Un viaggio fotografico nella miniera di carbone di Monte Sinni – di Antonio Massariolo.
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La Miniera di Monte Sinni è un luogo che ha segnato la storia del sud ovest della Sardegna. Nata nel 1853, l’allora chiamata “Bacu Abis”, diventò in breve tempo una delle risorse energetiche fondamentali non solo per la Sardegna, ma per tutto il Paese. Durante la 1ª guerra mondiale infatti la produzione del carbone fossile arrivò anche ad 80mila tonnellate. Il periodo più florido però fu quello durante il fascismo. Nel 1935, infatti, la produzione salì fino ad un massimo di un milione di tonnellate prodotte. Per fare ciò i dipendenti della futura Carbosulcis aumentarono fino alle 18mila unità. Sempre nel 1935 inoltre, fu fondata la città di Carbonia.
Dalla seconda guerra mondiale in poi, la produzione subì diversi arresti fino all’attuale situazione, in cui i dipendenti sono di poco superiori alle 300 unità e l’estrazione è praticamente ferma.
L’attuale realtà quindi è quella di un colosso che sembra inerte, una fonte di lavoro che ormai sembra totalmente prosciugata.
Un giornalista di 30 anni, è sceso nel sottosuolo per vedere con i suoi occhi la vita dei pochi lavoratori rimasti all’interno della miniera. Da quest’esperienza ne è nato un progetto fotografico.
«La situazione che mi sono trovato davanti è stata simile ad entrare in una città fantasma – ha dichiarato Antonio Massariolo, parlando del suo progetto -. I numerosi chilometri di gallerie interne infatti sembrano deserti. Si incontrano sporadicamente dei minatori che sono intenti alla manutenzione delle gallerie, lavoro fondamentale per evitare che la miniera stessa crolli sotto il suo peso. L’estrazione è di fatto bloccata e tra pochi mesi, alla fine del 2018, tutto si fermerà.»
«Fortunatamente però – aggiunge il giovane giornalista – sembra esserci un piccolo spiraglio di luce del futuro della miniera. Esiste un progetto, denominato Progetto Aria, per rendere il sito della Miniera di Monte Sinni un importante polo di ricerca alla stregua del Laboratorio del Gran Sasso.»
Il reportage e la storia della miniera di Carbone di Monte Sinni sono ora racchiusi in un sito web (www.minierasulcis.it). Al suo interno si possono vedere gli scatti effettuati nel sottosuolo e leggere l’intera storia del luogo che per anni è stato il motore del Sulcis Iglesiente.