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Ancora raccontiamo la storia di Desirée.
Anche se, più che alla piccola Desirée, in questo momento l’attenzione corre al mondo sommerso che la sua vicenda ha rivelato. Una condizione che denunciamo con forza ormai da anni, con grandi evidenze e significativi risultati, come dimostrano i numerosi arresti e sequestri avvenuti e la crescente attenzione istituzionale sul tema.
Di cosa stiamo parlando? Della nuova e autentica “versione” della fine di Desirée. Quella che era una storia di abuso, consumata all’interno di un ghetto per disperati e migranti, si è trasformata in ciò che noi abbiamo sempre sostenuto: in una storia di pusher – italiani o stranieri – ma soprattutto nell’evidente connivenza tra “droghe di strada” e “droghe di Stato”: il business dell’azienda psichiatrica in Italia.
Tempo fa avevamo chiesto dove fosse Marco, quel ragazzo che distribuiva psicofarmaci ai tossicodipendenti perché – com’è noto tra i giovani che fanno uso di droga – gli psicofarmaci potenziano l’effetto delle sostanze.
Cosa significa questo?
Innanzitutto che il consumo degli psicofarmaci sia un consumo che viene indotto in questa fascia di popolazione. E poi che questi milioni di persone tossicodipendenti rappresentino un nuovo, enorme bacino per il marketing degli psicofarmaci.
I ragazzi, dunque, usano droghe esattamente come usano psicofarmaci.
Questo crea quella tristemente nota doppia dipendenza voluta e determinata dal sistema psichiatrico che, all’interno della filiera diagnostica, costruisce ragazzi fragili sin dalla tenera età. Attraverso un sistema di stigma che parte già dalle scuole elementari, passa attraverso l’adolescente cibernetico, per arrivare al giovano tossicodipendente che, qualora volesse mai uscire dalla sua dipendenza da stupefacenti, si troverà a dover affrontare anche quella da psicofarmaci, che però non gli è nota.
Il ragazzo sa che, per uscire dal consumo delle droghe, esistono alcune soluzioni (poche quelle buone); per uscire dagli psicofarmaci – proprio perché vengono erroneamente considerati farmaci – invece no. Rappresentano quella parte di dipendenza oscura che il ragazzo non sa affrontare o non sa di dover affrontare.
E la doppia dipendenza è esattamente ciò che si voleva ottenere, secondo il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM). Un tossicodipendente, malato cronico e recidivante, con doppia diagnosi: legata all’uso delle droghe e legata ad una possibile patologia antecedente all’uso delle droghe stesse.
Ma è proprio questo a essere falso. Perché non sempre dietro la tossicodipendenza troviamo una patologia. È falso perché tutti i ragazzi arrivati da noi con una doppia diagnosi l’avevano ricevuta, in effetti, a seguito di una sindrome allucinatoria. Ma sappiamo bene come le sostanze psichedeliche inducano allucinazioni: è proprio quello lo scopo per cui i ragazzi le assumono!
Quindi, considerare una patologia mentale quella che è una reazione all’uso di una droga, è solo la logica che la Psichiatria ha voluto consolidare per creare un ulteriore bacino di utenza. Un bacino che è sempre ricompreso in quella filiera che citavamo prima e che li porta non nelle comunità per soli tossicodipendenti, ma nelle comunità per doppia diagnosi dove il tossicodipendente è costretto a continuare ad assumere psicofarmaci, imprigionato ancora e sempre nel gioco del grande Marketing.
La dolorosa storia di Desirée ha fatto conoscere una realtà fino a questo momento negata.
Dov’è allora, oggi, Marco? Marco è in prigione. Ma in prigione dovrebbero esserci anche le farmacie compiacenti che rilasciano psicofarmaci senza ricetta e le case farmaceutiche che cedono quintali di psicofarmaci a chi li vende online; dovrebbero esserci quei chimici che producono psicofarmaci “taroccati” la cui assunzione comporta enormi rischi sin dalla prima dose.
Finalmente oggi, anche se con dolore, si parla di questo.
Noi siamo parte di questa denuncia. Ma siamo anche parte della soluzione nel momento in cui siamo qui, coraggiosamente, a denunciare e accogliere le vittime di questo sistema anche attraverso il Programma Vivere Senza Psicofarmaci: perché si tratta – come abbiamo ribadito anche nei precedenti comunicati sull’argomento – di un unico business.
I Signori delle droghe, delle Case Farmaceutiche e i Signori della Guerra abitano tutti la stessa zona del mondo e si irradiano nelle altre zone sociali, alla ricerca di quei disperati che – a loro volta – cercheranno altri più disperati di loro, di qualunque colore essi siano, alimentando il marketing della follia, dell’abuso e della negazione dei Diritti.
Passeranno attraverso leggi e Governi, forti dell’aver legiferato.
Ma ci troveranno in ogni angolo del Palazzo, nella stampa libera, nella cultura, nella Scuola e sulla rete. Ci troveranno nelle Aule, pronti a contrastarli e vincerli.
A soffiare il vento forte dei Diritti irrinunciabili per tutti. Senza sosta.
Vincenza Palmieri