25 November, 2024
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Un polo produttivo e formativo dedicato al cinema di animazione in Sardegna, unico in Italia, all’interno del Parco Scientifico e Tecnologico di Pula. 

Il progetto, individuato dalla Sardegna Film Commissione come possibile trend trainante dei prossimi anni per lo sviluppo della filiera audiovisiva in Sardegna, nasce su sollecitazione di Cartoon Italia (Associazione nazionale dei produttori di animazione), Cartoon Media Europa (network europeo dei produttori di animazione e degli investitori,finanziato dal programma Creative Europe Media), Rai con la sottosezione animazione e un gruppo di investitori stranieri interessati alla compartecipazione in un polo produttivo in Italia. Per discutere del progetto l’assessore della Programmazione Raffaele Paci ha incontrato, insieme alla direttrice della Film Commission Nevina Satta, Cristian Jedzic, amministratore delegato di Beq Entertainment e vicepresidente di Cartoon Italia.

«La creazione di un polo di produzione e animazione può essere una grande occasione per la Sardegna – dice Raffaele Paci -. Siamo ancora in una fase iniziale, ma è un ottimo segnale che la nostra isola sia stata individuata come possibile sede di un centro unico nel suo genere in Italia, che prende a modello i grandi poli europei di produzione del cinema di animazione.»

In particolare, il modello cui si ispirerebbe il centro sardo è Magelis ad Angouleme (Nouvelle Aquitania), che conta 100 compagnie insediate e oltre 1200 dipendenti, con caratteristiche facilmente replicabili sul territorio sardo. Jezdic, insieme al ceto di Digitoonz Vikas Kumar, ha già visitato l’edificio 2 del Parco di Pula per valutare la possibilità di spostare la produzione di alcune serie animate in Sardegna. Gli ospiti a ottobre scorso hanno visitato Sinnova, dove era presente anche una delegazione di Toon Boom Animation, azienda canadese leader nel settore dei software per l’animazione presente in 125 paesi. 

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Nel tardo pomeriggio di ieri, i carabinieri del Nucleo radiomobile della Compagnia di Cagliari hanno arrestato in flagranza, per i reati di detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente in concorso, due extracomunitari originari del Gambia, classe 1992 e 1986. I due giovani pregiudicati sono stati colti dai militari dell’Arma in via Roma, mentre cedevano una dose di sostanza stupefacente ad un cagliaritano pregiudicato che è stato segnalato alla competente prefettura quale assuntore di stupefacenti.

I militari intervenuti hanno sottoposto a sequestro la dose di hashish e, dopo aver sottoposto a perquisizione personale i due spacciatori, hanno rinvenuto altro hashish per un totale di circa 6 grammi, in un’aiuola nelle vicinanze del luogo di spaccio.

I due extracomunitari sono stati ammanettati, arrestati e tradotti presso le camere di sicurezza del comando provinciale carabinieri, in attesa della celebrazione del rito direttissimo.

 

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Identità, nazioni e minoranze nell’Europa di ieri e di oggi, per capire come sono nate alcune situazioni di crisi che ancora agitano il vecchio continente. Si tratta di eredità del crollo degli Imperi centrali, usciti sconfitti dalla Prima guerra mondiale. L’Europa dopo un secolo rimane un sogno? È stato questo il tema della seconda giornata del convegno “L’Asinara isola d’Europa”, organizzato dal comune di Stintino al Museo della Tonnara e dedicato alla storia dell’Europa e in particolare al centenario della conclusione della Prima guerra mondiale. Dopo la giornata di venerdì sul “caso Asinara” e sui risultati raggiunti nella ricostruzione delle vicende che videro l’isola diventare un grande campo di accoglienza e prigionia, sabato 17 novembre è stato analizzato il tema della nascita degli stati-nazione in Europa dopo la Grande Guerra.

