23 November, 2024
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Il sindaco di Sant’Antioco, Ignazio Locci, ha scritto al presidente della Regione Sardegna, Francesco Pigliaru, ed all’assessore regionale della programmazione Raffaele Paci per evidenziare il rischio che l’istituzione, per volontà della Giunta regionale, della ZES (Zona Economica Speciale), dalla quale risulta escluso il porto di Sant’Antioco, cancelli definitivamente l’unica attività industriale presente nel territorio di Sant’Antioco: quella del sale, attiva nella Salina marina che si affaccia sul golfo di Palmas e si estende per 20 km lungo la costa. Un’industria che produce e dà lavoro, ma il cui futuro produttivo, alla luce della ZES, è più che mai incerto.

«La Regione, con la delibera del 21 novembre 2018 n. 57/17 – spiega il sindaco di Sant’Antioco – istituisce la Zona Economica Speciale che ricomprende i porti di Cagliari, Olbia, Oristano, Porto Torres, Portovesme, Arbatax. In questa zona, oltre all’ampliamento dell’utilizzo del credito d’imposta, la Regione intende sperimentare anche forme di semplificazione burocratica. Ma il porto di Sant’Antioco, nonostante conservi una funzione economica e commerciale in virtù del traffico del sale che gravita sulle aree portuali, risulta escluso dalla cosiddetta “zonizzazione” della ZES. Il nostro timore, assolutamente fondato, è che i vantaggi economico-fiscali di cui beneficeranno le industrie attive nelle aree ricomprese nella ZES rischino di produrre distorsioni di mercato in termini di concorrenza. La produzione del sale antiochense, infatti, che utilizza lo scalo portuale di Sant’Antioco per il trasporto delle merci, non beneficerà di alcuna agevolazione, contrariamente ai diretti concorrenti del mercato che operano nello scalo di Cagliari o Portovesme, ad esempio.»

Tali differenze possono creare effetti devastanti: l’attività industriale di Sant’Antioco rischia, dunque, di essere espulsa dal mercato. Ma non è tutto: «Non si può ignorare il fatto che l’infrastruttura portuale di Sant’Antioco, nello specifico la “banchina del sale”, non sia adatta al carico sulle navi di ingenti quantità di sale – aggiunge il sindaco Ignazio Locci – in quanto non sono stati ancora attivati i lavori di infrastrutturazione, come il dragaggio del fondale. Questi limiti infrastrutturali obbligano l’industria del sale di Sant’Antioco a riversare parte del proprio prodotto nel porto di Cagliari, subendo anche i maggiori costi derivanti dal trasporto gommato Sant’Antioco-Cagliari».

«Il porto di Sant’Antioco deve essere inserito nella zonizzazione della ZES, alla luce anche di quanto sancito nel “Documento di economia e finanza regionale del 2019″, nel quale si evidenzia che nella ZES possono rientrare anche le aree che presentino una rilevanza strategica per le attività di specializzazione territoriale che si intende rafforzare e dimostrino un nesso economico funzionale con l’Area portuale – sostiene Ignazio Locci -. Ed è esattamente il caso dell’industria del sale di Sant’Antioco. Se, tuttavia, la Regione ritiene che sul territorio antiochense non ci debba più essere alcuna attività industriale, lo dica chiaramente.»

 

 

 

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L’assessore dei Lavori pubblici Edoardo Balzarini dopo la riunione, tenutasi questa mattina a Cagliari nella sede dell’assessorato, in cui ha convocato tutte le parti coinvolte, ha annunciato che «è imminente la firma del protocollo d’intesa fra tutte le strutture interessate alla messa in sicurezza degli svincoli di Ottana sulla 131 dcn e per l’esecuzione delle opere necessarie e la successiva gestione».

Alla riunione erano presenti, oltre all’assessore e al capo di Gabinetto Mario Uras, il responsabile dell’Anas per la Sardegna, Valter Bortolan e  dell’area compartimentale Cagliari, Enrico Atzeni, il sindaco di Ottana Franco Saba, il presidente del Consorzio Industriale della Sardegna Centrale Piero Guiso. «Quello di oggi è l’ultimo di una serie di confronti con Anas iniziati per volontà del mio predecessore Paolo Maninchedda per risolvere una situazione di grande pericolosità – dice Edoardo Balzarini – ed è servito per stabilire i compiti di ciascun soggetto interessato, in modo da procedere subito nelle attività  delegando le rispettive strutture tecniche sulla base di apposito protocollo da sottoscrivere entro 15 giorni da oggi».

