27 November, 2024
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Dopo l’anteprima della scorsa settimana, prende il via ufficialmente “Giro di vite – Memoria Società Teatro”, titolo e sottotitolo a voler significare un carosello di temi e vicende esistenziali, diversi fra loro, in una giostra dedicata al teatro sociale e della memoria. E nella nuova rassegna del Crogiuolo, sotto la direzione artistica di Rita Atzeri, irrompe il dramma della Shoah, in occasione della “Giornata della Memoria”.

Sabato 27 gennaio, alle 21.00, allo spazio Fucina Teatro della Vetreria di Pirri, va in scena “Lettera alla Madre”, tratto dal romanzo della scrittrice ungherese Edith Bruck, adattamento e regia di Alessandra Bedino, con la stessa Bedino, regista, autrice e attrice teatrale torinese ma di stanza ad Arezzo, e la musica dal vivo di Claudia Bombardella, compositrice, polistrumentista, cantante, nata a Lussemburgo.

«Cara madre, carissima madre, madre adorata, madre sconosciuta, madre sempre in collera, madre di tanti figli, madre cenere, madre… Come posso chiamarti? Non le ho mai scritto… Scrivere a una morta è da pazzi». Edith Bruck, nel 1988, al culmine della sua carriera di scrittrice e regista, inizia a scrivere una lettera a sua madre, morta ad Auschwitz nel maggio del 1944. Una donna ferita e allo stesso tempo invincibile, che ancora si interroga sul proprio destino di bambina ebrea trascinata a forza nei lager (Auschwitz, Dachau e Bergen-Belsen) e sopravvissuta ai suoi cari, su un Dio che sembra essere sempre troppo lontano, su uno Stato, quello d’Israele, che sembra non aver imparato niente dalla sua stessa storia. E’ una lunga impossibile lettera, quasi cinquant’anni dopo. Un atto d’accusa e una disperata richiesta d’amore, fra lite e riconciliazione, ribellione e preghiera.

«E’ un dialogo postumo, un dialogo mancato nell’infanzia, perché la figura materna per me è molto importante, perché da bambina mi sentivo incompresa, ferita, non amata – ha dichiarato Edith Bruck in un’intervista -. Io allora non capivo perché mia madre non ci dava retta, oggi lo capisco…  Era una donna disperata con tutti quei figli affamati che chiedevano e lei non poteva dare nulla… Sicuramente avevo bisogno di ricostruire il nostro rapporto, rappacificarmi con lei e con me stessa bambina ferita.»

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Sabato 27 gennaio alle ore 18.00 debutta al Teatro di Bacu Abis Scintilla ha perso il gruppo”, nuova produzione de La Cernita Teatro.

“Scintilla ha perso il gruppo”, spettacolo rivolto prima di tutto ad un pubblico di bambini e ragazzi, è una riflessione sulla paura del diverso che ci invita a cambiare punto di vista e vedere le cose da un’altra prospettiva. Non casualmente è stato deciso di debuttare il 27 gennaio, la “Giornata della memoria”.

Lo spettacolo è inserito nel ricco cartellone della rassegna di Teatro Ragazzi per bambini e famiglieBacu Abis Teatro 2018″, giunta quest’anno alla seconda edizione.

Iniziata lo scorso sabato 13 gennaio, la rassegna prevede fino al prossimo 24 febbraio un fitto programma di spettacoli, laboratori, eventi, incontri con gli artisti e gli autori. 

Con la stessa formula della precedente edizione, la compagnia La Cernita Teatro propone infatti ogni due sabati un pomeriggio teatrale che include la partecipazione ad un laboratorio, una merenda e la visione di uno spettacolo. A completamento del progetto saranno poi organizzati degli eventi collaterali: perfomance lungo le vie del paese, laboratori rivolti alle scuole e agli adulti.

Il progetto è connesso a “Gita a Teatro” III edizione (anno scolastico 2017/2018) rassegna di teatro per le scuole dell’infanzia e del primo ciclo.

Sabato 27 febbraio si inizia alle 16.00, nel Teatro di Bacu Abis in piazza Santa Barbara, con Il Circo Picasso”, laboratorio diretto da Marco Nateri, regista, scenografo e costumista con esperienza trentennale nel teatro.

Rivolto a tutte le fasce d’età per un massimo di 50 partecipanti, Il Circo Picasso prevede un percorso articolato in quattro incontri tra arte e movimento alla riscoperta del cubismo e in particolare dell’arte di Pablo Picasso. Il laboratorio si chiuderà con un esito finale.

