30 November, 2024
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La Miniera di Monte Sinni è un luogo che ha segnato la storia del sud ovest della Sardegna. Nata nel 1853, l’allora chiamata “Bacu Abis”, diventò in breve tempo una delle risorse energetiche fondamentali non solo per la Sardegna, ma per tutto il Paese. Durante la 1ª guerra mondiale infatti la produzione del carbone fossile arrivò anche ad 80mila tonnellate. Il periodo più florido però fu quello durante il fascismo. Nel 1935, infatti, la produzione salì fino ad un massimo di un milione di tonnellate prodotte. Per fare ciò i dipendenti della futura Carbosulcis aumentarono fino alle 18mila unità. Sempre nel 1935 inoltre, fu fondata la città di Carbonia.

Dalla seconda guerra mondiale in poi, la produzione subì diversi arresti fino all’attuale situazione, in cui i dipendenti sono di poco superiori alle 300 unità e l’estrazione è praticamente ferma.

L’attuale realtà quindi è quella di un colosso che sembra inerte, una fonte di lavoro che ormai sembra totalmente prosciugata.

Un giornalista di 30 anni, è sceso nel sottosuolo per vedere con i suoi occhi la vita dei pochi lavoratori rimasti all’interno della miniera. Da quest’esperienza ne è nato un progetto fotografico.

«La situazione che mi sono trovato davanti è stata simile ad entrare in una città fantasma – ha dichiarato Antonio Massariolo, parlando del suo progetto -. I numerosi chilometri di gallerie interne infatti sembrano deserti. Si incontrano sporadicamente dei minatori che sono intenti alla manutenzione delle gallerie, lavoro fondamentale per evitare che la miniera stessa crolli sotto il suo peso. L’estrazione è di fatto bloccata e tra pochi mesi, alla fine del 2018, tutto si fermerà.»

«Fortunatamente però – aggiunge il giovane giornalista – sembra esserci un piccolo spiraglio di luce del futuro della miniera. Esiste un progetto, denominato Progetto Aria, per rendere il sito della Miniera di Monte Sinni un importante polo di ricerca alla stregua del Laboratorio del Gran Sasso.»

Il reportage e la storia della miniera di Carbone di Monte Sinni sono ora racchiusi in un sito web (www.minierasulcis.it). Al suo interno si possono vedere gli scatti effettuati nel sottosuolo e leggere l’intera storia del luogo che per anni è stato il motore del Sulcis Iglesiente.

Foto di Antonio Massariolo.

Foto di Antonio Massariolo.

Foto di Antonio Massariolo.

Foto di Antonio Massariolo.

Foto di Antonio Massariolo.

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La pesante sconfitta subita dal centrosinistra nelle elezioni Politiche di domenica 4 marzo, è al centro del dibattito politico e motivo di profonda riflessione in seno alle forze politiche e sociali che si identificano nell’area riformista.

31 donne di Campo Progressista lanciano oggi un appello per la ricostruzione di un’area riformista, progressista e democratica del Paese.

«L’esito elettorale ha ribadito una volta di più la necessità di ricostruire l’area riformista, progressista e democratica del nostro Paese – scrivono in una nota Emilia Agnesa, Maria Grazia Banni, Bruna Biondo, Laura Brughitta, Annamaria Busia, Maria Grazia Caligaris, Arianna Carola, Marzia Cilloccu, Elisa Cogodi, Elisa Comparetti, Marilena Coni, Francesca Fradelloni, Francesca Ghirra, Adriana Iannoni, Emanuela Lampis, Valentina Lo Bianco, Carla Madeddu, Maria Cristina Mancini, Elisabetta Milia, Lucia Mocci, Paola Molinas, Rossella Pes, Simona Pinna, Anna Puddu, Alessandra Ruzzu, Marirosa Schiano, Elisabetta Scorcu, Roberta Uras, Anna Rosa Zedda, Elisabetta Zedda e Margherita Zurru -. Una ricostruzione che non può ridursi all’avvicendarsi del leader di turno, ma che deve essere prima di tutto ricomposizione programmatica e politica. Occorre ripartire dalle identità, dalle relazioni, dalle comunità e dal confronto tra appartenenze.»