Nella riunione è stato definito che Anas si farà carico dei  lavori necessari nell’ambito degli accordi quadro già in essere sulla base della progettazione che verrà finanziata dalla Regione mentre il Consorzio Industriale, la Provincia ed il Comune metteranno a disposizione le aree e le opere interessate agli interventi e, unitamente all’Anas, si faranno carico della successiva gestione per quanto di rispettiva competenza. 

 

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Da martedì 4 a domenica 9 dicembre, a Sant’Antioco, torna il “Festival del cortometraggio mediterraneo Passaggi d’autore: intrecci mediterranei”. Giunto quest’anno alla XIV edizione, organizzato dal Circolo del cinema “Immagini” aderente alle Ficc, Passaggi d’autore: intrecci mediterranei è anche un momento di formazione cinematografica con i tre workshop dedicati alla Critica cinematografica, alla Realtà aumentata applicata al cinema, e alla Sand animation, con i bambini della quinta A dell’istituto comprensivo di Sant’Antioco – Calasetta.

Il denso programma della sei giorni del Festival di Sant’Antioco verrà presentato mercoledì 28 novembre, a partire dalle 10,30, nella sede della Fondazione di Sardegna, in via San Salvatore da Horta 2, a Cagliari. All’incontro con i giornalisti interverranno Luciano Cauli, presidente del Circolo del Cinema “Immagini” (aderente alla Ficc), Ado Hasanović, direttore artistico del Festival, Renata Corona, coordinatrice programma giovani Unicef Italia, l’assessore della Cultura del comune di Sant’Antioco, Rosalba Cossu. Partecipano inoltre Franco Sardi ed Antonello Cicatiello del Touring Club Italiano, che ogni anno oltre a dare il patrocinio promuove il borgo sulcitano ed il suo Festival del cortometraggio mediterraneo.

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La Zona economica speciale della Sardegna prende forma e inizia l’iter ufficiale verso la sua istituzione. 2.770 ettari di aree collegate a zone portuali godranno di semplificazioni amministrative e fiscali per favorire lo sviluppo di imprese già insediate o che in quel perimetro sceglieranno di insediarsi. La Giunta ha approvato il Piano strategico della Zes, che è già sul tavolo del Governo per il via libera finale: è stato illustrato oggi dal presidente della Regione Francesco Pigliaru e dall’assessore della Programmazione Raffaele Paci, insieme al presidente dell’Autorità di sistema portuale della Sardegna Massimo Deiana. La particolarità, e novità, rispetto alle altre regioni, è che la Sardegna ha scelto di istituire un’unica grande Zes mettendo in rete i sei porti con aree retroportuali, per fare della sinergia un vero punto di forza. 

«Le Zes possono essere una ottima occasione per attrarre imprese in Sardegna, anche dall’estero, e allo stesso tempo per supportare e rilanciare l’attività di quelle già insediate in quelle aree –  dice il presidente Francesco Pigliaru -. Lo sviluppo economico della Sardegna passa dal mare, e rafforzare il ruolo e le potenzialità della rete portuale della nostra isola può sicuramente avere un ruolo importante nel rilancio della nostra economia anche a beneficio delle aree interne. Questo ragionamento è stato alla base della nostra scelta di istituire un’unica grande Zona Economica Speciale della Sardegna, con tutti i porti collegati fra loro in un sistema virtuoso in cui ognuno, con la sua specializzazione, contribuisce allo sviluppo equilibrato di tutta la regione. Intendiamo la Zes come uno strumento di marketing territoriale dall’elevato impatto economico, strettamente legata all’economia del mare e all’incremento dell’export.» 

