19 July, 2024
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A Torino, nel pomeriggio di martedì 9 ottobre 2018, il Circolo culturale sardo “Sant’Efisio”, presieduto da Mario Sechi, con il patrocinio della F.A.S.I., della Regione Autonoma della Sardegna e del coordinamento torinese dell’ARCI, ha organizzato,  presso la sede sociale (nel quartiere Falchera Nuova),  una iniziativa dedicata alla figura di Eva Mameli Calvino, eccezionale botanica, naturalista e accademica di origine sarda (all’anagrafe Giuliana Luigia Evelina Mameli: Sassari, 12 febbraio 1886 – Sanremo, 31 marzo 1978), moglie dell’agronomo e botanico Mario Calvino (Sanremo, 1875-1951), madre dello scrittore Italo Calvino (Santiago de Las Vegas de La Habana, 1923 – Siena, 1985) e del geologo Floriano Calvino (Sanremo, 1927-1988).

Protagonista dell’incontro è stata Elena Accati, scrittrice, agronoma, già professore ordinario di floricoltura nell’Università di Torino, autrice del recente libro “Eva Mameli Calvino. Una straordinaria figura di scienziata, moglie e madre” (che fa seguito a “Fiori in famiglia: storia e storie di Eva Mameli Calvino”, del 2011).

La professoressa Accati ha esordito informando di aver conosciuto a Sanremo Eva Mameli nel 1976. Nel ricordo emozionante di quel lontano incontro con una personalità carismatica sia dal punto di vista professionale sia sotto il profilo umano, una volta liberatasi dai pressanti impegni accademici, ha deciso di scrivere il libro, dopo aver rivisitato l’intera opera di Eva Mameli.

In questo volume dell’Accati, Eva racconta in prima persona la sua avventurosa vita (dalla Sardegna a Pavia, per raggiungere il fratello Efisio, docente di chimica; a Cuba, con il marito Mario e il figlio Italo; a Sanremo, infine, anche con l’altro figlio Floriano e la madre Maria Maddalena Cubeddu) e anche la sua faticosa esperienza di pendolare, fino a che riuscì a sopportarne il peso, fra Sanremo (per gli obblighi  familiari) e Cagliari (per gli  impegni di direzione e di riordino dell’Orto Botanico).

Cito dalla quarta di copertina del libro (http://www.elenaaccati.it/): «Nulla è più lontano dalle noiose biografie di individui in camice bianco ritratti all’interno dei loro laboratori e avulsi dalle vicende del mondo che li circonda. Nelle pagine della Accati emerge la determinazione pre-femminista di Eva Mameli, la solida storia di coppia con il marito Mario, la laicità del pensiero declinato nell’educazione e nell’esempio impartiti ai figli. Di lei, il figlio Italo ha scritto: “Che la vita fosse anche spreco, questo mia madre non l’ammetteva. Senza incertezze, ordinata trasformava le passioni in doveri e ne viveva”. E in suo libro la definisce “la maga buona degli iris”, per sottolineare l’intensa attività della madre dedita al miglioramento genetico delle piante da fiore».

Personalmente ho avuto molto piacere per l’opportunità che mi è stata offerta dal Circolo “Sant’Efisio” di conoscere di persona Elena Accati con cui negli ultimi anni sono stato in collegamento epistolare.

Essendo originario di Ploaghe (paese in provincia di Sassari che ha dato i natali alla madre di Eva, Maria Maddalena Cubeddu, e al primogenito della  famiglia, cioè Efisio Mameli), a tutti i personaggi delle famiglie Mameli-Cubeddu e Calvino-Mameli  ho dedicato numerosi articoli, raccolti sia nei miei libri su Ploaghe (“Su Ploaghe”, Pavia 2010; “Memorie su Ploaghe e Logudoro”, Pavia 2014) sia nei miei due volumi intitolati “Per una guida letteraria della provincia di Pavia” (il primo del 2005; il secondo del 2016). Significativi sono infatti i legami del fratello maggiore di Eva, Efisio Mameli,  e di lei stessa con la città e l’Università di Pavia.

Nell’occasione, ho anche fatto un cenno agli ultimi studi dedicati a Eva Mameli Calvino: il volume di Maria Cristina Secci “Eva Mameli Calvino: gli anni cubani (1920-1925)”, Milano, 2017, pagine 142; e l’ampio importante saggio (di 21 fitte pagine) firmato da Tonino Loddo  e da Riccardo Virdis su “Le presunte origini ogliastrine di Eva Mameli Calvino” (“Studi ogliastrini, n. 14″, febbraio 2018).

