27 November, 2024
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Nel tardo pomeriggio di ieri, i carabinieri della stazione di Pirri della Compagnia di Cagliari hanno arrestato nella flagranza del reato di atti persecutori, un pensionato cagliaritano classe 1961 già pregiudicato. I carabinieri, già a conoscenza della difficile situazione coniugale della donna, sono intervenuti in via Giulio II, dove l’ex coniuge dell’arrestato, una donna cagliaritana classe 1962, era stata poco prima avvicinata dal pregiudicato venendo continuamente minacciata di morte a seguito della recente interruzione del loro rapporto coniugale.
Le minacce nei confronti della donna sono continuate anche alla presenza dei militari che, pertanto, lo hanno immobilizzato immediatamente, ammanettandolo e sottoponendolo agli arresti per poi tradurlo presso la casa circondariale di Uta.
L’uomo già nel 2010 era stato colpito da un provvedimento prefettizio che gli vietava di detenere armi.

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È stato pubblicato da Sardegna Ricerche il bando T3 per la competitività delle piccole e medie imprese. Dotazione iniziale 20 milioni di euro, finanziamenti possibili previsti fra 1,5 e 5 milioni di euro, procedura a sportello e non a graduatoria per accelerare al massimo i tempi e, novità di questo bando, possibilità di finanziamento anche per le new co., le nuove aziende fondate però da imprese già esistenti. Con la pubblicazione di questo bando (a dicembre è prevista la fase di caricamento della documentazione e nei primissimi giorni di febbraio il click day), si chiude il cerchio sui bandi per le imprese voluti dalla Regione, che ha messo in campo oltre 250 milioni di euro in due anni per tutte le tipologie di imprese e target di finanziamenti.

«La politica a sostegno delle imprese è stata sin da subito centrale nelle scelte e nelle azioni della Giunta, e mai in passato come ora, con la piena consapevolezza che soltanto le imprese possono creare occasioni di sviluppo e dunque di crescita economica e occupazionale – dice l’assessore della Programmazione Raffaele Paci -. Una politica che garantisce finanziamenti certi, abbiamo messo in campo oltre 250 milioni di euro, e che contemporaneamente è sempre stata sostenuta da un forte impegno ad agire sul fronte della burocrazia, anche se trattandosi di fondi europei purtroppo non è facile semplificare procedure a volte estremamente rigide. Di sicuro avremmo voluto tempi più rapidi, ma purtroppo ci sono controlli che non dipendono dalla nostra volontà: da parte nostra c’è però il massimo e quotidiano impegno per dare le risposte immediate di cui gli investitori hanno bisogno in tempi certi.»

Aiuti alle nuove imprese, 13 milioni con tagli fra 15 e 500mila euro; T1 per le imprese esistenti, 12 milioni con tagli fra 15 e 150mila euro; T2, Aumento della Competitività: 27 milioni, tagli fra 200 e 800mila euro. T4, Contratti di sviluppo con manifestazione d’interesse, 25 milioni e tagli fra 5 e 20 milioni. Ci sono poi tutti i Bandi Innovazione: Aiuti per progetti di ricerca e sviluppo (25 milioni), Progetti Cluster (12 milioni); Aerospazio (5 milioni), Voucher StartUp (3,5 milioni),  Microincentivi (2 milioni). Infine, aiuti alle nuove imprese innovative (2 milioni e mezzo), bandi internazionalizzazione (10 milioni) e bandi culturali (11 milioni).

Due i dati importanti che emergono analizzando tutta la politica dei bandi nel suo complesso: la grande varietà di tipologie, per dare risposte adeguate a ogni esigenza, e la straordinaria risposta delle imprese che a ogni appuntamento con il click day (adeguatamente annunciato e con tutte le procedure burocratiche avviate nelle settimane precedenti per evitare intoppi dell’ultimo minuto) hanno con le loro richieste sempre superato l’importo disponibile.

«Un segnale molto positivo, perché significa che le imprese vogliono investire, e se vogliono investire vuol dire che hanno di nuovo finalmente fiducia nel futuro. Per questo motivo ci siamo impegnati a rifinanziare i bandi laddove ne emerga la necessità – conclude il vicepresidente della Regione – garantendo che tutte le domande in regola e con un progetto valido verranno finanziate.»