A seguire quindi, alle 18.00, lo spettacoloScintilla ha perso il gruppo”, ultima produzione di La Cernita Teatro. Liberamente tratta da Il gabbiano Jonathan Livingston di Richard Bach, la pièce di Monica Porcedda e Daniele Pettinau, con Monica Porcedda, si avvale delle scene di Luminita Loredana Surduc e Luciano Sulas, mentre il disegno luci è di Giampiero Guttuso e la regia di Daniele Pettinau.

Alle 10.00 in replica per le scuole. 

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Dopo la vittoria in Champions sulla Juventus Utena, la Dinamo resta molto attiva sul mercato alla ricerca di un sostituto di Levi Randolph. La società sta valutando la pista Josh Bostic, 30enne ala piccola (1,95 m, 104 kg) che lo scorso anno vestì la maglia della Juve Caserta ed attualmente è capocannoniere dell’Adriatic League allo Zadar Zara, con una media di 19,2 punti e 3,5 rimbalzi a partita.

La squadra biancoblu, intanto, prepara il prossimo impegno di campionato, in programma sabato sera al PalaSerradimigni, alle 20.30, contro l’Auxilium Fiat Torino.

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A seguito del rapporto di rivalidazione stilato a valle della visita degli Ispettori avvenuta nel luglio del 2017, l’UGGpC (Comitato per i Geoparchi – UNESCO) ha deciso di assegnare un cartellino “giallo” con la seguente motivazione: «C’è ancora confusione tra le ‘otto aree’ principali, nonostante il Geoparco sia stato sottoposto quattro anni fa ad un’estensione significativa per l’inclusione dell’intera isola. Sono stati compiuti progressi insufficienti per includere l’intera area come Geoparco Globale UNESCO con il confine aggiornato non visibile nemmeno su mappe e pubblicazioni».

«La motivazione enunciata dall’UGGpC appare priva delle dovute considerazioni peculiari che caratterizzano il Parco Geominerario Storico Ambientate della Sardegna, le cui particolarità sono sancite dalla legge istitutiva n. 388 del 23 dicembre 2000 e dal decreto ministeriale del 16 ottobre 2001 integrato da decreto ministeriale dell’8 settembre 2016 – si legge in una nota -. Una precisazione è d’obbligo: l’adesione richiesta dall’organismo UNESCO alla Rete Internazionale dei Geositi, è relativa alla richiesta di specifica continuità territoriale dei Geositi presenti in Sardegna. Mentre il Parco Geominerario é formato da aree, anche fra loro discontinue nella perimetrazione, ma nel contesto geologico unitario della Sardegna. Al fine di soddisfare il criterio della continuità, la Regione Autonoma della Sardegna con proprio atto ha esteso la competenza del Parco Geominerario in ambito scientifico e divulgativo all’intero territorio regionale. »

«La legge istitutiva presenta otto aree ben definite e non rappresenta affatto – dichiara il commissario straordinario Tarcisio Agus – la ‘frammentarietà’ del sistema dei Geositi e del Parco Geominerario della Sardegna come inteso dalla decisione dell’UGGpC. Dal punto di vista storico e ambientale, queste ‘otto Isole terrestri’ rappresentano l’unitarietà del sistema geologico sardo

«L’Ente Parco Geominerario è già impegnato ad adempiere le prescrizioni della Rete, fermo restando che per operare sull’intera geologia della Sardegna occorre tempo e, auspichiamo – aggiunge Tarcisio Agus – che la Rete valuti adeguatamente la peculiarità del Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna e dell’apporto alla Rete del suo straordinario patrimonio. Il Parco Geominerario è, altresì, impegnato in iniziative atte a promuovere il territorio e tutti i beni minerari e geologici quale patrimonio mondiale dell’UNESCO

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Secondo appuntamento in calendario, sabato sera (27 gennaio) ad Alghero, con la rassegna JazzAlguer: al centro dei riflettori del Teatro Civico, con inizio alle 21.00 (apertura porte ore 20.15, chiusura alle 20.45), Filomena Campus, la cantante sarda di casa a Londra, in arrivo dall’Inghilterra alla testa del suo quartetto composto dal pianista Steve Lodder, il contrabbassista Dudley Phillips, suoi partner musicali di lunga data ed il batterista Rod Youngs.