Non ho trascurato di menzionare il volume di Antonio Areddu “Il caso [Mario] Calvino”, Sanremo, Leucotea, 1913 («La poco conosciuta vicenda del padre di Italo, la cui identità fu scambiata con quella di un astronomo russo, che si rivelerà un anarchico e un terrorista…») e non ho dimenticato di rammentare la figura di Floriano Calvino anche per un merito particolare: nel processo a carico dei colpevoli della tragedia del Vajont (avvenuta il 9 ottobre 1963, quindi esattamente 55 anni fa, e nella quale persero la vita oltre 1.900 persone) – lui, allora assistente a Padova, fu l’unico geologo italiano che accettò l’invito del giudice istruttore di Belluno che cercava tecnici disposti a far parte del collegio dei periti d’ufficio.

Paolo Pulina

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Da venerdì 12 a domenica 14 ottobre, Villasimius, ha ospitato i campionati italiani di apnea in assetto costante delle specialità rana, bipinne e monopinna. Quest’ultima prevista nella giornata odierna, purtroppo, è stata annullata per le condizioni meteo.

Nella giornata di venerdì, nella specialità senza attrezzi, podio femminile composto da Giovanna Pettinau (SubSinnai), seconda con -20 metri e Yara Espis (Blueworld) con – 41 metri e campionessa italiana. Podio maschile così composto: terzo posto per Fabio Russo Lucerna (ASD Acquatica) con – 46 metri, secondo posto per Davide Carrera (SubSinnai) con – 51 metri e primo posto per Antonio Mogavero (Y-40) con -53 metri e campione italiano.

Sabato nella specialità bipinne femminile, terzo posto per Marianna Zarbo (ASD Acquatica) con -30 metri, secondo posto Yara Espis (Blueworld) con -55 metri e primo posto per Chiara Obino (Blueworld) con -75 metri. Sul podio maschile bipinne al terzo posto Daniele Pisu (SubSinnai) con – 65 metri, secondo posto Davide Carrera (SubSinnai) con – 66 metri e primo posto per Antonio Mogavero (Y-40) con -78 metri e campione italiano.

Alla società SubSinnai è andato il titolo di Campione d’Italia di Apnea Outdoor 2018 per società.

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L’associazione folkloristica “Santa Maria” di Flumentepido, in occasione del compimento dei dieci anni di attività, organizza per il prossimo 19 ottobre, dalle ore 18.00, presso i locali del Centro Anziani di via Brigata Sassari, a Carbonia, una serata dedicata alla cultura e al ballo tradizionale.

Dalle ore 18.00 verrà ospitata la presentazione del libro “Non potho reposare. Il canto d’amore della Sardegna” in presenza dell’autore Marco Lutzu e dell’ideatore del progetto editoriale Ottavio Nieddu. Alla presentazione del libro parteciperanno diversi artisti locali.

Dalle ore 20.00 l’associazione, con il contributo di 7,00 €, offrirà un menù tradizionale (gnocchetti alla campidanese, salsiccia al sugo, pane, vino, acqua e dolci tradizionali).

La serata proseguirà con i balli tradizionali accompagnati dalle musiche dei maestri Carlo Boeddu e Gian Michele Lai. Per informazioni e prenotazioni contattare il numero 349 6076132.

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https://www.facebook.com/giampaolo.cirronis/videos/10217741636440581/

https://www.facebook.com/giampaolo.cirronis/videos/10217741655361054/

Il Villamassargia sfiora il colpaccio nel derby di Carbonia, la Monteponi perde ancora in casa con il Selargius ed ora è ultima con il Carloforte, battuto dall’Idolo ad Arzana. E’ questo il bilancio delle squadre sulcitane nella quarta giornata del girone B del campionato di Promozione.