In apertura, il sindaco Antonio Diana è ritornato sul tema dei prigionieri austroungarici e dei profughi serbi sull’Asinara. «Su 27mila persone si salvarono in 21mila. Le autorità non solo sanitarie riuscirono a contenere il contagio delle malattie. Credo sia importante sottolineare quel grande sforzo». Il colonnello Giuseppe Levato, vicecomandante della Brigata Sassari, ha portato i saluti del comandante, il generale Andrea Di Stasio. «La Brigata Sassari nella Prima guerra mondiale è stata la brigata più decorata dell’esercito italiano. Oggi occorre parlare alle giovani generazioni, affinché capiscano l’importanza del vivere insieme in Europa». Alain Pasqualini, in rappresentanza della Regione Corsica, ha messo in evidenza che «l’Europa oggi è come un’isola, minacciata da epidemie non più sanitarie ma ideologiche. Occorre battersi per un’Europa dei popoli, anche di quelli senza stato, come i sardi e i corsi o i catalani. Abbiamo bisogno di un’Europa pacifica e democratica. Ecco perché non dobbiamo dimenticare le lezioni della Prima guerra mondiale».

Spazio quindi alle relazioni. Sui prigionieri di guerra in Sardegna, non solo confinati sull’Asinara, è intervenuto Giorgio Madeddu, del Comitato sardo centenario Grande Guerra. «Grazie ai documenti dell’Archivio dello Stato maggiore dell’esercito e di altri archivi, tra cui quelli comunali, è stato possibile ricostruire l’arrivo dei prigionieri, suddivisi in reparti che riprendevano i nomi dei piroscafi. Ma furono subito classificate anche le nazionalità. L’Asinara anticipa quello che poi avviene in Europa con la disgregazione degli imperi centrali e l’emergere dei popoli e delle nazioni prima comprese nell’Impero austro ungarico – ha esordito Giorgio Madeddu -. In Sardegna non c’era però solo l’Asinara. Un altro campo di concentramento era presso la miniera di Monte Narba nel comune di San Vito, destinato solo agli ufficiali. Ma i prigionieri erano anche impiegati nel lavoro. Dai primi mesi del 1917 numerosi paesi sardi ospitarono decine di prigionieri di guerra “concessi” per interventi di forestazione, per lavorare in miniera o in grandi opere civiche». Un’altra storia rimossa e da ricostruire riguarda gli internati civili: un nome conosciuto è quello di Amelie Posse Brazdova, che raggiunse il marito ceco nel 1916 e che raccontò queste vicende in “Interludio di Sardegna”.

Bartolomeo Fineo, del Laboratorio di Storia di Rovereto, ha invece ricordato le vicissitudini dei soldati trentini inquadrati nell’esercito austroungarico, italiani di lingua ma sudditi di Francesco Giuseppe. Un ritorno sofferto a casa fu quello di 4mila ex prigionieri in Russia: diventati cittadini italiani dopo la guerra finirono nella missione in Estremo Oriente, in Cina. Alcuni si scontrarono con altri ex commilitoni che nel frattempo si erano arruolati nell’Armata Rossa. Filippo Sallusto, dell’Università di Cassino, ha ricostruito la situazione politica nei Balcani, le tensioni già presenti nella seconda metà del XIX secolo, i rapporti con l’Albania e con la Serbia. La memoria dei prigionieri ungheresi nell’isola dell’Asinara è stato il tema dell’intervento di Gabor Margittai (Külső Magyarok – Media Provider per le minoranze ungheresi all’estero), che ha illustrato il progetto “I soldati fantasma dell’Asinara” contro l’oblio e l’occultamento.

Didier Rey, del Laboratorio Lisa dell’Università di Corte (Corsica), ha analizzato le battaglie ideologiche sul numero di caduti corsi nella Prima Guerra Mondiale, sopravvalutati numericamente in chiave patriottica francese fino a 48 mila (numero irreale se solo si pensa che nella Grande Guerra furono 50 mila i corsi mobilitati nell’esercito francese), oggi si è tornati ad una cifra realistica di 10-12mila.

Un’altra nazione senza stato è la Catalogna. Joan Elies Adell Pitarch, dell’Istituto delle Lettere Catalane (Generalitat de Catalunya), ha richiamando in apertura del suo intervento quanto avvenne al termine della Grande Guerra: già allora un gruppo di catalani si appellò al presidente americano Wilson chiedendo l’applicazione a loro favore del principio di autodeterminazione dei popoli.