La serata si presenta all’insegna di un nuovo pienone, dopo il tutto esaurito registrato per l’evento inaugurale della rassegna, lo scorso 23 dicembre nella cattedrale Santa Maria, cornice ideale del progetto “Altissima Luce” di Paolo Fresu e Daniele Di Bonaventura (con Marco Bardoscia al contrabbasso, Michele Rabbia alla batteria, l’Orchestra da Camera di Perugia e il gruppo vocale Armonioso incanto): i biglietti gratuiti per il concerto, che è ad ingresso libero, messi a disposizione del pubblico mercoledì 17, sono infatti terminati in brevissimo tempo. 

Cantante, compositrice e regista teatrale, Filomena Campus vive nella capitale del Regno Unito dal 2001. Conosciuta e apprezzata nella sfera del jazz sperimentale e dell’improvvisazione free, ha collaborato con musicisti di fama internazionale come Evan Parker, Kenny Wheeler, Cleveland Watkiss, Huw Warren, Martin France, la London Improvisers Orchestra, Paolo Fresu, Antonello Salis, Antonio Forcione. Sabato ad Alghero, insieme al quartetto che ha fondato nel 2010, proporrà brani tratti dal progetto Jester of Jazz (consegnato anche alle tracce dell’omonimo album del 2011), un raffinato mix di puro jazz contaminato da surreali invasioni felliniane attraverso brevi testi di Stefano Benni, Franca Rame, Maria Carta e altri autori, oltre ad alcune anticipazioni del suo ultimo lavoro, Queen Mab, dove l’artista mette a confronto il personaggio shakespeariano (la fata Mab del “Romeo e Giulietta”) con il mito della Dea Madre e delle Janas, collegando le sue radici mediterranee alla musica jazz.

“Scaramouche” è invece il titolo dell’album del 2014 scritto e registrato con il chitarrista e compositore Giorgio Serci, altro sardo trapiantato in Inghilterra, che vede la partecipazione, tra gli altri ospiti, di Kenny Wheeler, il grande trombettista canadese scomparso nel settembre di quello stesso anno.

Insieme alla musica, Filomena Campus è impegnata nel campo del teatro come direttrice artistica di Theatralia, un collettivo internazionale di artisti che combinano letteratura, teatro fisico, performance, arte digitale, musica dal vivo e partecipazione del pubblico. Tra le sue produzioni, l’acclamato “Misterioso”, lo spettacolo di Stefano Benni su Thelonious Monk, che ha tradotto e adattato con la sua compagnia e alcuni dei nomi più importanti del jazz britannico; l’omaggio a Franca Rame “Remembering Franca”; “Italy VS England”, una produzione originale con testi di Stefano Benni e musica del Filomena Campus Quartet. Ha inoltre curato a Londra la regia di “U238” di Marco Paolini e messo in scena nel 2005, per tre settimane di repliche al Camden People’s Theatre, “Not in My Name”, un adattamento del testo del Living Theatre. Nel 2013 ha ideato e creato il Theatralia Jazz Festival (ex festival My Jazz Islands), il primo anno in collaborazione con Forma e Poesia nel Jazz a Cagliari e con il Pizza Express Jazz Club Soho e l’Istituto Italiano di Cultura a Londra, con ospiti come Stefano Benni, Antonello Salis, Orphy Robinson, Cleveland Watkiss, Paolo Fresu, tra gli altri.

Oltre al concerto, sabato ad Alghero, Filomena Campus è attesa da un incontro con il pubblico in compagnia del giornalista Tonino Oppes: alle 18.00 a Lo Quarter.

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Sabato 27 gennaio, gli assessori degli Affari Generali Filippo Spanu e degli Enti Locali Cristiano Erriu parteciperanno ad un incontro organizzato nello Spazio Polifunzionale di Armungia, nell’ambito delle celebrazioni per i 70 anni dello Statuto. L’evento, dedicato all’impegno intellettuale e politico di Emilio Lussu, nasce da un’iniziativa della Regione e del Comune. L’inizio è fissato alle 17.00.
Nell’occasione verrà presentato il volume Emilio Lussu, Emile Chanoux, la fondazione di un ordinamento federale per le democrazie regionali di Gianmario Demuro e Roberto Louvin. Oltre agli assessori Spanu ed Erriu, intervengono gli autori del volume, il sindaco di Armungia Donatella Dessì, l’assessore comunale alla Cultura Antonio Quartu, gli storici Giuseppe Caboni e Luciano Marrocu.
L’incontro sarà l’occasione per fare il punto della situazione a 70 anni dalla promulgazione dello Statuto, proiettare le idee di Lussu negli scenari della Sardegna di oggi ed esaminare le possibili strade per rafforzare la nostra autonomia. Nel corso del dibattito verranno proposti alcuni spezzoni di un’intervista di Paolo Gobetti, figlio di Piero, a Emilio Lussu. L’intervista è custodita nel museo storico «Emilio e Joyce Lussu» ad Armungia.

