27 November, 2024
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Con un’ordinanza emessa oggi, il giudice del Tribunale di Sassari Silvio Lampus, accogliendo l’eccezione sollevata dai legali dell’ATS Sardegna e della Regione ha dichiarato il proprio difetto di giurisdizione sul ricorso proposto dall’AIAS nei confronti di ATS e della Regione Sardegna, col quale AIAS chiedeva l’inapplicabilità della risoluzione contrattuale disposta dalla stessa ATS Sardegna.

Il Giudice ha inoltre evidenziato, in merito all’inadempimento contrattuale contestato all’AIAS, che questo si sostanzia «nel mancato pagamento delle retribuzioni dei propri dipendenti, e ciò comporta la risoluzione del contratto». Da ciò deriva che ATS ha agito rispettando le clausole contrattuali ed ottemperando a quanto previsto dalle disposizioni regionali in materia di schemi di contratto che ATS deve adottare nei suoi rapporti con gli erogatori privati di prestazioni sanitarie. 

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Le organizzazioni sindacali territoriali, tre giorni fa, su richiesta dei dipendenti della provincia Sud Sardegna, hanno dichiarato lo stato di agitazione, dopo l’approvazione del bilancio di previsione 2018/2020, avvenuta dopo che il collegio dei revisori ha espresso parere negativo sia al progetto di bilancio di previsione 2018/2020, sia al DUP 2018/2020 («ritenendo non licenziabile il documento senza tenere conto delle spese relative al contributo dovuto alla finanza pubblica nella sua interezza e che tale questione influenza e condiziona in modo determinante gli equilibri del bilancio, tale da essere considerata assorbente anche rispetto alle verifiche di attendibilità coerenza e congruità delle altre poste di bilancio»), ed oggi, fortemente preoccupati per gli sviluppi che la questione assume per la gestione dell’Ente, hanno scritto una lettera aperta al governatore Francesco Pigliaru, che riportiamo testualmente.

«Egregio Presidente, è di pochi giorni or sono la Sua presa di posizione particolarmente positiva sullo stato di attuazione della legge n. 2 del 2016 con la quale venne ridisegnato l’assetto istituzionale degli enti intermedi della regione Sardegna. Non vogliamo entrare in una polemica politica che non ci appassiona, ma certamente non possiamo tacere di una situazione drammatica che coinvolge principalmente la neo-istituita Provincia del Sud Sardegna. A poco meno di due anni dal riassetto degli Enti locali e dalla nascita della Provincia del Sud Sardegna, assistiamo impotenti, come organizzazioni sindacali e come dipendenti, alla triste cronaca di una morte annunciata del nostro ente. Un ente privato delle risorse e del personale necessario, scippato delle prerogative elettive e governato, negli ultimi sei anni, da amministratori straordinari non investiti da un mandato popolare quanto piuttosto espressione della politica regionale. La Regione Sardegna, infatti, non ha mai consentito alle province di eleggere – uniche nel panorama nazionale – gli organi rappresentativi, preferendo la nomina di Amministratori Straordinari che, nel nostro territorio, non hanno attuato alcun progetto funzionale alla riorganizzazione dell’Ente, destinandolo ad una lenta asfissia finanziaria che ne decreterà il prossimo dissesto. Constatiamo che la politica regionale che ha partorito l’enorme Provincia del Sud Sardegna, frutto di una operazione di “fusione fredda”, non è riuscita a governare il cambiamento. Fin dall’origine infatti, questo nuovo soggetto istituzionale è stato abbandonato a se stesso, privo dei finanziamenti necessari per il suo funzionamento e totalmente disarmato dinnanzi ad una miope politica nazionale che impone un insostenibile prelievo forzoso. Senza risorse la Provincia non è più in grado di assicurare interventi sulle strade provinciali, ridotte a dei percorsi ad ostacoli tra le buche oramai troppo spesso trasformate in trappole mortali per gli automobilisti, né garantire la manutenzione nelle scuole, molte delle quali fatiscenti e insicure. In tale situazione appare inoltre precluso ogni serio intervento in materia ambientale, con conseguente aggravamento del rischio di dissesto idrogeologico, come confermano le gravi e luttuose situazioni verificatesi negli ultimi mesi. Pertanto questo Ente, privo delle risorse necessarie, si trova nell’impossibilità di assicurare i livelli minimi dei servizi primari per i cittadini e le imprese.