Completamente diversa invece la situazione dei tedeschi dei Sudeti, nel 1910 tre milioni e 252 mila, oggi ridotti ad appena 19 mila, ha detto Richard Neugebauer (Bohemia Troppau – rappresentante della minoranza tedesca in Boemia e Slesia) soffermandosi sulla disparità tra contadini di lingua tedesca e ceca in Boemia come una una delle cause del crollo dell’Impero Asburgico; mentre Marinella Lorinczi ha illustrato l’origine dell’espressione minoranza nazionale, un concetto, e al contempo un problema, che appare proprio subito la Prima Guerra Mondiale. L’ultimo intervento è stato di Johan Maggman, esponente del Fuen, l’Unione federale delle nazionalità europee, appartenente alla minoranza linguistica svedese in Finlandia.

A chiudere il convegno l’intervento in video di Tamara Scheer (Istituto di Storia dell’Europa Orientale dell’Università di Vienna) e la proiezione del documentario “I prigionieri dell’Asinara” di Gàbor Margittai e Anita Major.

L’appuntamento di Stintino è arrivato a coronamento di un lungo percorso, avviato dall’amministrazione comunale stintinese nel 2013 con il progetto per le “Commemorazioni di pace: i profughi serbi e i prigionieri austroungarici nell’isola dell’Asinara durante la prima guerra mondiale”, avviato in occasione del centenario della Grande Guerra. Un progetto che assieme al comune di Stintino, capofila dell’iniziativa, vede coinvolti anche il comune di Porto Torres, il Parco nazionale dell’Asinara, l’Università di Sassari, Dipartimento di Microbiologia diretto dal professor Salvatore Rubino, con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei ministri e la collaborazione della Camera di commercio del Nord Sardegna e della Fondazione di Sardegna.

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Hanno lavorato sino a tardi per addobbare il reparto e prepararlo per la giornata mondiale della prematurità. Medici, infermieri e, soprattutto, tante mamme di quei bambini nati troppo presto hanno unito le forze per trasformare una ricorrenza, arrivata alla decima edizione in campo mondiale, in una occasione di sensibilizzazione. Perché l’obiettivo è quello di far conoscere il lavoro delle Neonatologie e delle terapie intensive neonatali e le difficoltà insite nelle nascite pretermine.

Questo spirito ha animato la giornata che sabato 17 novembre, data della ricorrenza mondiale della prematurità, si è svolta nella struttura sassarese di viale San Pietro. Un open day che ha condotto i tanti visitatori presenti lungo un percorso sino alle porte della terapia intensiva dove, all’interno delle incubatrici, i piccoli sono seguiti da medici, infermieri, personale di supporto e genitori nel loro cammino verso la “maturità”. Una edizione, la seconda quella svolta a Sassari, che quest’anno ha visto realizzate tre iniziative incentrate sulla famiglia. La prima, orientata all’accoglienza e alla multiculturalità, con la realizzazione di opuscoli illustrativi della Neonatologia tradotti in sette lingue: sardo, inglese, francese, tedesco, spagnolo, arabo, rumeno. La seconda iniziativa, resa possibile grazie alla donazione della libreria Giunti di Sassari, che ha consentito di inaugurare una biblioteca con oltre 850 volumi, con libri dedicati alla lettura dei bambini e delle mamme. I volumi, temporaneamente, sono disponibili nella biblioteca del reparto e a breve, una volta consegnate le nuove librerie, saranno spostati nell’area antistante l’ingresso alla terapia intensiva neonatale (Tin). Infine, l’avvio del progetto artistico con le scuole, l’Istituto comprensivo “Pasquale Tola”, attraverso il quale saranno installati dei pannelli disegnati e colorati dai ragazzi delle medie sotto la guida della docente Aline Spada.

A illustrare le iniziative ai tanti genitori, accompagnati dai numerosissimi bambini che nella Neonatologia hanno trascorso i primi mesi della loro vita, è stato il direttore della struttura Giorgio Olzai, con accanto il direttore del dipartimento Tutela della salute della donna e del bambino Salvatore Dessole, la rappresentante della libreria Giunti di Sassari Gavina Gasperini, la rappresentante dell’Unicef Sassari Maria Grazia Sanna e di Save the children Marianna Delogu che coordina lo sportello Fiocchi in ospedale.

