26 November, 2024
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Il Coordinamento Nazionale Docenti della Disciplina Diritti Umani in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne, che si celebra il 25 novembre, vuole porre la sua attenzione su una tematica dolorosa e, purtroppo, sempre attuale che è quella della violenza sulle donne. Questa importantissima ricorrenza è stata istituita dall’assemblea dell’Onu nel 1999. La data è stata scelta per ricordare il sacrificio di Patria, Minerva e Maria Teresa, tre sorelle che, a causa della loro militanza politica contro il regime del dittatore dominicano Rafael Leonida Trujillo, furono brutalmente trucidate nel 1960. Le sorelle Mirabal, fervide attiviste politiche della Repubblica Dominicana e sostenitrici del “Movimento 14 giugno”, mentre stavano andando in auto a far visita ai loro mariti (anch’essi incarcerati per la loro militanza politica), furono fermate dalla polizia, condotte in una piantagione di canna da zucchero e, dopo indicibili torture, gettate in un precipizio per simulare un incidente. L’opinione pubblica comprese subito che si trattò di un efferato assassinio. L’eco di tale tragedia si diffuse, però, solo dopo la morte del dittatore. E il sacrificio delle donne fu noto al mondo intero solo nel 1999, quando questa storia intrisa di violenza e di disuguaglianza di genere giunse sul tavolo dell’assemblea dell’Onu. Anche l’Italia, dal 2005, celebra il ricordo di tutte le donne vittime di violenza. Perché ancora oggi, a distanza di cinquantotto anni dall’assassinio delle sorelle Mirabal, a casa, a scuola, a lavoro, per strada, su internet, una donna su tre (secondo i dati forniti dall’Onu) subisce violenza fisica e psicologica. L’Assemblea generale Onu, l’Unione Europea e le Nazioni Unite, nel settembre scorso, hanno unito le forze per porre fine al Femminicidio, piaga sociale, soprattutto in America latina. Per questo motivo hanno lanciato l’iniziativa Spotlight, finanziando 50 milioni di euro, per attuare programmi globali volti all’eliminazione di tutte le forme di violenza contro le donne, come la violenza sessuale e di genere, il traffico di esseri umani e lo sfruttamento economico , la violenza domestica e familiare. I dati forniti dalle Nazioni Unite, relativi al periodo 2005-2016 per 87 paesi, sono decisamente allarmanti: il 19% delle donne tra i 15 e i 49 anni ha dichiarato di aver subito violenze fisiche e/o sessuali da parte di un partner intimo nei 12 mesi precedenti al sondaggio. Ecco quindi che per l’Onu, e per ogni paese che il 25 novembre porta avanti la sua battaglia in difesa delle vittime, la Giornata contro la violenza sulle donne è anche un monito per raggiungere un traguardo fondamentale nell’ambito dei Diritti Umani: non lasciare più nessuna donna indietro e sola. E soprattutto, mettere finalmente fine alla violenza, di qualsiasi tipo essa sia. In Italia sono stati inizialmente i Centri Antiviolenza e le Case delle Donne sparse sul territorio, a celebrare questa giornata. In seguito, si è sviluppato in modo graduale l’interesse anche da parte delle istituzioni locali e nazionali che hanno sostenuto iniziative e progetti per divulgare e diffondere la necessità di essere vicini alle donne che subiscono ogni giorno abusi e violenze di ogni tipo, violenze che sempre più spesso portano a drammatici epiloghi. Anche  quest’anno, quindi, il nostro Paese ha organizzato programmi a tema nelle maggiori città italiane.  Il Comune di Milano celebra la Giornata Internazionale con un concerto in piazza che vedrà la partecipazione attiva degli studenti del IV e V anno delle scuole superiori. Ci sarà, inoltre, la posa della celebre panchina rossa con targa celebrativa. A Torino, presso Spazio Donne, il 23 novembre, ci sarà l’inaugurazione delle “Panchine d’artista” contro la violenza sulle donne. Un’interessante mostra intitolata Violate e uno spettacolo teatrale, Voci di donne, sono in programma nella città di Firenze, nella giornata del 25 novembre. La capitale, invece, attraverso la Casa Internazionale della Donna, scende in campo con un concerto dal titolo decisamente evocativo: Orme in rivolte. Il canto sociale e popolare italiano  sosterrà con la bellezza e la forza del canto polifonico, la nobilissima e giusta causa in favore delle donne violate. A Faenza, infine, il Museo Internazionale delle Ceramiche esporrà una selezione di scarpette rosse, realizzate dai ceramisti faentini, per dire NO alla violenza sulle donne. L’Italia spesso all’arancione, colore simbolo della lotta contro la violenza sulle donne, preferisce il rosso. Infatti, si sta diffondendo sempre più l’usanza di lasciare in tante piazze delle nostre città, scarpette rosse per sensibilizzare l’opinione pubblica. Non a caso, Los Zapatos rojos, lanciato dall’artista messicana Elina Chauvet attraverso la sua installazione, è diventato ormai uno dei modi più immediati e popolari per denunciare i femminicidi.

