29 November, 2024
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A Sant’Antioco è ancora emergenza per il depuratore, sottodimensionato, fonte di continui disservizi, tra miasmi insopportabili e tombini che saltano in occasione di piogge. L’annoso problema, qualche anno fa, sembrava a un passo dalla soluzione, grazie ai 6 milioni di euro di fondi CIPE che, con una gara d’appalto bandita nel 2015, Abbanoa aveva destinato alla realizzazione di un impianto nuovo di zecca. Ma da allora il progetto è finito sommerso sotto le carte bollate, a causa di alcuni ricorsi. Da ultimo, il 19 settembre scorso, il TAR si è pronunciato fermando sostanzialmente il progetto. Il sindaco, Ignazio Locci, ha scritto ancora una volta ai vertici del gestore unico del Servizio Idrico Integrato, chiedendo un incontro urgente: «Non sono più rinviabili soluzioni definitive al tema della depurazione nel comune di Sant’Antioco – dice il sindaco Ignazio Locci – chiediamo ad Abbanoa spa che si concentri con decisione al fine di individuare soluzioni di buon senso, in modo che si giunga a nuovo progetto che ponga definitivamente la parola fine ai numerosi disagi che, soprattutto nella stagione estiva o in occasioni di piogge, si verificano nel territorio comunale. Sant’Antioco necessita di un depuratore che funzioni adeguatamente: un impianto moderno che risponda alle esigenze della nostra città. Il rischio, di questo tergiversare in mezzo alle carte giudiziarie, è che i 6 milioni di euro stanziati finiscano perduti. Sarebbe drammatico: è ora che Abbanoa prenda atto della non fattibilità del progetto che si ostina a portare avanti dinanzi al Tribunale, ed utilizzi le sue energie per una soluzione definitiva. Ci auguriamo che la nostra richiesta venga presa seriamente in considerazione – conclude Ignazio Locci – ed auspichiamo risposte concrete ed in tempi brevi».

Nel pomeriggio di ieri, intorno alle 18.00, i carabinieri della stazione di Cagliari/Villanova unitamente ai colleghi del Nucleo radiomobile della Compagnia di Cagliari, sono intervenuti in viale Colombo, di fronte all’istituto Alberti. All’interno di un circolo privato, infatti, un cittadino ha segnalato, che dentro la propria roulotte si trovava un uomo riverso che non dava segni di vita. I carabinieri hanno rinvenuto il corpo dell’uomo, il cui decesso è stato constatato poco dopo dai sanitari del 118, anch’essi intervenuti. Le indagini sono in corso. Le cause del decesso non constatate, allo stato di escludono responsabilità terze.

Alle 19.00 si riunisce il Consiglio comunale di Carbonia, convocato dal presidente Daniela Marras nella sala polifunzionale di piazza Roma. i punti all’ordine del giorno sono cinque: comunicazioni del Sindaco; interrogazioni, interpellanze, mozioni; variazione n. 2 al Programma triennale dei Lavori pubblici 2018-2020, al Documento Unico di Programmazione DUP 2018-2020; variazione al Bilancio di previsione 2018-2020 ed applicazione avanzo; monetizzazione delle aree da adibire a parcheggi per gli interventi edilizi di cui alle leggi regionali n. 8 del 23 aprile 2015 e n. 11 del 23 luglio 2017. Approvazione del regolamento.