«A Sassari nel 2017 – ha detto il direttore della Neonatologia Giorgio Olzai – sono nati 1165 bambini e il 14 per cento di questi è nato prima delle 37 settimane. Dei prematuri che nascono a Sassari un 20 per cento circa pesa meno di 1500 grammi e un terzo meno di un chilo. Parliamo di bambini che hanno un’età gestazionale molto bassa, compresa tra le 23 e le 28 settimane. Sono neonati che devono affrontare un percorso irto di difficoltà, dovuto all’immaturità dei loro organi e apparati.»

Neonati che hanno necessità di essere alimentati con piccole quantità di latte, possibilmente materno, a volte aiutati con un sondino sino a quando non sono in grado di succhiare il latte autonomamente. Un cammino complesso e complicato con esiti che, in alcuni casi, il bambino porterà con sé per tutta la vita. Un bambino con problemi speciali, da quelli respiratori a quelli visivi, che troverà in genitori speciali il supporto per la sua crescita.

Un percorso che anche l’associazione sportiva Tarantini Fight Club Gym, ieri presente in reparto con alcuni rappresentanti del direttivo soci e atleti, ha deciso di sostenere con un impegno concreto che realizzerà a dicembre prossimo. Alla riuscita della giornata di ieri hanno contribuito anche Cuori di maglia ed il Rotary Sassari.

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Lo spettacolo reading di Claudio Pozzani al Teatro Centrale di Carbonia è nato giocando con una famosa frase di Giorgio Caproni: il poeta è come un minatore. «Il poeta scava nelle gallerie della propria anima per estrarvi emozioni», ha affermato dal palcoscenico l’artista genovese.

In ‘Poetici scavi’, evento speciale di ‘Una miniera di cultura 2018’ firmato AES, attraverso la lettura di versi personali e di ispirati minatori che hanno raccontato le proprie esperienze, ne è scaturito un simpatico parallelismo tra i giacimenti minerali e quelli metaforici, in cui tutti cerchiamo di ritrovare la nostra essenza più profonda: «Tutti nasciamo in una galleria e da questa galleria usciamo per affrontare il mondo».

Siamo tutti poeti quindi?

«Non proprio. Occorre grande impegno e passione – ha spiegato Claudio Pozzani –. Anche se l’avvento della stampa digitale ha aperto la strada editoriale a tante persone, pertanto in Italia tutti o quasi tutti scrivono poesie ma quasi nessuno le legge. E questo è il paradigma un po’ della società contemporanea in cui tutti vogliono esprimersi, soprattutto, in cose di cui non conoscono nulla, e non prendono tempo e voglia per conoscere gli altri.»

Nell’avvicinare i giovani alla poesia, la scuola ha una funzione importante?

«All’inizio pensavo che imparare poesie a memoria fosse una cosa inutile, poi mi sono accorto che lo studio andrebbe incentivato. Mi sono reso conto per esempio, che gli autori italiani più famosi nel mondo sono poeti, a partire da quelli classici come Dante, Petrarca e Boccaccio. Purtroppo nella scuola di oggi la poesia è marginalizzata, bisogna avere la fortuna di trovare un professore illuminato, allora puoi davvero appassionarti.»

Qual è il ruolo dei festival?

«Personalmente attribuisco grande importanza a manifestazioni che siano occasioni d’incontro e di contatto tra differenti nazionalità e lingue. La priorità della poesia è l’oralità e i festival sono quei posti dove la poesia viene raccontata. In Sudamerica, ad esempio, puoi recitare i tuoi versi di fronte a diecimila persone e si diventa come rockstar. Devo dire che in Italia la cultura in generale mi sembra sia in qualche modo respinta rispetto ad altre parti del mondo.»

E la Sardegna come risponde?

«Sono stato fortunato ad aver incontrato artisti che mi hanno introdotto al contesto dell’isola, tra questi c’è Valentina Neri. Ora arriva l’incontro con l’AES. Da due anni organizzo due giornate del mio festival a Cagliari, al Teatro di Castello, dove invito numerosi poeti che si esprimono in italiano e in sardo. Per il mio festival avevo già portato Alberto Masala e altri che erano in qualche modo famosi oltremare. Mi ha sempre interessato vedere quanto il popolo ama seguire gli eventi culturali, e mi sembra che ci sia una buona rispondenza, molto maggiore che al nord Italia ad esempio.»

