5 November, 2024
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Copagri alla vigilia della Giornata mondiale dell’acqua: «L’agricoltura non spreca la risorsa idrica, anzi la valorizza».

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«L’agricoltura non spreca la risorsa idrica, della cui fondamentale importanza è pienamente consapevole, ma al contrario la valorizza, utilizzandola per il ciclo produttivo alimentare, e la restituisce al reticolo idrico e alle falde sotterranee, le quali vanni poi ad alimentare indirettamente i pozzi irrigui.»

Così la Copagri alla vigilia della Giornata mondiale dell’acqua, istituita dalle Nazioni Unite nel 1992 e quest’anno dedicata al tema “Non lasciamo nessuno indietro”.

«Respingiamo quindi con forza l’idea secondo cui gli agricoltori sono responsabili degli sprechi idrici e ci teniamo a sottolineare che il costo per il mantenimento e la cura del reticolo idrico è sostenuto dai produttori e dalle aziende agricole, le quali in questo modo contribuiscono direttamente e attivamente, fra l’altro, alla tutela dei terreni e alla prevenzione del dissesto idrogeologico», spiega il presidente della Copagri, Franco Verrascina.

«Quello che come produttori agricoli possiamo e dobbiamo fare, e su cui stiamo già lavorando, è puntare con sempre maggiore decisione sulla ricerca e sull’innovazione, sfruttando in particolare le moderne tecniche di irrigazione, che consentono un notevole risparmio idrico, e promuovendo un uso razionale dell’acqua, anche attraverso il ricorso a colture meno idroesigenti», aggiunge il presidente della Copagri.

«Riteniamo, inoltre, sia necessario un deciso cambio di passo a livello globale in relazione alla gestione delle risorse idriche, anche e soprattutto alla luce del fatto che entro il 2050 si prevede una crescita del 33% della popolazione mondiale, con una conseguente maggiore richiesta di acqua, che andrà sempre più a scontrarsi con l’aumento di fenomeni dovuti ai cambiamenti climatici e alla tropicalizzazione del clima, quali la possibile assenza o la minore frequenza di precipitazioni, la siccità, le inondazioni e le conseguenti carenze idriche», conclude Franco Verrascina.

 

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