Il Piano strategico per l’istituzione della Zona economica speciale in Sardegna è stato elaborato dopo gli incontri portati avanti a luglio scorso dall’assessore Raffaele Paci con le amministrazioni locali e i consorzi industriali delle zone interessate, ovvero Cagliari (che avrà 1.628 ettari di Zes), Portovesme dunque Carbonia-Iglesias (110 ettari), Olbia dunque nord-est Sardegna (180 ettari), Porto Torres con Sassari e Alghero (500 ettari), Oristano (219 ettari) e Ogliastra (56 ettari). Insieme a Paci hanno partecipato agli incontri l’Autorità portuale della Sardegna e gli Assessorati regionali dell’Industria, degli Enti Locali e dei Trasporti. Il contributo raccolto è servito a perfezionare il Piano, con le indicazioni arrivate direttamente dai territori. 

«Negli incontri sul territorio, durante i quali c’è stata grande partecipazione degli interessati, abbiamo deciso come disegnare concretamente la Zes nella geografia della Sardegna. È stato un percorso che ha pienamente coinvolto tutti i referenti locali, con i quali sono state condivise le strategie per raggiungere il miglior risultato possibile. L’obiettivo è chiaro: con la Zes vogliamo innescare dinamiche di sviluppo che consentano di attrarre imprese e investimenti, dunque vogliamo creare meccanismi virtuosi a vantaggio di tutta la nostra economia regionale. Con la scelta di istituire un’unica, grande Zes, raggiungiamo il doppio risultato di coinvolgere quanti più territori possibile, comprese le zone interne, e allo stesso tempo di dar vita a un progetto più ampio e strategico. Non solo: la rete distribuita sull’intero territorio consentirà l’integrazione con le zone franche doganali intercluse, in via di attivazione, in modo da potenziare entrambi gli strumenti.»

«Avere la Zes mette la Sardegna nelle condizioni di poter competere ad armi pari con tutti i nostri principali concorrenti che stanno nel Mediterraneo. Le zone economiche speciali, che ormai sono diverse centinaia in tutto il mondo, nascono per rilanciare il sistema portuale e tutta l’economia che possono generare. Non averle è senza dubbio un ostacolo alle potenzialità di sviluppo, perché le parti del mondo in cui il commercio e gli scambi sono particolarmente rifioriti sono proprio quelli in cui esistono le Zes, strumento molto forte ed efficace – sottolinea Massimo Deiana -. Per gestirle la legge prevede un organismo molto snello, un Comitato d’indirizzo composto da 4 persone che rappresentano Regione, Autorità portuale, ministero dei trasporti e Presidenza del Consiglio dei ministri. In più, nel nostro piano strategico, abbiamo deciso di prevedere un ulteriore organismo, che abbiamo chiamato Cabina di regia, un tavolo permanente consultivo in cui possono costantemente raccordarsi e confrontarsi tutti i soggetti interessati. La gestione sarà il più possibile rapida e snella, per rispondere alle esigenze delle imprese che, prima di tutto, ci chiedono rapidità e semplificazione burocratica.»

Le Zes sono state istituite con il Decreto Sud (il 91 del 2017). Alla Regione il compito di predisporre il Piano di sviluppo strategico che deve poi essere approvato dal Ministero per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno. Caratteristica richiesta per avere diritto alla Zes è quella di avere una zona geografica ben delimitata e identificata, composta anche da aree non adiacenti, purché con un nesso funzionale. La Zes, che viene gestita da un Comitato di indirizzo presieduto dal presidente dell’Autorità di sistema portuale, deve comprendere un’area portuale della rete trans-europea dei trasporti (TEN-T), per la Sardegna il porto di Cagliari. La Regione ha dunque deciso di creare un’unica zona economica speciale “a rete”, coinvolgendo tutti i 6 porti con le rispettive zone retroportuali e utilizzando come pilastro centrale del progetto il porto di Cagliari, per poi coinvolgere tutti gli altri porti con aree industriali adiacenti. «In queste aree – spiega Raffaele Paci – oltre all’ampliamento dell’utilizzo del credito d’imposta, la Regione si impegna a sperimentare forme di semplificazione burocratica, pensiamo per esempio a un Suape per le Zes, per favorire l’insediamento di nuove imprese grazie anche a procedure molto più snelle». Del processo di semplificazione si occuperà l’Assessorato dell’Industria. 

