27 November, 2024
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«L’Istituzione Europa non è perfetta ma è fondamentale. Per questo tutti noi abbiamo il dovere di lavorare per migliorarla.» Lo ha detto questa mattina il presidente della Regione Francesco Pigliaru aprendo il convegno “La Sardegna incontra l’Europa”, ospitato nella sala MEM, e al quale è intervenuto il ministro per le Politiche europee Paolo Savona. Nella sua relazione, Francesco Pigliaru ha messo l’accento sul rapporto tra le regioni e Bruxelles, con particolare riferimento al tema dell’insularità.

«Parliamo innanzitutto delle risorse – ha detto il Presidente facendo riferimento ai Fondi strutturali – che ci sono, sono consistenti e sono essenziali per una corretta politica di coesione. Noi abbiamo fatto tesoro degli errori che la Sardegna ha fatto nei decenni passati , evitando di perdere queste preziose risorse o dividerle in mille azioni poco efficaci, ma al contrario usandole e trovando il coraggio di fare scelte, dall’inclusione sociale al rischio idrogeologico sino al sostegno alle imprese, con particolare attenzione all’innovazione. E questo, lavorare nel presente per guardare al futuro, è un passaggio sostanziale – ha aggiunto Francesco Pigliaru -, perché sviluppo vuol dire riuscire ad avere più imprese, vuol dire riuscire a tenere qui i nostri talenti, favorendo la crescita costante di un ecosistema innovativo.»

Da qui alle prospettive aperte dalla definizione della politica di coesione post 2020, «che non deve fare passi indietro sul fronte della coesione territoriale e sociale – ha avvertito il Presidente -. Per molti cittadini l’Europa è un modello in crisi, che ha aperto aspettative importanti ma che, nell’affrontare le attuali difficoltà, rischia di minare la sua stessa idea, rischia società che si chiudono riportandoci ad un inquietante passato. Ciò può dare consenso nel breve periodo, ma è una sconfitta che non ci possiamo permettere – ha ribadito – perché l’Europa è una costruzione imperfetta ma che va nella direzione giusta, quella della cooperazione, della collaborazione, della fiducia. E la politica di coesione post 2020 deve dare prova di questa volontà, così come la macchina europea, nella sua complessità, deve intervenire sulle regole, scriverne di migliori, di più chiare, mostrando di saper affrontare i problemi con flessibilità intelligente, tenendo conto della specificità dei territori.»

Il riferimento diretto, nell’intervento del presidente della Regione, è all’insularità, «di cui parlo anche a nome dei presidenti di Baleari e Corsica, isole con le quali per la prima volta, la Sardegna porta avanti insieme, concretamente, un lavoro nei confronti dell’Europa e con cui, a giorni, presenteremo un’ulteriore iniziativa comune. I funzionari di Bruxelles fanno fatica a capire i problemi concreti che noi ci troviamo ad affrontare quotidianamente, a partire dalla mobilità. Gli aerei sono la nostra alta velocità – ha proseguito Francesco Pigliaru -, perché con tutta evidenza non abbiamo alternative, eppure dobbiamo sottostare a regole sugli aiuti di Stato che a volte rendono difficile rispondere ai bisogni dei nostri territori. Non è dunque solo una questione di risorse, è la necessità, l’urgenza di incidere su una normativa ingiusta, che lede il principio di pari opportunità per cittadini e imprese. È la necessità, l’urgenza, di poter spendere le nostre risorse per ciò che realmente ci serve, perché finalmente si superino ostacoli incomprensibili, che rendono disarmonico e contraddittorio il disegno europeo rispetto alle esigenze di chi vive in un’isola. L’articolo 174 del Trattato di Funzionamento dell’UE riconosce  l’insularità. È tempo di attuarlo – ha concluso Francesco Pigliaru -, e anche così miglioreremo l’Europa».

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Mercoledì 23 gennaio 2019 alle ore 9.30, presso l’oratorio di San Ponziano a Carbonia, si terrà la nuova assemblea generale dei lavoratori diretti e indiretti ex Alcoa, per informativa sullo stato della vertenza, organizzata dalle organizzazioni sindacali di categoria FIOM-FSM-UILM e CUB.

