Il docufilm “La corsa de l’Ora: informazione e mafia”, verrà proposto giovedì pomeriggio a Cagliari, nel corso di un evento formativo dell’Ordine dei giornalisti.
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La straordinaria storia del quotidiano palermitano L’Ora, negli anni più intensi di denuncia della mafia, tra il 1954 e 1975, durante la direzione di Vittorio Nisticò, è stata raccontata dal regista Antonio Bellia, in un docufilm che, per la sua suggestione, ha raccolto unanimi consensi e la vittoria ai Nastri d’argento 2018.
Il docufilm verrà riproposto a Cagliari giovedì prossimo 29 novembre alla Cineteca Sarda, in Viale Trieste 126, nel corso di un evento formativo dal titolo “La corsa de l’Ora: informazione e mafia”, nell’ambito della formazione continua dell’Ordine dei giornalisti della Sardegna. Interverranno Antonello Bellia (regista), Antonello Zanda (scrittore e critico), Francesco Birocchi (presidente Odg Sardegna), Celestino Tabasso (presidente Associazione Stampa Sarda). L’appuntamento è dalle 14.00 alle 17.00. Ai giornalisti partecipanti verranno assegnati tre crediti formativi.
Nato all’inizio del Novecento come progetto della famiglia Florio, il quotidiano L’Ora ha sempre conservato la sensibilità al progresso sociale e ai tentativi di trasformazione dei vecchi equilibri, non solo siciliani: decisamente di sinistra; difensore dell’autonomia siciliana come strumento di libertà e di progresso; strettamente legato alle ragioni della crescita civile di Palermo; sempre attento a quanto di nuovo maturava in Italia e nel resto del mondo.
Dopo una strenua lotta contro il fascismo (che riuscì per il periodo del regime a governare il quotidiano), L’Ora ritornò ad essere, nel dopoguerra, un importante riferimento culturale della sinistra. Divenne, nel 1954, di proprietà del Partito Comunista. Il direttore Vittorio Nisticò, per vent’anni fino al 1975, riuscì a farne un punto di riferimento contro il dilagare della Mafia in Sicilia. Posizione che costò al giornale e ai suoi giornalisti pesanti minacce mafiose, concretizzate il 19 ottobre del 1958, in un grave attentato, che non riuscì comunque a spegnerne la voce. Tuttavia, alle prese con una lunga crisi economica, il quotidiano cessò definitivamente le pubblicazioni nel maggio del 1992.
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