La Regione Sardegna negli ultimi cinque anni, non ha garantito, alle Province le risorse finanziarie ed il personale necessari al loro fabbisogno. La stessa nomina degli Amministratori Straordinari, succedutisi negli ultimi anni, non ha consentito un rapporto dialettico e paritetico tra Amministratori Provinciali e R.A.S. L’eliminazione della retribuzione degli organi eletti, è stata bypassata dalla RAS riconoscendo emolumenti agli amministratori di propria nomina che comportano costi simili a quelli sostenuti per le indennità di carica delle giunte abolite dalla legge del Rio. Grave l’annuncio effettuato in una conferenza stampa convocata dall’amministratore straordinario della Provincia ing. Mossa che nel bilancio 2018 sarebbero stati disponibili i 15 milioni di euro trasferiti recentemente con delibera approvata dalla città metropolitana di Cagliari. In realtà tali risorse erano già state iscritte nel bilancio 2017 per coprire parte del prelievo della finanza pubblica e rendicontate nel bilancio consuntivo 2017, pertanto tali somme non risultano utilizzabili e iscrivibili a bilancio per l’annualità 2018. Al fine di approvare il bilancio di previsione 2018/2020 in “pareggio” l’Amministratore in carica ha deciso di iscrivere lo stanziamento relativo al contributo alla finanza pubblica, non nell’intera misura prevista dal legislatore nazionale, ma nell’importo ridotto in misura sufficiente a garantirne il pareggio. Tutto ciò in spregio alla deliberazione n. 2/SEZAUT/2018/QMIG della Sezione delle Autonomie della Corte dei Conti Regione Sardegna, la quale ha espressamente negato la possibilità di iscrivere in bilancio solo una parte delle somme dovute a titolo di contributo alla finanza pubblica richiesta dallo Stato. Le ripercussioni dell’approvazione di questo Bilancio di previsione 2018, nonostante il parere negativo del Collegio dei Revisori contabili, che presenta con irregolarità contabili dichiarate ed omissioni volontarie, ricadranno sui cittadini, sugli studenti, sulle imprese e, più in generale, sugli utenti finali dei servizi erogati dalla Provincia. Un fallimento annunciato per incapacità della Politica! Presidente, ci preoccupa il silenzio assordante della Regione Sardegna. Ci chiediamo se tale silenzio sia frutto di una non conoscenza della situazione attuale o peggio, costituisca acquiescenza all’operato dei “Suoi” amministratori.»

Le segreterie territoriali

FP CGIL Giovanni Zedde

CISL FP Claudio Nuscis Pier Luigi Mereu

UIL FPL Efisio Aresti

CSA RAL Giovanni Piras

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Stamattina, nell’area della Grande Miniera di Serbariu, gli operai del cantiere di riforestazione hanno scavato le buche al cui interno, nella mattinata di domenica 18 novembre (dalle ore 9 alle ore 13.00), un gruppo di volontari pianterà circa 220 nuovi arbusti tra alaterni, biancospini, lentischi e perastri.

«L’iniziativa, intitolata “Alberi per il Futuro”, è stata organizzata, per il secondo anno consecutivo, dall’Amministrazione Comunale con l’obiettivo di sensibilizzare la cittadinanza sull’importanza del patrimonio arboreo e boschivo della nostra città. Si tratta di un appuntamento ormai quasi tradizionale per Carbonia, ma che si rinnova e si carica di significati sempre differenti in ogni edizione», ha detto il sndaco Paola Massidda.

L’evento “Alberi per il Futuro” ha avuto un prologo nel febbraio del 2017, allorché gli scout, in occasione della “Giornata del Pensiero”, piantarono nella pineta di Rosmarino alcuni esemplari di lecci e carrubi.