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L’Oriora Pistoia, fanalino di coda della classifica ancora a zero punti, ha violato il PalaSerradimigni, infliggendo alla Dinamo la terza sconfitta consecutiva (seconda casalinga), al termine di 40′ caratterizzati da percentuali al tiro elevatissime: 111 a 113 (primo tempo 57 a 52).

Dopo un avvio di gara favorevole alla formazione di Alessandro Ramagli, scesa in campo decisa a spezzare la lunga serie negativa, la Dinamo ha reagito, limitando a due lunghezze il ritardo al 10′ e portandosi avanti nel secondo quarto, con un parziale di +7, per il 57 a 52 di metà gara. Terzo quarto con la Dinamo avanti fino al +13 ma Pistoia ha saputo rientrare, trascinata dagli scatenati Dominique Johnson (32 punti) e L.J. Peak (35 punti), riportandosi a -6 al 30′: 83 a 77. L’ultimo quarto, ancora con Dominique Johnson in grande evidenza, ha visto Pistoia riagganciare la Dinamo sul 92 a 92 e poi allungare con un parziale di 12 a 4, sul 96 a 104. L’ultima reazione d’orgoglio della Dinamo ha ridotto il margine, fino al -2 a 15″ dalla fine, con una tripla di Terran Petteway, ma due tiri liberi di L.J. Peak ed un tiro da due punti di Jaime Smith hanno fermato il punteggio finale sul 111 a 113.

Il tabellino riporta 6 giocatori della Dinamo in doppia cifra: Scott Bamforth 20, Achille Polonara 19, Terran Petteway 18, Jaime Smith 16, Rashawn Thomas 14, Jack Cooley 12; 5 di Pistoia, che ha fatto però la differenza con la coppia formata da Dominique Johnson-L.J. Peak, 67 punti in 2.

La Dinamo ha chiuso con una percentuale del 54% nel tiro da due punti (25 su 46), 45% da tre punti (13 su 29) e 85% ai tiri liberi (22 su 26); 45 rimbalzi (28 difensivi, 17 offensivi).

Pistoia con il 49% nel tiro da due punti (22 su 45), 57% in quello da tre (17 su 30) e 69% nei tiri liberi (18 su 26) 34 rimbalzi (22 difensivi e 12 offensivi).

In una partita sostanzialmente equilibrata, come emerge dai numeri, nonostante la maggiore presenza della Dinamo ai rimbalzi, a decidere il match sono stati i tiri da tre punti.

Dinamo Banco di Sardegna 111 – As Pistoia 113

Parziali: 28 a 30; 29 a 22; 26 a 20; 28 a 36.

Progressivi: 28 a 30; 57 a 52; 83 a 77; 111 a 113.

Dinamo Banco di Sardegna: Spissu 3, Smith 16, Bamforth 20, Petteway 18, Devecchi, Magro, Pierre 2, Gentile 7, Thomas 14, Polonara 19, Diop, Cooley 12.  All. Vincenzo Esposito.

Oriora Pistoia: Bolpin 12, Della Rosa 3, Peak 35, Auda 12, Di Pizzo, Martini 3, Querci, Severini 10, Johnson 32. All. Alessandro Ramagli.

Rashawn Thomas.

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E’ finito in parità, 1 a 1, il derby del Sulcis tra Carbonia e Monteponi. E’ stato il Carbonia a passare in vantaggio dopo 11 minuti con Marco Foddi, con un tran tiro dalla media distanza; la Monteponi ha pareggiato in extremis, nei minuti di recupero, con un calcio di rigore trasformato da Diego Flumini. L’episodio decisivo è stato quello che ha portato alla concessione del calcio di rigore, maturato sugli sviluppi di un’azione d’attacco della Monteponi, per opporsi alla quale il portiere biancoblu Daniele Bove, fin lì decisivo con due grandi parate su altrettante conclusioni di Christian Dessì e Diego Flumini, ha deviato il pallone con le mani fuori dall’area di rigore: calcio di punizione ed espulsione. In porta è andato il secondo Federico Murroni. Sul calcio di punizione battuto da Christian Dessì, uno dei calciatori schierati in barriera ha deviato con un braccio e l’arbitro ha concesso il calcio di rigore, poi trasformato da Diego Flumini.