In sintesi, cos’è la poesia per Claudio Pozzani?

«È il mio modo di esprimermi, il mio alfabeto, e anche una scuola di vita perché fare poesia ti insegna a fare parole e a distillarne sempre di nuove. Dove tu finisci le parole è lì che inizia la violenza, in questo senso la poesia può essere anche uno strumento di pace, nel senso che ti allarga la mente, lo sguardo, la possibilità di esprimerti e probabilmente tiene lontana la violenza.»

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Donatella Spano, assessore regionale della Difesa dell’Ambiente.

Lunedì 19 novembre, nella sede della Camera di Commercio di Nuoro, in via Papandrea 8, l’assessore della Difesa dell’Ambiente Donatella Spano, inaugurerà l’Anno forestale della Sardegna 2018-2019. Al convegno intitolato “Foreste e turismi”, in programma alle 12.00, interverranno gli assessori dell’Ambiente Donatella Spano e del Turismo Barbara Argiolas. Istituzioni, ricerca, studenti e imprese e professionisti del settore porteranno un contributo al dibattito intorno ai temi della valorizzazione dei percorsi forestali ed ambientali della Sardegna.

L’iniziativa, ideata nelle giornate del 19, 20 e del 21 novembre tra convegni, workshop e spazi espositivi, è organizzata dall’agenzia regionale Forestas, dall’Università degli Studi di Sassari, Consorzio Uni Nuoro, del Corpo forestale, della Camera di Commercio di Nuoro e con la collaborazione di Isre (Istituto Superiore Regionale Etnografico), Make in Nuoro, Sardegna Ricerche, Aspal (Agenzia Sarda per le Politiche Attive del Lavoro), Biblioteca S. Satta, Ordine Dottori Agronomi e Dottori Forestali della provincia di Nuoro e CAI – Club Alpino Italiano. Alla tre giorni è affiancato un percorso didattico rivolto a tutte le scuole che resterà disponibile per le visite a partire dal 19 fino al giorno 24 novembre.

La mattina di lavori sarà aperta da Giuseppe Pulina, amministratore unico di Forestas, dal sindaco di Nuoro Andrea Soddu, dal presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau, dall’amministratore della provincia di Nuoro Costantino Tidu, dal presidente Camera di Commercio Nuoro Agostino Cicalò, dal coordinatore del S.O.S.e.C. del CAI nazionale Alfredo Gattai, dal presidente Banco di Sardegna Antonello Arru, dal rappresentante regionale albergatori di Federalberghi Paolo Manca, dal comandante Carabinieri Forestali Cristiano Manni, dal presidente della federazione regionale degli Ordini dei Dottori agronomi e dei Dottori forestali della Sardegna Ettore Crobu. Tra gli interventi in programma anche quelli del direttore generale di Forestas Giuliano Patteri, del comandante del Corpo forestale Antonio Casula, del direttore del Dipartimento di Agraria di Sassari Antonello Pazzona, del commissario UniNuoro Fabrizio Mureddu e del direttore generale dell’assessorato della difesa dell’ambiente Paola Zinzula.

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Nuova iniziativa dei Riformatori sardi nei confronti del Governo per il riconoscimento delle accise non versate alla Sardegna.

«Martedì 20 novembre – dice Pietro Fois, coordinatore regionale dei Riformatori sardi – sotto il palazzo del Consiglio regionale presenteremo la nostra battaglia contro un centrosinistra che ha negato 4 miliardi di risorse certe dovuti dal Governo alla Sardegna gravanti su tutti i prodotti petroliferi fabbricati in Sardegna». 

«È una delle più grandi conquiste del popolo sardo – aggiungono i consiglieri regionali Michele Cossa, Attilio Dedoni e Luigi Crisponi – è un diritto Costituzionale sancito dall’art. 8 dello statuto. Tutto il centrodestra sia unito, basta con questa presa in giro, è una truffa nei confronti dei Sardi che deve finire. Presentiamo un emendamento alla finanziaria 2019/20, per sancire il nostro diritto.»