E’ iniziato l’iter per il ritorno alla provincia del Nord Est della Sardegna, ed ora si muovono (finalmente) anche Sulcis Iglesiente, Medio Campidano ed Ogliastra. La commissione Autonomia del Consiglio regionale ha dato il via libera all’istituzione della provincia del Nord Est, proposta da un fronte trasversale, primo passo per il ritorno alla provincia di Olbia Tempio cancellata dal referendum insieme alle province di Carbonia Iglesias, Medio Campidano ed Ogliastra. L’iter per ora riguarda solo la provincia della Gallura ma 8 giorni fa, in Consiglio regionale, è stata presentata un’altra proposta di legge, primo firmatario Luca Pizzuto, con la quale si propone il ritorno alle province democraticamente elette, in sostanza di riportare il sistema delle autonomie locali della Sardegna alle 8 province esistenti prima del referendum abrogativo. La cancellazione delle quattro province ha portato alla nuova legge regionale che ha istituito la città metropolitana di Cagliari e la provincia del Sud Sardegna, al fianco delle altre tre province storiche di Sassari, Nuoro e Oristano. Il cambiamento ha portato pesanti penalizzazioni alle aree delle province cancellate, dove sono mancate ingenti risorse e quindi servizi. Il caso della provincia del Sud Sardegna è lampante, con una provincia mastodontica formata da ben 107 Comuni, nei quali strade e scuole, due delle principali competenze delle province, denunciano carenze gravissime. Con la cancellazione delle province si pensava di cancellare gli sprechi e di migliorare il sistema delle autonomie locali. I risultati dicono che i risparmi si sono rivelati assai modesti, mentre notevoli sono stati i tagli ai trasferimenti e quindi le mancate coperture dei servizi per i territori, soprattutto nelle periferie. La cancellazione delle quattro province avrebbe avuto un senso diverso se, come era stato previsto nel referendum costituzionale del Governo Renzi, fossero state cancellate tutte le province e si fosse effettivamente riformato il sistema delle autonomie locali. Viceversa, con la bocciatura del referendum costituzionale, le province sono rimaste, private della componente consiliare democraticamente eletta, con amministratori straordinari e Consigli formati dai sindaci, le cui elezioni hanno subito ripetuti rinvii. Le uniche province cancellate, in Italia, sono state quelle di Olbia Tempio, Carbonia Iglesias, Medio Campidano ed Ogliastra.

La Sardegna aderisce anche quest’anno all’iniziativa “Climathon”, maratona internazionale di 24 ore dedicata al clima che coinvolge le città, in programma venerdì 26 ottobre: professionisti, amministratori, tecnici, studenti e cittadini si confronteranno a Sassari e Cagliari sui temi strategici dell’adattamento ai cambiamenti climatici grazie all’adesione della Regione all’iniziativa organizzata da Climate-KIC, la più grande organizzazione pubblico-privato europea che promuove azioni innovative per contrastare i cambiamenti climatici. Nel 2017 sono state 104 le città aderenti da 45 paesi e oltre 4.500 maratoneti hanno ideato più di 600 progetti. A Cagliari l’iniziativa partirà alle ore 9.00 e sarà ospitata al Polo di Architettura dell’Università in via Corte d’Appello 87 grazie alla collaborazione con il DICAAR dell’Università di Cagliari e la Rete delle Professioni Tecniche. Durante la maratona verranno sviluppate idee sulla gestione sostenibile dell’acqua, sulla mitigazione delle isole di calore urbano e sull’uso sostenibile del suolo. La presentazione e premiazione si terrà nella sala consiliare del Comune il sabato a partire dalle ore 9.30. A Sassari l’appuntamento è per venerdì 26 ottobre dalle ore 10.00 alle ore 13,00 nella sala conferenze della Biblioteca comunale in piazza Tola, per poi spostarsi nei locali del Palazzo Ducale, in piazza del comune, per i lavori di gruppo del pomeriggio. La maratona si concluderà il sabato con la presentazione delle idee progettuali a partire dalle ore 9.30 e la premiazione prevista per le ore 12.00. La sfida è “Agricoltura e strategie di gestione sostenibile delle risorse idriche nel territorio di Sassari”.