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Il 21 e 22 gennaio, a Cagliari, si terrà la terza conferenza dei servizi, a distanza di quasi 5 anni dall’avvio dell’iter procedurale per la ripresa produttiva di Eurallumina.

«I lavoratori e le lavoratrici Eurallumina, l’indotto ad essi connesso (1.416 persone in totale), a cui si sommano le loro famiglie, le prospettive di  rilancio del comparto industriale, le sinergie per lo sviluppo della filiera dell’alluminio (energia – allumina – alluminio), gli ingenti investimenti programmati (250 milioni), gli impegni istituzionali, il contratto di sviluppo e tutti gli accordi sottoscritti, attendono una soluzione definitiva e positiva, di questa infinita vertenza, che ha visto i lavoratori sempre determinati nel richiedere con forza “LAVORO” – si legge in una nota della RSU Eurallumina -. Tutti coloro che hanno creduto e sostenuto le nostre rivendicazioni, chi si è impegnato in tutti questi anni nei rispettivi ruoli, siano essi istituzionali, politici, sindacali deve in questi pochi giorni che mancano a questo prossimo e decisivo appuntamento, dare ancora maggiore impulso alla sua azione di sostegno nel superare qualora vi fossero ostacoli e posizioni contrarie non supportate da reali impedimenti di qualsiasi natura, affinché i tanti sacrifici e le tante opportunità occupazionali, economiche e sociali, che ne deriverebbero dalla ripartenza del primo anello della filiera dell’alluminio, le speranze di tanti in una vita migliore che verrebbero alimentate da questa prospettiva che si realizzerebbe per il nostro territorio e per l’intera Sardegna, non vengano vanificate.»

Lunedì 21 gennaio, nella prima giornata della conferenza dei servizi che si svolgerà presso il Palazzo regionale di viale Trento, a Cagliari, per tutta la durata dei lavori verrà effettuato un presidio a cura della RSU; martedì 22 gennaio, seconda e ultima giornata dei lavori, si terra la mobilitazione generale dei lavoratori, con presidio presso il Palazzo regionale di viale Trento, a Cagliari, a partire dalle ore 8,30, sino alla conclusione dei lavori, con raduno direttamente presso il sito indicato.

In concomitanza, tutte le operatività non essenziali o differibili, del Tari, di emergenza  e sicurezza, verranno “sospese”. I lavoratori sono invitati alla massima partecipazione e ad indossare elementi identificativi della realtà lavorativa, giacca verde e casco.

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Ridurre gli infortuni in edilizia con la psicologia e la giusta comunicazione tra titolari d’impresa e addetti.

E’ questo l’obiettivo di un progetto innovativo, quasi rivoluzionario, che in Sardegna, da 6 mesi vede coinvolte 10 aziende delle costruzioni, 100 addetti e uno psicologo del lavoro dell’Università di Cagliari, impegnati insieme nella creazione e condivisione di linguaggi e metodologie per la prevenzione degli incidenti nei cantieri.

Il “percorso sperimentale”, realizzato dal Dipartimento di Giurisprudenza e dal Centro Studi di Relazioni Industriali dell’Università di Cagliari e dalla Cassa Artigiana dell’Edilizia della Sardegna, finanziato dall’INAIL Sardegna, in collaborazione con, fra gli altri, Confartigianato Imprese Sardegna, contribuirà a ridurre i rischi nei luoghi di lavoro, a evidenziare le cause degli incidenti favorendone le soluzioni, a supportare chi ha subito infortuni aiutandone il ricollocamento professionale e, soprattutto, a costruire un sistema condiviso della sicurezza tra imprese edili.

Infatti, supportando la comprensione delle norme da parte degli operai e riconoscendo l’importanza dei fattori soggettivi e sociali, come per esempio le competenze percepite individuali e di gruppo, recenti studi approfonditi registrano un sostanziale calo degli incidenti.

Il progetto, dal titolo “Progetto sicurezza nei cantieri edili. Approccio sistemico (individuo-gruppo-organizzazione-ambiente) alla prevenzione degli incidenti e delle malattie professionali nei cantieri edili delle piccole e medie imprese: implementazione di un modello scientifico delle competenze nel sistema di gestione della sicurezza e relative buone prassi”, è ideato e condotto dal ricercatore e psicologo del Lavoro dell’Università di Cagliari Diego Bellini.