Il Coordinamento Nazionale  Docenti Diritti Umani, non intende rimanere cristallizzato sull’ormai triste e superata formula secondo la quale “La violenza sulle donne è antica come il mondo”, ma al contrario vuole ribadire con tutta la sua forza che in una società avanzata, civile e democratica non debbano trovare posto alcuno i soprusi e i maltrattamenti alle donne. Pe tali ragioni, il CNDDU è sostenitore attivo di tutte le manifestazioni e/o attività volte alla tutela dei diritti femminili, tra questi vanno ricordati, perché si legano molto spesso ai casi di violenza femminile, anche e soprattutto il diritto all’integrità e all’autonomia corporea, di essere liberi dalla paura di violenza sessuale e i diritti riproduttivi.

Il Coordinamento Nazionale Docenti Diritti Umani, rivolge come sempre un appello al mondo della Scuola affinché si faccia portavoce e garante dei diritti calpestati, in questo caso, delle donne che riguardano tutta la società civile. Ai docenti/formatori, punto di riferimento fondamentale dei nostri giovani, chiediamo ancora una volta, di celebrare questa importante Giornata con una piccola attività simbolica che possa accendere negli studenti il desiderio della conoscenza della tematica in questione, e che possa soprattutto favorire e incentivare i valori di uguaglianza di genere.

E’ doveroso ricordare che tra le donne che hanno subito violenza (sessuale, fisica, psicologica) nel corso della storia, spiccano certamente personaggi di rilievo del panorama artistico, storico e culturale italiano. Basti citare Artemisia Gentileschi, straordinaria pittrice caravaggesca italiana del 1600, la quale non fu solo la prima donna ammessa all’Accademia del Disegno di Firenze, ma fu anche la prima donna/coraggio a denunciare una violenza sessuale, accettando di subire la tortura della Sibilla alle dita (supplizio che avrebbe potuto impedirle per sempre di dipingere) pur di rivelare la deflorazione subita della quale chiedeva giustizia. Quello di Artemisia fu il primo processo storico in Italia per stupro. Processo lunghissimo e doloroso che alla fine condannò il colpevole e terminò secondo i dettami dell’epoca: lo stupro era, purtroppo, un reato contro l’onore, non contro la persona. Proprio Artemisia potrebbe essere la figura femminile giusta per affrontare la tematica a scuola e per raccontare attraverso le sue straordinarie opere, come Giuditta decapita Oloferne e Susanna e i vecchioni, il dramma delle donne che hanno subito violenza. L’obiettivo è la piena consapevolezza che nella nostra storia donne come Artemisia, le sorelle Mirabal, e tutte le donne di ieri e di oggi maltrattate, violate e uccise sono state vittime  dell’ignoranza, del pregiudizio, della prepotenza, del silenzio e della solitudine. Tutte queste cose insieme tolgono la dignità e qualche volta la vita.  La strada per porre fine alla violenza contro le donne richiederà sforzi più vigorosi, per contrastare una discriminazione bastata sul genere profondamente radicata, spesso derivante da norme sociali correlate.

Il CNDDU, attraverso questo Comunicato, intende consegnare un messaggio positivo, un messaggio di speranza, perché i progetti di promozione e sensibilizzazione dei Diritti femminili, se nascono da un sentire comune, possono realmente portare ad una nuova presa di coscienza della dignità della donna. E questo è un traguardo auspicabile.  Perché la storia DEVE insegnare, perché dagli errori si DEVE imparare, perché il mondo DEVE andare avanti e non indietro. Solo in questo modo ci saranno i presupposti per cambiare. Se lo vogliamo veramente, se lo vogliamo tutti insieme.

