18 July, 2024
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Ritorna nel centro storico cittadino l’immancabile appuntamento delle notti d’estate antiochensi: il 10 agosto, così come da tradizione, si terrà “Calici di Stelle”, fortunatissima manifestazione che da anni propone un mix che spazia dall’enogastronomia all’intrattenimento, dalle tradizioni alla cultura. L’evento, uno degli appuntamenti clou del ricco cartellone di manifestazioni estive, è organizzato dal comune di Sant’Antioco e dalla Cantina “Sardus Pater”, in collaborazione con “Strada del Vino Carignano del Sulcis” e “Città del Vino”. A partire dalle 21.00, Piazza De Gasperi ed il fitto reticolo di viuzze del centro storico cittadino si animeranno con i numerosi stand degli espositori locali che proporranno i propri prodotti tipici, tra enogastronomia e manufatti artigianali. Ma il vero protagonista sarà ancora una volta il vino: la Cantina di Sant’Antioco Sardus Pater offrirà degustazioni di Carignano e Vermentino accompagnati dai “Cassulli alla carlofortina” preparati dallo chef antiochense di fama internazionale Achille Pinna. E, naturalmente, non mancherà la musica di qualità: ad esibirsi sarà la band “Molly’s Chamber”, che porterà sul palco le sue musiche tipicamente irlandesi.

Per l’occasione la Cantina Sardus Pater aprirà al pubblico i propri spazi, visitabili su prenotazione (telefono: 349/6828755), dalle 10.00 alle 18.00. Mentre durante la serata sarà possibile accedere ai siti culturali: Museo Etnografico “Su magazinu de su binu”, il Villaggio Ipogeo e le Catacombe di Sant’Antioco Martire.

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E’ approdata questa mattina ad Istanbul in Turchia la nave scuola Palinuro della Marina Militare, dove resterà in sosta fino a sabato 11 agosto.

Nave Palinuro è impegnata nella sua 54ª campagna d’istruzione e imbarca 33 allievi marescialli del corso “Kratos” della Scuola Sottufficiali di Taranto che, a bordo della nave, apprenderanno le scienze nautiche e marinaresche acquisendo così una conoscenza diretta delle varie attività associate all’esercizio della professione dell’“andar per mare” in modo da radicare un’adeguata padronanza e confidenza con il futuro ambiente di lavoro.

L’unità è partita lo scorso 23 luglio dal porto di Taranto e, dopo aver fatto sosta a Kos e ora a Istanbul, farà sosta a Costanza, Batumi, Cefalonia per poi rientrare in Italia a Reggio Calabria e, infine, Livorno dove gli allievi marescialli sbarcheranno a conclusione della campagna addestrativa.

Durante la campagna d’istruzione 2018 nave Palinuro porta con sé la bandiera del Gaslini di Genova, donata alla nave dal presidente dell’Ospedale pediatrico lo scorso 17 maggio a La Spezia, in occasione degli 80 anni dell’istituto.

Gli appassionati della tradizione velica e i semplici curiosi potranno invece visitare nave Palinuro nei seguenti giorni:
–          6 agosto, dalle 16.00 alle 19.00;
–          7 agosto, dalle 10.00 alle 12.00;
–          8 – 9 – 10 agosto, dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 16.00 alle 19.00.

 

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Santadi in festa per la 50ª edizione del Matrimonio Mauritano. Ad unirsi in matrimonio, secondo il tradizionale rito, sono stati Gessica Garau, 28enne di Narcao, e Michele Arceri, 37enne di Santadi. Fidanzati da sei anni, i due giovani hanno una figlia, Adele, di quasi 2 anni.

La giornata è iniziata al Museo Etnografico “Sa Domu Antiga”, in via Mazzini, con la vestizione degli sposi. Ha poi preso il via il corteo nuziale che ha visto la partecipazione di una trentina di gruppi folk, con traccas, launeddas, cavalieri, autorità (presenti diversi sindaci dei Comuni del territorio) e sposi, che da via Cagliari si è sviluppato per le strade del centro del paese, fino al sagrato della chiesa di San Nicolò, dove si è svolto il rito religioso.

