25 November, 2024
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Roberta Mamusa e Giuseppe Piredda, genitori di Manuel Piredda, il giovane deceduto nel rogo della sua abitazione a Bacu Abis il 17 aprile 2011, hanno organizzato una conferenza stampa per venerdì 1 febbraio 2019, alle ore 10.30, presso la Sala Meeting del T Hotel, a Cagliari. All’incontro con i giornalisti parteciperà il team difensivo dei Piredda così composto: avvocati Stefano Marcialis e Flavio Locci (del Foro di Cagliari), ing. Luciano Cadoni (ex Comandante provinciale dei Vv. Ff. di Cagliari), professor Vittorio Fineschi (medico legale, anatomopatologo), dottor Nicola Monni (medico legale specialista in chirurgia plastica e ricostruttiva), Davide Sionis (esperto in fotografia incaricato dell’analisi del fascicolo fotografico della scena del crimine), dottor Davide Maiorca (ingegnere informatico), dottoressa Elisabetta Sionis (criminologo clinico che si è occupato di dirigere l’indagine difensiva). 

Oggetto della conferenza stampa saranno gli esiti peritali dell’incidente probatorio (discussi nel corso dell’udienza che si terrà in data 31 gennaio 2019, alle ore 10.00, presso il Palazzo di Giustizia di Cagliari davanti al gip Gabriella Muscas e al procuratore aggiunto Gilberto Ganassi) nell’ambito del procedimento penale R.G.N.R 6528/17 presso il Tribunale di Cagliari a carico di Valentina Pitzalis per omicidio volontario e incendio doloso del cadavere di Manuel Piredda. 

I risultati peritali sono relativi ai quesiti sulle cause della morte di Manuel Piredda, alle ustioni di Valentina Pitzalis, al contenuto del cellulare di Valentina Pitzalis, alla dinamica e alla tempistica dei fatti oggetto di indagine e ai punti di incendio sulla scena del crimine. 

Il caso sulla morte di Manuel Piredda, morto il 17 aprile 2011 a Bacu Abis nell’incendio verificatosi nella sua casa, nel quale si salvò l’ex moglie, Valentina Pitzalis, rimasta sfigurata dalle fiamme, è stato riaperto nel mese di agosto 2017.

Valentina Pitzalis raccontò ai soccorritori che il suo ex avrebbe cercato di ucciderla cospargendola di benzina e dandole fuoco, rimanendo lui stesso avvolto dalle fiamme. La ricostruzione della giovane, venne ritenuta attendibile dalla Procura di Cagliari che dispose l’archiviazione del fascicolo aperto per tentato omicidio e incendio doloso, ma è stata sempre contestata dalla famiglia di Manuel Piredda, che ha presentato numerosi esposti alla stessa Procura di Cagliari, con la richiesta di riapertura del caso.

 

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La Sardegna entra nell’itinerario della Carovana dello Sport Integrato, iniziativa organizzata dal CSEN per far conoscere in modo nuovo il mondo della disabilità, del volontariato e dello sport, uniti in nome dell’integrazione sociale. A partire da marzo la Carovana dello Sport Integrato percorrerà 20 regioni italiane, con il coinvolgimento di diversi enti e dei ragazzi delle scuole, con i quali sarà costruita la “Carta dei valori dello Sport Integrato”.

In Sardegna la manifestazione farà tappa a Sennori, il 3 e 4 maggio. L’iniziativa è stata presentata ieri sera nella sala del Consiglio comunale di Sennori, alla presenza del sindaco, Nicola Sassu, la Giunta del responsabile dell’Ufficio progetti nazionale del Csen, Andrea Bruni, del presidente del Csen Sardegna, Francesco Corgiolu e delle squadre di atleti di Roma e di Oristano che compongono il primo equipaggio della Carovana che si prepara a percorrere 6mila chilometri.