«Per chi come noi non vuole arrendersi all’idea che a governare siano formazioni politiche che fanno della discriminazione etnica, religiosa, politica e sociale i propri cavalli di battaglia esiste solo una strada: l’unità del centrosinistra. Con questo appello, noi donne di Campo Progressista, chiediamo di superare divisioni e timori per la costruzione di un progetto concreto e condiviso di società, che dia risposte vere e realizzabili ai problemi delle persone. Un progetto fondato su progresso solidale, lavoro, economia eco-sostenibile, tutela dell’ambiente, cultura, istruzione e formazione come via fondamentale per l’emancipazione dal ricatto del bisogno. Per l’Italia e per la Sardegna. Vogliamo una società di diritti, fondata sulla parità di genere, ma anche sulla consapevolezza dei doveri di partecipazione e solidarietà. Vogliamo rafforzare le autonomie: dei territori, delle città e delle periferie. 

Rivendichiamo i diritti acquisiti in 70 anni di Repubblica e rilanciamo l’idea di un Paese di uguali, nel quale vogliamo essere protagoniste in prima linea. A 72 anni dal suffragio femminile (ieri 10 marzo l’anniversario), il nostro appello – concludono Emilia Agnesa, Maria Grazia Banni, Bruna Biondo, Laura Brughitta, Annamaria Busia, Maria Grazia Caligaris, Arianna Carola, Marzia Cilloccu, Elisa Cogodi, Elisa Comparetti, Marilena Coni, Francesca Fradelloni, Francesca Ghirra, Adriana Iannoni, Emanuela Lampis, Valentina Lo Bianco, Carla Madeddu, Maria Cristina Mancini, Elisabetta Milia, Lucia Mocci, Paola Molinas, Rossella Pes, Simona Pinna, Anna Puddu, Alessandra Ruzzu, Marirosa Schiano, Elisabetta Scorcu, Roberta Uras, Anna Rosa Zedda, Elisabetta Zedda e Margherita Zurru – è rivolto a tutti coloro che si riconoscono dentro il campo della democrazia e del progresso, per costruire insieme un progetto politico orientato a superare gli svantaggi e le diverse velocità che ancora caratterizzano le nostre società.»

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Riparte il campionato dopo l’interruzione determinata dalla tragica scomparsa di Davide Astori, il capitano della Fiorentina che ha lasciato a Cagliari tanti ricordi per la sua lunga esperienza con la maglia rossoblu, durata ben sei stagioni (dal 2008 al 2014, 174 presenze, 3 goal). La partita non disputata domenica scorsa a Marassi con il Genoa, verrà recuperata il 3 aprile.

Alla Sardegna Arena arriva la Lazio, una delle grandi del campionato, in corsa per uno dei primi quattro posti che valgono la qualificazione diretta alla Champions League, sicuramente non nel suo miglior periodo di forma ma in grado di fare paura in trasferta, dove ha conquistato 29 dei 42 punti a disposizione in 14 giornate, frutto di ben 9 vittorie, 2 pareggi e 3 sconfitte. Uno degli elementi sui quali cercherà di fare leva il Cagliari, oltre alla voglia di riprendere a conquistare preziosi punti salvezza e all’entusiasmo del pubblico della Sardegna Arena, è il numero di goal subito in trasferta dalla Lazio, ben 20, alla media di quasi 1,5 a partita. Per contro, la squadra di Simone Inzaghi ha un attacco che fa paura, capace finora di realizzare in trasferta ben 33 reti, stesso bottino messo insieme dalla Juventus, superiore a quello del Napoli (30).

Sono tanti gli uomini della Lazio da controllare con particolare attenzione: dal bomber Ciro Immobile – capocannoniere del campionato con 23 reti realizzate in 24 partite (stesso numero con il quale ha concluso la passata stagione in 36 giornate; le reti realizzate nella stagione in corso tra campionato e coppe sono addirittura 33) – a Milinkovic-Savic, da Felipe Anderson a Luis Alberto.

Alla gara del girone d’andata, vinta dalla Lazio per 3 a 0, è legato l’esordio di Diego Lopez sulla panchina rossoblu, dopo l’esonero di Massimo Rastelli.