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«L’istituzione delle città metropolitane in Italia ha causato un po’ di polemiche e anche il timore di una concentrazione di risorse a vantaggio di alcuni territori rispetto ad altri. Serviva l’istituzione della città metropolitana di Cagliari? Sì, e serviva con questa dimensione, non allargata all’intera, vecchia provincia di Cagliari.»

Lo ha detto l’assessore degli Enti locali Cristiano Erriu, al convegno “Città metropolitana e futuro delle autonomie locali nei 70 anni della Costituzione: Cagliari e Firenze a confronto”. Ai lavori, moderati dal docente di Diritto costituzionale dell’Università di Cagliari Gianmario Demuro, hanno partecipato inoltre il sindaco metropolitano Massimo Zedda ed il docente di Diritto costituzionale dell’Università di Firenze Andrea Simoncini.

«Noi – ha sottolineato Cristiano Erriu – abbiamo ravvisato alcune caratteristiche che inducevano a compiere decisamente questo passo: da anni esisteva ‘de facto’ una situazione, legata per esempio alla gestione di trasporti pubblici e raccolta dei rifiuti, che andava soltanto codificata in una legge. La gestione di molti servizi fondamentali ormai richiede un approccio collaborativo tra gli enti locali: in alcune zone della Sardegna le Unioni di Comuni stentano a decollare, ma i Comuni dell’hinterland cagliaritano lavorano da tempo gomito a gomito su una serie di tematiche di grande rilievo, dunque risulta più agevole ottenere risultati concreti.»

«Tutto è perfettibile – ha riconosciuto Cristiano Erriu -. Il confronto di oggi ci aiuta a comprendere dove possiamo intervenire per migliorare il testo della legge regionale n. 2/2016 (la riforma degli enti locali). Sono peraltro convinto che il successo della Città metropolitana di Cagliari sarà tanto più grande, quanto più essa riuscirà ad essere inclusiva nei confronti degli altri territori dell’Isola. Occorre uno spirito realmente collaborativo per essere il vero traino economico della Sardegna, soprattutto, a vantaggio dei Comuni che subiscono maggiormente il peso dei tagli di risorse da parte dello Stato.»

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Si tratta di una legge importante che rafforza il rapporto e la comunicazione con il paziente, il medico e l’equipe sanitaria e disciplina in modo compiuto il consenso informato riconoscendo al paziente il diritto di conoscere le proprie condizioni di salute e di essere informato in modo completo e aggiornato riguardo alla diagnosi, alla prognosi, ai benefici e ai rischi degli accertamenti diagnostici e dei trattamenti sanitari indicati ed anche riguardo alle possibili alternative ed alle conseguenze dell’eventuale rifiuto del trattamento sanitario.

Viene altresì garantita un’appropriate terapia del dolore e l’erogazione delle cure palliative di cui alla legge 15/3/2010 n. 38 e vengono regolamentate le disposizioni anticipate di trattamento (DAT) in caso di una futura incapacità di autodeterminazione del paziente.

Argomento attualissimo, proprio i giorni scorsi la stampa locale ha riportato la notizia della richiesta di un paziente che in ASSL Carbonia avrebbe chiesto la sospensione dei trattamenti ai quali era sottoposto.

La legge sulle direttive anticipate di trattamento parte da premesse già esistenti: gli articoli 2, 13 e 32 della Costituzione e gli articoli 1, 2 e 3 della Carta dei diritti fondamentali, ovvero l’affermazione del diritto di autodeterminazione e del consenso come condizione necessaria per qualsiasi trattamento sanitario. Il consenso riguarda un tempo futuro, qualche minuto o qualche ora, le DAT interessano un tempo più lungo e indicazioni che prevedono condizioni possibili o probabili.

Il tema verrà dibattuto sabato 27 gennaio, dalle ore 9.00, presso la sede dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche, a Musei, in via Fermi 17, da professionisti sanitari nell’interesse degli stessi e dei cittadini quando non saranno coscienti, quando avranno perso alcune capacità cognitive, quando condizioni cliniche saranno per loro intollerabili, quando un trauma o una patologia comprometterà la loro salute irrimediabilmente. 