Prof.ssa Rosa Manco

Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani

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La nota compagnia aerea Ryanair anche per questi ultimi mesi del 2018 continua il piano di assunzioni di hostess e steward. Infatti, tra novembre e dicembre si terranno, in diverse città italiane, i “Recruitment Days”, giornate dedicate ai colloqui con i tanti giovani interessati a lavorare in questa azienda. Ryanair, compagnia aerea low cost irlandese nata nel 1985, è nota per le tariffe ridotte che offre ai propri passeggeri, sicuramente inferiori rispetto agli altri vettori aerei. I requisiti minimi richiesti sono ovviamente la maggiore età, … 

L’articolo completo è consultabile nel sito: http://suntini.it/diariolavoro_ryanair_nov_2018.html .

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Nel dicembre 2014 gli Ordini dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili della Sardegna presentarono una petizione “Disciplina sui criteri e sulle procedure per le nomine e le designazioni di competenza della Regione, ispirate ai principi di trasparenza, pubblicità, partecipazione e rispetto del principio della rappresentanza di genere”, i cui punti salienti sono poi stati ripresi nella proposta di legge n° 300 presentata nel gennaio 2016 (primo firmatario l’on.le Paolo Zedda). Nel luglio 2017 hanno quindi chiesto che tale proposta di legge fosse finalmente inserita nel calendario dei lavori della 1a Commissione del Consiglio regionale. Gli Ordini dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili ricordano che il disegno di legge prevede l’introduzione di una disciplina generale sulle nomine (così come già avviene in altre regioni italiane) tramite l’istituzione, entro il 30 settembre di ogni anno, di un elenco regionale degli incarichi in cui indicare le nomine e le designazioni da effettuare nell’anno successivo, oltre a criteri certi per le procedure di partecipazione. La norma prevede, in particolare, il divieto di assegnare gli incarichi a soggetti in evidente conflitto di interesse, l’impossibilità di ottenere una nuova nomina dopo due mandati e l’impossibilità di cumulare le cariche.

Il Consiglio dell’Ordine di Cagliari rinnova quindi tale richiesta, tenuto conto dei pochi mesi che restano al termine della legislatura.

 

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I segretari regionali del Partito della Rifondazione Comunista Pierluigi Mulliri, Sinistra Italiana Paolo Antonio Licheri e del Partito Comunista Italiano Giuseppe Ibba, hanno diffuso una nota nella quale scrivono che «hanno preso atto della deriva populista e reazionaria fomentata dalle destre e hanno altresì condiviso la valutazione negativa sul governo regionale degli ultimi cinque anni e sulle scelte da esso compiute relativamente alla sanità, all’urbanistica, all’assetto degli enti locali, alla legge elettorale e in generale alle prospettive per la Sardegna anche nel quadro dei rapporti con lo Stato italiano e con l’Europa».

I tre segretari hanno convenuto «sulla necessità di costruire un’alternativa politico-programmatica a partire dall’unità delle forze di sinistra e autonomiste, aperta all’associazionismo e ai movimenti, per proporre un nuovo progetto per la Sardegna alternativo e in netta discontinuità con il passato, che assuma come base la questione del riequilibrio di tutti i territori della Sardegna dal punto di vista economico e sociale, con particolare attenzione alle politiche su lavoro (in particolare occupazione giovanile), ambiente, salute e assetti istituzionali».

Su tali contenuti le tre forze intendono convocare, in tempi brevi, un’assemblea regionale aperta a tutti i soggetti già citati per approfondire e definire i principali obiettivi programmatici e le eventuali possibili alleanze.

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Via libera al Pacchetto Famiglia da 65 milioni proposto dalla Giunta in Finanziaria ed approvato dalla Commissione Bilancio che oggi ha dato il via libera alla manovra da 8,2 miliardi. Un insieme di misure che punta ad aiutare fortemente le famiglie sarde riducendo le tasse, una serie di agevolazioni sui figli di diverse età, ristrutturazioni delle abitazioni private. Una politica mai realizzata in passato per aiutare, insieme ai più poveri con il Reis e ai disoccupati con LavoRas, una fascia sociale mai presa in considerazione per interventi dedicati. 