La commissione “Attività produttive” del Consiglio regionale ha sentito questa mattina in audizione l’assessore alla Programmazione, Raffaele Paci, sulla proposta di legge n. 553 “Misure urgenti e politiche di sistema a sostegno del commercio e dell’artigianato” predisposta dalla Commissione speciale sulla crisi del settore presieduta da Roberto Deriu. Raffaele Paci ha espresso apprezzamento per l’iniziativa. «Le piccole e medie imprese costituiscono l’ossatura del nostro sistema economico – ha affermato Raffaele Paci – per questo condivido l’obiettivo di individuare una serie di norme finalizzate al rafforzamento del settore». L’assessore è poi entrato nel merito della proposta di legge con particolare riferimento ad alcuni specifici articoli. Sul Titolo I “Misure a sostegno del tessuto economico”, Paci ha condiviso l’impostazione della Commissione: «La Giunta ha sempre ragionato in un’ottica di programmazione unitaria. Le imprese, a prescinder e dal settore in cui operano, devono tutte rispondere a criteri di sostenibilità economica per confrontarsi con il mercato. Mi fa piacere che si mantenga questo tipo di approccio. Per questo, un ruolo centrale nella programmazione deve essere affidato alla cabina di regia per la programmazione unitaria istituita dalla Regione». Sul Titolo III “Misure per il rilancio dell’edilizia privata e a sostegno del mercato interno”, Paci ha detto di condividere l’idea di attirare pensionati stranieri in Sardegna: «Potrebbe essere utile al contrasto dello spopolamento e al rilancio dell’edilizia – ha rimarcato Paci – proprio per questo sarebbe opportuno pensare a uno specifico disegno di legge». L’assessore si è poi concentrato sul Titolo IV dedicato al rilancio delle microimprese artigiane e commerciali: «E’ il cuore del provvedimento – ha sottolineato Raffaele Paci – ho sempre sostenuto la necessità di utilizzare i fondi europei, in via prioritaria, per sostenere le piccole imprese. A tal fine abbiamo cercato di semplificare il più possibile le procedure dei bandi adeguandole alla dimensione aziendale dei beneficiari. Occorre pero ammettere che sui bandi T1,T2 e T3 si sono presentate molte difficoltà per le microimprese. Credo che, mantenendo l’attuale impalcatura, si possa trovare uno spazio nella Finanziaria per individuare finanziamenti a loro dedicati e risorse adeguate per strumenti di incentivazione». Sui Confidi è stata chiarita la platea dei beneficiari con l’esclusione di quelli di secondo livello, mentre sui contributi a copertura dei costi di garanzia Paci ha suggerito di limitare l’ammontare riconosciuto: «Non può essere del 100% perché illegittimo – ha detto – con una quota del 50% sarebbe sufficiente 1 milione e mezzo di euro per garantire una copertura totale». Raffaele Paci, infine, ha confermato l’imminente approvazione di un disegno di legge sul commercio da parte della Giunta e si è detto disponibile a trovare una sintesi insieme alla Commissione per individuare le norme che si intendono finanziare. Il presidente della Commissione speciale, Roberto Deriu, ha auspicato l’attivazione di una forma di finanziamento, non presente nell’attuale sistema, che incentivi “l’animazione nei centri storici in modo da indirizzare il pubblico verso gli esercizi commerciali che vi operano. Sappiamo che ci sono altre iniziative che vanno in questa direzione ma mi auguro che la Giunta consideri la nostra proposta come aggiuntiva». Il presidente della Commissione speciale, infine, ha insistito sulla necessità di distinguere tra imprese e abusivi. Nel dibattito sono intervenuti anche i consiglieri Raimondo Cacciotto (Pd) e Fabrizio Anedda (Misto). Il primo ha evidenziato le difficoltà di accesso al credito e ai finanziamenti pubblici delle microimprese: «Sarebbe opportuno affiancare forme di incentivazione più agili – ha detto Raimondo Cacciotto – ha questo punto di vista sarebbe utile sapere quante risorse vengono spese con i bandi T1,T2 e T3». Fabrizio Anedda (Misto) ha invece segnalato la necessità di predisporre norme che vadano in aiuto delle imprese. «Attualmente non è cosi – ha detto Fabrizio Anedda – chi trae beneficio dai finanziamenti per formazione, certificazioni etc. sono le associazioni di categoria. Le imprese sono deboli, lo dimostra il fatto che l’80% delle aziende che hanno presentato domanda per il bando T1 non ha avuto risposta». Al termine dell’audizione, il presidente della Commissione “Attività produttive” Luigi Lotto ha indicato la strada da seguire per arrivare a una rapida sintesi: «Analizzeremo la proposta della Commissione speciale e il disegno di legge della Giunta – ha affermato – sarà impossibile arrivare a un testo definitivo prima dell’approvazione della Finanziaria. Per questo, insieme alla Giunta, sarà utile individuare da subito un percorso che permetta di inserire nella manovra economica misure e cifre che dovranno poi dare gambe agli interventi a sostegno dell’artigianato e del commercio».