Secondo Bellini «si è passati da una situazione nella quale agli addetti e al titolare, attraverso un linguaggio non condiviso, si somministravano semplici prescrizioni teorico-pratiche, a quella nella quale è la squadra che crea una comunicazione comune e comportamenti emozionali condivisi, attraverso i quali interpretare e applicare la sicurezza nel posto di lavoro. E’ un approccio innovativo alla cultura della sicurezza del lavoro nei cantieri – aggiunge lo psicologo dell’Università – che rappresenta sia una buona pratica, sia un servizio gratuito che, altrimenti, per le imprese sarebbe stato assai gravoso dal punto di vista economico».

«Il nostro obiettivo continuo, sul quale lavoriamo ormai da oltre 20 anni – afferma Giacomo Meloni, presidente della CAES, Cassa Artigiana dell’Edilizia della Sardegna – è portare a zero i dati sugli incidenti nei cantieri. Perché ogni infortunio, grave o lieve che sia – continua il Presidente – oltre al danno fisico dell’infortunato, rappresenta una pesantissima sconfitta per l’imprenditore, per i dipendenti e per il lavoro che si porta avanti quotidianamente. In più rappresenta un aggravio degli oneri sociali che vanno a ricadere su tutti: imprese o cittadini che pagheremo tutti in termini economici o di minori servizi. Tutto questo ci deve far ragionare sull’importanza e il grandissimo valore della prevenzioneInfine, dobbiamo ricordare che facendo prevenzione e non avendo infortuni, l’impresa può anche guadagnarci – conclude Giacomo Meloni – infatti, ogni anno l’INAIL premia le imprese virtuose con una diminuzione dell’importo del premio assicurativo».

In Sardegna, in ogni caso, diminuiscono gli infortuni sul lavoro e nelle costruzioni.

Lo confermano i dati dell’Analisi INAIL sulla nostra regione. Nei primi 10 mesi del 2018, le denunce registrate sono state 10.824 contro le 11.063 del periodo gennaio-ottobre 2017.

Nelle Costruzioni sarde, le denunce di infortunio registrate in occasione di lavoro nel periodo gennaio-ottobre 2018, sono 544 in calo (-18) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (gennaio-ottobre 2017), dinamica in controtendenza rispetto a quella rilevata a livello medio nazionale (+1.170).

Tra le imprese di “Costruzioni e impianti”, le denunce di infortuni salgono di 2 per l’Industria e mentre calano di 24 per l’Artigianato, in linea con le tendenze rilevate a livello nazionale (industria a +325 e artigianato a -723).

Sempre nei primi 10 mesi dell’anno 2018, sono invece complessivamente 11 le denunce di infortunio con esito mortale, 1 nel settore Costruzioni, registrata nell’Industria.

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L’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (AIRC) promuove anche per l’anno 2019 l’iniziativa denominata “Arance della Salute”, che si svolgerà nel weekend di sabato 26 e domenica 27 gennaio in 20 regioni italiane al fine di raccogliere fondi a favore della ricerca oncologica.

Le “Arance della Salute” sono ormai diventate un simbolo della campagna di informazione e sensibilizzazione dei cittadini sull’importanza dello stile di vita, e in particolare dell’alimentazione, nella prevenzione dei tumori.

L’evento farà tappa anche nella città di Carbonia e vedrà protagonisti studenti e insegnanti della Scuola Primaria Francesco Ciusa e dell’Istituto di Istruzione Superiore Giovanni Maria Angioy.

Sabato 26 gennaio, dalle ore 8.30 alle ore 13.00, tanti studenti, coadiuvati dalle loro insegnanti, sistemeranno, in piazza Rinascita e nel piazzale antistante alla Scuola Primaria di via Lombardia, diverse bancarelle dove verranno distribuite, a prezzo simbolico, arance rosse di qualità, il cui ricavato sarà devoluto a sostegno della lotta contro il cancro.

Tutti i cittadini sono invitati a partecipare per dare un piccolo ma nel contempo grande contributo alla ricerca scientifica per la lotta contro i tumori.

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L’Amministrazione comunale di Carbonia celebrerà la Giornata della Memoria del 27 gennaio e commemorerà le vittime dell’Olocausto con un’iniziativa destinata specificatamente agli studenti delle scuole cittadine.