A dare un fascino particolare alla celebrazione liturgica del Matrimonio, è stata l’omelia in lingua sarda cantata da Sandra Ligas, con Massimo Perra e Daniele Cuccu. Al termine della cerimonia, sempre carica di emozioni sia per gli sposi, sia per i parenti e tutti i presenti, il rito de “Sa Gratzia” e la distribuzione al pubblico del pane tradizionale benedetto.

La giornata di festa è proseguita nel pomeriggio, al Centro Culturale Polivalente, in Piazza Marconi (fianco Chiesa San Nicolò), dove i presenti hanno potuto visitare la mostra dell’abbigliamento popolare sulcitano, curata dall’Associazione Culturale L.A.A.N. Gruppo Folk Sant’Elia di Nuxis; e “Sonus de sa terra nosta“, mostra degli strumenti musicali tradizionali e di rielaborazione a cura di Mondo Usai.

In serata, dalle 20.00, in Piazza Marconi, fronte Chiesa, prima “Su cumbidu”, l’invito alla popolazione con la torta nuziale e i dolci tipici degli sposi; dalle 20.30, infine, in Piazza Marconi, la Festa della tradizione – speciale Sardegna in festa: i canti, balli rituali e le danze di corteggiamento della Sardegna. Presenta Ottavio Nieddu.

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L’Africa ancora protagonista della ventesima edizione di Dromos, il festival organizzato dall’omonima associazione culturale che fino a ferragosto abbraccia idealmente Oristano e altri undici comuni della sua provincia con la consueta formula di concerti e altri eventi. Dopo Bombino, di scena venerdì 3 a Mogoro, e Guy One a Morgongiori nella serata di domenica 5, domani (lunedì 6) è, infatti, la volta di Fatoumata Diawara, al centro dei riflettori a partire dalle 21.30 dell’Anfiteatro Tharros (ingresso a 10 euro), il nuovo spazio dedicato allo spettacolo allestito in una tra le più affascinanti aree archeologiche della Sardegna, sulla penisola del Sinis, nel territorio del Comune di Cabras, a una ventina di chilometri da Oristano.

Il concerto, presentato con il contributo della storica Cantina Contini di Cabras, che quest’anno compie centoventi anni, vedrà la cantante, autrice, chitarrista e attrice del Mali affiancata sul palcoscenico da Yacouba Kone alla chitarra, Arecio Smith alle tastiere, Sekou Bah al basso e Jean Baptiste Gbadoe alla batteria per presentare il suo ultimo album, “Fenfo” (Shanachie Records), dato alle stampe lo scorso maggio. Il disco segue il grande successo del precedente “Fatou” (prodotto insieme a Matthieu Chedid e registrato tra Mali, Burkina Faso, Barcellona e Parigi nel 2011 per la World Circuit Records) e sottolinea la crescita artistica di Fatoumata Diawara, consacrandola come nuova portavoce femminile della giovane Africa, consapevole delle proprie radici ma con una visione fiduciosa rivolta al futuro e dal linguaggio universale.

Classe 1982, la poliedrica artista maliana vanta al suo attivo una prolifica attività nel mondo del cinema, dove ha esordito nel 1997 grazie all’intuizione del cineasta Cheick Oumar Sissoko che l’ha chiamata nel film La Genèse” (Premio Un certain regard Festival di Cannes del 1999) per interpretare il ruolo di attrice protagonista. Dopo aver recitato in altri lungometraggi e collaborato con la Compagnia Royal de Luxe, approda con successo alla musica nel 2006 grazie all’incontro con il musicista Cheick Tidiane Seck, annoverando negli anni collaborazioni con artisti di punta nella scena musicale internazionale come il pianista cubano Roberto Fonseca e gli statunitensi Herbie Hancock e Bobby Womak, tra gli altri. Arricchisce di suggestioni il concerto di domani (lunedì 6) all’Anfiteatro Tharros il live visual show di I’M LET (Massimo Dasara).