«La Finanziaria per il 2019 punta tutto su inclusione e sviluppo. Mette al centro le famiglie, protegge le fasce più deboli con il Reis, dà un’occasione ai disoccupati con LavoRas, progetta lo sviluppo per creare occupazione, azzera totalmente il decennale debito della sanità e investe fortemente sugli enti locali per rilanciare le zone interne e contrastare lo spopolamento, il tutto tenendo le tasse più basse d’Italia – ha detto il presidente Francesco Pigliaru -. Abbiamo proposto con convinzione l’inserimento del Pacchetto Famiglia approvato oggi, perché crediamo sia giusto dare un aiuto concreto a quelle famiglie che sono la spina dorsale della nostra società, le famiglie che lavorano, che fanno studiare i loro figli e che con il loro impegno e i loro sacrifici quotidiani contribuiscono a far crescere l’economia. Una serie di interventi che agiscono su diversi fronti, dagli sgravi fiscali per ogni figlio a carico ai bonus per gli asili nido, dal trasporto gratis degli studenti alle ristrutturazioni edilizie fino a un aiuto per le coppie sterili. Un pacchetto che condividiamo con la nostra maggioranza e di cui siamo molto orgogliosi.»

Prima di tutto, gli sgravi fiscali per i figli a carico. Con 25 milioni di euro viene garantita la detrazione di 200 euro a figlio, fino ai 18 anni, per un reddito fino ai 55mila euro. 10 milioni e 500mila euro sono destinati al trasporto gratis per gli studenti di scuola media inferiore, superiore e per gli universitari. 25 milioni di euro sono destinati alla ristrutturazione delle abitazioni private, con un meccanismo di premialità per interventi che prevedono efficientamento energetico e vengono realizzati nelle zone interne, in ottica antispopolamento; 4 milioni, articolati in voucher, vanno ai genitori di bambini da 0 a 36 mesi per avere diritto a uno sconto sulle rette degli asili nido. Infine, con 350mila euro si aiuteranno le coppie con problemi di sterilità a cercare cure adeguate anche fuori dall’isola. A questo va aggiunto che in Sardegna si paga l’Irpef più bassa d’Italia (il che consente di lasciare 130milioni nelle tasche delle famiglie). Infine, sempre in tema di agevolazioni fiscali, la Finanziaria 2019 garantisce le tasse più basse d’Italia per le imprese (Irap), che possono così di fatto contare su 100 milioni in più per i loro investimenti. 

L’ultima manovra della Giunta Pigliaru vuole intercettare, rafforzare e amplificare i dati finalmente positivi dell’economia sarda: 40mila occupati in più rispetto al 2014, Pil cresciuto in media dell’1,2% all’anno nel triennio fra 2015 e 2017, tasso di disoccupazione sceso al 15.8% e settori in forte crescita come turismo, export e start up. «Stiamo portando in Consiglio una manovra espansiva, di forte crescita, che mette al centro le famiglie e si occupa delle fasce più deboli – ha sottolineato l’assessore del Bilancio Raffaele Paci -. Incentiviamo tutta la filiera dell’istruzione, azzeriamo il debito della sanità, aiutiamo le imprese ad essere innovative, rifinanziamo il Reis ed il Piano Lavoras e ci occupiamo dei territori e dello spopolamento. Rafforziamo gli interventi su infrastrutture, bonifiche, protezione del territorio, stanziamo 28 milioni sulla rete del gas metano, finanziamo i Comuni col Fondo Unico da 600 milioni, stanziando anche 50 milioni per le situazioni di dissesto finanziario e destinandone 70 alla programmazione territoriale per le politiche antispopolamento nelle zone interne, ci occupiamo delle Province con 15 milioni garantendo stipendi alle famiglie e servizi a cittadini». 

Nei primi giorni di dicembre la Finanziaria arriverà in Consiglio. 

 

 

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Il comune di Carbonia ha pubblicato il bando finalizzato alla concessione delle agevolazioni tariffarie a carattere sociale per il Servizio Idrico Integrato, il “Bonus Idrico”, per l’annualità 2017.

«Si tratta di una misura importante di contrasto alla povertà e di sostegno al reddito, che consiste in rimborsi tariffari a favore delle cosiddette “utenze deboli”, ossia nuclei familiari – residenti nel Comune di Carbonia – che versano in condizioni socioeconomiche disagiate» ha detto il sindaco Paola Massidda.