«Per noi è un onore ricevere la tappa sarda della Carovana. Un onore conquistato sul campo, visto che Sennori è stata nominata Città italiana del Football Integrato 2017 e scelta come Città europea dello Sport Integrato 2018», ha detto il sindaco. «Faremo del nostro meglio per onorare questo appuntamento e promuovere un tema così importante come l’inclusione sociale», ha aggiunto l’assessore dello Sport, Salvatore Piredda. «Fare tappa a Sennori è stata una scelta quasi obbligata per la Carovana – ha spiegato Andrea Bruni -. Questa città negli ultimi due anni ha sviluppato e curato in maniera lodevole le tematiche dello sport integrato».

Ogni tappa della Carovana dello Sport Integrato, si presenterà con tre appuntamenti: l’accoglienza dell’equipaggio, un evento dimostrativo di Football integrato, e un evento formativo e divulgativo sullo sport integrato e sulla Carta dei valori dello Sport Integrato. La Carovana concluderà il suo percorso lungo le 20 regioni italiane con una manifestazione nazionale che si svolgerà a Roma il 13 e 14 maggio.

 

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Ieri pomeriggio, nel corso di specifici servizi di controllo del territorio, mirati alla prevenzione e contrasto di reati in materia di detenzione di armi e munizioni, i carabinieri del NORM della Compagnia di Carbonia hanno arrestato, in flagranza di reato, un 34enne di Carbonia ritenuto responsabile di detenzione illegale di arma clandestina e munizioni. In particolare, i militari durante una perquisizione domiciliare eseguita presso l’abitazione di S.F., hanno rinvenuto un’arma clandestina di fabbricazione artigianale, priva di matricola e perfettamente funzionante: una pistola ad aria compressa che, modificata nei congegni meccanici, era stata resa idonea allo sparo di proiettili calibro 6.35. I militari nel corso dell’ispezione hanno poi rinvenuto numerose munizioni di diverso calibro, allo stesso modo detenute illegalmente. L’arma è stata posta sotto sequestro e repertata per gli opportuni approfondimenti tecnici mentre l’arrestato è stato tradotto presso il carcere di Uta a disposizione dell’Autorità giudiziaria. Nel frattempo, gli investigatori continuano le loro indagini per verificare il possibile utilizzo illecito della pistola clandestina da parte del giovane che, già gravato da numerosi precedenti penali, qualche mese fa era stato già denunciato per minaccia aggravata dall’uso di armi nei confronti di un minore.

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Il volume dell’aritzese Francesco Pranteddu sul fratello maggiore Liberato  (“Libero. Un partigiano sardo e il suo tempo”, Comitato di Cagliari dell’Associazione Nazionale Perseguitati Politici Antifascisti, 2003) si inserisce certo nel quadro della memorialistica sulla Resistenza nel Nord Italia ma serve anche a ricostruire, dall’“interno”, un periodo storico cruciale della vita del Partito Comunista Italiano in  Sardegna, dal momento della conquistata “liberazione” dal nazismo e dal fascismo (su questo momento si può vedere anche il libro dell’orunese Antonio Dore, “Vita di un comunista”, a cura di Guido Melis, Cagliari, Tema, 2001) fino alla metà degli anni Sessanta.

È un libro, quello di Pranteddu, che esce nel secondo semestre del 2003 ma che lascia trasparire una lunga gestazione rispetto alla data in cui possiamo collocare  il primo proposito di composizione, cioè la fase   immediatamente successiva alla scomparsa di Liberato avvenuta, a 62 anni appena compiuti, il 7 marzo 1979. Quando viene a mancare il fratello più grande, Francesco è da quasi 14 anni residente a Milano (per chi si trasferisce nella penisola, Pranteddu non gradisce  la qualifica di “emigrato”, da lui applicata solo a chi oltrepassa la  frontiera nazionale).