Il derby Carbonia-Villamassargia non è stato bello, soprattutto per demerito del Carbonia, espressosi nettamente al di sotto delle sue possibilità e, soprattutto, della prestazione fornita mercoledì nel derby di Coppa Italia di Iglesias, vinto con la Monteponi per 4 a 2. Il Villamassargia ha confermato le buone cose mostrate nel doppio confronto di Coppa Italia perso con il Carbonia e nelle prime tre giornate di campionato, nelle quali ha raccolto solo due punti, un bottino inferiore a quello che avrebbe meritato per il gioco espresso. Anche oggi i ragazzi di Giampaolo Murru hanno giocato bene, riuscendo anche a portarsi in vantaggio nel secondo tempo con l’ex Andrea Renzo Iesu (classe 2000), puntuale alla botta vincente sugli sviluppi di un’azione sviluppatasi sulla fascia destra. Il Carbonia ha accusato il colpo ma ha saputo reagire e dopo alcune occasioni mancate, tra le quali una traversa colpita da Fabiano Todde, ad una manciata di minuti dal ’90 ha ristabilito la parità con un calcio di rigore procurato (contestato dal Villamassargia) e trasformato da Christian Cacciuto che ha così cancellato le paure, dopo gli errori dal dischetto commessi con il Selargius in casa all’esordio e a San Sperate con la San Marco Assemini ’80. Nei cinque minuti di recupero il Carbonia ha cercato il goal della vittoria ma ha rischiato di subire ancora goal in contropiede, ha finito in 10 uomini per l’espulsione di Andrea Bove, ed il risultato finale è giusto.

La Monteponi ha perso ancora in casa con il Selargius, 3 a 1 (con due calci di rigore), dopo i due 4 a 2 subiti, prima in campionato con il Gonnosfanadiga, poi in Coppa Italia con il Carbonia. La squadra è in evidente difficoltà, ha bisogno di tempo per trovare i giusti equilibri, considerato che la rosa è quasi completamente nuova, ma i risultati negativi condizionano soprattutto i più giovani ed ogni errore viene pesantemente punito dagli avversari. In questi casi ci vuole pazienza, non bisogna farsi prendere dallo scoramento e lavorare tanto – come ha confermato il tecnico Andrea Marras al termine del derby perso in Coppa Italia con il Carbonia – ma la classifica ha bisogno di punti, da conquistare ad iniziare dalla prossima trasferta di Quartu, con il Sant’Elena.

Il Carloforte è tornato da Arzana a mani vuote, con una sconfitta per 2 a 0. Che il cammino della nuova squadra tabarchina sarebbe stato in salita era prevedibile e certamente ora il calendario non le dà una mano, considerato che domenica prossima al Nuovo Comunale Puggioni arriverà il Carbonia degli ex Nicola Lazzaro, Giacomo Sanna ed Alberto Arrais.

Sugli altri campi, il La Palma Monte Urpinu ha battuto la capolista Gonnosfanadiga per 2 a 0, scavalcandola in classifica al secondo posto, a due punti dalla nuova capolista solitaria Arborea, corsara sul campo del Vecchio Borgo Sant’Elia, alla seconda sconfitta consecutiva dopo le due vittorie iniziali. Orrolese ed Andromeda hanno pareggiato 2 a 2, la San Marco Assemini ’80 (prossimo avversario del Villamassargia) ha superato il Villasor per 2 a 1 ed ora è seconda insieme al La Palma Monte Urpinu, mentre Seilo 2010 – Sant’Elena Quartu è terminata 0 a 0.

  

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Nel quadro artistico di una serata gradevole, con il palazzo del municipio da una parte, il campetto dall’altra e la Chiesa a far da padrona, si è svolto a Fordongianus il primo torneo di calcio a 5 “Fordongianus Libera dalla Droga” organizzato da TOMY Escursioni, organizzazione locale organizzatrice di escursioni appunto e tramite le quali promuovere una vita sana tramite l’apprezzamento delle bellezze della natura, e Fondazione per un Mondo Libero dalla Droga, organizzazione internazionale avente lo scopo di informare i ragazzi sui pericoli legati al consumo di droga.

Il torneo si è svolto nella serata di sabato 13 ottobre ed ha visto scontrarsi la squadra del gruppo organizzatore, Tomy Escursioni appunto, Forum Traiani, una rappresentativa di ragazzi di Fordongianus, una dei ragazzi di Busachi e dulcis in fundo, i ragazzi della comunità di recupero tossicodipendenti “Alle Sorgenti” di Morgongiori.

La partecipazione dei ragazzi della comunità è stata particolarmente apprezzata, in quanto hanno reso possibile, grazie alla loro presenza, che non solo c’è speranza di vincere contro la droga facendo prevenzione, ma c’è anche la consapevolezza che, qualora si dovesse cadere in quest’orribile tunnel, c’è chi può aiutare a sconfiggere questa piaga che è la droga.