Per quanto riguarda la perimetrazione delle aree, come previsto dal decreto sono state individuate le aree portuali e retroportuali, valorizzando i nessi funzionali ed economici importanti per lo sviluppo delle filiere produttive regionali. Ma si è anche deciso di valorizzare la presenza degli aeroporti vicini a tre dei porti interessati (Cagliari, Olbia e Alghero) per aumentare l’efficacia del sistema regionale. Dopo la perimetrazione, restano ancora da assegnare 73 ettari che potranno essere utilizzati in seguito per rispondere a specifiche esigenze. Le imprese, all’interno della Zes, potranno godere di credito d’imposta (massimo 50 milioni), raccordo con altri strumenti nazionali e regionali, contratti di sviluppo, accordi per l’innovazione, contratti di investimento, incentivi all’occupazione e procedure di aiuto alle imprese cofinanziate con risorse comunitarie. 

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Il Partito Comunista Italiano ha diffuso una nota nella quale afferma di essere fortemente preoccupato per le conseguenze che genererà il via libera dagli uffici del comune di Iglesias dell’ampliamento della fabbrica di bombe RWM e chiede al Sindaco e all’intero Consiglio comunale di esprimersi in merito.

«Ricordiamo quanto fatto dalla precedente amministrazione Gariazzo, la quale approvò un ordine del giorno con cui il Consiglio comunale di Iglesias esprimeva una posizione netta contro la produzione di armamenti bellici – si legge in una nota -. Una posizione chiara e precisa da meritare in data 10 febbraio 2018 l’assegnazione del IX premio “Chiara Lubich”.»

Il PCI auspica una presa di posizione da parte di tutte le forze politiche, capaci di avviare un percorso di riconversione della fabbrica e la costruzione di un’economia di pace e, per tale ragione, «chiederà agli assessori regionale al lavoro e all’industria di convocare un tavolo che coinvolga le parti sociali, con l’obiettivo di avviare un percorso di riconversione dello stabilimento verso un orientamento produttivo rispettoso dell’ambiente e della vita».

«Non ci stiamo a dover ascoltare da più parti il ricatto occupazionale, facendo leva sulla situazione economica e sociale di cui l’intero territorio soffre da tempo – concludono – Luca Putzu, segretario della sezione PCI di Iglesias, Fabrizio Deidda, segretario della federazione PCI del Sulcis Iglesiente e le rispettive segreterie, comitato direttivo di sezione e comitato federale – chiedono a tutte le forze politiche di ascoltare e attuare le richieste più volte sollecitate dalla UE, a tutta la Comunità Internazionale, per impedire la vendita di armi ai paesi in guerra.»

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Dal 1 al 2 dicembre 2018 ritorna alla Fiera di Cagliari il Festival di Scirarindi, la prima grande manifestazione indipendente a carattere regionale dedicata alla scoperta e alla celebrazione della Sardegna naturale, al benessere, ai temi della sostenibilità e ai nuovi stili di vita, alle produzioni alimentari biologiche, alla bioedilizia e tutela dell’ambiente, al turismo consapevole, al buon vivere. Ottava edizione di una realtà ormai matura e ben consolidata che propone agli oltre sedicimila visitatori servizi, saperi e prodotti che aiutano a rendere la vita equilibrata, più sostenibile ed equa e rendono questo appuntamento un’imperdibile occasione di crescita. Un festival che nutre l’anima, una piazza viva, in cui far circolare le idee, i progetti, i sogni.

Organizzato dall’associazione culturale Scirarindi vede anche quest’anno il patrocinio del Comune e della città Metropolitana di Cagliari e della Regione Sardegna, e un ricchissimo programma culturale che si articola tra informazione, formazione, gioco, apprendimento, animazione e tantissimi ospiti speciali, nel primo weekend di dicembre con appuntamenti dalle 10.30 fino alle 22.00. Un percorso che si snoda tra i diecimila metri quadri dei tre Padiglioni I, G, B e le cinque sale del Palazzo dei Congressi, tra attività teoriche e pratiche e la vasta area espositiva, colonna portante del festival.

