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Oggi, dopo la fiducia posta dal Governo alla Camera sul “Bando per le periferie”, ho scritto al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al vice presidente del Consiglio Luigi Di Maio.
Illustre presidente del Consiglio dei ministri,
dopo varie interlocuzioni dirette ad ottenere una conclusione positiva per il comune di Carbonia in relazione all’emendamento 13.2 al decreto Milleproroghe, mi trovo costretta a scriverLe perché mi sembra che i rimedi che il Suo Governo ha proposto siano ben peggiori rispetto alle ragioni – pur capite e parzialmente condivise – che giustificano l’emendamento stesso.
In questo periodo, io e la mia Amministrazione, ci siamo sentiti di riporre la giusta fiducia rispetto all’operato del Governo che, grazie alle molteplici interlocuzioni tecnico-politiche avvenute con lo staff del vice premier Di Maio, con alcuni parlamentari e con i sindaci “colpiti” dal decreto in oggetto, eravamo sicuri sarebbe stato corretto in maniera “accettabile”. Certi di un epilogo positivo della vicenda, abbiamo continuato a lavorare approvando i progetti esecutivi, approvando gli schemi di convenzione con i partner di progetto e ratificando gli accordi con i partner istituzionali e no.
Abbiamo sempre rassicurato i nostri cittadini, gli abitanti dei quartieri coinvolti, gli enti e le istituzioni, i progettisti e chiunque sia interessato, a diverso titolo, dal programma sulle periferie che abbiamo faticosamente costruito.
Oggi siamo, però, molto delusi perché sentiamo tradite le nostre legittime aspettative e perché, all’indomani dell’incontro tra Lei e i sindaci, non solo non si è concretizzato un percorso condiviso migliorativo e premiante per chi ha ben operato ma, allo stato, permangono tutte le preoccupazioni e le riserve in merito alle posizioni fin qui esposte e tenute dal Governo.
Risulta incomprensibile come un contratto già scritto venga cancellato dall’oggi al domani senza precedenti accordi, senza preavviso, senza condivisione e senza che precisi criteri spieghino come e perché lo stesso sia stato abrogato o rinviato nella sua efficacia. Il panorama è confuso perché si mischiano legittimi interessi politici con questioni economico-finanziarie (necessità di reperimento di risorse) con una sentenza della Consulta che può essere rispettata con un’intesa successiva con le regioni interessate. Sembra inoltre che i benefici che genera l’emendamento non siano così chiari, monitorabili e valutabili perché non ci sono criteri utili a farlo e, inoltre, non solo si differiscono al 2020 i finanziamenti, ma si subordinano a una non meglio identificata valutazione da farsi a cura di un comitato ancora da costituire secondo criteri sconosciuti e quindi non valutabili.
Non è neanche chiaro il perché non ci sia copertura per un miliardo e seicento milioni da destinarsi ai 96 comuni beneficiari del finanziamento sul bando periferie, poiché 800 milioni sono stati stanziati sulla base di una delibera Cipe e altri 800 milioni attraverso il comma 140 della legge di bilancio del 2016. Bisognerebbe spiegare, inoltre, come mai tutte le convenzioni e gli atti amministrativi che ne conseguono avevano avuto il benestare della Corte dei Conti che aveva validato il tutto dal punto di vista contabile.
Il provvedimento, soprattutto per i modi utilizzati e per le scelte attuative, rischia di generare il malcontento e lo scontro tra istituzioni ma, soprattutto, di far sentire le amministrazioni e i cittadini delle sue periferie abbandonati, abbandonati e traditi nelle loro legittime aspettative per ciò che hanno faticosamente guadagnato sulla base di regole e accordi certi e sanciti con appositi contratti.
All’interno del panorama descritto la Sardegna, come noto, vive un ruolo di maggior isolamento e marginalità rispetto al resto delle regione italiane, tanto che il programma delle periferie è stato considerato di tale valenza e importanza strategica che la Regione Sardegna ha promosso un bando regionale (Programmi integrati di riordino urbano per le periferie) di “rinforzo” a quello Nazionale, prevedendo idonee premialità nella valutazione per i progetti maggiormente capaci di integrarsi con esso e che siano in grado di attivare azioni sinergiche, di potenziamento e integrazione rispetto appunto ai progetti del bando nazionale sulle periferie. In ambito sardo, la città di Carbonia, che insiste nella regione storica più povera e tra le più marginali e periferiche d’Italia e dell’isola, ha colto questa opportunità per promuovere un progetto e un programma strategico che fosse in grado di incidere a diverso livello nelle politiche urbanistiche, paesaggistiche, architettoniche, economiche, ambientali, culturali e sociali, riuscendo a costruire un programma e progetti partecipati e massimamente condivisi e maggiormente sentiti dai cittadini più fragili che vedevano in questa opportunità un’occasione di riscatto sociale.
La città di Carbonia e la sua amministrazione ha concorso al bando per le periferie mettendo in campo risorse materiali e immateriali e coinvolgendo massimamente i cittadini, gli amministratori locali, la struttura tecnica e altri enti e soggetti dentro un processo di reciproca collaborazione e fiducia. Su questa base il programma sulle periferie e i progetti che lo costituiscono sono stati strutturati a partire da una visione socio territoriale complessiva, strategica e sistemica, capace di guardare e programmare nel breve, medio e lungo periodo, attraverso azioni di ricucitura e promozione del tessuto territoriale, ambientale, urbanistico, architettonico, idrogeologico, della mobilità sostenibile e, soprattutto, culturale e sociale.
Per fare questo sono stati sottoscritti accordi con enti pubblici, sono stati presi impegni di spesa per azioni materiali e immateriali, sono state allocate risorse per cofinanziamenti di altri progetti sinergici e collegati e, in una parola, sono state generate aspettative concrete in una moltitudine di soggetti e partner, cittadini in primo luogo, che, nel caso in cui il finanziamento venisse perso o differito senza garanzie, genererebbero una reazione a catena i cui esiti nefasti sono difficili da prevedere e da quantificare.
Con questa nota, Le chiedo formalmente, a nome della comunità di persone che amministro, un personale impegno e una forte presa di posizione, affinché i comuni virtuosi come il nostro vengano reinseriti tra quelli da finanziare già da subito, per evitare che la periferia di una città inserita in un contesto periferico regionale e i suoi abitanti non si vedano fortemente penalizzati e non vedano il lavoro profuso fino ad ora come vano, finendo per perdere fiducia nelle istituzione e, in primis, in quella più vicina a loro che deve VALORIZZARLI, PROTEGGERLI E TUTELARLI.
Paola Massidda
Sindaco di Carbonia