La partita non è stata bella. Il Carbonia l’ha controllata per tutto il primo tempo, senza rischiare niente in difesa ma anche senza creare occasioni per mettere al sicuro il risultato. Nel secondo tempo la Monteponi ci ha creduto, alla distanza è cresciuta ed ha sfiorato due volte il pareggio, prima di raggiungerlo, come già descritto, meritatamente, nel finale, che il suo tecnico, Andrea Marongiu (nelle ultime tre stagioni alla guida del Carbonia), ha seguito dalla tribuna per l’espulsione inflittagli dal direttore di gara per proteste.

Con il pari, il quinto in dieci giornate, il Carbonia scivola al terzo posto, distanziato di due punti dal La Palma Monte Urpinu che ha travolto il Vecchio Borgo Sant’Elia per 5 a 1, ma a distanza invariata di quattro punti dalla capolista San Marco Assemini ’80 che è stata bloccata sul pari casalingo 2 a 2, dal Seulo 2010.

Quarta vittoria consecutiva per la matricola Villamassargia che ha travolto l’Andromeda con il punteggio di 4 a 1 ed è salita al sesto posto con 15 punti, ma potrebbe salire fino al quarto posto, in caso di vittoria nel recupero casalingo con il Villasor, a due sole lunghezze dal Carbonia. La squadra di Giampaolo Murru è la vera rivelazione di questo avvio di stagione.

Nuova sconfitta casalinga per il Carloforte, piegato di misura, 1 a 0, dall’Arborea.

Sugli altri campi, il Sant’Elena ha violato il campo dell’Idolo ad Arzana, con il punteggio di 1 a 0; l’Orrolese ha superato il Selargius per 2 a 0; Villasor e Gonnosfanadiga hanno pareggiato, 1 a 1.

Nel girone B del campionato di Prima categoria, la Fermassenti ha conquistato a Gergei l’ottava vittoria consecutiva, 2 a 0, ed ora è sola in testa alla classifica, con due punti di vantaggio sul Cortoghiana, bloccato sull’1 a 1 a Villacidro, e quattro sull’Atletico Villaperuccio, impostasi sull’Oristanese per 2 a 0. Da diversi anni non si ricorda tre squadre sulcitane ai primi tre posti del girone B di Prima categoria dopo dieci giornate.

L’Isola di Sant’Antioco ha pareggiato l’incontro casalingo con la Gioventù Sportiva Samassi, 1 a 1, mentre l’Atletico Narcao è stato battuto nettamente a Villamar,  3 a 0.

Sugli altri campi, sono finite in parità, 1 a 1, le partite Atletico Sanluri-Seui Arcueri e Circolo Ricreativo Arborea-Freccia Parte Montis, 2 a 2 quella tra Villanovafranca e Libertas Barumini.

 

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Il Centro Funzionale Decentrato della Protezione Civile ha emesso oggi due nuovi bollettini di criticità per rischio idrogeologico localizzato a partire dalle 3.00 di lunedì 19/11/2018 e sino alle ore 23.59 di lunedì 19/11/2018.

Il primo di criticità moderata, allerta arancione, riguarda le zone di allerta di Iglesiente, Campidano, Montevecchio-Pischilappiu, Tirso, Gallura e Logudoro; il secondo, di criticità ordinaria, allerta gialla, riguarda la zona di allerta Flemendosa-Flumineddu.

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Un polo produttivo e formativo dedicato al cinema di animazione in Sardegna, unico in Italia, all’interno del Parco Scientifico e Tecnologico di Pula. 

Il progetto, individuato dalla Sardegna Film Commissione come possibile trend trainante dei prossimi anni per lo sviluppo della filiera audiovisiva in Sardegna, nasce su sollecitazione di Cartoon Italia (Associazione nazionale dei produttori di animazione), Cartoon Media Europa (network europeo dei produttori di animazione e degli investitori,finanziato dal programma Creative Europe Media), Rai con la sottosezione animazione e un gruppo di investitori stranieri interessati alla compartecipazione in un polo produttivo in Italia. Per discutere del progetto l’assessore della Programmazione Raffaele Paci ha incontrato, insieme alla direttrice della Film Commission Nevina Satta, Cristian Jedzic, amministratore delegato di Beq Entertainment e vicepresidente di Cartoon Italia.

