La commissione Sanità e Politiche sociali presieduta da Raimondo Perra (Cps) ha iniziato il ciclo di audizioni sul Testo unico contro il gioco d’azzardo patologico. Si tratta di un fenomeno molto complesso, ha dichiarato la dr.ssa Graziella Boi, referente scientifico del Piano regionale, “in cui occorre operare in parallelo nei campi della prevenzione, della cura e della riabilitazione, per intervenire con efficacia in un settore per molti aspetti nuovo che tocca in modo trasversale ampie fasce della popolazione e presenta elementi diversi rispetto al mondo delle dipendenze”. Per quanto riguarda il testo, la dr.ssa Graziella Boi ha raccomandato particolare attenzione ed una certa flessibilità sul problema delle distanze fra le sale giochi ed i cosiddetti luoghi sensibili(scuole, luoghi di culto, etc.) perché, ha spiegato, “la previsione di 500 metri potrebbe non rivelarsi adatta ai piccoli centri ed è necessario evitare la concentrazione di queste strutture nelle periferie”. In Sardegna, ha proseguito, “gli ultimi dati disponibili riferiti al 2016 hanno registrato 600 utenti presso le strutture pubbliche ed una tendenza alla crescita di un sommerso in cui convivono diverse forme di gioco patologico, dal trading all’abuso di gratta e vinci, alla scommesse on line”. La dr.ssa Graziella Boi ha, infine, distribuito alla commissione alcune copie del volume dal titolo “Prigionieri senza sbarre” che, attraverso i racconti del pazienti, ricostruisce le dinamiche personali e familiari di persone di ogni età e cultura che si sono trovate coinvolte in una spirale apparentemente senza uscita. Da questa patologia invece si può guarire, ha concluso Graziella Boi, “con un’azione a tutto campo del sistema pubblico e della società nel suo complesso”. Successivamente è intervenuto il prof. Vittorio Pelligra dell’Università di Cagliari, che in apertura ha criticato alcuni luoghi comuni che, a suo avviso, hanno finito per sdoganare il gioco d’azzardo. Non è vero, ha sostenuto, “che quelli che giocano sono maschi adulti, che le sale giochi portano lavoro e gettito per lo Stato, perché chi gioca è in realtà una vittima con la scimmia sulla spalla, i posti di lavoro sono appena 30.000 in tutta Italia e comunque sottraggono risorse all’economia reale e, quanto al gettito, a fronte di incassi di circa 10 miliardi si pagano costi sociali di 30”. Sul testo, il prof. Vittorio Pelligra ha osservato che “forse è troppo sbilanciato sugli aspetti sanitari, “mentre bisogna intervenire in profondità anche dal punto di vista culturale passando da una sorta di legittimazione sociale del gioco d’azzardo ad una de-legittimazione, non esiste il concetto di gioco responsabile e va affermato invece il concetto di gioco come comportamento socialmente non sostenibile”. Subito dopo hanno preso la parola le rappresentanti dei comuni di Alghero e Sassari, Giuseppina Rita Piccone e Maria Francesca Fantato, per esporre le esperienze delle due amministrazioni locali, dove ordinanze in materia di gioco d’azzardo sono state impugnate davanti al Tar Sardegna il quale però, in entrambi i casi, le ha riconosciute legittime con motivazioni collegate al potere dei Sindaci di intervenire a tutela della salute pubblica. Al di là dei problemi giuridici e amministrativi, hanno affermato Piccone e Fantato, il fenomeno si può e si deve contrastare con un approccio globale capace di organizzare una risposta complessiva della società. Ad Alghero, infatti, il problema è stato oggetto di incontri nelle scuole e di uno spettacolo teatrale replicato anche in altri centri della Sardegna. A Sassari, sono stati predisposti incentivi fiscali e finanziari per operatori commerciali che dismettono macchine da gioco o, per pubblici esercizi nuova costituzione, che decidono di non installarle. Ultimo intervento della seduta quello della professoressa Maria Rosaria Maiorano dell’Ufficio scolastico regionale. “Collaboriamo da tempo con la Regione in progetti dedicati al contrasto del disagio giovanile e delle dipendenze tradizionalicome alcool, tabacco e stupefacenti”, ha ricordato. Quello del gioco per noi è un settore nuovo, ha detto ancora, “e per questo sarebbe necessario prevedere, nella nuova normativa regionale, iniziative di formazione specifica per i docenti e campagne di informazione mirate per il mondo scolastico”.