Con questa sua indagine, Pranteddu ci ha voluto condurre dall’affettuosa riproposizione di una vicenda individuale alla storia collettiva, alla storia generale, alla storia senza aggettivi. Il libro su Liberato Pranteddu si articola in 5 parti. La prima parte (da Aritzo a Torino) si segnala per la descrizione dell’ambiente umano e sociale del paese delle proprie radici. La seconda s’incentra sulla guerra con lo snodo cruciale dell’8 settembre 1943. La terza spiega e racconta la scelta partigiana. La quarta si occupa della fine del conflitto e dei primi tratti della vita repubblicana. La quinta e ultima parte è l’appendice, che riporta alcuni diari di guerra di parroci del nord Italia. Insomma, pagine di ricordi, di storia, di memoria, con personaggi importanti e uomini semplici che furono protagonisti di un periodo cruciale della nostra storia.

Quali le motivazioni che hanno spinto Pranteddu a scrivere il libro? Come racconta egli stesso, esaurito un decennale impegno come dirigente provinciale della FGCI a Nuoro e coordinatore zonale (a Bosa) del PCI, «dopo breve tempo dedicato al completamento degli studi e a sostenere contestualmente concorsi pubblici, a fine 1965 la sorte di abbandonare Aritzo e la Sardegna era toccata anche a me. Nei successivi trent’anni di attività professionale trascorsi a Milano, quale dirigente dell’Ufficio speciale per il collocamento dei lavoratori dello spettacolo, non ho mai rimosso le precedenti esperienze nuoresi; anzi, maggiormente motivato, ho avuto modo di partecipare alla vita politico-culturale-sindacale della città e della regione lombarda e, per non interrompere il filo conduttore che ancora mi collegava alla mia Isola, nel tempo libero ho dedicato una particolare attenzione all’associazionismo sardo».

Se è vero che a Milano Pranteddu, dopo la morte di Liberato, continua a occuparsi di formazione professionale e dei problemi dei lavoratori dello spettacolo, concentrando la sua attività pubblicistica sulle relative tematiche; è altrettanto verosimile ipotizzare che un rovello lo tormenti: quello di riuscire a riservare, attraverso la scrittura, un “risarcimento” simbolico al fratello partigiano, «che può essere indicato dai suoi concittadini (come scrive  Michele Marotto, che è stato a lungo responsabile della sezione del PCI di Aritzo, alla quale Liberato Pranteddu è sempre stato iscritto) come rappresentante della comunità aritzese nella lotta di Liberazione nazionale».

Probabilmente Pranteddu, quando progetta di tracciare la biografia del fratello partigiano, è animato solo dal desiderio di vedere i luoghi e di conoscere i personaggi delle montagne del Pinerolese di cui Liberato gli ha parlato,  senza alcuna vanteria, ma insistendo sul concetto che gli sembrava di avere fatto semplicemente, andando in montagna con i partigiani, il suo dovere di italiano, se si considera che era incappato come militare in Croazia  (insieme all’altro sardo Michele Manca, Chei) nel generale disorientamento che colpì l’esercito italiano alla notizia all’armistizio dell’8 settembre 1943 e che era riuscito a raggiungere, avventurosamente, sempre con Manca, la città di Torino, alla quale era stato destinato all’inizio del suo servizio militare di leva.

Ma una volta pervenuto a un riscontro puntuale delle narrazioni di Liberato (“Libero” era naturalmente il suo nome di combattente per la libertà) attraverso la raccolta delle testimonianze orali e scritte dei suoi compagni e comandanti partigiani, Pranteddu, quando si concentra sulla scrittura, si convince che occorre inserire la vicenda militare e partigiana di Liberato nel contesto della storia generale (la sua permanenza in Croazia e quindi l’illustrazione della situazione della Croazia; la vita partigiana e quindi la precisazione delle motivazioni per cui si costituirono nelle montagne del Nord Italia le formazioni partigiane; la fine del conflitto, il rientro a casa e quindi i percorsi di vita repubblicana sia in Sardegna che a livello nazionale).