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Un classico della letteratura, una storia d’amore senza tempo che viene portata in scena a Sassari grazie alla rassegna EstaTheatron allestita dall’associazione MAB Teatro. Con Le notti bianche ancora una volta alle parole, in questo caso di Fedor Dostoevskji, si unisce la musica per ricreare le magiche atmosfere delle notti estive di San Pietroburgo. Un romanzo pubblicato per la prima volta nel 1848 che descrive le vicende del giovane protagonista, un sognatore. Immerso in uno sciame di pensieri e fantasticherie, nelle lucide notti estive, il giovane intraprende in solitudine lunghe passeggiate per le vie cittadine fino al sorprendente incontro con Nasten’ka, un altro essere notturno, e al sogno di un’avventura meravigliosa.

Sul palco allestito per l’occasione nel cortile di Palazzo Ducale saliranno Michela Atzeni e Daniele Monachella. L’accompagnamento musicale è affidato al contrabbasso di Salvatore Mattana, alla tromba di Giovanni Sanna Passino e alla chitarra classica di Andrea Congia.

La rassegna EstaTheatrOn è organizzata con il contributo della Fondazione di Sardegna e, nel caso specifico di questo spettacolo, con il patrocinio del comune di Sassari.

L’inizio dello spettacolo è previsto per le 21,00.

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Ieri sera, i carabinieri dell’aliquota radiomobile della Compagnia di Cagliari, nel corso di un’operazione di intensi controlli eseguiti nelle zone più calde della città, hanno bloccato in via Schiavazzi, nel quartiere di Sant’Elia, un 34enne di Assemini che, a bordo della propria utilitaria, era in possesso di un machete di mezzo metro. Nella stessa zona, i militari hanno fermato un pregiudicato 53enne che, alla loro vista, si è disfatto di una dose di marijuana. I carabinieri della stazione di Pirri, inoltre, nel corso della stessa azione preventiva, disposta dal Comando Compagnia, hanno arrestato un pregiudicato 65enne, residente a Pirri, sul quale pendeva un ordine di carcerazione per l’espiazione di 1 anno, 1 mese e 29 giorni di reclusione. A seguito delle reiterate violazioni alle prescrizioni impostegli durante il periodo di detenzione domiciliare cui era sottoposto.

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Cinema e musica nei due diversi appuntamenti in programma domani sera, domenica 5 agosto, a San Vero Milis e a Morgongiori per la ventesima edizione di Dromos, il festival in pieno svolgimento (fino a ferragosto) nell’Oristanese.

Colori e atmosfere dell’Africa a Morgongiori, dove è atteso il musicista ghanese Guy One, cantante e suonatore di kologo (un liuto a due corde), sul palcoscenico di piazza Chiesa (ingresso libero) a partire dalle 21.30, con una formazione che vede Florence Adooni e Lizzy Amaliyenga ai cori, Claudio Jolowicz e Bastian Duncker ai sassofoni e ai flauti, Johannes Wehrle alle tastiere e Max Weissenfeldt alla batteria.

Di etnia Frafra, il musicista originario della zona rurale intorno a Bolgatanga, nel Ghana settentrionale, lo scorso gennaio  ha pubblicato “#1”, il suo nuovo album e prima uscita internazionale, un lavoro che sta ricevendo un’ottima accoglienza da parte della stampa e nei dancefloor di mezza Europa. Frutto di una collaborazione tra Berlino e Bolgatanga, nato grazie all’iniziativa e all’intuizione del suo mentore Max Weissenfeldt, musicista nonché produttore e A&R dell’etichetta Philophon Records da lui stesso creata, “#1” è un disco radicato nella tradizione quanto nel contemporaneo, tra passato e presente, e il contrasto si amalgama in un tessuto di suoni assolutamente in linea con i nostri tempi.

Abbinata alla serata, nell’ambito della ventiquattresima Sagra delle Lorighittas (la tipica pasta morgongiorese fatta a mano), una “vetrina” di vini e prodotti sardi promossa dall’agenzia Laore Sardegna nel quadro delle iniziative che sta portando avanti da qualche anno per valorizzare e far conoscere le principali produzioni tipiche regionali a marchio.

