Termodinamico di San Quirico: residenti e titolari di aziende agro-zootecniche diffidano la Regione.
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Dopo quelle presentate dai comuni di Oristano e Palmas Arborea nei giorni scorsi, arrivano ora le diffide dei cittadini residenti e dei titolari delle aziende agro-zootecniche di San Quirico e Tiria indirizzate al Servizio energia ed economia verde della R.A.S., affinché dichiari improcedibile l’istanza di autorizzazione unica per la costruzione di un impianto ibrido solare termodinamico nella borgata di San Quirico, presentata dalla Società bolzanina San Quirico Solar Power S.r.l. Per il prossimo martedì 13 novembre l’assessorato regionale dell’Industria ha convocato a Cagliari la seconda conferenza di servizi, dopo che la prima – svoltasi il 20 marzo – aveva evidenziato numerose inadempienze da parte della Società proponente, oltre che vistose lacune progettuali, e si era conclusa con la richiesta di “corpose e rilevanti integrazioni”.
«Diffidiamo la Regione dal procedere con l’iter di autorizzazione per diverse ragioni: 1) perché il progetto definitivo che va allegato all’istanza di autorizzazione unica non presenta ancora un livello definitivo. Infatti, mancano ancora numerosi elaborati minimi. Ed è la stessa R.A.S. che ne prescrive la presentazione “pena l’improcedibilità dell’istanza – dichiara il portavoce del Comitato per la salute e la qualità della vita, Antonio Ignazio Garau -. 2) perché la Società proponente – pur essendone consapevole e avendoli individuati – non ha inserito i numerosi proprietari di abitazioni e aziende agro-zootecniche della zona – che subiranno ingenti danni patrimoniali (svalutazione degli immobili, minor fatturato, etc.) ed esistenziali, se la R.A.S. autorizzasse la costruzione dell’impianto – nell’elenco dei soggetti nei cui confronti il provvedimento finale è destinato a produrre effetti diretti. Così come non ha inserito numerosi proprietari dei terreni che, lungo un percorso di oltre 7 chilometri, saranno interessati dall’apposizione della servitù di elettrodotto.»
«Gli abitanti di San Quirico e di Tiria non sono contrari agli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Chiedono solamente che questo tipo di impianti industriali siano costruiti in aree industriali o degradate, di cui la Sardegna – purtroppo – abbonda, e non in terreni vocati all’agricoltura, limitrofi ad aree sottoposte a plurima vincolistica paesaggistica, intorno ai quali abitano oltre 700 persone – prosegue Garau -. Confidiamo molto nella sensibilità, nel buon senso e nella coerenza del presidente Francesco Pigliaru e dell’assessore dell’Industria, Maria Grazia Piras, che hanno condotto una battaglia encomiabile contro la costruzione degli impianti solari termodinamici di Decimoputzu-Villasor e Gonnosfanadiga-Guspini, intervenendo più volte anche presso il Consigli dei ministri. Le criticità evidenziate dalla Giunta regionale per quegli impianti sono le medesime dell’impianto di San Quirico. Perché nel Medio Campidano quel tipo di impianto non va bene, mentre a San Quirico sì? A parte i danni patrimoniali e gli altri inconvenienti esistenziali, d’estate vorremmo poter continuare a dormire con le finestre delle nostre case aperte, senza l’incubo che ci arrivi il fumo delle 75 tonnellate di legna che la centrale a biomassa dovrebbe bruciare quotidianamente»
«I cittadini riuniti nel Comitato – si legge in una nota – si chiedono perché la Regione non si adoperi per interfacciare la domanda di aree per la costruzione di questo tipo di impianti con l’offerta fiorente in Sardegna (si pensi ai recenti bandi emanati dal Consorzio industriale di Nuoro per le aree di Bolotana-Ottana, o alle aree disponibili a Macchiareddu o a Porto Torres o a Portovesme, etc.), evitando l’eccessivo consumo di suolo e la serie di altri pesanti impatti sotto il profilo ambientale, paesaggistico e socio-economico. Cui prodest l’impianto di San Quirico? A quale ratio politica risponde la violenza che si vuole perpetrare a un territorio che, civilmente e democraticamente, ha espresso il suo dissenso anche attraverso le sue rappresentanze istituzionali (Provincia di Oristano, Comune di Oristano, Comune di Palmas Arborea, Comune di Arborea), tutti i partiti politici (tutti!) e innumerevoli associazioni di categoria, sindacali e ambientaliste? Perché forzare la mano?»
«Nel caso in cui la R.A.S. – nonostante le irregolarità segnalate – confermasse la conferenza di servizi di martedì 13 novembre – conclude la nota -, una delegazione del Comitato sarà presente a Cagliari al fianco dei Consigli comunali di Oristano e Palmas Arborea, per ribadire la ragioni del no alla costruzione di impianti industriali in aree agricole e per rivendicare il diritto delle amministrazioni locali di pianificare lo sviluppo dei loro territori, diritto in questo caso scippato e calpestato.»
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