Il tecnico rossoblu deve fare a meno di Joao Pedro, sospeso dopo essere stato trovato positivo all’idroclorotiazide (un diuretico) nei test effettuati da Nado Italia subito dopo la partita con il Sassuolo dell’11 febbraio scorso, ma recupera Diego Farias, terzo del reparto offensivo al fianco del nordcoreano Kwang-Song Han e di Leonardo Pavoletti.

Dirigerà Marco Guida di Torre Annunziata, assistenti di linea Ciro Carbone di Napoli e Giorgio Schenone di Genova. Quarto ufficiale Ivano Pezzuto di Lecce. Addetti al VAR Claudio Gavillucci di Latina e Alberto Tegoni di Milano.

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Non solo Carbonia. Sono ben cinque i Comuni del Sulcis Iglesiente che quest’anno non hanno confermato la partecipazione alla manifestazione Monumenti Aperti, giunta alla XXII edizione, nata nel 1997 a Cagliari dalla passione e l’impegno civile di un gruppo di studenti universitari, organizzata dalla ONLUS Imago Mundi.

Il comune di Carbonia ha partecipato a Monumenti Aperti per 14 anni consecutivi ma quest’anno l’Amministrazione guidata da Paola Massidda ha deciso di interrompere questa esperienza e di impegnarsi in un’altra iniziativa, legata alla valorizzazione del paesaggio e del patrimonio culturale della città mineraria che nel 2012 ha ricevuto il Premio del Paesaggio del Consiglio d’Europa. Il tutto, nell’anno in cui la città festeggia i suoi primi 80 anni.

Gli altri Comuni del Sulcis Iglesiente che non hanno confermato la partecipazione a Monumenti Aperti sono Carloforte, Gonnesa, Portoscuso e San Giovanni Suergiu. Anche il sindaco di San Giovanni Suergiu, Elvira Usai, ha motivato la scelta della sua Amministrazione con l’intenzione di valorizzare il patrimonio culturale ed ambientale del paese, con il coinvolgimento delle numerose associazioni e dei giovani.

A fronte dei cinque Comuni del Sulcis Iglesiente usciti al circuito di Monumenti Aperti, ce n’è uno che ha aderito per la prima volta: Sant’Anna Arresi. Gli altri cinque Comuni rimasti (lo scorso anno erano 10, su un totale di 57, stesso numero complessivo confermato per quest’anno, dopo gli abbandoni ed i nuovi arrivi), sono Buggerru, Iglesias, Santadi, Sant’Antioco e Villamassargia.

Monumenti Aperti 2018 dovrebbe iniziare il 14 aprile a Bitonto (Bari) e concludersi nel mese di ottobre a Ferrara, alla seconda partecipazione.

In Sardegna la manifestazione si svolgerà tra il 21 aprile e il 3 giugno.

 

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Francesco Trento cala il poker sulla Riviera del Corallo. Lo scrittore romano terrà ad Alghero il suo quarto seminario su “come si scrive una grande storia” ospite di Cabussò – Contingenze Culturali, il nuovo spazio artistico in via Rossini 15. Dopo aver affrontato in questi mesi i temi più importanti della scrittura creativa – dall’Idea alla Storyline, il design del personaggio ed il tema della narrazione – la lezione del 17 e 18 marzo prossimi è incentrata sul “viaggio dell’eroe”, ovvero la struttura mitica alla base di quasi ogni grande narrazione. Questa è forse la lezione clou tra quelle proposte, perché il docente insegnerà come si struttura una storia che sia per un film, per un libro, per una graphic novel, per il pilot di una serie tv. L’obiettivo dei corsisti è imparare come scrivere storie importanti, come trasformare una buona idea in un grande film o un buon libro che riescano a toccare corde universali, parlando al cuore del pubblico, senza accontentarsi di intrattenerlo. Spaziando dalla letteratura al cinema, dalle fiabe al mito, si imparerà come guardare i film scomponendoli nei loro elementi strutturali, riconducendoli alle “tappe” individuate da Joseph Cambpell e poi da Chris Vogler. Tappe che affondano le loro radici nei più antichi miti e rimangono ancora oggi alla base di alcuni dei film di maggior successo, inoltre si analizzerà come evitare gli stereotipi e lavorare in maniera creativa con gli archetipi. I vari seminari del ciclo “come si scrive una grande storia” sono autoconclusivi. Costruiti appositamente per essere seguiti anche da chi vuol imparare solo una delle varie materie proposte di volte in volta. Le lezioni durano 16 ore ognuna suddivise in due giornate, dalle ore 10.00 alle 19.00 con pausa pranzo di un’ora, mentre il corso completo è composto da cinque diversi seminari. I prossimi appuntamenti già calendarizzati sono: il 21 e 22 aprile su “come scrivere (e riscrivere) i dialoghi” e a maggio su “come si scrive un soggetto cinematografico, la teoria delle otto sequenze e imparare a scrivere guardando un film”.