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Dopo più di 2 anni, è ormai imminente la riapertura del parcheggio multipiano di via Verona, che era stato chiuso nell’ottobre 2015 a seguito di un incendio divampato al suo interno. 

Nelle scorse settimane sono stati ultimati i lavori di messa in sicurezza e di agibilità dell’intera struttura e, nella giornata di ieri, si è aggiunto l’ultimo tassello mancante, ovvero il sopralluogo dei vigili del fuoco, il quale ha dato esito positivo.

«La struttura verrà finalmente restituita alla città con benefici sia per i cittadini che per le attività commerciali», ha affermato il sindaco Paola Massidda.

Soddisfazione è stata espressa anche dall’assessore alle Manutenzioni Gian Luca Lai: «Grazie alla riapertura del parcheggio multipiano di via Verona si amplia il numero di aree di sosta presenti in città. Sono 130 i parcheggi disponibili all’interno della struttura, situata in una zona nevralgica di Carbonia, nel cuore del centro cittadino, con ingresso in via Verona e possibilità di uscita – tramite attraversamento pedonale – nella via Gramsci. La riapertura del multipiano consentirà un agevole afflusso dei clienti verso le attività commerciali presenti nella zona. Questo intervento rientra nell’ambito del piano di riqualificazione del centro storico che abbiamo programmato nella nostra agenda politica, basti pensare alla nuova viabilità e segnaletica stradale in via Manno. Una serie di lavori tesi a favorire una migliore vivibilità e un maggiore sviluppo economico dell’intero centro storico cittadino».

La gestione delle aree di sosta a pagamento del parcheggio multipiano sarà a carico della società concessionaria del servizio, la Traffic Srl, la quale, in base al capitolato d’appalto, dovrà adempiere diverse attività: la manutenzione ordinaria del parcheggio; l’installazione di sistemi di videosorveglianza; la sistemazione dell’apposita segnaletica orizzontale e verticale.