Si tratta dello spettacolo “Storia di un uomo magro”, che si terrà lunedì 28 gennaio, alle ore 11.00, al Teatro Centrale di piazza Roma. La performance consiste in una narrazione a cura di Paolo Floris, liberamente tratta dal libro “Il forno e la sirena” dello scrittore e giornalista Giacomo Mameli. L’evento è organizzato dall’associazione Malalingua, con il patrocinio del comune di Carbonia.

«L’obiettivo dell’iniziativa organizzata dall’Amministrazione comunale di Carbonia è ricordare le vittime delle persecuzioni nazifasciste e del genocidio ebraico, sensibilizzando nel contempo gli studenti verso la salvaguardia dei valori della libertà, della pace, della giustizia e dell’integrazione», ha affermato il sindaco Paola Massidda.

“Storia di un uomo magro” racconta la sofferenza e la drammaticità della storia vissuta da un nostro corregionale, Vittorio Palmas, prigioniero di guerra che dalla Jugoslavia venne deportato in Germania, riuscendo però a sopravvivere all’esperienza nei campi di concentramento. Oggi Vittorio Palmas ha 105 anni e le sue peripezie sono state raccolte dallo scrittore Giacomo Mameli nel libro “Il forno e la sirena”, da cui il giovane attore sardo Paolo Floris ha tratto il suo monologo, utilizzando l’esperienza di Vittorio per raccontare la storia di tanti uomini comuni, diventati eroi.

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A partire da domani, venerdì 18 gennaio, il sistema operativo delle casse ticket dell’Aou di Sassari sarà interessato da un intervento di aggiornamento.

Il fornitore esterno del servizio, infatti, ha fatto sapere che le operazioni di aggiornamento inizieranno alle ore 16.00 di venerdì e si concluderanno alle ore 24.00 di domenica 20 gennaio. Queste attività comporteranno un’interruzione del servizio delle casse ticket.

Per questo motivo gli utenti che sabato mattina dovessero avere una visita programmata nelle strutture Aou, sono invitati a recarsi allo sportello cassa per il pagamento del ticket nella mattina di venerdì.

Il laboratorio analisi di via Monte Grappa, inoltre, ha fatto sapere che a causa di questo blocco sabato mattina saranno accettate soltanto le richieste urgenti degli utenti esterni.

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Questa mattina i carabinieri della stazione di Villacidro, unitamente ad i colleghi del NORM della Compagnia, hanno denunciato in stato di libertà all’Autorità Giudiziaria, F.N., 24enne di Villacidro, disoccupato, per danneggiamento aggravato di beni pubblici. Le indagini svolte dai militari, hanno consentito di individuare il giovane quale l’autore dei danneggiamenti verificatisi a Villacidro nella notte tra venerdì e sabato della scorsa settimana, nel corso dei quali erano stati abbattuti diversi pali della segnaletica stradale ed era stato rovinato il prato erboso del parco Brigata Sassari. Il giovane, dopo aver ammesso le proprie responsabilità, dispiaciuto e pentito della bravata, si è presentato presso gli uffici del comune di Villacidro, per risarcire il danno che ammonta a circa 2.000 euro.

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Vindice Lecis, giornalista-scrittore, ha presentato stamane, a Sassari, il progetto politico che lo vede candidato alla carica di governatore della Sardegna con la lista di Sinistra Sarda, l’alleanza creata da Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani ed alcuni fuoriusciti da Sinistra Italiana, tra i quali c’è il segretario regionale Ettore Licheri.

«Vogliamo rappresentare le istanze della sinistra sarda rispetto alle politiche sbagliate di questa Giunta regionale – ha spiegato Vindice Lecis -. Siamo nati per essere opposizione della Giunta Pigliaru e per rappresentare un argine all’avanzata di questa destra xenofoba e razzista. Non è colpa degli elettori se votano a destra, ma di politiche errate, che hanno prodotto rabbia, dolore e lacerazioni profonde. Si può riproporre la stessa medicina che è stata causa della malattia, ossia della crescita della destra? Bisogna governare in modo diverso questa nostra isola – ha aggiunto Vindice Lecis – noi vogliamo cambiare radicalmente l’agenda politica, fondandola su temi temi centrali come il lavoro, che deve ripartire dall’industria pulita, l’agroalimentare e il turismo e dalla sanità. Ci sto mettendo la faccia, è una battaglia difficile ma sentiamo il dovere di impegnarci per questo.»