«Il progetto “Alberi per il Futuro”, promosso dal MoVimento 5 Stelle, è aperto all’intera cittadinanza: la piantumazione partecipata avviene senza bandiere o simboli politici nella ferma convinzione che gli alberi, come l’aria, sono patrimonio di tutti. L’Amministrazione comunale e la So.Mi.CA. forniranno l’assistenza necessaria alla realizzazione dell’evento e la società Verde Vita Srl, concessionaria dell’impianto di compostaggio di Sa Terredda, fornirà il compost da utilizzare per la messa a dimora delle piantine», ha precisato l’assessore all’Ambiente Gian Luca Lai.

L’evento prevede un secondo appuntamento – con gli studenti di alcune classi dell’Istituto Comprensivo Satta – che si svolgerà mercoledì 21 novembre, in concomitanza con la “Giornata Nazionale degli Alberi”, presso il Parco Archeologico storico di Cannas di Sotto – Medau Sa Grutta, dalle ore 9.00 alle ore 13.00. In quell’occasione verranno messe a dimora una quarantina di piante tra mandorli e lecci. La piantumazione avverrà con la collaborazione del Sistema Museo, all’interno di un’area autorizzata dalla Soprintendenza, con visite guidate dell’area archeologica rivolte alle classi scolastiche partecipanti.

In base alla legge n. 10 del 2013, istitutiva della “Giornata nazionale degli Alberi”, si dovrebbe piantare un albero per ogni nuovo nato, una cifra che invece sarà superiore, dato che saranno piantumati in città complessivamente 260 nuovi arbusti a fronte dei 108 nuovi nati registrati nello Stato Civile del comune di Carbonia nel 2017.

Tutta la cittadinanza è invitata partecipare, presentandosi sul posto domenica 18 Novembre, munita di guanti e, possibilmente, di vanga. Il punto di ritrovo dei partecipanti è all’ingresso sud della Grande Miniera di Serbariu, passando da via Giovanni Maria Lai.

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Il Comitato riconversione RWM rivolge oggi un nuovo appello al comune di Iglesias, affinché annulli l’autorizzazione alla realizzazione di due nuovi reparti di produzione alla RWM Italia SPA.

«Il 13 novembre 2018, l’Ufficio SUAP di Iglesias ha pubblicato il provvedimento che consente ad RWM Italia SPA di realizzare, in località San Marco, due nuovi reparti di produzione che le permetteranno di triplicare l’attuale produzione di bombe per aereo. Cioè di passare dalle 5/8.000 bombe prodotte annualmente ad oltre 20.000 ordigni. Una quantità enorme che coinvolgerà sempre di più la città di Iglesias e la Sardegna, con le loro istituzioni pubbliche e i loro cittadini, negli innumerevoli conflitti mondiali sostenuti dal mercato delle armi. In particolare nel medio-oriente – si legge in una nota del Comitato riconversione RWM -. E’ di questi giorni l’ennesimo monito del Parlamento dell’Unione sconcertato dalla quantità di armi da guerra di produzione europea ritrovate negli arsenali del Daesh e dal fatto che molti stati europei (tra i quali l’Italia) continuano ad esportare verso paesi come l’Arabia Saudita che, in base ai trattati, dovrebbero essere soggetti ad embargo in quanto violano in maniera plateale i requisiti previsti.»