«Possono beneficiare dell’agevolazione le famiglie in possesso di una certificazione ISEE – in corso di validità – di importo inferiore o uguale a 20mila euro, e in possesso di fatture per il Servizio Idrico Integrato (Abbanoa), pagate o non pagate, inerenti al consumo maturato nell’anno 2017», ha specificato l’assessore dei Servizi sociali Loredana La Barbera.

La misura delle agevolazioni per gli utenti aventi i requisiti previsti non potrà superare gli importi massimi indicati: 60 euro per ogni componente del nucleo familiare, in presenza di un indicatore ISEE minore o uguale a 9mila euro; 40 euro per ogni componente del nucleo familiare, in presenza di un indicatore ISEE maggiore di 9mila euro e minore o uguale a 20mila euro.

La domanda di partecipazione al rimborso tariffario “Bonus Idrico” dovrà pervenire all’Ufficio Protocollo del Comune di Carbonia, sito in piazza Roma 1, oppure trasmessa all’indirizzo Pec comcarbonia@pec.comcarbonia.org entro e non oltre il 15 dicembre 2018.

La modulistica è disponibile presso:
1. la Portineria della sede dei Servizi Sociali, sita presso l’Ex Tribunale di via XVIII Dicembre, nei seguenti giorni e orari: dal lunedì al venerdì dalle 8.00 alle 13.00, il martedì pomeriggio dalle 15.30 alle 17.30;
2. gli uffici Circoscrizionali di Bacu Abis e Cortoghiana;
3. sul sito Internet del Comune di Carbonia, consultando il seguente link: http://www.comune.carbonia.ci.it/urbiportal/content/it_IT/11571.html .

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Un milione di euro sull’annualità 2018, che vanno ad aggiungersi ai 4 milioni già ripartiti nel triennio 2017-2019 per mettere in sicurezza o rendere agibili edifici di culto. E 3,5 milioni per i Comuni che hanno necessità di ampliare o costruire cimiteri che vanno ad aggiungersi ai 3,4 milioni già assegnati, permettendo così lo scorrimento della graduatorie in essere a favore dei comuni beneficiari. Gli stanziamenti sono stati deliberati ieri dalla Giunta a seguito di due proposte dell’assessore dei Lavori pubblici Edoardo Balzarini. 

«Sono tante le richieste che continuano a pervenire da parte dei Comuni per interventi sugli edifici di culto e sui cimiteri – ha detto l’assessore dei Lavori pubblici -. Con la prima delibera permettiamo lo scorrere della graduatoria ammettendo comuni inizialmente esclusi per insufficienza di risorse o integrando quelli che lo erano stati solo parzialmente. Fino a oggi sono 51 gli interventi finanziati, ma sono previsti altri fondi nella nuova finanziaria che andranno a scorrere ulteriormente le graduatoria.»

A proposito degli interventi sui cimiteri, l’assessore, aggiunge: «Complessivamente questa giunta ha finanziato ad oggi 43 interventi su cimiteri e sono previsti altri fondi nella nuova finanziaria che andranno a scorrere ulteriormente la graduatoria». 

Allegate le schede con tutti gli interventi previsti.

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«Per combattere la violenza di genere è necessario puntare sull’educazione dei giovani a partire dall’infanzia.»

Lo ha sostenuto ieri, a Cagliari, la Garante per l’infanzia e l’adolescenza Grazia Maria De Matteis aprendo i lavori del seminario “Il rispetto dei diritti dei minori: un veicolo di contrasto alle diseguaglianze”, organizzato in occasione della Giornata mondiale dei diritti dei bambini e degli adolescenti.

«Solo rendendo già dalla più tenera età le persone consapevoli dei propri diritti ma anche dei doveri – ha aggiunto la Garante – è possibile formare un adulto consapevole e un buon cittadino».

Il seminario si inserisce tra gli eventi “Viva la libertà! Cagliari contro la violenza” programmati dalla commissione Pari opportunità del comune di Cagliari. Alla tavola rotonda hanno partecipato Stefania Bandinelli (avvocata), Michelina Masia (sociologa), Roberta Melis e Daniela Idili (docenti nella scuola dell’infanzia), Tiziana Puddu e Graziella Posadino (docenti nella scuola media), la regista Monica Zuncheddu e la pediatra Maria Francesca Vardeu che hanno portato le esperienze vissute nel loro impegno professionale con i minori. Il panorama emerso testimonia che in Sardegna si sono già raggiunti alti e positivi livelli di coinvolgimento nelle scuole facendo ben sperare per il futuro.