“Il Consiglio regionale della Sardegna si impegna ad affiancare i 650 lavoratori di Tiscali interessati dalla cessione delle frequenze 5G da Tiscali a Fastweb intervenendo con la Giunta regionale in vista dell’incontro che si terrà al ministero per lo Sviluppo Economico il prossimo 20 novembre. E’ quanto è emerso questa mattina durante l’incontro alla commissione Lavoro del Consiglio regionale, presieduta da Piero Comandini. Il parlamentino di via Roma ha così accolto il grido d’allarme lanciato dallo scorso luglio dalla Uilcom Sardegna a tutela dei lavoratori sardi di Tiscali.” Lo scrive in una nota il segretario regionale della Uilcom Sardegns Tonino Ortega. “Come UILCom abbiamo chiesto che l’intero percorso venisse accompagnato integralmente alla presenza del ministero dello Sviluppo economico e della Regione Sardegna ha spiegato durante l’incontro il segretario regionale della Uilcom Sardegna, Tonino Ortega, che nei mesi scorsi aveva più volte stigmatizzato l’assordante silenzio della Regione sarda in questa delicata vertenza -. Abbiamo sollevato molte perplessità rispetto alla regolarità della cessione delle frequenze pretendendo massima trasparenza e chiarezza – ha aggiunto Tonino Ortega -. Chiediamo che la Regione Sardegna si faccia carico di questa disastrosa vertenza che rischia di trasformarsi in una bomba sociale e che appoggi la nostra richiesta a Tiscali di un piano industriale a sostegno dell’occupazione. Auspichiamo che, mettendo da parte i vari schieramenti politici e rimettendo al centro gli interessi dei lavoratori sardi, tutti insieme, istituzioni e sindacati, si possa trovare in modo responsabile un percorso condiviso da portare al Mise il 20 novembre che abbia un solo obiettivo: la tutela dell’occupazione sarda” .

La protesta dei comitati per la “difesa della sanità pubblica” e degli ospedali di Ghilarza, La Maddalena, Ozieri, Tempio, Iglesias, Lanuesi, Isili, Muravera e Sorgono, dopo aver animato la manifestazione di piazza che ha attraversato via Roma a Cagliari, è sbarcata in tarda mattinata in Consiglio regionale, sul tavolo della conferenza dei capigruppo che, guidata dal presidente Gianfranco Ganau, ed alla presenza dell’assessore della Sanità, Luigi Arru, ha ascoltato la rabbia e gli appelli dei piccoli centri della Sardegna che reclamano il diritto alle cure ed alla salute. «Basta tagli alla Sanità e stop ai disagi ed alla cancellazione dei servizi nei piccoli centri dell’Isola», è stato il motivo ricorrente dei diversi interventi che si sono succeduti e che hanno rappresentato, con toni a tratti crudi e ruvidi, le difficoltà e le penalizzazioni cui vanno incontro le comunità sarde per effetto delle novità introdotte con la istituzione della Asl unica e per effetto delle riforme che hanno riguardato la rete ospedaliera ed il servizio dell’emergenza- urgenza. Carenze negli organici («mancano medici, infermieri, personale sanitario e amministrativo») e nelle forniture («non ci sono medicinali, garze, siringhe e persino le sacche per la diuresi sono di infima qualità») insieme con incongruenza gestionali («ad Iglesias per un semplice tamponamento si interviene con l’elisoccorso») e organizzative («chiudono i laboratori, tante sale operatorie non sono a norma mentre si continuano a trasferire reparti sena alcuna logica»): sono state queste le lamentazioni “spicciole” dei portavoce dei comitati che sul piano prettamente politico hanno affermato un giudizio tranciante sull’operato dell’assessore Arru («sta distruggendo la sanità sarda e insieme con il direttore dell’Ats continua a smantellare i presidi del sistema sanitario in tutti i territori dell’Isola»). Claudia Zuncheddu (Rete sarda a difesa della sanità pubblica) e Monia Piano (Comitato Cagliari) si sono concentrate sulle strutture del capoluogo ed in particolare “sul disastroso stato in cui versa l’ospedale Civile” e sulle incertezze che riguardano il futuro dell’ospedale Marino, del Santissima Trinità, dell’Oncologico e del Binaghi («sono stati mortificati persino i servizi per la sclerosi multipla»). «Dal Brotzu al Policlinico – ha dichiarato Piano – si è assistito al trasferimento dei primariati e non dei servizi, come è avvenuto per quelli rivolti alle grandi ustioni che possono essere trattate però solo a Sassari». «Alla