21 November, 2024
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Con la fine del 2018, e la pubblicazione dei dati relativi alle presenze dei visitatori nel territorio del comune di Iglesias, è tempo dei primi bilanci relativi ai luoghi di interesse culturale e turistico, come il sito di Porto Flavia.

Un’annata ricca di soddisfazioni, che certifica una crescita esponenziale nel numero dei visitatori, sia per quanto riguarda i residenti che per quanto riguarda i turisti provenienti dalle altre località della Sardegna, dal resto d’Italia e dalle nazioni europee ed extraeuropee.

Secondo i dati forniti dall’Ufficio Turistico del Comune di Iglesias, i dati relativi al 2018, si inseriscono in un trend di crescita costante, che abbraccia gli ultimi 4 anni, con il sito di Porto Flavia che passa dai 19.756 visitatori all’anno del 2015, ai 24.611 del 2016, per arrivare ai 30.409 visitatori del 2017 ed al picco dei 31.097 visitatori dell’anno appena concluso.

Crescita numerica che è andata di pari passo con l’incremento dell’offerta turistica, che ha permesso, nel 2018, un aumento nel numero delle presenze anche nel periodo non strettamente legato alla stagione estiva, con picchi nei mesi di aprile (4.415 visitatori a Porto Flavia) e di ottobre (2.298 visitatori).

Per quanto riguarda i dati relativi alla provenienza dei visitatori, Porto Flavia con le sue bellezze naturali e con i rimandi alle attività storiche del patrimonio minerario del territorio, si conferma una delle mete preferite dagli Iglesienti, con 1.198 visite all’anno, e soprattutto dai visitatori provenienti dalle altre realtà della Sardegna e del resto d’Italia, che hanno premiato il sito con 3.659 presenze.

Numerosi anche i visitatori provenienti dalle nazioni europee, con in testa la Francia (2.316 visitatori nel 2018) e la Germania (1.137 presenze), con una nuova frontiera rappresentata dal turismo extraeuropeo, che ha portato a Porto Flavia, tra gli altri, 19 visitatori provenienti dagli Stati Uniti, 21 dal Canada, 12 dalla Cina e 13 provenienti da Australia e Nuova Zelanda.

Porto Flavia come punto di congiunzione tra la tradizionale offerta legata al turismo stagionale e balneare, ed un turismo che cerca di superare l’esclusività della stagione estiva, grazie anche a percorsi in grado di valorizzare la cultura ed il patrimonio storico legato alle attività minerarie, in grado di attrarre diverse tipologie di visitatori

«Quelli relativi al 2018 sono dati importantissimi, che non ci lasciano indifferenti, e che accogliamo con soddisfazione – ha commentato Mauro Usai, sindaco di Iglesias – poiché testimoniano il grande interesse che la città è in grado di suscitare nei tanti turisti che visitano la Sardegna, attraverso i luoghi che ne testimoniano l’identità, la storia e la cultura.»

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Domenica 6 gennaio, a partire dalle ore 15.00, nella lampisteria del Museo del Carbone, animazione, giochi e laboratori creativi faranno divertire i bambini al coperto, in attesa dell’arrivo della Befana, che porterà con sé un grande sacco pieno di dolci e caramelle per i bimbi.

La manifestazione, ad ingresso gratuito, è organizzata dal Museo del Carbone, in collaborazione con il comune di Carbonia, il Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna, la Pro Loco di Carbonia, l’associazione culturale Lughené di Gergei, La Salvia Animazioni ed il Vespa Club Carbonia.

Fino al 6 gennaio, inoltre,sitabile la mostra “In miniera tra i presepi”.

Durante la manifestazione “La Befana in miniera” saranno premiati gli autori del presepe più votato.

Sarà possibile votare il presepe preferito fino al 5 gennaio, alle ore 13.00.

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Dopo i nuovi sbarchi di algerini verificatisi a Porto Pino e Sant’Antioco, Fratelli d’Italia interviene per sollecitare provvedimenti urgenti per risolvere il problema.