«La creazione di un polo di produzione e animazione può essere una grande occasione per la Sardegna – dice Raffaele Paci -. Siamo ancora in una fase iniziale, ma è un ottimo segnale che la nostra isola sia stata individuata come possibile sede di un centro unico nel suo genere in Italia, che prende a modello i grandi poli europei di produzione del cinema di animazione.»

In particolare, il modello cui si ispirerebbe il centro sardo è Magelis ad Angouleme (Nouvelle Aquitania), che conta 100 compagnie insediate e oltre 1200 dipendenti, con caratteristiche facilmente replicabili sul territorio sardo. Jezdic, insieme al ceto di Digitoonz Vikas Kumar, ha già visitato l’edificio 2 del Parco di Pula per valutare la possibilità di spostare la produzione di alcune serie animate in Sardegna. Gli ospiti a ottobre scorso hanno visitato Sinnova, dove era presente anche una delegazione di Toon Boom Animation, azienda canadese leader nel settore dei software per l’animazione presente in 125 paesi. 

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Nel tardo pomeriggio di ieri, i carabinieri del Nucleo radiomobile della Compagnia di Cagliari hanno arrestato in flagranza, per i reati di detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente in concorso, due extracomunitari originari del Gambia, classe 1992 e 1986. I due giovani pregiudicati sono stati colti dai militari dell’Arma in via Roma, mentre cedevano una dose di sostanza stupefacente ad un cagliaritano pregiudicato che è stato segnalato alla competente prefettura quale assuntore di stupefacenti.

I militari intervenuti hanno sottoposto a sequestro la dose di hashish e, dopo aver sottoposto a perquisizione personale i due spacciatori, hanno rinvenuto altro hashish per un totale di circa 6 grammi, in un’aiuola nelle vicinanze del luogo di spaccio.

I due extracomunitari sono stati ammanettati, arrestati e tradotti presso le camere di sicurezza del comando provinciale carabinieri, in attesa della celebrazione del rito direttissimo.

 

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Identità, nazioni e minoranze nell’Europa di ieri e di oggi, per capire come sono nate alcune situazioni di crisi che ancora agitano il vecchio continente. Si tratta di eredità del crollo degli Imperi centrali, usciti sconfitti dalla Prima guerra mondiale. L’Europa dopo un secolo rimane un sogno? È stato questo il tema della seconda giornata del convegno “L’Asinara isola d’Europa”, organizzato dal comune di Stintino al Museo della Tonnara e dedicato alla storia dell’Europa e in particolare al centenario della conclusione della Prima guerra mondiale. Dopo la giornata di venerdì sul “caso Asinara” e sui risultati raggiunti nella ricostruzione delle vicende che videro l’isola diventare un grande campo di accoglienza e prigionia, sabato 17 novembre è stato analizzato il tema della nascita degli stati-nazione in Europa dopo la Grande Guerra.

In apertura, il sindaco Antonio Diana è ritornato sul tema dei prigionieri austroungarici e dei profughi serbi sull’Asinara. «Su 27mila persone si salvarono in 21mila. Le autorità non solo sanitarie riuscirono a contenere il contagio delle malattie. Credo sia importante sottolineare quel grande sforzo». Il colonnello Giuseppe Levato, vicecomandante della Brigata Sassari, ha portato i saluti del comandante, il generale Andrea Di Stasio. «La Brigata Sassari nella Prima guerra mondiale è stata la brigata più decorata dell’esercito italiano. Oggi occorre parlare alle giovani generazioni, affinché capiscano l’importanza del vivere insieme in Europa». Alain Pasqualini, in rappresentanza della Regione Corsica, ha messo in evidenza che «l’Europa oggi è come un’isola, minacciata da epidemie non più sanitarie ma ideologiche. Occorre battersi per un’Europa dei popoli, anche di quelli senza stato, come i sardi e i corsi o i catalani. Abbiamo bisogno di un’Europa pacifica e democratica. Ecco perché non dobbiamo dimenticare le lezioni della Prima guerra mondiale».