 

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Un’altra zona della Sardegna inizia il suo percorso di programmazione territoriale per progettare dal basso il suo sviluppo. Domani, lunedì 19 novembre, alle 11.00, nella Sala Teatro in via Salvo D’Acquisto, a Vallermosa, l’assessore della Programmazione Raffaele Paci avvierà il tavolo istituzionale allargato al partenariato economico e sociale dell’Unione di Comuni i Nuraghi di Monte Idda e Fanaris, 4 Comuni e quasi 13mila abitanti (Decimoputzu, Siliqua, Vallermosa, Villaspeciosa) coinvolti. Dopo i saluti del sindaco Francesco Spiga, presidente dell’Unione di Comuni, sono previsti interventi degli imprenditori locali.

La programmazione territoriale della Regione si basa su poche regole ma molto chiare, e richiede progetti di ampio respiro e di grande coinvolgimento. Progetti esclusivi, perché nati da territori con caratteristiche esclusive, con l’impegno di tutte le istituzioni e l’irrinunciabile contributo delle imprese. La proposta può essere fatta almeno da una Unione e non da un unico Comune, devono essere necessariamente coinvolti i privati, i progetti devono arrivare dal basso e, una volta firmata la convenzione, essere realizzati entro 36 mesi. Non è un meccanismo che mette in competizione i Comuni, non avendo di fatto scadenza per la presentazione dei progetti se non l’arco temporale della legislatura.

Molto importante evidenziare che, considerati i tempi previsti e l’avvicinarsi della fine della legislatura, non tutti i progetti avviati potranno essere firmati dall’attuale Giunta. Viene però garantita la copertura finanziaria di tutte le programmazioni che hanno già iniziato il loro percorso.

Dal 2016 ad oggi sono 11 i progetti firmati, 9 in fase di co-progettazione, 6 in avvio, per un totale di 26 progetti in campo. Oltre 500 milioni le risorse messe in campo dalla Regione. Sono coinvolti il 100% del territorio ammissibile, 37 Unioni, 295 Comuni e 940mila cittadini.

Il quadro delle politiche di sviluppo locale è completato dai 3 Iti (Cagliari, Sassari e Olbia), dalle due Snai (Strategia nazionale per le aree interne) alta Marmilla e Gennargentu-Mandrolisai, dai Piani dedicati a Sulcis e Nuorese e, infine, dal Pon Metro.

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La Dinamo Banco di Sardegna torna al PalaSerradimigni con una grande voglia di riscattare le ultime due sconfitte subite con Vanoli Cremona ed Umana Reyer Venezia che hanno interrotto la striscia positiva che l’aveva portata a ridosso della vetta della classifica.

L’avversario odierno è l’Oriora Pistoia, l’ex squadra di coach Vincenzo Esposito, oggi allenata da coach Alessandro Ramagli, che si presenta in Sardegna ancora a quota 0 in classifica e con un roster in emergenza ma desiderosa di interrompere la serie negativa e di cogliere la prima vittoria in regular season. I toscani viaggiano ad una media di 93,8 punti al passivo a partita, a fronte dei 75,8 punti a partita realizzati. La Dinamo deve assolutamente vincere ma non può distrarsi, magari facendo leva sui dati negativi dell’Oriora Pistoia.

La partita avrà inizio alle 18.00.

Marco Spissu.

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Nuova pesantissima sconfitta, per la VBA/Olimpia Sant’Antioco, nella sesta giornata di andata del girone F del campionato di serie B di volley maschile. Sul campo della Pol. Roma 7 Volley, la squadra di Mario Della Pia ha messo insieme solo 31 punti in 3 set: 25 a 12, 25 a 9 e 25 a 10. Per la squadra antiochense, allestita quest’anno, a causa della mancanza di risorse economiche, con elementi locali, il campionato sta diventando un autentico “calvario” sportivo, con il rischio concreto, se non interverranno integrazioni all’organico in corso d’opera, di arrivare a fine stagione, non solo a 0 punti, ma senza vincere neppure un set, dato statistico probabilmente mai toccato prima da nessun’altra squadra della categoria.

La Pol. Sarroch ha perso in casa con l’Anguillara al tie-break, dopo essere stata due volte in vantaggio di un set: 25 a 23, 18 a 25, 25 a 20, 29 a 31, 11 a 15.

Oggi, alle 18.00, si gioca il derby tra le altre due squadre sarde, Pallavolo Olbia e Cus Cagliari Sandalyon.