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«Sono felice e onorato di essere qui oggi: voi sardi emigrati dalla nostra splendida terra siete il terminale della Sardegna in tutte le parti del mondo, gli insostituibili testimoni della nostra cultura e delle nostre tradizioni, gli instancabili portavoce della nostra identità in tutti i suoi aspetti.»

L’ha detto il vicepresidente della Regione, Raffaele Paci, che insieme all’assessore del Lavoro Virginia Mura ha incontrato oggi il Circolo Shardana degli emigrati sardi di New York a Lodi, nello Stato del New Jersey. 

«È bellissimo vedere tanti sardi in tutto il mondo che conservano intatte le loro radici, figli di sardi che crescono guidati dai valori della loro terra nonostante ormai da più generazioni vivano lontani dall’isola. Sardi di cui siamo orgogliosi, che grazie alle loro capacità e ai loro sacrifici sono riusciti ad affermarsi e costruirsi una vita, come voi qui negli Stati Uniti, senza mai tagliare il forte legame con la loro terra. E io vi ringrazio per tutto quello che fate per far conoscere la Sardegna nel mondo», ha detto Raffaele Paci. Il circolo Shardana è nato nel 2000 e conta 94 iscritti, il presidente è Giacomo Bandino.

«Abbiamo portato la nostra bandiera qui oggi, a testimoniare quel legame che continua a unirci: una bandiera, quella dei quattro mori, conosciuta ovunque, in tutti gli angoli del mondo, non c’è manifestazione in cui non sventoli e questo di certo non accade con le altre regioni, perché solo noi sardi ci portiamo dietro così fortemente la nostra identità ovunque andiamo, ovunque la vita ci porti, come sempre più spesso accade perché ormai viviamo in un’epoca fatta di mobilità, in un mondo sempre più senza confini – ha aggiunto il vicepresidente della Regione -. Quello che noi possiamo, e dobbiamo fare, è garantire a tutti voi la possibilità di tornare ogni volta che volete nella vostra terra, con un sistema trasporti adeguato e a costi sostenibili, e allo stesso tempo costruire sempre nuove occasioni di lavoro per dare l’opportunità a chi volesse farlo di tornare a vivere nella sua terra.»

«Sono vostra ospite per testimoniare  l’attenzione e la vicinanza ai suoi emigrati della Regione, che sostiene le loro organizzazioni per incoraggiare la promozione dell’immagine della Sardegna all’Estero. In particolare, occorre ricordare il ruolo significativo del Circolo Shardana di New York, che si conferma come la presenza più importate nell’ambito della comunità dei sardi emigrati del Nord America – ha detto l’assessore Virginia Mura -. La Sardegna è stata la prima regione ad approvare una legge in cui si riconosce la Rete degli emigrati, perché riteniamo fondamentale il vostro ruolo di promozione della nostra cultura, dell’identità e dei nostri prodotti, agroalimentari, artigianali ma anche culturali. Una presenza, la vostra, estremamente importante, che la Regione sostiene e continuerà a sostenere, con ogni mezzo e con grande convinzione.»

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Il comitato Porto Solky ha diffuso una nota nella quale risponde alle affermazioni fatte dal sindaco di Sant’Antioco Ignazio Locci, sulla presentazione dell’interrogazione del deputato del M5S Pino Cabras sul progetto del nuovo ponte.

«Invitiamo tutti alla attenta lettura del testo originale dell’interrogazione presentata dall’onorevole Pino Cabras in merito al contestato nuovo ponte – scrive il comitato Porto Solky -. Ci si renderà conto che i quesiti posti all’attenzione dei tre ministri, rispecchiano perfettamente il contenuto della delibera del Consiglio comunale di Sant’Antioco, condivisa dallo stesso comitato. Ricordiamo inoltre che le istanze proposte dal comitato – aggiunge il comitato Porto Solky -, recepite dalla stessa delibera consigliare e inserite nell’interrogazione parlamentare, hanno valenza territoriale in quanto riteniamo che un nuovo porto polifunzionale e la messa in sicurezza delle principali arterie stradali del Sulcis, possano contribuire ad un auspicato rilancio economico e occupazionale di tutto il territorio, unico obiettivo del Piano Sulcis.»

«Esprimiamo un certo stupore per essere stati etichettati come degli “irresponsabili”. Ricordiamo inoltre – conclude il comitato Porto Solky – che il nostro contributo, frutto di anni di ricerche, studi ed approfondimenti, ha avuto ed ha l’unico intento di divulgare una corretta informazione utile ad agevolare le scelte.»