Spazio quindi alle relazioni. Sui prigionieri di guerra in Sardegna, non solo confinati sull’Asinara, è intervenuto Giorgio Madeddu, del Comitato sardo centenario Grande Guerra. «Grazie ai documenti dell’Archivio dello Stato maggiore dell’esercito e di altri archivi, tra cui quelli comunali, è stato possibile ricostruire l’arrivo dei prigionieri, suddivisi in reparti che riprendevano i nomi dei piroscafi. Ma furono subito classificate anche le nazionalità. L’Asinara anticipa quello che poi avviene in Europa con la disgregazione degli imperi centrali e l’emergere dei popoli e delle nazioni prima comprese nell’Impero austro ungarico – ha esordito Giorgio Madeddu -. In Sardegna non c’era però solo l’Asinara. Un altro campo di concentramento era presso la miniera di Monte Narba nel comune di San Vito, destinato solo agli ufficiali. Ma i prigionieri erano anche impiegati nel lavoro. Dai primi mesi del 1917 numerosi paesi sardi ospitarono decine di prigionieri di guerra “concessi” per interventi di forestazione, per lavorare in miniera o in grandi opere civiche». Un’altra storia rimossa e da ricostruire riguarda gli internati civili: un nome conosciuto è quello di Amelie Posse Brazdova, che raggiunse il marito ceco nel 1916 e che raccontò queste vicende in “Interludio di Sardegna”.

Bartolomeo Fineo, del Laboratorio di Storia di Rovereto, ha invece ricordato le vicissitudini dei soldati trentini inquadrati nell’esercito austroungarico, italiani di lingua ma sudditi di Francesco Giuseppe. Un ritorno sofferto a casa fu quello di 4mila ex prigionieri in Russia: diventati cittadini italiani dopo la guerra finirono nella missione in Estremo Oriente, in Cina. Alcuni si scontrarono con altri ex commilitoni che nel frattempo si erano arruolati nell’Armata Rossa. Filippo Sallusto, dell’Università di Cassino, ha ricostruito la situazione politica nei Balcani, le tensioni già presenti nella seconda metà del XIX secolo, i rapporti con l’Albania e con la Serbia. La memoria dei prigionieri ungheresi nell’isola dell’Asinara è stato il tema dell’intervento di Gabor Margittai (Külső Magyarok – Media Provider per le minoranze ungheresi all’estero), che ha illustrato il progetto “I soldati fantasma dell’Asinara” contro l’oblio e l’occultamento.

Didier Rey, del Laboratorio Lisa dell’Università di Corte (Corsica), ha analizzato le battaglie ideologiche sul numero di caduti corsi nella Prima Guerra Mondiale, sopravvalutati numericamente in chiave patriottica francese fino a 48 mila (numero irreale se solo si pensa che nella Grande Guerra furono 50 mila i corsi mobilitati nell’esercito francese), oggi si è tornati ad una cifra realistica di 10-12mila.

Un’altra nazione senza stato è la Catalogna. Joan Elies Adell Pitarch, dell’Istituto delle Lettere Catalane (Generalitat de Catalunya), ha richiamando in apertura del suo intervento quanto avvenne al termine della Grande Guerra: già allora un gruppo di catalani si appellò al presidente americano Wilson chiedendo l’applicazione a loro favore del principio di autodeterminazione dei popoli.

Completamente diversa invece la situazione dei tedeschi dei Sudeti, nel 1910 tre milioni e 252 mila, oggi ridotti ad appena 19 mila, ha detto Richard Neugebauer (Bohemia Troppau – rappresentante della minoranza tedesca in Boemia e Slesia) soffermandosi sulla disparità tra contadini di lingua tedesca e ceca in Boemia come una una delle cause del crollo dell’Impero Asburgico; mentre Marinella Lorinczi ha illustrato l’origine dell’espressione minoranza nazionale, un concetto, e al contempo un problema, che appare proprio subito la Prima Guerra Mondiale. L’ultimo intervento è stato di Johan Maggman, esponente del Fuen, l’Unione federale delle nazionalità europee, appartenente alla minoranza linguistica svedese in Finlandia.