«Non sono servite le diverse interrogazioni e le risoluzioni del nostro deputato Salvatore Deidda in Parlamento. Bisogna risolvere al più presto il problema», denunciano il coordinatore provinciale Pino Floris ed il referente Emanuela Pilia del circolo di Sant’Antioco, comune, direttamente coinvolto dagli ultimi sbarchi. «Alcuni arrivano la notte e non vengono nemmeno avvistati. Si sta creando una situazione di disagio anche tra gli abitanti del paese, avverte il referente del circolo di Sant’Antioco. I referenti del Sulcis in particolare Carloforte e Sant’Antioco chiedono un’indagine approfondita e un intervento delle Istituzioni, affinché, le coste di tutto il basso Sulcis non diventino i nuovi approdi e i nuovi rifugi dei clandestini o dei profughi provenienti dall’Africa con finali spesso tragici come quello verificatosi nelle ultime settimane. Servono soluzioni concrete – concludono Pino Floris ed Emanuela Pilia – per aiutare ed essere aiutati a fermare il traffico dei mercantili ed altre imbarcazioni che dietro denaro trasportano gente disperata alla ricerca di un qualcosa di diverso rispetto a quello che trovano nei loro paesi.»

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Grazie al nuovo tracciato da percorrere anche in bicicletta e a cavallo tra vecchie cave, antichi insediamenti nuragici, immense spiagge, stagni pescosi e ricchi di biodiversità ed estesi vigneti di carignano, il Cammino Minerario di Santa Barbara scende verso la costa meridionale del Sulcis arricchendosi di fascino e di bellezza.

Con questo straordinario patrimonio storico-culturale e paesaggistico-ambientale il comune di Sant’Anna Arresi ha deliberato di entrare a far parte della Fondazione Cammino Minerario di Santa Barbara unendosi in tal modo al capolavoro di coesione istituzionale compiuto dai Comuni del territorio che due anni fa avevano deciso all’umanità di costruire un progetto di sviluppo sostenibile nato dal basso e sostenuto sin dall’origine dalla Giunta regionale.

Una buona notizia per l’anno nuovo che non mancherà di portare benefici al Cammino e alla comunità di Sant’Anna Arresi.

Un omaggio del comune di Sant’Anna Arresi per i turisti che a piedi, in bicicletta e a cavallo potranno percorrere in tutte le stagioni anche questo nuovo itinerario del Cammino Minerario di Santa Barbara nella gioia, nella bellezza e nella speranza.

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A breve, a Carbonia, inizierà una significativa opera di restyling della vecchia sede del Commissariato di Polizia di via Ala Italiana al fine di rendere più confortevoli gli ambienti interni e consentire un sempre più adeguato svolgimento delle funzioni da parte del personale che opera in una struttura che costituisce un presidio importante per la sicurezza pubblica della nostra cittadinanza.

Il 21 gennaio, alle ore 12.00, scadono i termini per la presentazione delle domande di partecipazione alla gara pubblica, bandita dal comune di Carbonia, per l’affidamento dell’appalto per i lavori di ristrutturazione e recupero della sede del vecchio Commissariato di Polizia.

La procedura di caricamento della domanda avverrà tramite procedura telematica da svolgersi sulla piattaforma del Sardegna CAT.

Il 22 cennaio, alle ore 9.30, presso il Palazzo Comunale, si procederà, nella prima seduta pubblica, all’apertura delle buste di qualifica pervenute nei termini ed esclusivamente attraverso la piattaforma del Sardegna CAT.

L’appalto è indetto per un importo complessivo di 339.878,62 euro + Iva.

Si tratta di lavori tesi a riqualificare gli spazi del fabbricato del vecchio Commissariato di Polizia, mettere a norma gli impianti esistenti e installare quelli mancanti, al fine di consentire il regolare svolgimento delle diverse attività in condizioni di sicurezza.

Tra gli interventi previsti si segnala il rifacimento degli intonaci, della tinteggiatura, dei pavimenti e la sostituzione delle porte interne del piano seminterrato. Nel piano terra verrà realizzata un’area aperta al pubblico e una di esclusivo utilizzo del Commissariato. Inoltre, verranno create tre camerate con relativi servizi igienici e uno spazio comune, realizzati nuovi bagni, pavimenti, battiscopa. Nel secondo piano verranno realizzati due appartamenti speculari, costituiti da due camere, un ambiente pranzo-soggiorno e un servizio igienico. I lavori consisteranno anche nel rifacimento dell’impiantistica idrico-fognaria ed elettrica, nella climatizzazione dei locali e nella predisposizione di efficaci misure antincendio.