«Impressiona che, a fronte della generale indignazione registrata in occasione dell’assassinio del giornalista Kashoggi nel Consolato saudita e delle conseguenti prese di posizione di numerosi stati contro la spregiudicatezza dell’Arabia Saudita, proprio mentre ci si interroga, a livello nazionale se operare o meno l’embargo, si possa decidere, nel chiuso di un ufficio comunale, senza il coinvolgimento pubblico delle istituzioni democratiche, di concedere all’azienda che sostiene materialmente lo stato arabico nella guerra in Yemen, di espandersi in tal modo – aggiunge la nota -. Il Comitato riconversione RWM non si capacita di come una decisione di tale portata non sia stata discussa in Consiglio comunale, nonostante i numerosi tentativi dello stesso di suscitare un coinvolgimento attivo della Giunta e dei Consiglieri, sfociati in un momento di ascolto dei portavoce da parte dei capogruppo, del Sindaco e di alcuni assessori, immediatamente prima del Consiglio del 6 novembre scorso. In quell’occasione il sindaco Mauro Usai ebbe a dire che si trattava di una decisione puramente amministrativa sulla quale l’amministrazione comunale non doveva e non poteva intervenire. E l’assessore all’urbanistica Cherchi confermava tale posizione. Se davvero così fosse, la politica avrebbe perso completamente il proprio ruolo di indirizzo dello sviluppo del territorio e sarebbe ormai soggetta in tutto e per tutto al mercato, perfino quando esso si basa su un’attività vietata dalla legge (185/90), come nel caso della fornitura dei mezzi materiali per l’esecuzione di un genocidio, come accade nel caso delle bombe RWM.»

«Il Comune di Iglesias vuole davvero fondare il proprio sviluppo economico sulla morte di civili e bambini e sulla distruzione del patrimonio architettonico ed artistico dello Yemen o di qualsiasi altro paese? – chiede il Comitato riconversione RWM -.

Vuole davvero consentire ad una multinazionale degli armamenti di accrescere i propri guadagni utilizzando i sardi ed il loro territorio per sostenere una guerra definita dall’ONU la maggiore catastrofe mondiale di questo secolo?

Vuole davvero rinunciare al proprio ruolo di cura degli interessi collettivi del territorio che non può prescindere dalla ricerca del bene comune anche attraverso il rispetto della Costituzione: “L’Italia ripudia la guerra …”?

Nel corso di quel Consiglio comunale abbiamo ascoltato la presentazione delle linee programmatiche del Sindaco che individuano nel turismo una delle principali direttrici dello sviluppo locale.

Anche lo Yemen era, prima della guerra, una regione che attirava turisti da tutto il mondo. Pierpaolo Pasolini negli anni Sessanta lo definì “il Paese più bello del mondo”. La capitale – Sana’a – fu dichiarata dall’Unesco “patrimonio dell’umanità”.

La sua situazione attuale dimostra che se non si perseguono politiche di pace e di sviluppo sostenibile, la guerra e la miseria sono dietro l’angolo: i valori si perdono, la bellezza si sfigura ed il turismo diventa un miraggio.

Speriamo – conclude il Comitato riconversione RWM – che tutto questo non possa mai accadere ad Iglesias ed alla Sardegna, ma è necessaria un’azione politica lungimirante che in questo momento non appare.»

Le prossime iniziative prevedono una conferenza dibattito su riconversione e sviluppo sostenibile, giovedì 22 novembre a Villacidro, alle ore 18.00, presso Auditorium Santa Barbara. Sempre giovedì 22, a Roma, Conferenza Stampa al Senato della Repubblica.

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Nell’ambito delle attività di controllo e monitoraggio del territorio contro la PSA, sono stati individuati e poi abbattuti nei territori dell’Ogliastra 181 maiali al pascolo brado illegale, di ignota proprietà, non registrati all’anagrafe suina e quindi mai sottoposti ai dovuti controlli sanitari. Nello specifico, 112 capi sono stati depopolati in agro di Talana, in località Fundales, e 69 nelle campagne di Villagrande Strisaili, in località Sa Pedrarba. Sotto il coordinamento dell’Unità di Progetto e in collaborazione con la Prefettura e la Questura di Nuoro sono intervenute le squadre di veterinari e ausiliari dell’ATS, i veterinari dell’Istituto zooprofilattico sperimentale (IZS), gli uomini del Corpo forestale e di Vigilanza ambientale e il personale dell’Agenzia Forestas. 

Le attività di individuazione e abbattimento dei suini bradi irregolari, iniziate questa mattina e concluse nel tardo pomeriggio, si inseriscono nel più ampio piano di eradicazione portato avanti in questi ultimi anni dalla Giunta Pigliaru per liberare definitivamente la Sardegna dal pericoloso virus della PSA che, dal 1978, grava pesantemente su tutto il comparto suinicolo regionale impedendone lo sviluppo.

