Tore Piana (Energie per l’Italia): «Il decreto dignità approvato dal Governo penalizza fortemente la Sardegna».
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«Il decreto dignità approvato dal Governo penalizza fortemente la Sardegna.» A sostenerlo è Tore Piana, coordinatore regionale di “Energie per l’Italia”.
«Con il decreto dignità il governo intende scoraggiare la fuga di attività produttive dalla Sardegna ed dall’Italia. Cioè, molti furbacchioni fatto collezione di agevolazioni pubbliche previste dalla Regione Sardegna, appena possono sbaraccano e si trasferiscono dove il costo del lavoro è più conveniente. Che il fenomeno sia grave ed inaccettabile, è evidente. Ma si può contrastare l’esodo di attività verso posti e porti più attrattivi punendo, con sanzioni da 2 a 4 volte l’incentivo ottenuto, le imprese che delocalizzano? Così facendo, non si rischia di allontanare dall’investimento In Sardegna, tutti coloro che sono ben disposti ad aprire il portafoglio? Servono altre norme, che incoraggino a fare investimenti in Sardegna, diverse da queste contenute in questo Decreto, afferma Tore Piana. Come può un’impresa garantire che nei dieci anni successivi l’occupazione rimarrà invariata e così pure non cambieranno i programmi di crescita? Se un’impresa dovesse trovare in altre parti opportunità interessanti per trasferire un ramo d’attività, ecco in tal caso che dovrebbe fare?, innestare la retromarcia, danneggiando lo stesso conto economico del Gruppo? No. La Sardegna deve trovare norme attrattive per gli investimenti che diano tranquillità e sicurezza, sia nelle norme che nella fiscalità di vantaggio.
Assodato che non si crea lavoro per decreto, la strada migliore per generare un’occupazione rimane quella di rendere più fertile il terreno per chi investe. Di sicuro è preferibile alla strategia della punizione, che deprime chiunque.
Intendiamoci, chi vara provvedimenti restrittivi, come quelli contro le delocalizzazioni, è animato dalle migliori intenzioni. Che spesso, però, possono rivelarsi controproducenti e beffarde, specie in un’area, come quella della Sardegna, affamata di iniziative economiche e lavoro. Si immagini alle aree di crisi come quella di Porto Torres, quella di Ottana, quella del Sulcis, ma a tutte le zone interne della Sardegna, oggi investite da un inesorabile e infrenabile fenomeno di spopolamento.
Anche la stretta normativa sui contratti a termine può produrre effetti autolesionistici, in particolare per la Sardegna, Isola gravata da problemi di trasporti e di lontananza dalla terra ferma, opposti a quelli desiderati.»
«Anche in questo caso, il mondo delle Imprese della Sardegna vuole meno burocrazia, semplificare sarebbe meglio che complicare – sottolinea Tore Piana -. Si potrebbe fissare la durata massima dei contratti a termine. Si potrebbe stabilire, in un’azienda, il limite massimo di assunti a tempo determinato. Si potrebbe aggiungere un contributo addizionale, per fini previdenziali, per tutti i contratti temporanei.
Anche per i contratti a termine, i vincoli troppo restrittivi danneggerebbero prevalentemente la Sardegna, le cui imprese medio-grandi sono concentrate solo in poche zone, Porto Torres, Cagliari, Ottana.»
«A questo punto alla Sardegna, rimane un’unica e sola strada, quella di rivendicare con forza e con voce forte e decisa, l’istituzione della Zona Franca per la Sardegna, unico vero e reale strumento di rinascita e ripresa economica del tessuto produttivo Sardo. Il contrario, sarà un declino inaffrenabile e una notte fonda irreversibile per la nostra Sardegna», conclude Tore Piana.
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