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Il programma per il rilancio del Trenino Verde della Sardegna sarà illustrato domani, giovedì 3 gennaio, sul treno composto dal locomotore diesel (1956) e dalla carrozza storica di III classe Bauchiero (1913) nel corso della tratta Mandas – Isili – Mandas. All’evento, che segue la firma del Protocollo d’intesa siglato lo scorso 19 dicembre, partecipano il presidente della Regione, Francesco Pigliaru con gli assessori dei Trasporti, Carlo Careddu e del Turismo, Barbara Argiolas, il sindaco di Mandas, Marco Pisano ed il sindaco di Isili, Luca Pilia, l’Amministratore unico di ARST, Chicco Porcu, il coordinatore del Comitato per il Trenino Verde, Paolo Pisu. 

Alla presentazione prenderanno parte anche la parlamentare e sindaco di Sadali Romina Mura ed il consigliere regionale e sindaco di Escolca Eugenio Lai.

Il programma prevede:

ore 9.45: ritrovo alla stazione di Mandas (Largo Lawrence, 1)

ore 10.00: partenza del treno e illustrazione del protocollo d’intesa

ore 10.25: arrivo alla stazione di Isili e degustazione di prodotti tipici locali

ore 10.40 partenza per Mandas, con arrivo alle ore 11.05.

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Il rischio concreto che con l’abbandono dell’impiego di carbone, gas siderurgici e di raffineria, entro il 2025, possa portare alla chiusura della centrale ENEL Grazia Deledda di Portovesme e, conseguentemente, a quella dell’intero polo industriale di Portovesme, ha spinto il governatore della Sardegna, Francesco Pigliaru, a scrivere al premier Giuseppe Conte e ai ministri dello Sviluppo economico Luigi Di Maio e dell’Ambiente Sergio Costa e ai presidenti delle Regioni e delle Province Autonome.

«La Sardegna ha sposato da subito la strategia di decarbonizzazione e, anzi, ha rilanciato sugli obiettivi di riduzione delle emissioni dannose, ma non può attuare l’uscita anticipata dal carbone senza avere né il metano né le infrastrutture per le energie alternative, strumenti necessari per affrontare la transizione», scrive Francesco Pigliaru. L’accelerazione imposta dal Governo alla chiusura delle centrali termoelettriche a carbone, senza realizzare contestualmente gli interventi aggiuntivi, del resto già previsti dalla Strategia Energetica Nazionale, è per la Sardegna estremamente rischiosa. E Francesco Pigliaru sottolinea il fatto che ciò sia avvenuto attraverso una determina dirigenziale (la determina del Direttore Generale per le Valutazioni e le Autorizzazioni Ambientali, DVA/2018/430 del 22.11.2018), senza adeguato confronto politico e tecnico è del tutto inaccettabile, con la quale si prevede che entro il prossimo 31 gennaio 2019 i gestori delle installazioni interessate debbano presentare la documentazione necessaria al riesame delle Autorizzazioni di Impatto Ambientale, con cronoprogramma del Piano di fermata definitiva. 

«Questo provvedimento, seppur da un lato coerente con la strategia da noi ampiamente condivisa – spiega il presidente della Regione -, è totalmente disgiunto e disconnesso dagli altri interventi e investimenti che la SEN prevedeva per accompagnare il phase out completo al 2025, risultando così non solo inappropriato, ma oltremodo dannoso. Stupisce perciò che il Ministero dello Sviluppo Economico non abbia segnalato alcun motivo ostativo alla piena attuazione degli obiettivi della SEN 2017 nei tempi prospettati.»

Francesco Pigliaru ricorda che tale percorso presupponeva che contestualmente e sinergicamente venissero attuati interventi aggiuntivi rispetto a quanto già̀ necessario per sostenere lo scenario con fonti rinnovabili al 55%. Ciò per la Sardegna voleva dire realizzare una nuova interconnessione elettrica Sardegna-Continente o Sardegna-Sicilia-Continente, e avere una capacità di generazione a gas, alimentata da impianti di rigassificazione alimentati da depositi di GNL, o capacità di accumulo per 400 MW. Considerato che allo stato attuale la Sardegna non può avere solo rinnovabili «perché avremmo bisogno di turbine a combustibili fossili per compensare il fatto che la fornitura rinnovabile non può essere immessa in rete e gestita su richiesta – scrive il Presidente -, l’accelerazione impressa alla chiusura delle centrali termoelettriche a carbone, senza realizzare contestualmente gli interventi aggiuntivi previsti esplicitamente dalla SEN, metterebbe in ginocchio il già delicato sistema economico dell’isola, in quanto si andrebbe a cancellare il carbone senza chiarire con cosa e come questo verrà sostituito, da qui al 2025, in maniera da mantenere il sistema in sicurezza e contribuire a sostenere lo sviluppo del sistema produttivo regionale. Il rischio è che chiudano le fabbriche più grandi, scompaiano numerose piccole e medie imprese e si perdano migliaia di posti di lavoro». 