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Va in archivio con la proclamazione dei vincitori la nona edizione del Carbonia Film Festival, la rassegna organizzata dal Centro Servizi Culturali di Carbonia della Società Umanitaria per la direzione artistica di Francesco Giai Via. Sono sei i premi assegnati dalle varie giurie, nelle sezioni lungometraggi e cortometraggi, per un valore totale complessivo di 8mila e 500 euro. I primi premi vanno alle due registe svedesi Gabriela Pichler e Tova Mozard.

Concorso internazionale lungometraggi

Premio Miglior Film (€ 4.000) attribuito da una giuria composta da Laurent Cantet, Mariam Al Ferjani, Hugo Rosák al film Amateurs di Gabriela Pichler

«Per l’approccio esente da giudizio nel descrivere gli stratificati problemi globali su scala locale. Grazie a un ottimo cast e tramite un acuto senso dell’umorismo, Amateurs ritrae il fenomeno dell’immigrazione nei più sottili dettagli e inquadra con delicatezza un modo di fare cinema che può aiutarci a capire il complesso mondo che ci circonda.»

Amateurs racconta la storia della cittadina svedese Lafors e dei suoi abitanti: per convincere un colosso tedesco dei grandi magazzini a investire in città, l’amministrazione comunale incarica Musse, un suo impiegato, di occuparsi dello spot che dovrà mettere in luce i pregi del luogo. Ma anche le adolescenti Aida e Dana raccolgono la sfida, rivolgendo i loro smartphone verso tutto quello che non andrebbe mostrato per non far sfigurare la città. 

Gabriela Pichler è nata in Svezia nel 1980, ha debuttato nel 2008 con il corto Scratches, subito premiato con un Guldbagge Award. Il suo esordio al lungometraggio Eat, Sleep, Die (2012) ha vinto il Premio del Pubblico alla Settimana della Critica al Festival di Venezia.

Menzione poi per Arábia di Affonso Uchao e Joao Dumans, «per la capacità di coinvolgere il pubblico nella storia di chi è senza voce e la coraggiosa descrizione cinematografica della vita, l’amore, il lavoro e la morte». 

Premio del Pubblico (€ 1.000) attribuito dagli spettatori ai film del Concorso Internazionale Lungometraggi a Torna a casa, Jimi! 10 cose da non fare se perdi il tuo cane a Cipro di Marios Piperides, un ritratto inedito dell’ultima grande capitale divisa tra due mondi attraverso un muro: metà Grecia e metà e Turchia, una realtà a cavallo tra Unione europea e il primo Medio Oriente. 

Premio Giuria Circoli del Cinema (€ 1.000) attribuito dalla rete dei Circoli del Cinema al miglior film del Concorso Internazionale Lungometraggi a Black Mother di Khalik Allah, con la seguente motivazione: 

«L’elevata qualità di tutti i film in concorso ha reso complicata la scelta del vincitore. Quest’ultima è infine ricaduta su Black Mother che all’unanimità abbiamo stimato il più coinvolgente, sotto il profilo emotivo, un atto d’amore poetico, generoso e struggente. A Balck Mother il primo premio per aver delineato un ritratto intimo e profondo della Jamaica, per aver saputo rappresentare il gioioso vitalismo dei suoi abitanti ed insieme la loro capacità di accogliere la vita e la storia, comprendendole in un abbraccio universale.»

Black Mother è il nuovo lavoro di uno dei fotografi e registi più importanti della new wave americana: immersa nel sacro e nel profano, un’esplorazione e insieme un’ode personale alla Giamaica odierna e al suo turbolento passato. 

Khalik Allah è un giovane autore statunitense di origine giamaicana che si è imposto al pubblico nel 2015, con il documentario Field Niggas (2015). Il suo libro “Souls Against the Concrete” (2017) è stato pubblicato dalla University of Texas Press, e le foto sono state esposte in una personale alla New York’s Glitterman Gallery.

Concorso internazionale cortometraggi

Premio Concorso Internazionale Cortometraggi (€ 1.500) attribuito da una giuria composta dai selezionatori e organizzatori dei festival sardi dedicati al cortometraggio a Cops are actors di Tova Mozard: «Perché racconta in modo ironico e spiazzante la sovrapposizione dei ruoli tra il poliziotto-attore e l’attore-poliziotto lasciando allo spettatore una sensazione di incertezza sul confine tra realtà e finzione».