Maddalena non ci si può ammalare e non si può nascere», ha incalzato Emanuela Cauli a nome del comitato che occupa il Paolo Merlo e che ha accusato senza mezzi termini l’assessore Arru di essere stato smentito, dal direttore generale dell’Ats nel corso della recente visita sull’isola dell’arcipelago, a proposito del mantenimento di strutture e reparti («nel frattempo ci è stato tolto anche il pediatra e non sono garantite neppure le visite agli anziani»). «I medici – ha incalzato Marco Fenudi (Ozieri) – non vogliono più venire a lavorare nei piccoli centri della Sardegna perché sanno che hanno il futuro segnato». «Così la gente non si sente più sicura nei nostri paesi – hanno incalzato i rappresentanti di Lanusei (Carla Lai), e Muravera (Lidia Todde) – e si alimentata di disastroso fenomeno dello spopolamento mentre gli hub sanitari di Cagliari e Sassari sono già al collasso». «Nell’arco di vent’anni – ha aggiunto Adriano Urru (Sorgono) – nel Mandrolisai si sono persi diecimila residenti e nel nostro ospedale non c’è neppure più un ortopedico mentre un pezzo delle sale operatorie è già stato spostato all’ospedale di Nuoro». «Rivisitare la rete chirurgica regionale è la necessità urgente – ha dichiarato Luigi Pisci (Isili) – perché contraddice il piano di riordino della rete ospedaliera e la paventata cessazione del servizio chirurgico nei piccoli ospedali preannuncia lo smantellamento, nei fatti, delle strutture sanitarie nei nostri territori». «Ad Iglesias avevamo tre ospedali – ha spiegato Rita Melis – ed oggi siamo ridotti ad avere dei semplici ambulatori che di altisonante hanno solo i nomi in “inglese”». L’otorino e il punto nascita sono invece la preoccupazione di Nicola Luciano che reclama “un futuro” per l’ospedale di Tempio e “più attenzione per la Gallura”. La presa di distanze del capogruppo Upc, Pierfranco Zanchetta («i consiglieri regionali fanno le leggi ed hanno approvato il piano di riordino della rete ospedaliera ma spetta ad altri applicarla e garantirne la piena e corretta attuazione») ha preceduto la replica, a tratti stizzita, dell’assessore Luigi Arru che, così come aveva fatto in occasione dell’incontro con il comitato per l’ospedale di Ghilarza, ha difeso le riforme sanitarie della legislatura ed ha escluso “la chiusura degli ospedali nei piccoli centri dell’Isola”. «Abbiamo attivato processi straordinari – ha affermato Arru – che hanno bisogno di tempo per dispiegare i loro effetti positivi ma pretendo lealtà e rispetto anche nelle critiche». «Non corrisponde al vero – ha proseguito l’assessore – che si vogliano ridurre i servizi, che le scelte siano di tipo ragionieristico ed all’insegna della riduzione dei costi, che si voglia fare una vera e propria macelleria sociale, la verità è che stiamo facendo quello che in dieci anni in questa Regione non si è avuto il coraggio di fare per migliorare la sanità sarda e garantire l’efficacia delle cure a tutti i sardi». «Basta allarmismo – ha tuonato Arru – e chi mi vuole criticare lo faccia con i fatti e non con i sentito dire perché noi procediamo con la stabilizzazione del personale, con gli investimenti, con i concorsi, lavoriamo cioè per creare centri di alta specialità che da decenni sono stati invece sacrificati in nome dell’iper-frammentarietà dei servizi e delle strutture sanitarie». L’animato scambio di vedute è stato riportato a sintesi con l’intervento del presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, che ha escluso la chiusura degli ospedali nei piccoli centri ed ha ribadito la difesa del piano di riordino della rete ospedaliera, proprio nell’ottica della tutela di tutti i presidi sanitari e di tutti i territori della Sardegna. «Gli atti aziendali dell’Ats – ha puntualizzato Ganau – adottati in difformità dalle previsioni del piano di riordino della rete ospedaliera dovranno essere aggiornati alla luce di quanto stabilito nel documento approvato dall’assemblea sarda». Il presidente del Consiglio regionale ha quindi rassicurato i comitati sulla stabilizzazione e il reclutamento del personale sanitario («ma la carenza degli anestesisti è un problema nazionale legato all’accesso alla professione») ed anche sulle modifiche da apportare in sede di Giunta alla rete chirurgica («ho notizia che si sia già provveduto ad adeguarla»).