I numeri anche quest’anno non tradiscono le aspettative: 248 le attività in programma organizzate nelle consuete 9 aree tematiche quali iniziative speciali, conferenze, attività food, laboratori, lezioni dimostrative, trattamenti e consulenze del benessere, meditazioni, libri, mostre e spettacoli, attività per bambini, aree relax, punti ristoro bio-veg, degustazioni dei prodotti locali; 270 gli espositori (246 provenienti dalla Sardegna e 24 dal resto d’Italia) ordinati nei vari settori alimentazione, ambiente e agri-cultura, animali, arte artigiana, bioedilizia, compranaturale, economia etica e partecipazione, ecoturismo, salute e benessere, spazio bambini, vita interiore; 60 inoltre i volontari e 70 gli studenti dell’alternanza scuola-lavoro coinvolti nello staff dell’organizzazione.

«Scirarindi, è la Sardegna in movimento, la Sardegna della consapevolezza e della sostenibilità. Un mondo in crescita, che è bellissimo incontrare ogni anno pieno di vitalità e voglia di futuro», spiega Giovannella Dall’Ara, responsabile del programma culturale ed anima del festival.

Nell’ottava edizione di Scirarindi l’area espositiva si articola attraverso 270 espositori suddivisi nelle 11 aree tematiche di cui 53 per l’alimentazione, 15 per l’ambiente e agri-cultura, 9 animali, 16 arte artigiana, 9 bioedilizia, 53 compranaturale, 27 economia etica e partecipazione, 13 ecoturismo, 37 salute e benessere, 8 spazio bambini, 30 vita interiore. Tra le tante novità anche un notevole aumento delle aziende provenienti dalla penisola, tra cui La Grande Via, l’Associazione fondata dal dottor Franco Berrino; dal Veneto, per il tema Ecoturismo, arriva ViaggieMiraggi Cooperativa Sociale che propone un modo di viaggiare secondo i principi del turismo responsabile, per valorizzare le realtà più piccole; Dal Friuli Venezia Giulia, per il settore Benessere, Diabasi®, la prima e più grande Scuola Professionale di Massaggio a livello Nazionale. Ancora nell’area Benessere, direttamente dal Sana di Bologna, sarà a disposizione del pubblico sardo Soulspension un trattamento, che agisce sul riallineamento della colonna vertebrale, migliorando la postura; sarà a Scirarindi anche Medici senza Frontiere, la più grande organizzazione medico-umanitaria indipendente al mondo, Premio Nobel per la Pace nel 1999 e che da oltre 40 anni fornisce soccorso umanitario in più di 60 paesi con oltre 400 progetti.

 

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In data 22 novembre a Roma presso la sede del ministro della Salute, una delegazione del CISADeP, guidata dal Presidente, Emanuela Cioni (Emilia Romagna), Don Francesco Martino (Molise), Flavio Ceccarelli, Valerio Bobini, Piero Tiezzi, Eva Giuliani (Toscana), Teresa De Santo ed Antonio Amatucci (Basilicata) ha incontrato il Capo della Segreteria Tecnica del ministro Giulia Grillo, dott. Giuseppe Amato e due funzionari del Ministero, la dott.ssa Laura Vinci e l’avv. Maria Romana Mastrangelo per continuare il dialogo iniziato il 21 novembre 2017 con la struttura tecnica del ministero della Salute tendente ad ottenere un ripensamento ed una modifica sostanziale, a mezzo chiarificazioni, modifiche ed integrazioni del D.M. 70/2015 sui servizi sanitari ospedalieri e territoriali nelle aree periferiche e particolarmente disagiate d’Italia per garantire veramente una vera emergenza urgenza, un vero percorso nascita, una vera garanzia di servizi di supporto, una vera struttura ospedaliera di garanzia per raggiungere la tutela della salute prevista dall’art. 32 della Costituzione, oggi non garantito nelle periferie.

Ad un anno di distanza dall’incontro avuto con i tecnici del Ministero della Salute che si occupano delle aree periferiche e svantaggiate e delle problematiche delle Strategie Nazionali delle Aree Interne con la delegazione CISADeP, come si evince dalle criticità che abbiamo rappresentato in quella sede, la situazione dei servizi di emergenza/urgenza, della riconversione dei presidi montani e ultraperiferici che potrebbero essere riconvertiti in presidi di area particolarmente disagiata, dei servizi sanitari periferici è decisamente peggiorata in tutta Italia.

