Attilio Dedoni (Riformatori sardi): «Sulle accise, il Consiglio regionale ha scritto una pagina storica».
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«L’approvazione unanime dell’ordine del giorno con cui il Consiglio regionale impegna il Presidente della Regione a rivendicare le quote di compartecipazione erariale sulle accise sui prodotti petroliferi fabbricati in Sardegna è una pagina storica, che dà ragione alla battaglia intrapresa dai Riformatori per il riconoscimento di un diritto della nostra Isola che lo Stato ha sempre ignorato», dichiara il capogruppo dei Riformatori sardi per l’Europa in Consiglio regionale, Attilio Dedoni.
«Dopo la falsa partenza del 2014, quando al voto unanime dell’Assemblea che iscriveva in bilancio le quote relative alle accise non è poi seguita una battaglia unitaria in difesa del testo di legge impugnato dal Governo, abbiamo una seconda occasione per intraprendere un serio percorso di rivendicazione – sottolinea Attilio Dedoni -. Ora sta al presidente Pigliaru, con il sostegno di tutte le forze politiche, attivarsi immediatamente affinché, entro la fine della legislatura, si modifichino le scandalose norme di attuazione dello Statuto con cui lo Stato ha cercato surrettiziamente di far passare le accise per imposte al consumo anziché, come affermano tutte le leggi e come già riconosciuto dalla Corte Costituzionale, per imposte di fabbricazione. Ciò consentirà di esigere le accise sui prodotti petroliferi nel luogo di raffinazione e pertanto di versare alla Regione Sardegna le quote su carburanti e combustibili prodotti a Sarroch, una partita da circa quattro miliardi di euro all’anno.»
«Con il voto odierno, il Consiglio ha gettato le basi per riportare nell’Isola un’enorme mole di risorse, soldi dei sardi che oggi si disperdono per altre vie e che in futuro potranno contribuire al nostro sviluppo economico, anche attraverso l’abbattimento del costo dei carburanti sul territorio regionale – conclude il capogruppo dei Riformatori sardi -. Si rende inoltre giustizia al nostro territorio, su cui da decenni grava il peso della più grande raffineria petrolifera del Mediterraneo senza che, finora, si sia mai avuto un ristoro per le ricadute negative di tale attività.»
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