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L’eradicazione della Peste suina africana (PSA) in Sardegna è vicina, un obiettivo atteso da 40 anni, da quando la malattia arrivò dalla penisola iberica. Dagli ultimi dati presentati oggi, durante una conferenza stampa a Villa Devoto a Cagliari, le misure adottate nel corso degli ultimi 4 anni e intensificate dal 2017 hanno portato a un forte miglioramento della situazione PSA nei suini domestici e nei cinghiali. Secondo il report, illustrato dal presidente Francesco Pigliaru e dai vertici dell’Unità di Progetto (UdP) per l’eradicazione della malattia, «la PSA è attualmente riscontrata, pressoché esclusivamente in alcune aree della Sardegna centrale, prevalentemente nei maiali bradi ancora presenti e in minor misura in alcune popolazioni di cinghiali. Molto probabilmente, il virus della PSA non è in grado di persistere nei soli cinghiali, in cui appare in via di graduale auto-estinzione. Le azioni di depopolamento dei maiali bradi ancora presenti continueranno quindi nelle prossime settimane e mesi, mentre la definitiva eradicazione della PSA è prevista nel 2019/2020».

Nella presentazione del rapporto, sul piano più prettamente tecnico-scientifico, sono intervenuti il responsabile dell’UdP e direttore generale della Presidenza della Regione, Alessandro De Martini, il direttore generale dell’Istituto zooprofilattico sperimentale (IZS), Alberto Laddomada, e il Coordinatore unico per la lotta alla PSA dell’ATS, Franco Sgarangella. Proprio Sgarangella ha rappresentato l’UdP, ieri a Bruxelles, alla riunione tecnica con una delegazione della Sanità animale della Commissione europea, a cui ha partecipato anche il ministero della Salute, in cui sono stati illustrati i notevoli progressi raggiunti dalla Regione Sardegna nell’eradicazione della PSA.

«L’eradicazione della Peste suina, che ha tenuto i nostri territori in ostaggio per quarant’anni, era un obiettivo di legislatura – ha detto il presidente Pigliaru -. Aver affrontato questa battaglia complicata in modo così articolato, con capacità, determinazione, coraggio, arrivando a un risultato tanto positivo, è uno dei grandi successi della nostra azione di governo. Ci sono ancora passaggi da fare, naturalmente, ma vuol dire che abbiamo consolidato la lotta, coinvolto i territori, cambiato il clima e la prospettiva non solo in Sardegna ma anche a Bruxelles, da dove oggi finalmente arriva una apertura importantissima. Vuol dire che abbiamo fatto quello che nessuno aveva fatto prima, che siamo a un passo dalla vittoria definitiva, storica. È un caso di successo basato su punti chiari: abbiamo modificato i livelli di responsabilità – ha spiegato – sollevando i Sindaci dalla difficoltà della gestione diretta del problema e nello stesso tempo abbiamo individuato e seguito un modello scientifico che ha già funzionato in Estremadura cambiando l’economia di un’intera regione. Ancora, abbiamo facilitato in tutti i modi possibili l’uscita dall’illegalità. Siamo riusciti a fare tutto questo attraverso la formula di governance dell’Unità di Progetto, che si è rivelata vincente anche per il programma Iscol@. La storia di questa battaglia è la storia di un lavoro di squadra che ha coinvolto e messo insieme moltissime persone, cittadini, professionisti, amministratori, istituzioni di ogni livello – ha concluso Francesco Pigliaru -, che ha ringraziato quanti hanno lavorato per raggiungere il risultato. Nella considerazione dell’Europa stiamo passando dall’essere gli ultimi della classe a diventare un modello per gli altri, è un successo che appartiene a tutta la Sardegna e di cui andiamo orgogliosi».