Menzione Joy in People di Oscar Hudson «per la tristezza agrodolce con cui ci trasporta dall’ingenuità del protagonista verso la consapevolezza di una realtà fredda e inospitale, che crea barriere anche dove i confini non ci sono».

Premio Giuria Cinema Giovani (€ 500) attribuito da una giuria composta dai dieci vincitori del bando “Carbonia Cinema Giovani”Joy in People di Oscar Hudson, «il film che meglio ha saputo farsi bandiera del bisogno di appartenenza a una comunità. Attraverso un linguaggio articolato, ma diretto allo stesso tempo, riesce a rappresentare la solitudine del protagonista nella folla, specchio della situazione attuale. Il regista affida la speranza ai ‘nuovi europei’ e per questo messaggio di inclusione il premio va a Joy in people di Oscar Hudson».

Menzione Untravel di Ana Nedeljkovic «per l’utilizzo dell’animazione in stop motion permette di rappresentare i confini come linee immaginarie». 

Premio Giuria Scuole (500) attribuito da una giuria composta da studenti e studentesse degli Istituti di istruzione superiore della città di Carbonia a Untravel di Ana Nedeljkovic.

 

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Un pubblico di oltre 700 persone ha preso parte alla quarta edizione di “Italian Cheese Awards” (13 ottobre) che ha visto sfilare sul palcoscenico del Centro Congressi di “FICO – Eataly World Bologna” 31 eccellenze della produzione casearia tricolore realizzate con latte 100% italiano. La rassegna organizzata dal 2012 da “Guru del Gusto” – società impegnata nella promozione del settore lattiero-caseario attraverso iniziative, incontri e appuntamenti tematici nazionali (“Made in Malga”, “Formaggio In Villa”, “Luxury Cheese”) – con la collaborazione del consulente per la promozione e valorizzazione dell’universo cheese Alberto Marcomini (primo italiano a ricevere negli anni ’90 il prestigioso titolo francese di “Maître Fromager”, passato da selezionatore, affinatore e talent-scout di grandi formaggi, oggi anche giornalista TV) ha decretato 1 vincitore per ognuna delle 10 categorie in cui si è articolato: “Freschissimo”, “Fresco”, “Pasta molle”, “Pasta filata”, “Pasta filata stagionata”, “Semistagionato”; “Stagionato”, “Stagionato oltre i 24 mesi”, “Erborinato” e “Aromatizzato”.

A salire sul podio più alto con 2 “Awards” è la regione Piemonte che, aggiudicandosi i premi per la categoria “Stagionato” ed “Erborinato” si merita l’oro. Le statuette in ottone evocative di un umanoide con braccia alzate a sostenere una forma di formaggio si sono poi distribuite equamente lungo gran parte dello Stivale, arrivando in Campania, Lazio, Alto Adige, Puglia, Basilicata, Toscana, Emilia Romagna e Veneto.

Guru del Gusto ha inoltre attribuito 6 Premi speciali per il “Premio al miglior derivato del latte” (Ricotta di latte vaccino dell’Azienda Agraria Sante Rugo del Friuli Venezia Giulia), “Premio al miglior formaggio di montagna” conferito a “Toma Bettelmatt” stagionato da Luigi Guffanti 1876 (Piemonte), “Formaggio dell’anno” allo Stracchino all’Antica della Latteria di Branzi (Lombardia), “Premio alla carriera” a Antonio Madaio di Casa Madaio (Campania)          

Premio “Donne del latte” (Ida Barbero – Titolare gastronomia Barbero di Torino – Piemonte) e “Cheese Bar dell’anno” per il veronese I Caprini – Botega & Cusina di San Giovanni Lupatoto (Veneto). Riconoscimento particolare, ma senza attribuzione di statuetta, anche al “Miglior formaggio per la Birra” dato a Castelmagno  stagionato d’alpeggio dell’Azienda La Meiro (Piemonte) .                    

«Chiudiamo questa quarta edizione con grandi aspettative per i prossimi anni. L’Award si è confermato un appuntamento di valore per tutto il comparto caseario italiano che ha aderito con entusiasmo – spiega Luca Olivan, responsabile della direzione artistica, gestione eventi e rapporti con gli sponsor di Guru del Gusto – contribuendo a conferire all’iniziativa ulteriore credibilità anche a livello internazionale». Credibilità tangibile a partire dalla serietà delle modalità di selezione dei prodotti. «Il percorso che ha portato ai vincitori finali si è articolato in 3 momenti: da gennaio a marzo un primo screening è stato effettuato dallo staff di Guru del Gusto, ad aprile nel corso della kermesse “Formaggio in Villa” una giuria tecnica con il contributo del voto del pubblico ha proceduto ad una seconda selezione con la nomination dei “best 3” per ogni categoria e il 13 ottobre una terza commissione di specialisti, dopo una fase di assaggio seguito dall’espressione del voto segreta, ha definito i numeri 1».