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Ancora raccontiamo la storia di Desirée.
Anche se, più che alla piccola Desirée, in questo momento l’attenzione corre al mondo sommerso che la sua vicenda ha rivelato. Una condizione che denunciamo con forza ormai da anni, con grandi evidenze e significativi risultati, come dimostrano i numerosi arresti e sequestri avvenuti e la crescente attenzione istituzionale sul tema.

Di cosa stiamo parlando? Della nuova e autentica “versione” della fine di Desirée. Quella che era una storia di abuso, consumata all’interno di un ghetto per disperati e migranti, si è trasformata in ciò che noi abbiamo sempre sostenuto: in una storia di pusher – italiani o stranieri – ma soprattutto nell’evidente connivenza tra “droghe di strada” e “droghe di Stato”: il business dell’azienda psichiatrica in Italia.

Tempo fa avevamo chiesto dove fosse Marco, quel ragazzo che distribuiva psicofarmaci ai tossicodipendenti perché – com’è noto tra i giovani che fanno uso di droga – gli psicofarmaci potenziano l’effetto delle sostanze.
Cosa significa questo?
Innanzitutto che il consumo degli psicofarmaci sia un consumo che viene indotto in questa fascia di popolazione. E poi che questi milioni di persone tossicodipendenti rappresentino un nuovo, enorme bacino per il marketing degli psicofarmaci.

I ragazzi, dunque, usano droghe esattamente come usano psicofarmaci.
Questo crea quella tristemente nota doppia dipendenza voluta e determinata dal sistema psichiatrico che, all’interno della filiera diagnostica, costruisce ragazzi fragili sin dalla tenera età. Attraverso un sistema di stigma che parte già dalle scuole elementari, passa attraverso l’adolescente cibernetico, per arrivare al giovano tossicodipendente che, qualora volesse mai uscire dalla sua dipendenza da stupefacenti, si troverà a dover affrontare anche quella da psicofarmaci, che però non gli è nota.
Il ragazzo sa che, per uscire dal consumo delle droghe, esistono alcune soluzioni (poche quelle buone); per uscire dagli psicofarmaci – proprio perché vengono erroneamente considerati farmaci – invece no. Rappresentano quella parte di dipendenza oscura che il ragazzo non sa affrontare o non sa di dover affrontare.

E la doppia dipendenza è esattamente ciò che si voleva ottenere, secondo il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM). Un tossicodipendente, malato cronico e recidivante, con doppia diagnosi: legata all’uso delle droghe e legata ad una possibile patologia antecedente all’uso delle droghe stesse.
Ma è proprio questo a essere falso. Perché non sempre dietro la tossicodipendenza troviamo una patologia. È falso perché tutti i ragazzi arrivati da noi con una doppia diagnosi l’avevano ricevuta, in effetti, a seguito di una sindrome allucinatoria. Ma sappiamo bene come le sostanze psichedeliche inducano allucinazioni: è proprio quello lo scopo per cui i ragazzi le assumono!
Quindi, considerare una patologia mentale quella che è una reazione all’uso di una droga, è solo la logica che la Psichiatria ha voluto consolidare per creare un ulteriore bacino di utenza. Un bacino che è sempre ricompreso in quella filiera che citavamo prima e che li porta non nelle comunità per soli tossicodipendenti, ma nelle comunità per doppia diagnosi dove il tossicodipendente è costretto a continuare ad assumere psicofarmaci, imprigionato ancora e sempre nel gioco del grande Marketing.
La dolorosa storia di Desirée ha fatto conoscere una realtà fino a questo momento negata.

Dov’è allora, oggi, Marco? Marco è in prigione. Ma in prigione dovrebbero esserci anche le farmacie compiacenti che rilasciano psicofarmaci senza ricetta e le case farmaceutiche che cedono quintali di psicofarmaci a chi li vende online; dovrebbero esserci quei chimici che producono psicofarmaci “taroccati” la cui assunzione comporta enormi rischi sin dalla prima dose.

Finalmente oggi, anche se con dolore, si parla di questo.
Noi siamo parte di questa denuncia. Ma siamo anche parte della soluzione nel momento in cui siamo qui, coraggiosamente, a denunciare e accogliere le vittime di questo sistema anche attraverso il Programma Vivere Senza Psicofarmaci: perché si tratta – come abbiamo ribadito anche nei precedenti comunicati sull’argomento – di un unico business.