Oggi il comune di Carbonia ha compiuto un altro passo nel percorso orientato alla digitalizzazione e informatizzazione dei servizi al cittadino e alle imprese. Oltre al bonifico bancario e al classico sistema tramite bollettino postale o bancario, il pagamento verso la pubblica amministrazione potrà, infatti, avvenire tramite PagoPA, un sistema elettronico che renderà più veloce, sicuro e trasparente qualsiasi pagamento. “Il vantaggio è quello di poter fruire di un sistema di pagamento semplice, standardizzato, affidabile e in linea con le esigenze dei cittadini, sempre più moderni e al passo con i tempi dettati dalla tecnologia”, ha detto il sindaco Paola Massidda. Il pagamento può essere effettuato direttamente tramite Pc, smartphone o tablet, oppure è possibile stampare il bollettino ed effettuare il versamento della somma recandosi nei tabacchini o nelle ricevitorie presenti in città. Soddisfazione è stata espressa anche dall’assessore all’Innovazione tecnologica Mauro Manca per “un nuovo servizio online che si aggiunge alla recente adozione del fascicolo elettronico del cittadino. In questo contesto si inserisce anche il sito Internet istituzionale del Comune di Carbonia, che a breve si doterà di una nuova veste grafica, più fruibile di quella attuale, in grado di ottimizzare anche i tempi previsti per i pagamenti elettronici”. I servizi in cui si potrà pagare tramite sistema elettronico PagoPA vanno dalle concessioni edilizie alle concessioni del Mercato Civico Comunale e del Cimitero, dai diritti Suape alle multe, dall’assistenza domiciliare ai canoni per gli impianti sportivi, dalle tariffe dell’asilo nido a quelle della mensa scolastica. Il sistema PagoPA è stato realizzato dall’Agenzia per l’Italia Digitale (AGID) in attuazione dell’art. 5 del Codice dell’Amministrazione Digitale e del D.L. 179/2012, come convertito in legge.

“La realizzazione e ove già presente il completamento dei collegamenti tra i principali porti sardi, gli aeroporti di Olbia e Alghero con la rete ferroviaria; l’elettrificazione della dorsale ferroviaria; lo studio di fattibilità di una nuova linea ferroviaria Nuoro-Olbia. Sono le osservazioni che ho fortemente voluto e fatto inserire nel parere della IX commissione Trasporti della Camera sul contratto di programma 2017-2021 – parte Investimenti tra Stato e Rete Ferroviaria Italiana, approvato oggi a grande maggioranza, sui contenuti, con la sola astensione dei commissari di Fratelli d’Italia.” Lo scrive, in una nota, il deputato del Movimento 5 Stelle Nardo Marino, componente della commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni. “Il parere, per la prima volta, arriva al ministero dei Trasporti con una serie di indicazioni programmatiche precise individuate dalla Commissione di cui Rfi dovrà tenere conto – aggiunge Nardo Marino -. Il contratto, eredità della passata legislatura, relegava la Sardegna a Cenerentola della Regioni italiane. Con le osservazioni presentate e approvate dai commissari, oggi, facciamo un primo passo verso la modernizzazione di una rete vetusta e verso l’intermodalità effettiva. L’elettrificazione della dorsale ci consentirà di chiudere l’era del diesel (altrove si sperimenta il treno a idrogeno) e di fare un passo avanti verso il futuro. Per la prima volta, inoltre, prende consistenza l’idea di collegare Nuoro e Olbia, al fine di eliminare l’isolamento di alcune aree e offrire nuove opportunità di mobilità e sviluppo turistico. Si tratta di indicazioni, in attesa di una auspicabile rimodulazione dei fondi, sulle quali manterrò massima attenzione, che consentiranno alla Regione, nel prossimo futuro, di chiedere investimenti a Rfi sul territorio sardo in base alle priorità individuate in materia di trasporto ferroviario e intermodalità. È bene ricordare – conclude Nardo Marino – che il lavoro della commissione ha consentito di recuperare 7,5 miliardi di euro, bloccando opere sostanzialmente inutili.”