Sempre alle 21.30, ma a San Vero Milis, proseguono invece gli appuntamenti della rassegna cinematografica “Gli anni ’68” a cura dall’Associazione Lampalughis: nel Giardino del Museo Archeologico (ingresso libero) verrà proiettato “Qualcosa nell’aria” (“Après mai”), film del 2012 del regista francese Olivier Assayas: protagonista della storia, ambientata in alcuni anni dopo il ’68, è Gilles, un liceale che abita in una località nei dintorni di Parigi e che sperimenta insieme ai suoi coetanei l’impegno politico militante.

Ancora musica in arrivo dall’Africa nel concerto in programma lunedì (6 agosto), di nuovo nella splendida cornice dell’Anfiteatro di Tharros. Al centro dei riflettori, in una serata finanziata dalla Cantina Contini di Cabras, la cantante maliana Fatoumata Diawara, accompagnata da Yacouba Kone alla chitarra, Arecio Smith alle tastiere, Sekou Bah al basso e Jean Baptiste Gbadoe alla batteria.

A Oristano, invece, è possibile visitare tutti i giorni (dalle 10 alle 13 e dalle 16.30 alle 19.30) la mostra “68/Revolution – Memorie, nostalgie, oblii” aperta alla Pinacoteca comunale “Carlo Contini” fino al prossimo 7 ottobre. Curata da Chiara Schirru e Ivo Serafino Fenu, coprodotta dal Comune di Oristano – Assessorato della Cultura, e da Dromos in collaborazione con AskosArte, con il contributo della Fondazione di Sardegna, la mostra propone un approccio originale rispetto alle tante iniziative dedicate al ’68, interrogandosi sul retaggio attuale e nella coscienza delle nuove generazioni di quel periodo che voleva rivoluzionare il mondo portando al potere l’immaginazione. In esposizione le opere di artisti del panorama internazionale, nazionale e sardo, tutti piuttosto giovani, che, per ragioni anagrafiche, non hanno vissuto direttamente il ’68 e i suoi dintorni: Alessio Barchitta (Barcellona Pozzo Di Gotto, ME, Alessandra Baldoni (Perugia), Emanuela Cau (Cagliari), Pierluigi Colombini (Oristano), Melania De Leyva (Venezia), Roberta Filippelli (Alghero), Roberto Follesa (Donori), Federica Gonnelli (Firenze), Rebecca Goyette (New York), Gut Reaction (Giulia Mandelli e Marco Rivagli, Berlino), Michele Marroccu (Oristano), Tonino Mattu e Simone Cireddu (Oristano), Narcisa Monni (Sassari), Federica Poletti (Modena), Carlo Alberto Rastelli (Parma), Valeria Secchi (Sassari), Nicko Straniero (Oristano), Terrapintada (Bitti). Attraverso le più spericolate ricerche estetiche contemporanee, che si nutrono di ibridazioni crossmediali col fine di liberare i diversi ambiti artistici dai loro consueti recinti e dalle loro funzioni canoniche, la mostra in corso a Oristano propone un confronto non lineare e per nulla univoco su un controverso momento storico, culturale e sociale, tra memorie, nostalgie e oblii.

 

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L’incontro con Francesco Abate, giornalista di chiara fama e scrittore dalla vena creativa brillante ed accattivante, è da annoverare fra gli eventi più significativi promossi dall’Associazione Culturale “Is Sinnus” in questa estate 2018, con il consueto impegno nel voler rendere noti fatti e personaggi emblematici della “Sardità” nel mondo. Un incontro piacevole con un uomo dalla grande capacità empatica, cui la condizione di trapiantato d’organo non toglie nulla quanto a voglia di “celebrare” la vita, come ben esprimono anche i personaggi, tutti reali, del suo libro “Torpedone Trapiantati”, protagonisti di episodi spassosi e divertenti, narrati con una scrittura gradevolissima per levità e scorrevolezza. Una occasione, dunque, che Teulada non poteva farsi sfuggire, vista la nota sensibilità dei suoi abitanti verso la donazione ed il trapianto degli organi, per tanti malati unica opportunità di nuova vita. Un libro, “Torpedone Trapiantati” che si legge tutto d’un fiato, che coinvolge il lettore in un clima in cui il sorriso trova un posto di primo piano mentre si toccano le corde più intime della sensibilità umana. Pagine dense di significati, legate da un filo conduttore che, pur in situazioni drammatiche come possono essere la malattia che non lascia scampo, l’espianto ed il trapianto di organi, si snoda sulla scia di una sottile auto ironia, con il pregio di non tradursi  mai in auto compatimento e di esaltare, insieme a similitudini tanto efficaci quanto inconsuete, il senso del messaggio che i protagonisti riescono a comunicare con le proprie avventure di gitanti simpaticamente maldestri e pasticcioni: Noi siamo i “Figli del Dono”, rinati non solo nel corpo, ma anche nello spirito!