È vero certamente quanto Pranteddu dichiara nella nota introduttiva: «Attraverso la piccola storia di un uomo comune – comunque protagonista sconosciuto alla grande storia, anche se non elevabile alla gloria degli eroi e della notorietà – vorrei incoraggiare i giovani di oggi a studiare ed impossessarsi della conoscenza del momento storico da lui vissuto; ad accostarsi all’impegno socio-politico e culturale per affermare e difendere i principi per i quali “Libero” scelse di diventare partigiano. Perché su valori come la libertà, la pace e la democrazia si ha il dovere di vigilare consapevolmente anche nel nostro tempo».

Ma le pagine conclusive danno conto di un supplemento di impegno di cui Pranteddu ha dovuto farsi carico,  man mano che nella sua ricerca si avvicinava al «nostro tempo», al momento della pubblicazione dell’opera. Scrive Pranteddu: «Nel nostro tempo, ormai distante dagli avvenimenti resistenziali dal 1943-’45, taluni critici interessati a snaturare l’ormai consolidato giudizio storico sulla Resistenza si cimentano in apprezzamenti finalizzati a sminuire il determinante apporto fornito dalle formazioni partigiane nella guerra di liberazione nazionale dal nazifascismo. […] Essi qualificano maldestramente la produzione storico-letteraria sulla Resistenza come retorica  anche quando è supportata da prove documentali ineccepibili; non riconoscono con la dovuta convinzione che la molla che ha spinto i partigiani ad agire nella guerra di liberazione è stata prevalentemente ideale».

Proprio nel momento in cui si enfatizzano le violenze (sicuramente da condannare) del dopo-Liberazione contro i fascisti più sanguinari, Pranteddu pubblica i diari dei parroci che sono stati testimoni, nelle zone in cui ha operato il partigiano “Libero”, delle  atrocità commesse dalle orde dei nazisti e dei fascisti contro la popolazione inerme, colpevole solo di non denunciare i partigiani.

Proprio nel momento in cui qualcuno vuol procedere a un  «revisionismo generalizzato» della storia della Resistenza, adottando il concetto di «guerra civile che vorrebbe essere risolutivo mentre invece non lo è», Pranteddu propone alcune brevi testi (di Giacomo Matteotti, Giuliano Procacci, Enzo Biagi, Nicola Tranfaglia) che dimostrano che non è possibile oscurare la verità: la Resistenza (alla quale ha partecipato anche l’aritzese Liberato Pranteddu)  è stata il movimento di una minoranza che aveva a cuore la necessità, avvertita dalla stragrande maggioranza del popolo italiano, di riconquistare le libertà politiche e civili (che favorissero la ripresa di una competizione elettorale fondata sulle regole delle democrazia e non sui diktat del totalitarismo) e di realizzare programmi di governo incentrati sulla giustizia sociale.

Post scriptum 1. Nel corso della presentazione del suo libro organizzata dal Circolo sardo “Domo Nostra” di Cesano Boscone (allora presieduto da Mario Piu) in occasione della “Giornata della memoria” 2005, Pranteddu  dichiarò di aver voluto raccontare, con il volume “Libero. Un partigiano sardo e il suo tempo”, la storia di una realtà politica e ideale di un uomo (il fratello partigiano Liberato) in un tempo ben connotato e definito (la Resistenza nel Pinerolese e l’immediato dopoguerra in Sardegna). Per Pranteddu questa  storia travalicava i propri originari confini e condensava in sé un ricco e complesso intreccio di situazioni, di significati e di valori, che imponevano un più lungo percorso della memoria, la rivisitazione di un tempo ben più ampio, di un’intera epoca: dalla tragedia del fascismo e della guerra all’epopea della Resistenza e della Liberazione, alla difficile, contrastata ed esaltante costruzione dell’Italia repubblicana.