La chiusura di Italian Cheese Awards 2018 è stata siglata da una degustazione collettiva ad alto tasso di latte, caglio e sale aperta al pubblico. «Tutti i 31 formaggi finalisti sono stati infatti offerti ai presenti che hanno così potuto assaggiare alcuni dei migliori prodotti della nostra tradizione casearia. Tradizione che – conclude Luca Olivan – questo Premio si propone non solo di valorizzare, incentivando la curiosità alla conoscenza e guidando nell’approccio corretto all’assaggio, ma anche di tutelare».

La azienda La Meiro produce vari formaggi, tra cui il Castelmagno d’alpeggio, realizzato in pascoli a piu di 2.000 mt d’altitudine.
The farm La Meiro produces various cheeses, including Castelmagno from Alpin pasture, made at an altitude of 2.000 mt.

 

I VINCITORI

1 – CATEGORIA FRESCHISSIMO

 

Annutolo

La Tenuta Bianca

Campania

2 – CATEGORIA FRESCO

 

Caprino Nobile

Az. Agr. Monte Jugo

Lazio

3 – CATEGORIA PASTA MOLLE 

 

Arunda

Englhorn

Alto Adige

4 – CATEGORIA PASTA FILATA   

 

Burrata

Artigiana

Puglia

5 – CATEGORIA PASTA FILATA STAGIONATA  

Caciocavallo Silano piccante

Posticchia Sabelli

Basilicata

 

  

6 – CATEGORIA SEMISTAGIONATO

 

Antani

De Magi

Toscana

7 – CATEGORIA STAGIONATO

 

Castelmagno  DOP

La Meiro Terre di Castelmagno

Piemonte

8 – CATEGORIA STAGIONATO OLTRE 24 MESI

Parmigiano Reggiano 36 mesi

Gennari

Emilia Romagna

9 – CATEGORIA AROMATIZZATO

 

Capra ubriaco al Traminer

Latteria Perenzin

Veneto

10 – CATEGORIA ERBORINATO

 

 

Gorgonzola DOP Dolce

Luigi Guffanti 1876

Piemonte

 

 

 

I PREMI SPECIALI

“Premio al miglior derivato del latte”: Ricotta di latte vaccino – Az. Agr. Sante Rugo (Friuli Venezia Giulia)

Motivazione: Sante Rugo, nella sua alta Carnia,  ogni giorno produce una ricotta di latte vaccino di rara bontà che si riassume in cremosità e dolcezza uniche, una ricotta con la erre maiuscola.

           

“Premio al miglior formaggio di montagna”Toma Bettelmatt stagionato da Luigi Guffanti 1876 (Piemonte)

Motivazione: L’azienda Guffanti è conosciuta in tutto il mondo per la grande proposta di formaggi Italiani legati alle valli che circondano il lago Maggiore.

Con grande professionalità Carlo Fiori con l’aiuto dei figli Giovanni e Davide ricerca i migliori formaggi d’alpeggio estivo come il Bettelmat dichiarato miglior formaggio di montagna 2018.

 

“Formaggio dell’anno”: Stracchino all’Antica della Latteria di Branzi (Lombardia)

Motivazione: La latteria Branzi, in Val Brembana, produce da sempre formaggi tipici delle Alpi Orobiche, Francesco Maroni, direttore della latteria, ripropone un formaggio d’altri tempi, lo stracchino all’antica, dichiarato formaggio dell’anno 2018

                       

“Premio alla carriera”Antonio Madaio di Casa Madaio (Campania)

Motivazione: Da quattro generazioni la famiglia Madaio produce e stagiona formaggi di grandissima qualità, strettamente legati alla millenaria tradizione casearia del Parco Nazionale del Cilento. Antonio Madaio  non solo ha dedicato tutta la sua vita al mondo del latte, con puntuale  professionalità,  ma ha anche saputo imporsi oltre confine ottenendo grandi successi e riconoscimenti.

