Le segreterie sindacali territoriali della Funzione pubblica hanno dichiarato lo stato di agitazione dei dipendenti della provincia del Sud Sardegna e del comune di Carbonia.
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Le segreterie sindacali territoriali della Funzione pubblica hanno dichiarato lo stato di agitazione dei dipendenti della provincia del Sud Sardegna e del comune di Carbonia, con richiesta di incontro di conciliazione e raffreddamento previsti all’art. 2 comma secondo della legge 146 del 1990 e successive modificazioni e integrazioni.
Per quanto riguarda i dipendenti della provincia del Sud Sardegna, le organizzazioni sindacali FP CGIL, CISL FP, UIL-FPL e CSA sottolineano la mancata approvazione, alla data del 31 marzo scorso, del bilancio di previsione per l’anno 2018 e che, «nonostante le rassicurazioni ricevute, di fatto alla data odierna non è stato ancora approvato e, anzi, il progetto di bilancio così come presentato con delibera n° 71 del 16 ottobre 2018 ha raccolto il parere negativo del Collegio dei Revisori dei Conti»; e che «questa situazione del tutto anomala ed estranea alle procedure codificate dal decreto legislativo 267/2000 desta severa preoccupazione, non soltanto nelle organizzazioni sindacali, ma soprattutto in ogni lavoratore sia per le difficoltà di assicurare quotidianamente i servizi ai cittadini, sia per la precarietà delle condizioni di lavoro che si prospetta nel breve termine».
Per quanto riguarda i dipendenti del comune di Carbonia, i segretari generali di FP CGIL, CISL FP e UIL-FPL Giovanni Zedde, Claudio Nuscis ed Efisio Aresti sottolineano che «le ragioni che, in mancanza di accordo, porteranno alla dichiarazione dello sciopero, risiedono nell’assenza di iniziative da parte del comune di Carbonia per risolvere i problemi di sicurezza ed incolumità del personale e, in particolare, di quello operante presso i Servizi sociali comunali della sede ex Tribunale di Carbonia. Infatti, nonostante gli impegni assunti nell’incontro sindacale dello scorso 11 maggio 2018 e, nonostante i ripetuti solleciti da parte della RSU aziendale – concludono Giovanni Zedde, Claudio Nuscis ed Efisio Aresti – ad oggi nulla è cambiato se non la crescente sensazione di pericolo che vivono i lavoratori operanti nel predetto Servizio».
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