A chiudere il convegno l’intervento in video di Tamara Scheer (Istituto di Storia dell’Europa Orientale dell’Università di Vienna) e la proiezione del documentario “I prigionieri dell’Asinara” di Gàbor Margittai e Anita Major.

L’appuntamento di Stintino è arrivato a coronamento di un lungo percorso, avviato dall’amministrazione comunale stintinese nel 2013 con il progetto per le “Commemorazioni di pace: i profughi serbi e i prigionieri austroungarici nell’isola dell’Asinara durante la prima guerra mondiale”, avviato in occasione del centenario della Grande Guerra. Un progetto che assieme al comune di Stintino, capofila dell’iniziativa, vede coinvolti anche il comune di Porto Torres, il Parco nazionale dell’Asinara, l’Università di Sassari, Dipartimento di Microbiologia diretto dal professor Salvatore Rubino, con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei ministri e la collaborazione della Camera di commercio del Nord Sardegna e della Fondazione di Sardegna.

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Hanno lavorato sino a tardi per addobbare il reparto e prepararlo per la giornata mondiale della prematurità. Medici, infermieri e, soprattutto, tante mamme di quei bambini nati troppo presto hanno unito le forze per trasformare una ricorrenza, arrivata alla decima edizione in campo mondiale, in una occasione di sensibilizzazione. Perché l’obiettivo è quello di far conoscere il lavoro delle Neonatologie e delle terapie intensive neonatali e le difficoltà insite nelle nascite pretermine.

Questo spirito ha animato la giornata che sabato 17 novembre, data della ricorrenza mondiale della prematurità, si è svolta nella struttura sassarese di viale San Pietro. Un open day che ha condotto i tanti visitatori presenti lungo un percorso sino alle porte della terapia intensiva dove, all’interno delle incubatrici, i piccoli sono seguiti da medici, infermieri, personale di supporto e genitori nel loro cammino verso la “maturità”. Una edizione, la seconda quella svolta a Sassari, che quest’anno ha visto realizzate tre iniziative incentrate sulla famiglia. La prima, orientata all’accoglienza e alla multiculturalità, con la realizzazione di opuscoli illustrativi della Neonatologia tradotti in sette lingue: sardo, inglese, francese, tedesco, spagnolo, arabo, rumeno. La seconda iniziativa, resa possibile grazie alla donazione della libreria Giunti di Sassari, che ha consentito di inaugurare una biblioteca con oltre 850 volumi, con libri dedicati alla lettura dei bambini e delle mamme. I volumi, temporaneamente, sono disponibili nella biblioteca del reparto e a breve, una volta consegnate le nuove librerie, saranno spostati nell’area antistante l’ingresso alla terapia intensiva neonatale (Tin). Infine, l’avvio del progetto artistico con le scuole, l’Istituto comprensivo “Pasquale Tola”, attraverso il quale saranno installati dei pannelli disegnati e colorati dai ragazzi delle medie sotto la guida della docente Aline Spada.

A illustrare le iniziative ai tanti genitori, accompagnati dai numerosissimi bambini che nella Neonatologia hanno trascorso i primi mesi della loro vita, è stato il direttore della struttura Giorgio Olzai, con accanto il direttore del dipartimento Tutela della salute della donna e del bambino Salvatore Dessole, la rappresentante della libreria Giunti di Sassari Gavina Gasperini, la rappresentante dell’Unicef Sassari Maria Grazia Sanna e di Save the children Marianna Delogu che coordina lo sportello Fiocchi in ospedale.

«A Sassari nel 2017 – ha detto il direttore della Neonatologia Giorgio Olzai – sono nati 1165 bambini e il 14 per cento di questi è nato prima delle 37 settimane. Dei prematuri che nascono a Sassari un 20 per cento circa pesa meno di 1500 grammi e un terzo meno di un chilo. Parliamo di bambini che hanno un’età gestazionale molto bassa, compresa tra le 23 e le 28 settimane. Sono neonati che devono affrontare un percorso irto di difficoltà, dovuto all’immaturità dei loro organi e apparati.»