 

Premio “Donne del latte”Ida Barbero, Titolare della gastronomia Barbero di Torino (Piemonte)

Motivazione: Attenta conoscitrice del mondo caseario, da anni ricerca instancabilmente il meglio dei formaggi prodotti in Italia, con un occhio di riguardo alle tante casare che ogni giorno realizzano capolavori unici, proponendoli, con l’aiuto del marito Aurelio e della figlia Claudia, ad una clientela esigente ed appassionata.

 

 “Cheese Bar dell’anno”I Caprini – Botega & Cusina di San Giovanni Lupatoto (Verona – Veneto)

Motivazione: Franco Caprini, un precursore degli attuali Cheese Bar, il primo ad organizzare importanti Catering a base di formaggio. Oggi nel suo Cheese Bar a San Giovanni Lupatoto a due passi da Verona, si possono degustare infiniti piatti dove il formaggio è il principale protagonista.

 

Riconoscimento speciale al “Miglior formaggio per la Birra”Castelmagno stagionato d’alpeggio dell’Azienda La Meiro (Piemonte)

Motivazione: Teo Musso il primo apripista di tutti i mastri birrai italiani, nei primi anni della sua professione, trovò il giusto abbinamento con la sua prima birra con un formaggio legato al suo territorio, il formaggio Castelmagno stagionato d’alpeggio dell’azienda La Meiro, ancor oggi un abbinamento perfetto.

                       

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La gabbia delle mixed martial arts ha offerto uno spettacolo unico e a garantirlo, sabato sera, sono stati gli atleti della seconda edizione del Fight club championship. Tecnica, concentrazione e tanta bravura: si è visto questo all’interno dell’ottagono allestito al Tarantini Fight training center di via Venezia. Dieci combattimenti, tra Mma, Muay thai, Kick boxing e grappling, che hanno acceso la platea sempre pronta a sostenere i propri beniamini.

Interessanti i match clou di grappling ed Mma. Nelle arti marziali miste Gabriele Pagano (team Tarantini) si è arreso al primo round a Claudio Dettori della Kimura academy e, sempre nelle Mma e sempre al primo round, Mattia Agus della Nova Uniao con una tecnica di strangolamento si è imposto su Ruggero Marras della Mad dogs. Nel grappling, la lotta in cui lo scopo è portare a terra l’avversario e costringerlo alla resa con una tecnica di sottomissione, Claudio Lubrano (Nova Uniao) ha vinto ai punti su un bravo Daniele Luzzu (Kimura academy).

Non sono mancati tecnica, emozioni e spettacolo nel match di grappling che, sulla distanza di 10 minuti in un unico round, ha visto contrapposti Stefano Sanna della Mas di Porto Torres e l’atleta di origine brasiliana Leonardo Lucido della Eda di Cagliari. Ad avere la meglio ai punti l’atleta del team cagliaritano.

Emozioni nel main event di Mma, che ha visto in gabbia Diego Deiana (fight Nuoro academy) e Giovanni Mulas (Tarantini). L’incontro, chiuso ai punti da Deiana, ha mostrato un grande equilibrio tra i due atleti.

Ancora prima in gabbia si sono misurati sempre nel grappling Alessandro Porcu della Fight Nuoro Academy che ha battuto ai punti Daniele Manca della Kimura quindi Nicola Gaspa (Mas) che all’overtime si è arreso a un tenace Alessandro Piras (Nova Uniao)

Scintille tra le uniche due donne in gara, Martina Rindi (Kimura) e Jessica Meloni (Tarantini), che nella gabbia si sono misurate nella specialità della Kick boxing. Sulla distanza dei tre round le atlete hanno mostrato una buona dose di tecnica. Il match che si è chiuso in parità ha visto sul ring, nelle vesti di arbitro federale, la campionessa del mondo e “signora della Muay thai italiana” Sara Donghi.

Infine, l’atteso incontro che avrebbe dovuto vedere nella gabbia la giovane campionessa sassarese Michela Demontis è stato rimandato per una indisponibilità dell’avversaria. L’atleta, comunque, ieri sera ha dispensato consigli ai giovanissimi combattenti del team Tarantini che, per la prima volta, sono entrati nella gabbia per match di Muay thai exibition e Mma safe exibition. I due incontri, finiti entrambi in parità, hanno visto impegnati prima Erica Deiana ed Elisabetta Scanu, categoria 35 kg, e poi Matteo Chessa e Matteo Dore, categoria 60 kg.

La manifestazione si è svolta sotto l’egida della Figmma e dell’Endas.