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La Fondazione Cammino Minerario di Santa Barbara ha aperto oggi il primo cantiere nel comune di Carbonia, per migliorare la percorribilità lungo i 400 km del Cammino Minerario di Santa Barbara, con l’impiego di 20 lavoratori del progetto Parco Geominerario, come deliberato dalla Giunta regionale in attuazione della legge n° 30 del 2016.

All’apertura del cantiere, erano presenti il presidente della Fondazione, Giampiero Pinna; l’assessore regionale degli Enti locali e Urbanistica Cristiano Erriu; il consigliere regionale Pietro Cocco; i sindaci di Carbonia Paola Massidda, di Iglesias Emilio Gariazzo, di Gonnesa Hansel Cristian Cabiddu, di Musei Antonello Cocco; l’ing. Fulvio Bordignon, dirigente della provincia del Sud Sardegna.

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Arriva la Vanoli Cremona di Meo Sacchetti e domani, a mezzogiorno, al PalaSerradimigni, prima del fischio d’inizio, si rivivranno le grande emozioni della Dinamo del “triplete”. I ricordi producono emozioni, ancora più forti se si considera che tra le fila della squadra lombarda giovano altri tre ex, due dei quali, i cugini Drake e Travis Diener, hanno scritto pagine indelebili della storia della Dinamo (il terzo, Darius Johnson-Odom, è stato a Sassari per qualche mese nella non brillantissima stagione post-triplete).

«Giocheremo contro un pezzo di storia della Dinamo, contro  Johnson Odom che fa 18 punti di media a partita, contro una squadra con giocatori atipici come Milbourne, Martin e Fontecchio ed i diversi assetti che caratterizzano questa avversaria – ha detto in conferenza stampa Federico Pasquini -. E’ una squadra che lotta come noi per i playoff e sappiamo quanto sono importanti queste partite, però voglio essere più concentrato su di noi, voglio che andiamo avanti sulla falsa riga di quello che stiamo facendo ultimamente: dal 23 gennaio abbiamo vinto 5 delle ultime 7 partite (mettendo insieme campionato e Coppa) e, soprattutto, sono concentrato e determinato sul fatto che quell’energia difensiva che abbiamo messo in campo negli ultimi 20 minuti mercoledì la dobbiamo fare sempre nostra, perché sappiamo che se difendiamo in quel modo e riusciamo a tenere questo tipo di difesa sui 40 minuti possiamo essere una squadra estremamente di qualità. Siamo impegnati a lavorare su questo assetto completamente nuovo che abbiamo da poco, da quando è arrivato Bostic ed è rientrato Stipcevic, e abbiamo ridisegnato un po’ la squadra, gli equilibri e le gerarchie. Sono focalizzato su questo lavoro perché penso che abbiamo ancora molto da dare, molto margine di miglioramento e di crescita. La partita è molto importante per i playoff – ha concluso il coach della Dinamo – ma lo è altrettanto per confermarci in quello che stiamo facendo, specie quando giochiamo in casa.»

Meo Sacchetti, coach della Vanoli Cremona e della Nazionale Italiana.

Federico Pasquini.

Darius Johnson-Odom.

Drake Diener.