«Il risultato di oggi è il coronamento di quanto messo in campo dal Sistema Regione, con impegno e determinazione, in questi ultimi 5 anni. Nel 2014 il ministero della Salute voleva commissariare la Sardegna in conseguenza della disastrosa situazione venutasi a determinare a seguito dell’esplosione di focolai nel biennio 2012-2013. Da lì è partita la scelta della Giunta di fare delle battaglia contro la PSA un impegno di legislatura». Così Alessandro De Martini che ha aggiunto: «Il 2014 non era l’anno zero, ma eravamo al 36esimo anno di presenza della malattia in Sardegna. Siamo quindi partiti dall’analisi degli errori del passato per costruire un piano d’intervento che avesse un approccio innovativo. Per fare questo abbiamo, con umiltà, cercato l’aiuto dei maggiori esperti sul campo; li abbiamo trovati in Sardegna e all’estero e con loro abbiamo elaborato la strategia d’intervento e pianificato le attività di questi anni. La questione della PSA in Sardegna – ha proseguito il responsabile dell’Unità di Progetto – coinvolge diversi temi e, tra questi, l’uso delle terre civiche e la gestione dei controlli che spettano alle amministrazioni locali in tema sanitario. E proprio avendo cura delle inevitabili difficoltà degli amministratori locali, abbiamo lavorato affinché il Consiglio regionale votasse la legge 34 del 2014 che ha permesso, tra l’altro, di sollevare i sindaci da responsabilità legate al tema degli abbattimenti, allontanando il più possibile dai Comuni la gestione di questi momenti di crisi. In ogni abbattimento, di animali non registrati e di cui fosse ignota la proprietà, i sindaci sono stati sempre informati a operazione in corso e mai prima». A questo si aggiunga che è stato avviato un confronto aperto con tutti gli attori coinvolti nella problematica: amministratori locali, allevatori e loro rappresentanze, cacciatori e loro associazioni e con tutti è stata intrapresa una forte collaborazione che ha contribuito grandemente al raggiungimento del risultato di oggi. 

Nel fare un bilancio dell’incontro di ieri a Bruxelles, Alessandro De Martini ha spiegato che ormai ci sono tutte le condizioni per la regionalizzazione del tema PSA in Sardegna, ovvero suddividere l’Isola in zone infette e indenni, così da permettere a queste ultime di riprendere la commercializzazione delle carni e dei suoi derivati fuori regione. I tempi attesi per la riapertura dell’export sono di circa 6 mesi.

Il responsabile dell’Unità di Progetto ha inoltre ricordato che, proprio per le limitazioni dovute alla PSA che impediscono il trasporto fuori dall’Isola degli scarti di macellazione e lavorazione delle carni suine, il presidente della Regione ha dovuto adottare delle ordinanze contingibili e urgenti per consentire la prosecuzione delle macellazioni e delle lavorazioni. Però ha sottolineato anche che il prossimo 2 marzo scade, improrogabilmente l’ultima ordinanza (la quarta dal 2016) che il Presidente della Regione può emettere. A questo punto, considerato che le strutture in grado di trattare questa tipologia di scarti presenti in Sardegna non sono assolutamente sufficienti, è necessario che il ministero della Salute autorizzi il trattamento degli scarti di macellazione negli impianti del territorio nazionale. Sino ad oggi il Ministero della Salute, a fronte di specifiche richieste della Regione, ha sempre negato questa autorizzazione ma, in considerazione dei risultati ottenuti, diventerebbe difficilmente comprensibile un ulteriore diniego. 

«Oggi – ha osservato Alberto Laddomada – siamo riusciti ad eliminare buona parte dei suini bradi presenti in Sardegna. E l’impatto di questa misura è stato una forte riduzione della presenza del virus nei cinghiali selvatici, che stiamo osservando in particolare sui campioni raccolti durante la stagione venatoria ancora in corso. Inoltre, si è molto ridotta anche la proporzione di cinghiali con anticorpi, che negli animali giovani – sotto i 18 mesi di età – è al di sotto dell’1%, ulteriore dato che suggerisce che la malattia è in via di estinzione tra i selvatici. Infine, è da più di quattro mesi che non si verifica nessun focolaio di malattia nei suini domestici. Se nei prossimi mesi – ha concluso il direttore generale dell’IZS – riusciremo a eliminare gli ultimi animali bradi, potremmo pervenire alla eradicazione della malattia già nel corso di quest’anno, o al più tardi nei primi mesi del 2020.»