Il CISADeP, ha consegnato al dott. Giuseppe Amato e al suo staff, come documento di lavoro, la sua PIATTAFORMA PROGRAMMATICA, tutta una serie di proposte complessive e poi anche delle proposte in merito al Percorso Nascita in aree disagiate e periferiche.

Il CISADeP si augura siano prese in considerazione dal ministro della Salute e dal Governo tutto per una definizione da parte della Conferenza Stato Regioni, il CISADeP chiede inoltre che, anche in caso della completa devoluzione della sanità alle regioni, progetto al quale sembra stia lavorando il ministro per gli Affari regionali a cominciare da Lombardia e Veneto, la questione della sanità nelle aree disagiate e periferiche del paese, essendo questione di garanzia di uguaglianza tra i cittadini viventi in condizioni di disagio maggiore nelle aree periferiche ed ultraperiferiche nonché disagiate e particolarmente disagiate del paese, in base all’art. 32 della Costituzione, rimanga come definizione degli standard e dei servizi competenza dello Stato.

Inoltre, nella chiarificazione del D.M. 70/2015, il CISADeP, in merito agli ospedali di area particolarmente disagiata chiede si elimini il principio di discrezionalità del “possono prevedere” sancendo il principio dell’obbligatorietà “devono prevedere”.

In merito al cosiddetto Decreto Lorenzin sui punti nascite in aree disagiate il giudizio, elaborato il riordino della materia della sanità della aree particolarmente disagiate e periferiche del paese, sia affidato, in base alle chiarificazioni approvate, esclusivamente al Comitato Nazionale per il Percorso Nascita presso il ministero della Sanità.

L’interlocuzione è stata positiva. In un clima di grande ascolto, il presidente Emanuela Cioni ha introdotto l’incontro, mentre Eva Giuliani, Valerio Bobini e Piero Tiezzi hanno presentato la situazione Toscana, Teresa De Santo ed Antonio Amatucci la situazione dell’ospedale di Chiaramente, (Basilicata) non riconosciuto di area particolarmente disagiata e la vicenda relativa al ricorso al Presidente della Repubblica. È stato alla fine il segretario Francesco Martino a fare la sintesi di cui sopra e a descrivere la situazione ed entrare nel dettaglio delle criticità delle altre regioni Italiane.

Il dott. Giuseppe Amato, considerando proficuo l’incontro, ha assicurato l’impegno del Ministro sia per i problemi presentati, come anche di lavorare, per quanto di competenza, per arrivare in un percorso condiviso con le Regioni, ad una definizione normativa e legislativa più chiara per le aree disagiate e periferiche del paese, che tuteli effettivamente il diritto alla salute in questi territori sancito dall’art. 32 della Costituzione, a partire all’approfondimento e dall’analisi delle proposte presentate dal CISADeP su tutta la materia, dall’emergenza urgenza, agli ospedali di area particolarmente disagiata, alle strutture ospedaliere nelle aree terremotate e nelle isole, alle strutture territoriali, ai punti nascita e servizi sostitutivi.

In montagna, nelle zone disagiate e periferiche si accendono sempre meno luci conclude la Presidente del Coordinamento Nazionale, Emanuela Cioni, vogliamo vedere riaccendersi tante luci e tanti giovani devono ritornare a vivere in questi territori e, dobbiamo rassicurarli e promettere loro che i servizi primari (le scuole i trasporti e la sanità) saranno tutelati; non dobbiamo mai abbassare la guardia, ecco perche abbiamo chiesto al Ministero di vigilare costantemente su quelle regioni che in questi anni gli è stata concessa la “libertà” di tagliare i tanti servizi. La Presidente infine ringrazia di cuore l’On. Chiara Gagnarli per l’impegno costante mostrato per aver favorito questo incontro.

