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Cinema e musica nei due diversi appuntamenti in programma domani sera, domenica 5 agosto, a San Vero Milis e a Morgongiori per la ventesima edizione di Dromos, il festival in pieno svolgimento (fino a ferragosto) nell’Oristanese.
Colori e atmosfere dell’Africa a Morgongiori, dove è atteso il musicista ghanese Guy One, cantante e suonatore di kologo (un liuto a due corde), sul palcoscenico di piazza Chiesa (ingresso libero) a partire dalle 21.30, con una formazione che vede Florence Adooni e Lizzy Amaliyenga ai cori, Claudio Jolowicz e Bastian Duncker ai sassofoni e ai flauti, Johannes Wehrle alle tastiere e Max Weissenfeldt alla batteria.
Di etnia Frafra, il musicista originario della zona rurale intorno a Bolgatanga, nel Ghana settentrionale, lo scorso gennaio ha pubblicato “#1”, il suo nuovo album e prima uscita internazionale, un lavoro che sta ricevendo un’ottima accoglienza da parte della stampa e nei dancefloor di mezza Europa. Frutto di una collaborazione tra Berlino e Bolgatanga, nato grazie all’iniziativa e all’intuizione del suo mentore Max Weissenfeldt, musicista nonché produttore e A&R dell’etichetta Philophon Records da lui stesso creata, “#1” è un disco radicato nella tradizione quanto nel contemporaneo, tra passato e presente, e il contrasto si amalgama in un tessuto di suoni assolutamente in linea con i nostri tempi.
Abbinata alla serata, nell’ambito della ventiquattresima Sagra delle Lorighittas (la tipica pasta morgongiorese fatta a mano), una “vetrina” di vini e prodotti sardi promossa dall’agenzia Laore Sardegna nel quadro delle iniziative che sta portando avanti da qualche anno per valorizzare e far conoscere le principali produzioni tipiche regionali a marchio.
Sempre alle 21.30, ma a San Vero Milis, proseguono invece gli appuntamenti della rassegna cinematografica “Gli anni ’68” a cura dall’Associazione Lampalughis: nel Giardino del Museo Archeologico (ingresso libero) verrà proiettato “Qualcosa nell’aria” (“Après mai”), film del 2012 del regista francese Olivier Assayas: protagonista della storia, ambientata in alcuni anni dopo il ’68, è Gilles, un liceale che abita in una località nei dintorni di Parigi e che sperimenta insieme ai suoi coetanei l’impegno politico militante.
Ancora musica in arrivo dall’Africa nel concerto in programma lunedì (6 agosto), di nuovo nella splendida cornice dell’Anfiteatro di Tharros. Al centro dei riflettori, in una serata finanziata dalla Cantina Contini di Cabras, la cantante maliana Fatoumata Diawara, accompagnata da Yacouba Kone alla chitarra, Arecio Smith alle tastiere, Sekou Bah al basso e Jean Baptiste Gbadoe alla batteria.
A Oristano, invece, è possibile visitare tutti i giorni (dalle 10 alle 13 e dalle 16.30 alle 19.30) la mostra “68/Revolution – Memorie, nostalgie, oblii” aperta alla Pinacoteca comunale “Carlo Contini” fino al prossimo 7 ottobre. Curata da Chiara Schirru e Ivo Serafino Fenu, coprodotta dal Comune di Oristano – Assessorato della Cultura, e da Dromos in collaborazione con AskosArte, con il contributo della Fondazione di Sardegna, la mostra propone un approccio originale rispetto alle tante iniziative dedicate al ’68, interrogandosi sul retaggio attuale e nella coscienza delle nuove generazioni di quel periodo che voleva rivoluzionare il mondo portando al potere l’immaginazione. In esposizione le opere di artisti del panorama internazionale, nazionale e sardo, tutti piuttosto giovani, che, per ragioni anagrafiche, non hanno vissuto direttamente il ’68 e i suoi dintorni: Alessio Barchitta (Barcellona Pozzo Di Gotto, ME, Alessandra Baldoni (Perugia), Emanuela Cau (Cagliari), Pierluigi Colombini (Oristano), Melania De Leyva (Venezia), Roberta Filippelli (Alghero), Roberto Follesa (Donori), Federica Gonnelli (Firenze), Rebecca Goyette (New York), Gut Reaction (Giulia Mandelli e Marco Rivagli, Berlino), Michele Marroccu (Oristano), Tonino Mattu e Simone Cireddu (Oristano), Narcisa Monni (Sassari), Federica Poletti (Modena), Carlo Alberto Rastelli (Parma), Valeria Secchi (Sassari), Nicko Straniero (Oristano), Terrapintada (Bitti). Attraverso le più spericolate ricerche estetiche contemporanee, che si nutrono di ibridazioni crossmediali col fine di liberare i diversi ambiti artistici dai loro consueti recinti e dalle loro funzioni canoniche, la mostra in corso a Oristano propone un confronto non lineare e per nulla univoco su un controverso momento storico, culturale e sociale, tra memorie, nostalgie e oblii.