«In questi anni – ha detto Franco Sgarangella – noi veterinari abbiamo chiesto molti sacrifici agli allevatori con cui abbiamo lavorato costantemente e fattivamente per accompagnare le aziende su percorsi rispettosi delle norme igienico sanitarie e di biosicurezza. Lo stesso abbiamo fatto con i cacciatori nella raccolta dei campioni dai cinghiali abbattuti. Dall’incontro di ieri a Bruxelles è emersa una importante apertura della Commissione UE relativamente all’export dei prodotti suini sardi.»

Le misure di controllo della PSA si focalizzano sulle tre popolazioni di suini della Sardegna: circa 178mila capi domestici allevati in 14034 aziende; circa 90mila cinghiali presenti nell’Isola; qualche centinaio di maiali bradi illegali ancora presenti nei territori, spesso più inaccessibili, di 7/8 Comuni tra Barbagia ed Ogliastra.

Le novità più incoraggianti, e che fanno ben sperare in una prossima eradicazione della PSA, giungono dai dati elaborati sulle analisi di laboratorio effettuate nei campioni prelevati dai cinghiali selvatici dove è stata riscontrata una notevole regressione del virus (che indica infezione recente) di oltre il 95% rispetto al passato. Si è passati infatti da una presenza del virus nell’1,69% dei cinghiali analizzati nel triennio 2012-15 allo 0,67% nel 2015-2018 e allo 0,08 registrato tra il 2018-2019. In parallelo, è diminuita anche la presenza di cinghiali trovati positivi agli anticorpi contro la PSA: dal 2012 ad oggi, si è scesi dall’8,5%, poi al 4,9% e, infine, all’1,87% della stagione venatoria in corso. Grazie alla collaborazione dei cacciatori, il numero dei campioni analizzati è cresciuto di anno in anno, attestandosi ultimamente sui 12mila campioni, e questo consente di avere un quadro sempre più preciso della situazione.

Sono sostanzialmente tre le azioni che hanno alimentato il trend positivo: l’avvio, nella primavera del 2015, del nuovo programma di eradicazione da parte dell’UdP, l’intensificazione dei controlli veterinari (secondo semestre 2017) da parte dell’ATS anche grazie alla creazione dei GIV (Gruppo di intervento veterinario) e dal dicembre 2017 il depopolamento massivo dei maiali bradi e irregolari.

Dal 2015 a oggi sono stati abbattuti 3.892 maiali bradi: 478 nel 2015-2016, 616 nel 2017, 2652 nel 2018 e 146 nel 2019. Il pascolo brado, vietato da quarant’anni, non è mai stato contrastato adeguatamente come in quest’ultimo triennio. Quasi 500 maiali bradi sono stati abbattuti nel 2016, dopo una prima finestra di regolarizzazione/emersione degli allevamenti illegali. L’attività di depopolamento è stata rivista e rafforzata nel 2017 dopo una seconda finestra. Quasi 3.500 capi bradi abbattuti tra il dicembre 2017 e metà gennaio 2019 (oltre il 90% in Barbagia e Ogliastra). I test di laboratorio hanno confermato in modo inequivocabile che i maiali bradi sono la prima fonte e serbatoio di virus, con positività del 70% in alcuni territori. Oltre 200 suini, inoltre, sono stati abbattuti in aziende registrate, ma con gravi irregolarità. Le “finestre” di regolarizzazione hanno comunque consentito la emersione di circa 500 allevamenti, ora registrati e regolarmente sottoposti ai controlli veterinari previsti dalle norme.

Se nel triennio 2012-2014 i focolai registrati nelle aziende erano stati 223, con un picco di 109 nel 2013, nel triennio 2015-2017 si è scesi a 56, mentre nel 2018 ci si è fermati a 5.

Tra il 2015 e il 2018, con il dato ancora in aggiornamento sull’ultima annualità, sono stati effettuati un totale di circa 200mila controlli nelle aziende e lungo la filiera suinicola, con un costante aumento delle attività nel corso degli anni.

