La Sardegna centra l’obiettivo di spesa obbligatoria (N+3) dei fondi europei Por Fesr per il 2018.
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La Sardegna centra l’obiettivo di spesa obbligatoria (N+3) dei fondi europei Por Fesr per il 2018, riuscendo addirittura a certificare 13 milioni in più di quanto era richiesto. Tutte le risorse assegnate all’Isola sono dunque al sicuro: le ferree regole europee prevedono infatti che chi non riesce a raggiungere l’obiettivo N+3 perda automaticamente i fondi non spesi. Dal 2015 dunque, anno di approvazione del Por Fesr (fondo europeo per lo sviluppo regionale), la Regione ha certificato complessivamente 161 milioni e 500mila euro a fronte dei 147 milioni e mezzo richiesti entro dicembre 2018, data del primo tagliando ufficiale di verifica con l’Europa sull’andamento della spesa.
«È un risultato di cui siamo molto soddisfatti, che ci riempie di orgoglio e ci stimola a procedere con ancora più rapidità per destinare tutti i fondi a nostra disposizione a progetti di qualità – dice l’assessore della Programmazione Raffaele Paci –. La novità, introdotta in questo ciclo, dei controlli in itinere sugli obiettivi senza aspettare la fine della programmazione, è un ulteriore impulso a lavorare bene e in fretta: siamo contenti dei risultati raggiunti e lavoriamo per migliorarli, a vantaggio della qualità della vita di tutti i sardi, perché i nostri sono progetti concreti, con ricadute reali nella vita quotidiana di tutti cittadini, migliorandola. Ringrazio per questo risultato l’Autorità di gestione Graziella Pisu e tutti coloro che con il loro lavoro e impegno quotidiano negli assessorati, negli enti locali e nelle agenzie, ne hanno permesso il raggiungimento.»
Il Fesr, con 930 milioni di euro, è uno dei principali strumenti per il rilancio del sistema economico della Sardegna, attraverso interventi destinati alla ricerca e innovazione per la competitività delle imprese, all’agenda digitale, all’efficienza energetica, all’inclusione sociale, all’ambiente e alla prevenzione del rischio idrogeologico. A luglio scorso in occasione del Comitato di Sorveglianza alla presenza del Rapporteur della Commissione europea per la Sardegna, Silvia Rescia, e dei rappresentanti della Agenzia per la Coesione territoriale, del ministero dell’Economia e delle Finanze e della Presidenza del Consiglio dei ministri, era già emerso notevole apprezzamento per l’andamento della spesa e la qualità dei progetti.
21,7 milioni sono stati spesi per la ricerca scientifica, sviluppo tecnologico e innovazione; 33,2 per l’agenda digitale; 32,2 per la competitività del sistema produttivo; 23,1 per energia sostenibile e qualità della vita; 10,8 per la tutela dell’ambiente e prevenzione dei rischi; 22,5 per la valorizzazione degli attrattori naturali, culturali e turistici. Infine, 7 milioni e 700mila euro sono stati spesi per la promozione del l’inclusione sociale e della lotta alla povertà e 10,4 per assistenza tecnica. Totale, 161 milioni e mezzo, ovvero 13 più dei 147,5 richiesti. Per superare l’esame europeo, in questa fase viene considerato soltanto il totale della spesa, senza il dettaglio dei singoli assi, che saranno invece monitorati e analizzati uno per uno in occasione del “Performance framework”, previsto a maggio 2019, per poter avere diritto a una quota di premialità.
«Stiamo dimostrando di essere una Sardegna dinamica, che si sta muovendo, pronta a cogliere le nuove sfide dell’innovazione e dell’alta tecnologia – sottolinea il vicepresidente della Regione -. Quando ci siamo insediati abbiamo fatto una corsa contro il tempo pazzesca per recuperare i ritardi della precedente programmazione e siamo riusciti a non perdere neanche un euro. Oggi siamo ancora più forti di questo risultato, in cui abbiamo sempre creduto e per il quale ci siamo impegnati ma che non era affatto scontato. I fondi europei sono un’occasione preziosa, dobbiamo essere capaci di sfruttarla al meglio e fino in fondo – conclude Raffaele Paci – : la Sardegna, in questi 5 anni, ha dimostrato di esserne capace.»
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