Nella circostanza Pranteddu presentò un altro volume (“Di ‘Libero. Un partigiano’ hanno detto”, Cagliari, ANPPIA, 2004) con i testi delle recensioni dedicate al libro e la trascrizione dei dibattiti relativi alla presentazione di esso in varie località della Sardegna.

Post scriptum 2. “Libero. Un partigiano sardo e il suo tempo”è stato ripubblicato in terza edizione nel 2007, presso Nuove Grafiche Puddu di Ortacesus (Sud Sardegna).

Paolo Pulina

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Si è svolta questa mattina, presso la scuola primaria Ciusa di via Lombardia e in piazza Rinascita, a Carbonia, l’iniziativa “Cancro, io ti boccio”.

L’evento, organizzato in collaborazione con l’AIRC (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro) ed il comune di Carbonia, rientrava nell’’ambito della manifestazione di solidarietà denominata “Le Arance della Salute”.

Protagonisti assoluti sono stati gli studenti della Scuola primaria Ciusa e dell’Istituto di Istruzione Superiore Angioy, che hanno distribuito, a prezzo simbolico, arance rosse di qualità, il cui ricavato sarà devoluto a sostegno della ricerca scientifica contro il cancro.

Buona la partecipazione dei cittadini, che non hanno voluto far mancare il loro sostegno ad una nobile causa come quella relativa alla lotta contro  il cancro.

All’incontro erano presenti il vicesindaco, Gian Luca Lai, ed il presidente del Consiglio comunale, Daniela Marras.

L’Amministrazione comunale ha ringraziato studenti ed insegnanti per l’ottima riuscita dell’iniziativa.

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Il comune di Sennori rende disponibili tre borse lavoro sociali di 3mila euro ciascuna da svolgersi in aziende del territorio e destinate a maggiorenni con meno di 35 anni, residenti da almeno un anno nel comune di Sennori e disoccupati da più di 12 mesi.

La Borsa lavoro avrà la durata di 6 mesi per ciascuno dei quali sarà corrisposto ai borsisti un compenso di 500 euro mensili.

L’interventi dell’amministrazione comunale consiste nell’inserimento formativo e lavorativo in aziende del territorio di giovani disoccupati, ai quali viene offerta l’opportunità di apprendere competenze specifiche da poter poi spendere nel mercato del lavoro.

I particolari dell’iniziativa saranno illustrati lunedì 28 gennaio, alle ore 17.00, nel corso di un incontro pubblico che si svolgerà nella sala del Consiglio comunale, al Municipio di Sennori. L’Amministrazione comunale invita tutte le aziende ed i giovani interessati a partecipare all’incontro per avere tutti i chiarimenti del caso.

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Il presidente della Regione Francesco Pigliaru, lunedì, 28 gennaio, con inizio alle ore 10.30, sarà a Samugheo per la presentazione del progetto vincitore per la riqualificazione del nuovo Polo scolastico, inserito nell’Asse 1 di Iscol@ (Scuole del Nuovo Millennio).  Alle 10.30 è prevista la visita alla scuola media in via Brigata Sassari. Alle 11.00, al Museo Unico dell’Arte Tessile in via Bologna, viene presentato il progetto della nuova scuola. Oltre al presidente Francesco Pigliaru interverranno il sindaco di Samugheo Antonello Demelas, il dirigente scolastico Luca Tedde, con gli alunni e gli insegnanti, ed i progettisti.

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«La continuità territoriale è una conquista ma, soprattutto, un diritto dei cittadini sardi: questo non può essere messo in discussione da vettori come Ryanair che continuano a non rispettare i diritti dei lavoratori e i contratti di lavoro facendo dumping sui loro lavoratori e quelli degli aeroporti.»
E’ il commento del segretario generale della Uiltrasporti Sardegna William Zonca alla notizia del ricorso della compagnia Ryanair contro i bandi per l’assegnazione delle rotte in continuità territoriale. 