«L’Unità di Progetto, ancora una volta – si legge in una nota -, rivolge un appello a tutti coloro che, a qualsiasi titolo, detengono suini non registrati e allevati in modo illegale, a regolarizzare la propria posizione per non contribuire alla diffusione della PSA in Sardegna privando, in questo modo, le proprie comunità del diritto di allevare i maiali nel rispetto delle regole e di poterli trasformare in prodotti della nostra tradizione. È tempo che lo spirito dell’interesse collettivo torni a prevalere rispetto all’interesse di pochi: la crescita e lo sviluppo di una comunità sono dei processi che devono coinvolgere tutti e non lasciare indietro nessuno.»

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È stata inaugurata questa mattina, nella sala riunioni della Torre civica di Carbonia, la terza edizione di “Una miniera di Cultura”, evento inserito nel circuito regionale “L’Isola dei libri”  che fino al 18 novembre sarà occasione di  promozione dell’editoria libraria sarda e al contempo di valorizzazione del territorio del Sulcis, della sua storia e delle sue specificità.

Ad illustrare il ricco programma di appuntamenti sono state il sindaco Paola Massidda, l’assessore comunale della Cultura, il presidente AES Simonetta Castia ed Ilaria Portas, capo di Gabinetto dell’assessorato regionale alla Cultura, che ha portato i saluti dell’assessore Giuseppe Dessena.

«Siamo tornati a Carbonia – ha spiegato Ilaria Portas – perché crediamo che sia importante consolidare eventi culturali di diffusione dell’editoria sarda, in una città in cui la crisi post-industriale si è fatta particolarmente sentire. La Regione ci crede, ci investe, nell’auspicio che queste iniziative possano essere veicolo per un nuovo sviluppo dei territori dell’isola. Al circuito quest’anno è stato aggiunto un nuovo appuntamento che si terrà a Fonni a metà dicembre.»

Il passaggio dalla miniera di carbone a quella culturale è stato enfatizzato in particolar modo dalla prima cittadina, Paola Massidda. «L’obiettivo che vogliamo perseguire è quello di una cultura intesa non solo come crescita personale e strumento per combattere la solitudine del territorio, ma anche come stimolo per la crescita economica».

Non a caso il capoluogo sulcitano ha vinto il prestigioso riconoscimento di “Città che legge 2018-2019” assieme ad altri quattrocento comuni, ricavandone premi in denaro che possono permettere di rafforzare il cammino intrapreso. Al riguardo è stato fatto l’esempio della cittadina tedesca di Oberhausen, che ha utilizzato l’architettura industriale residua come strumento e luogo di cultura e di sport.

Per l’assessore Sabrina Sabiu ‘Una miniera di cultura’ è oltretutto occasione di riscoperta di tanti aspetti della nostra storia: «Saranno occasione di approfondimento la conferenza di domenica sulle città di fondazione e la presentazione di diverse opere che ricordano quegli anni sotto il duplice aspetto che inquadra da un lato gli operai che lavorarono all’edificazione, e dall’altro dei minatori che ne rappresentavano un po’ il cuore pulsante. Ma iniziative come questa, hanno anche lo scopo di cercare di abbattere il disagio sociale, che è tristemente presente nelle realtà periferiche».

«Questa tipologia di manifestazioni non parte dall’alto ma dal basso – ha affermato la presidente degli Editori sardi, Simonetta Castia – ha bisogno di interagire con il territorio che racconta e di avere la possibilità di svilupparsi nel tempo. È una filosofia che l’AES intraprende da trent’anni e il libro sardo ne è lo strumento principale.  Quella dell’Isola dei libri è una sperimentazione riuscita al punto che altre amministrazioni stanno esprimendo il desiderio di far parte del circuito.»

Durante la mattinata, nelle sale della Biblioteca comunale, si sono svolti numerosi incontri con le scuole, e in serata, alla Torre Civica, prendono il via invece gli incontri con gli autori. Sono presenti trenta editori provenienti da ogni parte della Sardegna.