La riunione del Comitato Veterinario Permanente, tenuta ieri a Bruxelles, aveva all’ordine del giorno la situazione epidemiologica della Sardegna sulla presenza della PSA. Il quadro è stato presentato dal rappresentante della Regione Sardegna e dell’Unità di Progetto, Franco Sgarangella, e dal direttore generale del ministero della Salute, Silvio Borrello. Il direttore ha illustrato i dati elaborati dalla Regione che evidenziano un marcato miglioramento, in questi ultimi anni, della situazione epidemiologica sia negli allevamenti domestici sia nei cinghiali, con il contrasto al pascolo brado illegale ormai limitato ad alcune zone della Sardegna Centrale dove, nel 2018, si sono verificati 5 focolai nel domestico.

Tutti i rappresentanti della Commissione europea hanno sottolineato e apprezzato il grande lavoro fatto dalla Regione Sardegna e da tutte le amministrazioni coinvolte in collaborazione con il Ministero. I responsabili della Commissione Europea hanno incoraggiato il Ministero e la Regione ad andare avanti sulla strada intrapresa aprendo alla prossima “regionalizzazione” della Sardegna e quindi alla possibilità di riavviare l’export. Le buone pratiche utilizzate in Sardegna sono state sottolineate dai Commissari europei e da diversi Paesi membri che si sono complimentati per il lavoro svolto.

Dalle esperienze maturate tra il 1978 e il 2014 la Giunta Pigliaru ha valutato punti di forza e di debolezza nei diversi piani di eradicazione messi in campo dalla Regione in questi decenni. Il passaggio principale che ha determinato un cambio di rotta rispetto al passato è la nascita dell’Unità di Progetto (UdP) per l’eradicazione della PSA in Sardegna. L’UdP, vera novità sul piano organizzativo, per la prima volta ha messo in stretto collegamento tutti i soggetti istituzionali, e non solo, coinvolti nella lotta al virus. Un coordinamento che ha permesso di attivare un lavoro di squadra mai visto sul piano legislativo e quindi operativo nelle diverse azioni intraprese per debellare la malattia. L’UdP ha una organizzazione piramidale dove sono chiari: responsabilità, compiti e obiettivi. E dove l’informazione e il dialogo non impediscono un processo decisionale rapido ed efficace. Proprio l’approvazione della legge 34 del 2014, licenziata dal Consiglio Regionale, ha permesso per la prima volta di sollevare i sindaci, troppo esposti, dalle attività di abbattimento degli animali irregolari.

L’UdP ha coordinato le azioni degli Assessorati di Sanità, Agricoltura e difesa dell’Ambiente, dell’Azienda Tutela della Salute (ATS), dell’Istituto zooprofilattico sperimentale (IZS), del Corpo forestale e di Vigilanza ambientale, delle Agenzie regionali Forestas e Laore Sardegna. Ha poi collaborato con le istituzioni governative e dell’Unione europea, con le Prefetture e le forze di polizia nazionale, con le comunità locali e con i sindaci, con Università e Centri di ricerca nazionali ed esteri, con allevatori e trasformatori e le loro rappresentanze di categoria, con i cacciatori e le associazioni venatorie. Proprio attraverso la straordinaria collaborazione delle compagnie di caccia si è riusciti a monitorare costantemente la presenza della PSA nei cinghiali selvatici. L’Unità di Progetto ha inoltre promosso campagne informative e corsi di formazione per i cittadini e i diversi portatori di interesse.

Novità importanti, che hanno contribuito a migliorare notevolmente le attività di contrasto alla PSA, sono arrivate attraverso la riorganizzazione dei servizi veterinari che ha permesso un particolare rafforzamento dei controlli lungo tutta la filiera suina: allevamenti, macelli, punti di trasformazione e vendita, ristoranti, agriturismo, porti e aeroporti. I servizi veterinari sono stati infatti inseriti nell’ATS, mentre l’eradicazione della PSA è stato uno degli obiettivi fondamentali assegnato al direttore generale ATS, Fulvio Moirano, da parte della Giunta. Altro impulso positivo è arrivato con la nomina del Coordinatore unico per la lotta alla PSA all’interno dell’ATS, Franco Sgarangella. Ha inoltre contribuito alla buona riuscita delle attività la rotazione dei veterinari ufficiali, la creazione di 12 team addizionali (veterinario + agente tecnico), in forza all’UdP e seguiti dal Coordinatore unico, il piano interno dell’ATS per verificare l’efficacia dei controlli e la riorganizzazione dell’ufficio sanzioni.