Emanuela Cioni

Presidente del CISADeP

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La Giunta regionale, su proposta dell’assessore dell’Industria, Maria Grazia Piras, ha approvato il Piano d’azione delle installazioni delle infrastrutture di ricarica dei veicoli elettrici. Attualmente, in capo alla Centrale regionale di Committenza, è in corso l’espletamento della gara da 8,6 milioni di euro (fondi Fondi FSC e POR 2014-2020) per la fornitura e l’installazione delle colonnine di ricarica nei Comuni che, insieme alla Regione, hanno già firmato l’Accordo di programma per attuare il Programma della mobilità elettrica (inserito nel Patto per la Sardegna e con risorse complessive pari a 18,5 milioni di euro, di cui 15,5 di Fondi FSC e 3,5 milioni di Fondi POR). Il Piano d’azione approvato oggi, definito dall’assessorato dell’Industria con il supporto dell’Università di Cagliari, è il documento di pianificazione strategica, unico riferimento per l’installazione delle colonnine, oltre che base per il futuro sviluppo della mobilità elettrica a livello regionale. Per ora i Comuni interessati sono la Città metropolitana di Cagliari, la Rete metropolitana del nord Sardegna, Olbia, Nuoro e Oristano, i quali hanno già deliberato, nei rispettivi Consigli comunali, i Piani locali che definiscono il quadro degli interventi. Il Piano regionale propone una strategia generale e uno scenario di riferimento che rispetta le linee indicate dal Piano nazionale, adattabile a eventuali aggiornamenti futuri e funzionale alle peculiarità dei diversi territori della Sardegna. Eventuali altre risorse a valere sui fondi FSC e PO FESR saranno destinate a completare il Piano per favorire l’estensione delle infrastrutture di ricarica dei veicoli elettrici nelle aree urbane attualmente escluse, formando così oggetto di un ulteriore futuro intervento.

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Mercoledì 28 novembre, alle ore 10.30, nell’Hostel Marina di Cagliari, verranno presentati, nel corso di una conferenza stampa, i risultati del progetto internazionale sul dialogo interreligioso, “Development of New Inter-religious tools” realizzato da 13 associazioni provenienti da 11 Paesi con il coordinamento della TDM 2000.

L’obiettivo principale del progetto è stata la promozione della comprensione e della tolleranza tra persone di differente fede religiosa attraverso uno strumento innovativo: la creazione e lo sviluppo di nuovi strumenti e giochi da tavolo sul dialogo interreligioso che aiutassero a familiarizzare con le altre religioni e promuovendo comprensione e tolleranza reciproca. Altri obiettivi sono stati la condivisione di buone pratiche nel campo del dialogo interculturale e inter-religioso e l’aumento delle competenze degli operatori giovanili e dei formatori.

Avviatosi con un kick off meeting in Albania, a dicembre 2017, il progetto ha avuto in agenda due seminari, un corso di formazione, numerose attività locali, e si concluderà con un meeting finale di valutazione alla fine del 2018. Al momento, le associazioni partner si stanno occupando di realizzare dei workshop a livello locale, per promuovere la conoscenza del dialogo interculturale e favorire il dialogo inter-religioso, oltre che per testare i giochi da tavolo sviluppati dai partecipanti al progetto.

Alla conferenza stampa di presentazione, prenderanno parte i rappresentanti della TDM 2000 e delle associazioni aderenti al progetto.

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La commissione “Attività produttive” del Consiglio regionale ha approvato in serata una risoluzione sui mancati pagamenti dei lavori sulla SS-Olbia eseguiti in subappalto.

Nel documento, approvato all’unanimità, il parlamentino presieduto da Luigi Lotto invita la giunta regionale ad attivarsi presso Anas perché eserciti le sue funzioni previste dal codice degli appalti. In particolare, la Commissione chiede che Anas vigili sul rispetto delle disposizioni che obbligano i soggetti affidatari al tempestivo pagamento dei lavori dati in subappalto e, in caso di inadempienza, provveda a erogare direttamente gli importi per i lavori effettuati.

Nei giorni scorsi, l’organismo consiliare aveva sentito in audizione alcuni rappresentanti delle ditte subappaltatrici della nuova SS-Olbia che avevano denunciato la grave situazione di crisi aziendale determinata dal mancato incasso delle spettanze per i lavori eseguiti. In alcuni casi, si tratta di crediti milionari che hanno portato alcune aziende a operare tagli pesantissimi sul personale mentre altre sono oggi a rischio fallimento.