Porto Pino, di fronte allo Stagno del Corvo a Sant’Anna Arresi; la foce del Rio Chia, nei pressi della Spiaggia Su Portu a Domus De Maria e la spiaggia fronte fiume Flumendosa a Porto Corallo, nel territorio comunale di Villaputzu. Infine, nessun problema per la spiaggia fronte villaggio dei pescatori in località Giorgino, a Cagliari.
Quest’ultimo, allo sbocco dello stagno di Santa Gilla, assieme ai punti sullo stagno di Corru S’Ittiri e sulla foce del canale di stagni di Cabras a Marina di Torre Grande, sono stati scelti perché avevano presentato delle particolari criticità dopo le intense piogge dello scorso maggio. Ci fa piacere constatare che in occasione del nostro monitoraggio non sono emerse criticità per quanto riguarda l’inquinamento da presenza di scarichi fognari.
Anche quest’anno il Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati è main partner della campagna estiva di Legambiente. Attivo dal 1984, il CONOU garantisce la raccolta e l’avvio a riciclo degli oli lubrificanti usati su tutto il territorio nazionale: lo scorso anno in Sardegna il Consorzio ha recuperato 3.175 tonnellate di questo rifiuto pericoloso per la salute e per l’ambiente. L’olio usato – che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli – è un rifiuto che deve essere smaltito correttamente: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in acqua inquinano una superficie grande come sei piscine olimpiche. Ma l’olio usato è anche un’importante risorsa perché può essere rigenerato tornando a nuova vita in un’ottica di economia circolare: il 98% dell’olio raccolto viene classificato come idoneo alla rigenerazione per la produzione di nuove basi lubrificanti, un dato che fa dell’Italia il Paese leader in Europa.
«La difesa dell’ambiente e in particolare del mare e dei laghi – spiega il presidente del CONOU, Paolo Tomasi – rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione. L’operato del Consorzio non solo evita una potenziale dispersione nell’ambiente di un rifiuto pericoloso, ma lo trasforma in una preziosa risorsa per l’economia del Paese.»