«È impensabile mettere in discussione l’insularità della Sardegna – evidenzia William Zonca -. Ricordiamo a Ryanair che ha usufruito di contributi pubblici per diversi anni da parte sia delle gestioni aeroportuali che dai territori. Come Uiltrasporti riteniamo pericoloso sia per i lavoratori che per l’economia del territorio continuare nell’incertezza e soprattutto nel caso di una sospensione del bando che non preveda la garanzia di una ulteriore proroga della continuità aerea con le attuali regole.»

Quanto al disimpegno di AirItaly dalle rotte sarde, secondo la Uiltrasporti, la compagnia deve fare tutto il possibile per essere presente sulle rotte da e per lo scalo di Olbia in modo da garantire l’occupazione e creare quello sviluppo che ha sempre sostenuto nelle sue dichiarazioni. 

«E’ giunto il momento che Airitaly dimostri le sue reali intenzioni facendo investimenti e credendo nel mercato dell’isola, se lo ritiene opportuno anche attraverso un ricorso legale – conclude William Zonca -. Questo vuol dire che la vendita dei biglietti può essere iniziata da Alitalia e se i giudici daranno ragione alla compagnia Air Italy, anch’essa dovrà garantire il trasporto dei passeggeri. Per questo chiediamo alla Regione di accelerare l’iter della vendita dei biglietti per scongiurare gravi ricadute sulla stagione turistica e riflessi nell’economia del territorio.»

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Roberto Frongia e Maria Antonietta Mongiu hanno scritto ai parlamentari sardi per sollecitare il loro impegno nell’iter parlamentare della legge per il riconoscimento dell’insularità.

Scrivono i rappresentanti del Comitato:

«Mentre noi ci accontentiamo degli annunci il Veneto, la Lombardia e l’Emilia proseguono con determinazione nella loro strada col rischio che la loro richiesta di autonomia, ancora una volta, possa crearci ulteriori danni per le prevedibili diminuite risorse a disposizione della Sardegna.

Il Vostro ruolo di rappresentanza impone di guidarci nella più importante tra le sfide per il nostro futuro. A Voi parlamentari sardi, chiediamo dunque di rompere gli indugi e pressare pesantemente il Senato perché inizi immediatamente l’esame della legge.»

E’ questo il senso della lettera aperta, che si conclude con la mano tesa dell’intero Comitato, che però ricorda come il popolo sardo, «questa volta andrà sino in fondo, senza fare sconti a nessuno!»

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Dopo la conferenza stampa di presentazione del progetto Viaggi della Memoria, svoltasi ieri, oggi e domani gli ultimi due giorni di formazione.

E’ il modo con cui ARCI Sardegna da otto anni investe sui giovani e propone la memoria come chiave di lettura del presente.

Dal 31 gennaio al 6 febbraio i giovani sardi saranno a Cracovia per visitare i campi di concentramento di Auschwitz-Birkenau, la Fabbrica di Schindler, il Ghetto Ebraico.

Dal 2012 l’associazione ARCI Sardegna promuove I Viaggi della Memoria, un progetto educativo che parte dalla memoria storica dell’Olocausto per approdare a dei percorsi di cittadinanza attiva.

In otto edizioni, circa 600 ragazze e ragazzi sardi, di età compresa tra i 18 e i 25 anni, grazie al contributo delle Pubbliche Amministrazioni della Sardegna, hanno partecipato al progetto che prevede un corso di formazione storica, il viaggio nella città di Cracovia con la visita al Ghetto Ebraico, la Fabbrica di Oskar Schindler, il campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau e, infine, il percorso di restituzione presso i propri comuni di appartenenza.

Il progetto gode del patrocinio del Senato della Repubblica, della Camera dei deputati e dell’Agenzia Nazionale per i Giovani e del sostegno e/o patrocinio della Provincia Autonoma di Bolzano, della Provincia Autonoma di Trento, della Provincia di Trieste e di oltre cinquanta comuni italiani.