Il presidente Pigliaru sottolinea inoltre come l’effetto “annuncio” di chiusura delle centrali termoelettriche senza che sia stato chiarito lo scenario sostitutivo abbia «immediatamente determinato criticità sul fronte degli sforzi fatti in questi anni per assicurare un futuro alle principali aree industriali della nostra regione, da Sarroch a Portovesme a Porto Torres, dove si stavano prevedendo progetti di investimento, supportati anche da importanti risorse finanziarie assicurate dalla Regione e dal MISE. Si tratta di progetti i cui piani industriali, che prevedono il riavvio di importanti filiere come quella dell’alluminio a Portovesme, o della chimica verde a Porto Torres, verrebbero a essere stravolti in assenza di un’alternativa adeguata all’energia termoelettrica attualmente assicurata dagli impianti a carbone o da altri combustibili diversi dal gas naturale».

Ribadendo il ruolo necessario del metano nel processo di transizione dalle fossili alle rinnovabili, Francesco Pigliaru cita le numerose sollecitazioni fatte al Governo per ricevere conferma di quanto previsto dal Patto per la Sardegna siglato nel luglio 2016 e dalla stessa SEN. «È invece seguito un silenzio assordante – evidenzia il governatore della Sardegna – ed anzi le notizie raccolte e che attengono il redigendo Piano Energia e Clima che il Governo si era impegnato ad inviare alla Commissione Europea entro la data odierna, sul quale non è stata avviata alcuna consultazione preventiva con le Regioni, sembrerebbero prevedere per la Sardegna uno scenario molto diverso. Una regione, su materie di così ampia portata e che attengono alla programmazione e sviluppo economico, non può dipendere da provvedimenti dirigenziali assunti senza valutare adeguatamente gli impatti oppure da voci che si rincorrono, come pure da posizioni espresse da singoli componenti del Governo senza un serio confronto politico e tecnico con i diretti interessati».

Segue in chiusura la richiesta di «urgente incontro per chiarire se e come il Governo intenda procedere nel supportare adeguatamente il phase out dal carbone al 2025, evitando di generare distorsioni sul mercato», con la precisazione  infine che la Regione Sardegna si riserva comunque di valutare ulteriori eventuali azioni nei confronti della Determina in questione.

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Dopo 25 anni alla guida della CIA provinciale, il direttore Fabio Chessa ha rassegnato le dimissioni e lascia Sassari per Roma, dove è stato chiamato a ricoprire l’incarico di direttore nazionale del Centro di Assistenza agricola CAA-CIA. Al suo posto, come direttrice della CIA Nord Sardegna si è insediata Rossana Piredda, che sarà coadiuvata nella sua azione dal vice direttore Francesco Uras.

Il cambio al vertice è stato ufficializzato nel corso dell’Assemblea provinciale della CIA Nord Sardegna, che qualche giorno fa, presieduta dal presidente, Michele Orecchioni. «Il ruolo nazionale cui sono stato chiamato a svolgere è per me motivo di orgoglio e soddisfazione, ed è testimonianza del buon lavoro svolto in tutti questi anni», ha dichiarato Fabio Chessa. «Per questo ringrazio i nostri associati e, naturalmente, i dipendenti della struttura con cui in questo lungo tempo ho collaborato e che hanno contribuito ad accrescere e rafforzare il ruolo della CIA nel territorio. Ringrazio inoltre il presidente provinciale, Michele Orecchioni, e i dirigenti provinciali e regionali della CIA, che mi hanno incoraggiato ad accettare il nuovo incarico nazionale, quale riconoscimento importante per tutta la Confederazione della Sardegna», ha concluso Fabio Chessa, primo funzionario CIA della Sardegna a essere chiamato per ricoprire un incarico di dirigente nazionale. 