 

 

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E’ di 6.849 unità lavorative il saldo positivo tra le assunzioni e cessazioni nelle aziende fino a 15 dipendenti. Tale crescita corrisponde a un +6,9% rispetto alla precedente rilevazione che pone la nostra regione al terzo posto nazionale dopo la Valle d’Aosta (+7,3%) e il Trentino (+7,1%) contro la media nazionale del +4,6%.

Ad analizzare l’incremento occupazionale delle imprese sarde è l’Osservatorio per le PMI di Confartigianato Imprese Sardegna, che ha rielaborato i dati INPS e ISTAT, tra luglio 2017 e giugno 2018, relativi alle assunzioni e cessazioni nelle realtà produttive sarde.

Più approfonditamente il dossier ha rilevato nelle imprese fino a 15 dipendenti 97.570 assunzioni e 90.721 cessazioni, per un salto totale di +6.849. Tra le realtà con più di 16 addetti, le assunzioni sono state 85.505 contro le 86.041 cessazioni per un saldo finale negativo di 536 unità lavorative. I due bilanci, come detto, quindi, portano a un attivo di 6.313 posizioni. I dati percentuali rivelano anche come la crescita generale tra le imprese sarde sia stata del 3,5%, rispetto al +3,3% della media italiana, percentuale che pone la Sardegna al 10° posto assoluto tra tutte le regioni.  Nelle aziende maggiormente dimensionate, con un -0,7%, la nostra isola ricopre la penultima posizione, subito dopo la Calabria con un -6,5%.

«Questa analisi conferma come siano le piccole realtà a trainare la crescita dell’occupazione nell’Isola – commenta Antonio Matzutzi, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – questo risultato è sostenuto anche dal buon andamento dell’apprendistato, canale privilegiato per l’accesso dei giovani a un “lavoro di cittadinanza”. Quindi, anche se i dati positivi, nessuno deve esaltarsi perché le ferite della crisi devono ancora rimarginarsi:»

«Ciò rafforza anche la richiesta che abbiamo fatto al Consiglio regionale – aggiunge Antonio Matzutzi – ovvero quella di destinare nella legge di Bilancio regionale, in discussione in questo periodo, almeno 30 milioni di euro alle oltre 35mila imprese artigiane, per supportarle concretamente negli investimenti e nella crescita. Dispiace constatare che l’intenzione del Consiglio Regionale pare sia di destinarne molte meno. Queste realtà che vogliono definitivamente lasciarsi alle spalle la crisi, rappresentano il 22% dell’economia della Sardegna e offrono lavoro a oltre 100mila persone:»

Per Confartigianato i dati confermano come il gap, da colmare rispetto ai massimi pre-crisi, si stia pian piano assottigliando; è importante sottolineare come non si parli di lavoro stagionale, come per esempio quello estivo, ma di posizioni stabili.

Una situazione, quella delle difficoltà dell’artigianato sardo, negli ultimi mesi analizzata anche dalla “Commissione speciale sulla grave situazione delle imprese dell’artigianato e del commercio” del Consiglio regionale alla quale Confartigianato Sardegna ha offerto supporto attraverso diversi contributi, non tutti accolti dalla Commissione. Fra le varie proposte quella del rifinanziamento della legge regionale 51, della Legge 949 e della legge 12 per l’assunzione degli apprendisti, del contrasto al lavoro nero e all’abusivismo, della promozione delle giovani imprese e lo sviluppo dell’alimentare, senza dimenticare la necessità di affrontare tutte le altre problematiche che attanagliano e bloccano il mondo artigiano.

«E’ una fase cruciale per la ripresa delle attività produttive e per tutta l’economia sarda – conclude Antonio Matzutzi –. I consiglieri regionali in questo momento devono dimostrare quanto sono vicini al più importante settore produttivo della Sardegna.»

 

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Fratelli d’Italia inaugura sabato pomeriggio, alle 17.30, una nuova sede nel Sulcis Iglesiente, a Carbonia, in via Gramsci. Saranno presenti il consigliere regionale Gianluigi Rubiu, il coordinatore isolano del partito Paolo Truzzu ed il deputato Salvatore Deidda.