Neonati che hanno necessità di essere alimentati con piccole quantità di latte, possibilmente materno, a volte aiutati con un sondino sino a quando non sono in grado di succhiare il latte autonomamente. Un cammino complesso e complicato con esiti che, in alcuni casi, il bambino porterà con sé per tutta la vita. Un bambino con problemi speciali, da quelli respiratori a quelli visivi, che troverà in genitori speciali il supporto per la sua crescita.

Un percorso che anche l’associazione sportiva Tarantini Fight Club Gym, ieri presente in reparto con alcuni rappresentanti del direttivo soci e atleti, ha deciso di sostenere con un impegno concreto che realizzerà a dicembre prossimo. Alla riuscita della giornata di ieri hanno contribuito anche Cuori di maglia ed il Rotary Sassari.

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Lo spettacolo reading di Claudio Pozzani al Teatro Centrale di Carbonia è nato giocando con una famosa frase di Giorgio Caproni: il poeta è come un minatore. «Il poeta scava nelle gallerie della propria anima per estrarvi emozioni», ha affermato dal palcoscenico l’artista genovese.

In ‘Poetici scavi’, evento speciale di ‘Una miniera di cultura 2018’ firmato AES, attraverso la lettura di versi personali e di ispirati minatori che hanno raccontato le proprie esperienze, ne è scaturito un simpatico parallelismo tra i giacimenti minerali e quelli metaforici, in cui tutti cerchiamo di ritrovare la nostra essenza più profonda: «Tutti nasciamo in una galleria e da questa galleria usciamo per affrontare il mondo».

Siamo tutti poeti quindi?

«Non proprio. Occorre grande impegno e passione – ha spiegato Claudio Pozzani –. Anche se l’avvento della stampa digitale ha aperto la strada editoriale a tante persone, pertanto in Italia tutti o quasi tutti scrivono poesie ma quasi nessuno le legge. E questo è il paradigma un po’ della società contemporanea in cui tutti vogliono esprimersi, soprattutto, in cose di cui non conoscono nulla, e non prendono tempo e voglia per conoscere gli altri.»

Nell’avvicinare i giovani alla poesia, la scuola ha una funzione importante?

«All’inizio pensavo che imparare poesie a memoria fosse una cosa inutile, poi mi sono accorto che lo studio andrebbe incentivato. Mi sono reso conto per esempio, che gli autori italiani più famosi nel mondo sono poeti, a partire da quelli classici come Dante, Petrarca e Boccaccio. Purtroppo nella scuola di oggi la poesia è marginalizzata, bisogna avere la fortuna di trovare un professore illuminato, allora puoi davvero appassionarti.»

Qual è il ruolo dei festival?

«Personalmente attribuisco grande importanza a manifestazioni che siano occasioni d’incontro e di contatto tra differenti nazionalità e lingue. La priorità della poesia è l’oralità e i festival sono quei posti dove la poesia viene raccontata. In Sudamerica, ad esempio, puoi recitare i tuoi versi di fronte a diecimila persone e si diventa come rockstar. Devo dire che in Italia la cultura in generale mi sembra sia in qualche modo respinta rispetto ad altre parti del mondo.»

E la Sardegna come risponde?

«Sono stato fortunato ad aver incontrato artisti che mi hanno introdotto al contesto dell’isola, tra questi c’è Valentina Neri. Ora arriva l’incontro con l’AES. Da due anni organizzo due giornate del mio festival a Cagliari, al Teatro di Castello, dove invito numerosi poeti che si esprimono in italiano e in sardo. Per il mio festival avevo già portato Alberto Masala e altri che erano in qualche modo famosi oltremare. Mi ha sempre interessato vedere quanto il popolo ama seguire gli eventi culturali, e mi sembra che ci sia una buona rispondenza, molto maggiore che al nord Italia ad esempio.»

In sintesi, cos’è la poesia per Claudio Pozzani?

«È il mio modo di esprimermi, il mio alfabeto, e anche una scuola di vita perché fare poesia ti insegna a fare parole e a distillarne sempre di nuove. Dove tu finisci le parole è lì che inizia la violenza, in questo senso la poesia può essere anche uno strumento di pace, nel senso che ti allarga la mente, lo sguardo, la possibilità di esprimerti e probabilmente tiene lontana la violenza.»