In Sardegna da 8 anni, grazie al partenariato tra l’ARCI sarda e l’associazione Deina di Torino, questa opportunità viene offerta anche ai giovani dell’Isola. L’associazione sarda cura tutto il percorso educativo prima della partenza e dopo il rientro, avvalendosi di educatori esperti che sono i punti di riferimento costanti per le ragazze e i ragazzi sardi.

Nell’Isola il progetto de “I Viaggi della Memoria – Promemoria Auschwitz” gode del patrocinio e del sostegno della Presidenza del Consiglio regionale, dell’assessorato regionale della Pubblica istruzione, e il contributo della Fondazione di Sardegna.

27 Comuni quest’anno hanno scelto di sostenere l’iniziativa: Ardauli, Bauladu, Bidonì, Bonarcado, Busachi, Calasetta, Capoterra, Carloforte, Cuglieri, Gavoi, Iglesias, Masainas, Milis, Narcao, Neoneli, Nuxis, Portoscuso, Sant’Antioco, Santu Lussurgiu, Sassari, Scano di Montiferro, Seneghe, Sennori, Silius, Ula Tirso, Villamassargia, Zeddiani.

«Un progetto rivolto direttamente ai giovani – sottolinea il presidente regionale dell’ARCI, Marino Canzoneri – che sin dall’inizio abbiamo scelto di sostenere. Sono convinto che si tratti di un utilissimo investimento in civiltà, grazie al percorso educativo e formativo che io stesso ho avuto modo di seguire. È un’esperienza unica, intensa e coinvolgente che tutti dovrebbero avere la possibilità di vivere. I giovani che partecipano ai viaggi diventano i nuovi testimoni dell’Olocausto e preziosi custodi della memoria, importante antidoto contro l’atomizzazione sociale e l’imbarbarimento dello spazio pubblico.»

Pensato per accompagnare le giovani generazioni alla scoperta e alla comprensione della complessità del mondo che le circonda a partire dal passato e dalle sue narrazioni, il progetto propone un percorso strutturato in grado di alimentare una relazione continua tra storia, memoria e cittadinanza.

«Oggi il nostro pensiero deve andare a tutti coloro che hanno pagato con la vita la propria identità, la propria appartenenza a una comunità – sottolinea il segretario regionale dell’ARCI, Franco Uda -. Dobbiamo ricordare con rispetto i morti e il coraggio dei sopravvissuti, ma abbiamo anche la responsabilità di promuovere in ogni modo la conoscenza di un dramma che ha colpito migliaia di persone, perché non si ripeta mai più. Per questo abbiamo il dovere di contrastare ogni forma di violenza e odio e diffondere la cultura del rispetto della diversità, perché a ogni popolo siano garantiti quei diritti che possano favorire una convivenza pacifica tra le persone. Si tratta di un progetto che dalla Memoria mira a formare una generazione di giovani cittadini che abbiano interiorizzato la lezione della Storia e sappiano spenderla consapevolmente nelle pratiche della democrazia partecipata. Non possiamo prescindere dalla più grande tragedia del ‘900 se vogliamo far nascere una cittadinanza europea che guardi al futuro con le solide radici della memoria condivisa del Vecchio Continente.»

In questi otto anni hanno sono stati coinvolti oltre 50 Comuni della Sardegna e hanno collaborato più di 30 istituti scolastici. L’edizione del 2019 vedrà partire, dal 31 gennaio al 6 febbraio, 81 giovani (52 ragazze e 29 ragazzi), studenti delle scuole medie superiori e dell’Università sarde.

I giovani partecipanti sono stati formati da uno staff di 12 tutor di età compresa tra i 22 e i 30 anni che hanno preso parte al progetto nelle scorse edizioni dopo aver partecipato a tre giornate di formazione a Trento a cura dell’associazione Deina e ad un seminario formativo di ulteriori due giorni in Sardegna, a cura dell’ARCI. Sette di loro accompagneranno i giovani durante il viaggio.