Lucia Tanas

In occasione della presentazione del libro “Torpedone Trapiantati”, di Francesco Abate – 2 agosto 2018    

 

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Hanno avuto ragione loro… Purtroppo… I pazienti del Comitato Spontaneo Volontario “No alla chiusura della Chirurgia Plastica e  Centro Ustioni dell’Ospedale G. Brotzu di Cagliari”, da mesi denunciavano la gravità della situazione che avrebbe provocato la chiusura della Struttura Complessa di Chirurgia Plastica Ricostruttiva – Centro Ustioni dell’Azienda Ospedaliera Brotzu. Dopo soli due giorni – la Struttura è stata ufficialmente soppressa il 1° agosto – sono già drammatiche le conseguenze per i malati oncologici che venivano assistiti presso il Reparto: ufficialmente non hanno avuto alcuna indicazione sugli interventi già  programmati, per i quali hanno addirittura effettuato il pre-ricovero… Non sanno né dove né se verranno operati né da quale personale medico! Una situazione caotica determinata dalle scelte di Arru e della Direzione dell’Azienda Brotzu, che di fatto ha demansionato il personale medico della Chirurgia Plastica, affidando la gestione dell’assistenza sanitaria in detta specialità ai medici della Chirurgia Generale.

Ma questa schizofrenica situazione, umiliante per i pazienti oncologici è, purtroppo, anche riferibile ai pazienti ustionati che transiteranno presso l’Ospedale Brotzu ma che, a causa del suddetto demansionamento del Personale della Chirurgia Plastica – Centro Ustioni, non potranno essere assistiti dal personale qualificato, venendo preclusa la loro presa in carico. E’ ciò che è avvenuto ieri: 2 pazienti ustionati sono stati ricoverati il 2 agosto presso il Reparto di Chirurgia Generale dell’Azienda Brotzu ma non si è potuto garantire loro né locali idonei – né una qualificata assistenza (è necessario il personale specializzato anche per un semplice bendaggio dell’ustionato), stante il ruolo ormai marginale attribuito al personale medico ed Infermieristico del Centro Ustioni.

I due ustionati, dopo un giorno di inutile degenza, sono stati trasportati presso il Centro di Sassari con 2 distinti viaggi, uno tramite Elisoccorso dell’Areus, l’ altro con un’ambulanza. Durante quest’ultimo trasporto è stata imposta la presenza del Personale dell’ex Struttura Complessa di Chirurgia Plastica Ricostruttiva – Centro Ustioni, nonostante il Protocollo dell’Azienda Brotzu, dal 1° agosto, abbia affidato l’assistenza del trasporto dell’Ustionato al Personale della Chirurgia Generale o d’Urgenza. A Sassari verranno sottoposti ai medesimi interventi chirurgici che venivano effettuati nel Centro Ustioni di cui si è decisa la chiusura.

Quindi, in futuro, anche per la trattazione delle ustioni finora curate presso l’Azienda Brotzu si predisporrà il trasferimento, con un notevole quanto incalcolabile aggravio di spesa, che non si traduce in un miglior servizio.

Anzi, per i familiari dei pazienti si profilerà il disagio di doversi trasferire a Sassari per prestare la necessaria assistenza al congiunto, allontanandosi centinaia di km dal luogo di residenza e dovendo sopportare i costi del soggiorno.

Ancora una volta, sono palesi le sue drammatiche conseguenze della cancellazione della Struttura Complessa di Chirurgia Plastica Ricostruttiva – Centro Ustioni dell’Azienda Ospedaliera Brotzu per i pazienti ed i cittadini sardi.

