Roberto Frongia: «Per l’insularità, la voce dei sardi è fortissima, ora deve ascoltarla il Parlamento!».
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Per la prima volta in Italia, è stata promossa la sottoscrizione di una proposta di legge di iniziativa popolare di modifica costituzionale che punta ad introdurre nella nostra Carta il principio di insularità.
In questa direzione sono ottantamila le firme raccolte ad oggi e oltre sessantamila quelle raccolte in Sardegna. Un risultato straordinario, che va ben al di là di ogni aspettativa, ottenuto grazie ai Sardi e a tutte le forze politiche, nessuna esclusa, che hanno aderito alla proposta di legge.
Non abbiamo raccolto solo le firme dei residenti delle isole ma anche quelle di moltissimi connazionali che non risiedono nelle isole e che hanno sottoscritto il testo della proposta di legge nella convinzione che la questione dei diritti dell’insularità sia un tema aperto e impellente che riguarda l’intero Paese.
Il Comitato sardo per l’insularità, la FASI e l’ANCIM (Associazione Nazionale dei Comuni delle Isole Minori) hanno raccolto, trasversalmente oltre 80mila firme di cittadini e molte stanno ancora arrivando; un successo che conferma come i Sardi e i cittadini di tutte le Isole vivano con profonda consapevolezza e passione i temi della propria specialità e identità. Questo risultato è stato reso possibile grazie alla mobilitazione di moltissimi volontari, sindaci e amministratori dei Comuni della Sardegna. Un ringraziamento particolare va alla CISL sarda e a tutte le organizzazioni, gruppi e associazioni che in questi mesi si sono attivati.
Il Comitato sardo per l’insularità, la FASI e l’ANCIM, da un lato, sono convinti della oggettiva centralità della “questione insularità” in tutta la progettualità dello sviluppo futuro delle Isole, dall’altro, sono consapevoli di quanto sia importante il riconoscimento del gap che produce ritardo di sviluppo sociale ed economico che fa degli isolani cittadini con diritti ridotti ed affievoliti rispetto ai cittadini della terraferma.
Nelle isole tutti i servizi sono più costosi a causa del “fattore trasporti”, mentre la salute è considerata un fattore di spesa maggiore da ridimensionare con conseguente taglio dei servizi. Anche i settori che potrebbero produrre eccellenza come il territorio e l’ambiente, il risparmio energetico e le fonti alternative sono frenati da considerazioni di opportunità dettate dalla tendenza allo spopolamento.
Per tali motivi chiediamo che il “principio di insularità” diventi un principio costituzionale in grado di certificare la volontà dello Stato di riconoscere le peculiarità della situazione delle sue Isole.
Ora chiediamo all’intero Parlamento di condividere il nostro diritto e modificare l’art. 119, comma 5 della Costituzione: conclusa la fase 1 inizia, infatti, la fase 2, quella più importante e delicata. Sarà il parlamento a decidere se l’istanza che arriva a gran voce dalla sardegna e dalle altre isole italiane dovrà essere inserita nella Costituzione. È quella la sede in cui i sardi dovranno saper dimostrare il massimo di coesione e di determinazione. Non per far valere una semplice rivendicazione per per affermare il principio che una effettiva uguaglianza tra i territori che fanno parte di uno stesso Stato si può realizzare concretamente solo se c’è una effettiva parità di punti di partenza.
Continueremo a lavorare insieme nella convinzione che sia arrivato il momento di proporre in Italia una vera e propria “rivoluzione copernicana” che ribalti filosofie superate, legate al vecchio concetto di “assistenza che compensi gli svantaggi” per i residenti nelle Isole, per arrivare invece ad una corretta misurazione del complesso delle opportunità, puntando a rimuovere le condizioni che impediscono agli isolani di confrontarsi alla pari con tutti gli italiani.
Roberto Frongia
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