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La VBA/Olimpia Sant’Antioco sbanca anche il campo del Cus Cagliari Sandalyon per 3 set a 1 (21 a 25, 19 a 25, 25 a 22 e 21 a 25) e raggiungendo quota 27 punti è virtualmente salva. La squadra di Tony Bove ha confermato di attraversare un eccellente periodo di forma, aggiudicandosi il secondo derby consecutivo, dopo quello casalingo con la Polisportiva Sarroch, con lo stesso punteggio e la stessa successione dei set, 3 a 1 con un iniziale 2 a 0 (la VBA/Olimpia si impose sul Cus Cagliari Sandalyon anche nel derby di andata, con lo stesso punteggio, mentre perse al tie-break sul campo della Polisportiva Sarroch).

La Polisportiva Sarroch, come da pronostico, ha riscattato la sconfitta subita sette giorni fa a Sant’Antioco, sbarazzandosi agevolmente della Lazio Castello con il netto punteggio di 3 set a 0: 25 a 20, 25 a 20 e 25 a 16.

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Da Mirkoeilcane a Zibba sono molti ormai i vincitori del Premio Bindi ad essersi affermati nel mondo della musica. Parte ora la 14ª edizione Premio di Santa Margherita Ligure, uno dei più prestigiosi concorsi e festival italiani dedicati alla canzone d’autore, intitolato a Umberto Bindi, indimenticato cantautore genovese.

Riconfermato direttore artistico, dopo la prima bella esperienza dello scorso anno, proprio Zibba.

Il festival si svolgerà dal 6 all’8 luglio e, oltre al concorso, in programma sabato 7, ospiterà presentazioni, live e showcase.

Il concorso è riservato a singoli o band che compongano le proprie canzoni. Non ci sono preclusioni per il tipo di proposte artistiche, da quelle stilisticamente più tradizionali a quelle più innovative. Fra tutti gli iscritti, una commissione selezionerà dieci artisti che si esibiranno nella finale del 7 luglio 2018 a Santa Margherita Ligure, di fronte ad una prestigiosa giuria composta da musicisti, giornalisti e addetti ai lavori.

Caratteristica del Premio Bindi è quella di non premiare una singola canzone ma l’artista nel suo complesso, dal momento che tutti i finalisti avranno modo di eseguire ben quattro canzoni, tre proprie e una cover.

Il 1° classificato riceverà una targa di riconoscimento e una borsa di studio. Ma molti altri sono i premi in palio, alcuni dei quali saranno annunciati prossimamente.

L’iscrizione è gratuita. La domanda deve essere spedita entro e non oltre il 1° maggio 2018 esclusivamente tramite il sito www.premiobindi.com nell’apposita sezione. Sul sito è disponibile anche il bando completo del concorso con il dettaglio dei vari premi.

Il concorso è indetto dal comune di Santa Margherita Ligure con il patrocinio della Regione Liguria.

Il Sindaco di Santa Margherita Ligure, Paolo Donadoni, ha dichiarato: «Santa Margherita Ligure città della musica grazie ai suoi concerti, ai suoi festival, ai corsi di perfezionamento a Villa Durazzo. Città della musica grazie al Premio Bindi che ha saputo scoprire talenti ma che soprattutto dà un’occasione ai giovani artisti emergenti. Buon lavoro a tutti in primis al direttore artistico Zibba».

Le scorse edizioni del Premio sono state vinte da Lomè (2005), Federico Sirianni (2006), Chiara Morucci (2007), Paola Angeli (2008), Piji (2009), Roberto Amadè (2010), Zibba (2011), Fabrizio Casalino (2012), Equ (2013), Cristina Nico (2014), Gabriella Martinelli (2015), Mirkoeilcane (2016), Roberta Giallo (2017).

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«Mi sarei aspettato che l’assessore all’Agricoltura in questi mesi avesse provato a ricercare soluzioni vere e non, come d’uso, seguendo vecchi schemi che al massino possono tamponare per un certo periodo l’agonia delle APA, ma non certo rivitalizzare il settore non fosse altro perché coi soldi dei sardi si mantengono, inspiegabilmente, poltrone a Roma.»