Comitato Spontaneo Volontario “No alla chiusura della Chirurgia Plastica e Centro Ustioni dell’Ospedale G. Brotzu di Cagliari”

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«La politica sanitaria fin qui perseguita dall’assessore Arru è l’espressione più eclatante e servile verso il centralismo statale. Declinata da un costoso manager totalmente estraneo al nostro sentire e ai nostri bisogni, e da un’anomala proliferazione di insanabili vertenze unite a spietate delibere, è stata interprete di un sistema fallimentare, teso a «tagliare i rami secchi», intesi come strutture sanitarie periferiche “poco utilizzate”.»

Lo scrive, in una nota, Carla Puligheddu, dirigente nazionale PSd’AZ, segretaria politica della sezione “Bartolomeo Sotgiu” di Sassari e presidente ADOS, associazione donne sardiste.

«Ma il significato ed il messaggio di tali espedienti vanno ben al di là delle “potature” operate – aggiunge Carla Puligheddu -. Infatti, il progetto di colpire il cuore pulsante della sanità, fatta di posti letto indispensabili, come sta avvenendo a Sassari e nel nord dell’isola, lascia intendere quanto scarsamente deontologica e sfacciatamente elefantesca sia l’operazione. Nell’evitare di esprimere giudizi sulle competenze e sulle persone cui è stato affidato tale arbitrio, non si può eludere l’assunto che la gestione della sanità sarda abbia desertificato gli spazi di cura e incenerito le prospettive di rilancio del più prezioso ambito di tutela della salute pubblica, così come ha derubricato le Facoltà Universitarie ad ancelle del potere politico.»

«Un sistema dalla filosofia perversa che vorrei guardare senza partigianerie – sottolinea ancora Carla Puligheddu -, da un’ottica propositiva sardista, sulla base di quattro obiettivi facilmente perseguibili, senza costi elevati ma con l’esercizio del buon senso:

1) Riconvertire e valorizzare l’esistente delle strutture territoriali quali Centri Diagnostici e Terapeutici di primo livello.

2) Instaurare una politica del riassetto ospedaliero con micro-aree attrezzate di Medicina Territoriale per lo screening iniziale ed un’offerta sanitaria di base, a seguito di adeguato reclutamento di medici e personale infermieristico. Tutte collegate a macro-aree regionali destinate alle patologie più gravi o invalidanti.

3) Ridurre almeno del 60% i tempi delle liste d’attesa dei ricoveri e delle diagnosi più specialistiche.

4) Rivitalizzare e restituire dignità all’Azienda Sanitaria che potrà  beneficiare dei vantaggi organizzativi di una struttura snella ed efficiente, che pone al centro la persona e non il sistema amministrativo, politico e finanziario.

L’accorpamento delle Aziende Ospedaliere in Sardegna, insieme alla mancanza di razionalità nel governarlo, ha dato il colpo di grazia alla Medicina Territoriale, producendo esattamente quello che si sarebbe dovuto contrastare: l’aumento della richiesta e del fabbisogno al centro dei costi e conseguente incremento della “potenzialità” dell’Azienda stessa, ma come noto, se la potenzialità aziendale è direttamente proporzionale a quella “politica”, non può che determinare, come nel caso Sardegna, una maggiore occupazione di potere in ambito sanitario. E’ invece, questa degenerazione, per i sardisti è la prima da combattere. Ridurre gli spazi della politica a favore di una governance medico-sanitaria; rivitalizzare l’esistente; favorire investimenti su innovazioni in ambito chirurgico. Tutto a vantaggio di nuovi risparmi in termini di degenza e accelerazione dei tempi di recupero. Ciò che dobbiamo scongiurare è il modello sanitario nel quale chi più possiede, più facilmente accede ai servizi ed alla loro qualità, una sanità per pochi, o meglio, per chi può. Ecco il paradosso dei governi di sinistra che anziché promuovere e difendere il sistema sanitario pubblico – conclude Carla Puligheddu -, hanno incentivato e continuano a incentivare quello privato, facendosi i principali portatori delle politiche tradizionalmente di destra. Arru docet.»