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È lotta contro gli abusi per tutelare l’ecosistema della Laguna di Santa Gilla e Molentargius. A seguito dell’ordinanza del Tribunale di Cagliari nei giorni scorsi, l’Autorità  di Sistema Portuale del Mare di Sardegna ha provveduto alla demolizione di un manufatto realizzato nell’area demaniale della Laguna di Santa Gilla. Il sito ha, infatti, un alto valore ambientale ed è tutelato da vincoli internazionali, come per esempio la zona di protezione speciale (ZPS – direttiva n. 409 del 1979) e “Uccelli selvatici” dell’Unione europea, e ancora zona umida di importanza internazionale ai sensi della convenzione di Ramsar. È inoltre inserito nella rete ecologica Natura 2000.

La demolizione è avvenuta dopo l’intervento del personale della  Stazione Forestale di Cagliari, che già nel giugno 2018 aveva messo sotto sequestro il manufatto, mentre era ancora in corso la realizzazione. L’Autorità Giudiziaria, considerata l’importanza ambientale del sito ha immediatamente disposto la demolizione dell’abuso, portata appunto a termine nei giorni scorsi grazie al lavoro di una ditta specializzata.

Le operazioni fanno parte della complessa attività di tutela ambientale che stanno portando avanti diverse istituzioni, in stretta collaborazione: Corpo Forestale, Vigilanza Ambientale del Servizio ispettorato di Cagliari e le Amministrazioni pubbliche interessate. La finalità è quella di contrastare l’abbandono dei rifiuti, l’inquinamento dell’area in generale e soprattutto l’abusivismo edilizio e la pesca illegale, tutte cause di una grave emergenza ambientale e di pesanti limitazioni alla fruibilità ricreativa ed ecosostenibile dell’area.

La stazione forestale di Cagliari è intervenuta inoltre il giorno della la vigilia di Natale in località Medeau Su Cramu, via Don Giordi a Quartu Sant’Elena, per bloccare un abuso che prevedeva l’ampliamento di un locale adibito a porcilaia e nella sua trasformazione in una residenza. L’area è tutelata da diversi vincoli, in particolare il Parco è classificato Sito di Importanza Comunitaria (SIC) ai sensi della direttiva dell’Unione europea n.43 del 1992 (cosiddetta direttiva Habitat). Gli abusi, realizzati senza autorizzazione paesaggistica, sono stati interrotti e sottoposti a sequestro penale, e l’autore è indagato per il concorso dei reati urbanistici, paesaggistici e di violazione della norme di salvaguardia del Parco. Il sequestro è stato convalidato dall’autorità Giudiziaria.

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A cinque giorni dalla scomparsa, rimangono ancora senza esito, purtroppo, le ricerche di E.A., 85 anni, allontanatosi nella mattina del 28 dicembre dalla casa per anziani ‘Il giardino verde’ di Gonnoscodina.

Le ricerche sono proseguite con l’ispezione delle aree comprese nel raggio di un chilometro dal punto della scomparsa, con complessivi oltre 400 ettari di superficie perlustrata da quando sono iniziate le ricerche. Verificate tutte le segnalazioni fatte in questi giorni, ma la mancanza di avvistamenti certi e attendibili rende più complicata la strategia di ricerca.

Oltre le squadre a terra del Soccorso Alpino e Speleologico Sardegna con 25 tecnici provenienti dalle stazioni Alpine e Speleo di Cagliari, Medio Campidano, Sassari e Nuoro, presente anche il personale del C.N.VV.F del Comando di Oristano, distaccamento di Ales, dei Carabinieri della Compagnia di Mogoro delle stazioni di Gonnosnò, Ales, Uras, Ruinas e Samugheo.

Il coordinamento va avanti congiuntamente tra Soccorso Alpino, C.N.VV.F. e Carabinieri.

Presente anche il personale del Corpo Forestale Vigilanza Ambientale e i volontari dell’associazione “Psicologi per i Popoli” che stanno supportando i parenti.

Tanta la solidarietà da parte dell’amministrazione comunale e dei numerosi volontari che stanno partecipando attivamente alle ricerche.

Fondamentale il supporto logistico alle ricerche fornito dal personale della casa per anziani, sul cui terreno pertinente è stato allestito il centro di coordinamento.

Ogni anno, sono sempre più numerose le operazioni di ricerca legate a persone scomparse affette da patologie che generano perdita dell’orientamento e della memoria.