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convegno risorse idriche

Climatologi e studiosi agroambientali delle Università sarde, responsabili dei Consorzi di bonifica, tecnici ed esperti della Regione e delle sue Agenzie, portatori di interesse, cittadini e amministratori locali si sono ritrovati ieri pomeriggio alla tavola rotonda organizzata nel compendio dell’Agenzia Agris di Tanca Regia (Abbasanta). A fare gli onori di casa sull’appuntamento dal titolo “Acqua e siccità, gestione e governo della risorsa idrica”, gli assessori dell’Agricoltura, Pierluigi Caria, e dei Lavori pubblici, Edoardo Balzarini. Cambiamenti climatici, desertificazione, agricoltura di precisione e uso oculato dell’acqua, risparmio idrico e recupero dei reflui, costi e qualità della risorsa, perdita delle condotte e desalinizzazione delle acque marine, sono stati i maggiori temi attorno a cui si è sviluppato l’appuntamento. Nel corso del dibattito finale ha preso la parola, tra gli altri, il presidente della commissione Attività produttive del Consiglio regionale, Luigi Lotto.
«L’incontro nasce alla luce delle criticità emerse nel 2017 sul versante della siccità che ha investito tutta la Sardegna, ma anche per quello che si potrebbe affrontare nei prossimi mesi qualora non si dovessero avere precipitazioni rilevanti, che possano invertire un trend di piogge negativo – ha detto l’assessore regionale dell’Agricoltura, Pierluigi Caria -. Non dobbiamo perdere neanche un secondo. La risorsa destinata agli usi civili, agricoli e industriali va governata. Dobbiamo quindi capire quanta acqua abbiamo a disposizione e in che quantità è presente sui territori. Sulla base di queste informazioni si possono stilare le priorità di intervento. Ragionare quindi su due livelli: uno di breve periodo e uno di più ampio respiro. Si possono riutilizzare sempre di più i reflui per la campagna irrigua? Lo scorso anno abbiamo già finanziato interventi del genere, all’interno del piano da 30milioni di fondi FSC stanziato dal nostro Assessorato verso i Consorzi di bonifica. È tuttavia necessario ragionare con i tecnici, così da valutare se siano percorribili altri strumenti come quelli dei desalinizzatori. Oggi – ha concluso l’assessore Pierluigi Caria – abbiamo raccolto tante proposte e idee innovative. È vero siamo in una situazione di difficoltà, ma questo ci deve stimolare a trovare le soluzioni giuste per evitare momenti di criticità che condizionano il buon uso di una risorsa che va tutelata e gestita in modo responsabile.» 
«Di fronte alle criticità che stanno emergendo sul fronte dell’approvvigionamento idrico – ha dichiarato l’assessore dei Lavori pubblici Edoardo Balzarini – dobbiamo lavorare in un’ottica di sistema. Si tratta di una questione che riguarda tutta la Regione intesa nel doppio significato geografico e politico. È molto importante in questa direzione il lavoro che sta svolgendo la Cabina di regia sull’emergenza idrica, struttura tecnica istituita con deliberazione del Comitato Istituzionale dell’Autorità di Bacino nel gennaio 2016 ed incaricata dei compiti di monitoraggio, verifica dei fabbisogni, con il coinvolgimento dei soggetti attuatori, e di proposta, al comitato istituzionale degli interventi per contrastare l’emergenza». Edoardo Balzarini ha ricordato che «l’attività di programmazione dell’uso corretto e sostenibile delle risorse idriche è in capo all’Autorità di Bacino regionale, presieduta dal presidente della Regione, di cui fa parete l’assessore dei Lavori pubblici, dell’Agricoltura, dell’Ambiente e dell’Industria oltre ai rappresentanti degli Enti locali. L’azione costante della Giunta Pigliaru per fronteggiare la crisi idrica si è poi dispiegata in azioni finanziarie concrete quali, ad esempio, lo stanziamento di 50 milioni del Patto per la Sardegna, destinati al miglioramento della capacità di invaso dei bacini e alla loro messa in sicurezza. Altre preziose risorse poi vengono stanziate in base al Mutuo infrastrutture e al Piano nazionale invasi.»
Sul tema delle infrastrutture è intervenuto anche l’amministratore unico di Enas Giovanni Sistu che ha ribadito l’importanza degli interventi per rafforzare il sistema di intrerconnessione tra le dighe esistenti.
Alberto Piras, direttore dell’Agenzia regionale del Distretto idrografico della Sardegna, ha chiarito che l’attuale quadro dei bacini richiede massima attenzione e un’accurata riflessione su un uso corretto della risorsa idrica. Giuseppe Bianco, responsabile del Dipartimento Meteoclimatico dell’Arpas, ha spiegato che «siamo davanti a un fenomeno siccitoso molto grave con una riduzione media della piovosità del 20-30% con punte in certi casi del 50%». 
Sulle buone pratiche dell’uso dell’acqua in agricoltura ha fatto un passaggio anche il direttore generale di Agris Sardegna, Roberto Zurru, «Esistono spazi enormi per aumentare l’efficienza dell’uso dell’acqua irrigua in termini di consumo per kg di prodotto coltivato e per il miglioramento della qualità dei frutti. Questo vuol dire che dobbiamo lavorare ancora tanto sulle tecniche agricole avanzate, che vanno trasmesse sempre di più agli imprenditori delle campagne.»
Al termine dei lavori il presidente dell’ANBI Sardegna, Gavino Zirattu, ha chiesto che venga istituito un tavolo permanente per affrontare il tema della crisi idrica e per ridurre il costo dell’acqua a carico degli imprenditori agricoli.
Disponibilità degli invasi. Secondo i dati elaborati dal Distretto idrografico della Sardegna e tenendo conto che gennaio è storicamente il mese con la minor capacità di raccolta degli invasi, oggi nelle dighe dell’Isola ci sono 798 milioni di metri cubi d’acqua. Il picco in positivo degli ultimi 18 anni si era registrato nel 2010 con un miliardo e 693 milioni di metri cubi. I punti più bassi invece nel 2001 e nel 2002 con 370 e 390 milioni di metri cubi. Le situazioni maggiormente critiche vengono segnalate nel settore nord-occidentale (Alto Temo, Cuga, Bidighinzu, Surigheddu) con 17 milioni metri cubi d’acqua (erano 32 milioni nello stesso periodo del 2017); nell’Alto Coghinas (Sos Canales-Monte Lerno) sono invasati 11 milioni contro i 31 dello stesso periodo dello scorso anno e nell’Alto Cixerri sono 990mila rispetto ai 4,2 milioni di 12 mesi fa. Situazione difficile anche nel Basso Sulcis, dove la disponibilità idrica è passata dai 20,7 milioni di metri cubi ai 10,6 milioni.