Il consigliere regionale del Partito dei Sardi, Piermario Manca, striglia l’assessore dell’Agricoltura, Pierluigi Caria sulla gestione della delicata vertenza delle associazioni provinciali degli agricoltori. «Sono convinto che un intervento organico della Regione, che attualmente sovvenziona le APA per oltre l’80%, porterebbe a razionalizzare e potenziare i servizi agli allevatori, sicuramente senza aggravio di spese, ma al contrario garantendo i posti di lavoro e salvaguardando competenze e professionalità maturate in decenni di attività», afferma Gianmario Manca.

Le APA-AIPA in Sardegna attualmente sono quattro con 93 dipendenti e 6.000 allevatori associati. Su delega AIA, di cui sono socie, le Apa isolane curano per gli allevatori la tenuta dei libri genealogici, i controlli funzionali delle varie specie animali allevate, e svolgono anche una serie di servizi quali il caricamento dati sulla BDN, il caricamento dei modelli 4 per spostamento bestiame e, soprattutto, l’immissione di certificazioni alle razze per tutti gli animali che possono ottenere i premi comunitari. Le APA sono finanziate attualmente con circa 3,6 milioni di euro, di cui 1,3 milioni arrivano dal Ministero: di questi circa 600.000 euro sono restituiti alle associazioni nazionali AIA e nazionali di razza sotto forma di quote associative, e il resto dalla Regione Sardegna.

«Da ormai molti mesi, per diversi fattori, la situazione della associazione allevatori regionale (ARAS) e di quelle provinciali (AIPA) sta velocemente peggiorando, e la causa principale è da imputare alla cattiva gestione finanziaria per cui oggi, inevitabilmente, si parla di licenziamenti – sostiene Manca -. La soluzione prospettata dall’assessore regionale all’Agricoltura dopo avere incontrato le Associazioni e i sindacati, è stata quella della fusione di tutte le associazioni in un’unica struttura, la cui forma giuridica dovrebbe essere scelta dall’AIA

«Queste soluzioni, ovvero mantenere lo status quo, contrastano palesemente con l’evoluzione normativa in materia». Attualmente In Italia è vigente la legge 30/1991 (e s.m.) che è sostanzialmente difforme e lontana dagli indirizzi europei e dalle legislazioni degli altri Stati membri, in particolar modo per ciò che riguarda la situazione di monopolio nella tenuta dei libri genealogici e nella gestione dei controlli funzionali attualmente a favore del sistema AIA (AIA; ANA; APA; ARA).

Il 29 giugno 2017 è stato pubblicato sulla GU europea il regolamento UE 2016/1012 relativo alle condizioni zootecniche e genealogiche applicabili alla riproduzione ed agli scambi di animali riproduttori. L’articolato europeo, adottato come regolamento e quindi direttamente applicabile in ogni Paese membro, sarà operativo a partire dall’1 novembre 2018, data entro cui gli Stati dell’Unione dovranno mettere in atto quanto previsto dalla direttiva in base al nuovo regolamento qualunque associazione di allevatori può essere riconosciuta come ente selezionatore e farsi approvare uno o più programmi genetici.

La nuova normativa europea affronta anche il problema dei ridotti finanziamenti di queste attività, fissando nuove regole per l’autofinanziamento degli Enti selezionatori, i quali potranno ampliare la gamma dei servizi da offrire agli allevatori anche attraverso all’utilizzo di marchi collettivi.

«Risulta evidente, visto che oltre l’80% del costo delle APA è garantito dalla regione (ARAS al 100%), come sia necessario uno sforzo in termini politici per trovare una soluzione che dovrà far funzionare al meglio la selezione, senza sacrificare chi oggi lavora nelle attuali strutture associative – continua Piermario Manca -. È necessario portare competenze e potere decisionale in Sardegna creando, come previsto dalla nuova normativa, l’ente selezionatore della pecora sarda e dei bovini rustici, con l’unificazione delle APA-AIPA e, se è il caso, accorpando in un’unica struttura anche l’ARAS, con due dipartimenti distinti – conclude l’esponente del PdS -. La selezione della pecora di razza sarda, nonché delle altre razze sarde, può e deve essere riportata in Sardegna visto che siamo i veri detentori in termini materiali ma anche culturali del marchio pecora sarda e bovini di razza sarda.»