«Con l’apertura di questa nuova struttura vogliamo avvicinare i cittadini alla politica – dice Gianluigi Rubiu -. La fase di organizzazione e strutturazione di Fratelli d’Italia sul territorio intende portare le tematiche portanti del Sulcis Iglesiente nelle sedi istituzionali.»

A Carbonia, alle ultime elezioni Politiche, il partito è andato oltre le aspettative. «Non basta – aggiunge Gianluigi Rubiu – perché ora ci attendono sfide importanti, ad iniziare dalle prossime regionali. Il Sulcis Iglesiente esige un’attenzione maggiore, che parta dai progetti di tutela delle industrie in attività e passi  attraverso l’incremento degli investimenti per le infrastrutture e la salvaguardia dei presidi sanitari esistenti. Abbiamo la responsabilità di far sentire la nostra voce per riaccendere la speranza di un’area dimenticata dalla giunta regionale. Lo sviluppo si coniuga anche con il rilancio dell’agricoltura e le nuove opportunità turistiche. La nuova sede – conclude Gianluigi Rubiu – avrà come punto centrale l’elaborazione di idee per restituire dignità ad un territorio abbandonato».

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Domenica 18 novembre, alle 17.30, al Teatro delle Saline, piazzetta Billy Sechi n. 3/4, Cagliari, prosegue la rassegna Famiglie a Teatro, rassegna dedicata ai più piccoli e alle famiglie. In scena per il turno B (gli spettatori del turno A sono attesi domenica 16 dicembre), lo spettacolo “I mezzi giri” del Teatro del sottosuolo, di e con Lorenzo Gessa e Aldo Sanna. Lo spirito che ha contraddistinto e caratterizzato le precedenti rassegne rimane immutato, ossia il Teatro come luogo di aggregazione e divertimento per tutta la famiglia. La rassegna, organizzata da Akròama, è supportata da ministero Beni culturali, Regione, comune di Cagliari e Fondazione di Sardegna

I mezzi giri” sono un progetto sperimentale di nuovo circo. Ogni giro, ogni suo multiplo e ogni sua frazione si può ripetere all’infinito, il difficile dei numeri è gestirli e soprattutto contarli. I mezzi giri sono la metà dell’infinito, e ogni mezzo giro potrebbe essere l’ultimo. L’ultimo è il più debole, fragile, vulnerabile. L’ultimo è il martire della malasorte e la vittima della sfortuna, il più testone a tirare avanti e spingere sempre. L‘ultimo è il più generoso, autentico, vero. Spesso l’ultimo è anche il più onesto. E molto spesso l’ultimo, per puro e malinconico paradosso ,è anche il primo: il primo a cedere e a mollare, il primo a staccarsi e distaccarsi, il primo a entrare in crisi, il primo a ritirarsi e abbandonare, il primo a rifare le valigie e tornare a casa.

Spesso, è anche il più simpatico e non solo nel ciclismo.

Il cast. “I mezzi giri”, di e con Lorenzo Gessa e Aldo Sanna. Disegno luci Gerardo Gouveia, assistente alla creazione Edoardo Demontis, assistente audio e luci Francesco Lugas.

 

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Amadori è un’azienda innovativa e specialista del settore avicolo e uno dei principali leader nel settore agroalimentare italiano. Fondata a San Vittore di Cesena nel 1969 da Francesco Amadori, che già da ragazzino affiancava i genitori nella commercializzazione a livello locale di pollame e animali da cortile, negli anni 50 decide di cimentarsi nell’allevamento in proprio, assumendo così anche il ruolo di allevatore. Negli anni l’azienda è cresciuta estendendosi in altre regioni italiane. Oggi Amadori segue un importante percorso di innovazione che sta trasformando il gruppo in una vera e propria azienda alimentare italiana leader nell’alimentazione di qualità grazie ad investimenti significativi. Amadori ricerca per i propri stabilimenti in Italia operai, impiegati,

L’articolo completo è consultabile nel sito: http://suntini.it/diariolavoro_amadori.html .