I Signori delle droghe, delle Case Farmaceutiche e i Signori della Guerra abitano tutti la stessa zona del mondo e si irradiano nelle altre zone sociali, alla ricerca di quei disperati che – a loro volta – cercheranno altri più disperati di loro, di qualunque colore essi siano, alimentando il marketing della follia, dell’abuso e della negazione dei Diritti.

Passeranno attraverso leggi e Governi, forti dell’aver legiferato.
Ma ci troveranno in ogni angolo del Palazzo, nella stampa libera, nella cultura, nella Scuola e sulla rete. Ci troveranno nelle Aule, pronti a contrastarli e vincerli.
A soffiare il vento forte dei Diritti irrinunciabili per tutti. Senza sosta.

Vincenza Palmieri

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Una firma per trasferire dalla Provincia alla Regione il Carmelo di Sassari in comodato d’uso per trent’anni e poter così procedere all’allestimento di quello che sarà, nello stabile pregiato dell’ex convento, un importante Museo per l’arte del Novecento e del Contemporaneo. L’accordo,  siglato questo pomeriggio nella sala della Provincia dal presidente della Regione Francesco Pigliaru e dal commissario della Provincia Guido Sechi alla presenza del presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau, impegna la Regione a realizzare, gestire e assicurare il funzionamento del Museo nei locali dell’Ex Carmelo. 

L’iter era stato annunciato lo scorso 30 agosto, dallo stesso presidente Pigliaru in visita a Sassari al Padiglione Tavolara e all’Ex Carmelo. Dopo il recupero completo del Padiglione Tavolara, grazie alle risorse dedicate al completamento della ristrutturazione, alla manutenzione e la gestione, oggi si chiude l’altro, importante capitolo, per la vita culturale di Sassari e per la visione integrata della rete dei musei del nord ovest della Sardegna, relativo al Museo regionale per l’arte del Novecento e del contemporaneo.

Dopo la firma dell’accordo Francesco Pigliaru, Guido Sechi e Gianfranco Ganau hanno visitato, nell’ex Carmelo, la mostra dedicata a Maria Lai, in corso di allestimento, che sarà inaugurata domani. 

«Lo scorso agosto abbiamo preso un impegno e oggi siamo di nuovo qui per dire che lo abbiamo mantenuto, nel pieno rispetto dei termini che ci siamo dati – ha detto il presidente Francesco Pigliaru, che ha ringraziato i presenti e quanti, come loro e l’assessore della Cultura Giuseppe Dessena hanno lavorato per raggiungere l’obiettivo -. Aprire un museo non è cosa semplice, abbiamo affrontato passaggi burocratici complicati ma ora, con la firma di questo accordo, siamo arrivati alla soluzione che permetterà di spendere i quasi 3 milioni che la Regione ha stanziato per fare del Carmelo lo straordinario contenitore d’arte che merita di essere – ha aggiunto il Presidente -. Il raggiungimento di questo obiettivo, insieme alla restituzione del Padiglione Tavolara, non solo è un grande risultato per Sassari e per la sua grande tradizione artistica, ma è anche il tassello cruciale di una rete metropolitana dei musei che vogliamo vedere realizzata in tempi brevi. Il nord ovest della Sardegna ha attrattori di altissimo livello, pensiamo alla cultura catalana di Alghero, al patrimonio archeologico di Porto Torres, alla ricchezza medioevale di Castelsardo – ha concluso Francesco Pigliaru -, eccellenze che possono essere valorizzate al meglio solo facendo rete». 

Con la disponibilità dell’Ex Carmelo, la Regione potrà avviare i lavori utili all’implementazione del polo museale sassarese. Per il museo del Novecento e del Contemporaneo sono previste risorse per 2 milioni 841mila euro, inoltre sono stati stanziati 200mila euro per il piano di gestione e quello di comunicazione. 

A seguito di apposito restauro, risanamento conservativo e rivisitazione degli impianti, l’ex struttura conventuale del Carmelo si avvia finalmente a diventare la sede del Museo per l’Arte del ‘900 e del Contemporaneo, destinato all’esposizione del “Fondo Biasi”, parte rilevante dell’opera del pittore sassarese Giuseppe Biasi. Gli interventi hanno riguardato anche il restauro delle opere pittoriche del pittore sassarese, che in Sardegna costituiscono la collezione pubblica più importante del primo ‘900.