27 November, 2024
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Martello, incudine, forza di braccia, ferro e fuoco. E’ l’immagine che, da parecchie centinaia di anni, si ha quando si descrive la figura del fabbro, una professione che incarna un mestiere antico con la capacità, unica, di modellare e vedere nel metallo qualcosa che non tutti vedono. Il fabbro è un maestro che svolge un’attività completa: ripara e realizza manufatti in ferro e altri metalli come le ringhiere per le scale e balconi, pezzi di arredamento e di design, infissi e cancelli di abitazioni, ville e giardini urbani. Molti si occupano d riparare e sostituire serrature, di sbloccare serrande o di ripristinare saracinesche e tapparelle.

In Sardegna le attività fabbrili sono ben 472, di cui ben 407 (l’86,2%) artigiane. Un lavoro apparentemente “di altri tempi”, vista l’industrializzazione delle imprese sempre più spinta. In ogni caso, i numeri dei fabbri sardi, nonostante una crisi generalizzata, danno ancora ragione al mestiere.

Come anticipato, infatti, le imprese della “Fabbricazione di oggetti in ferro, in rame e altri metalli”, presenti in Sardegna al III trimestre 2018, secondo l’analisi dall’Osservatorio per le PMI di Confartigianato Imprese Sardegna (fonte UnionCamere-Infocamere) sono 472. Di queste l’86,2%, pari a 407 imprese, appartengono al comparto artigiano. Sull’Isola la provincia in cui si concentra il maggior numero di fabbri dell’artigianato è Cagliari (33,7%) seguita da Sassari (32,2%), Nuoro (26,8%) e Oristano (7,4%). Rispetto ai quattro precedenti anni (comparazione III trimestre 2014 – III trimestre 2018) sul territorio sardo si contano meno fabbri, sia totali (-28 unità) che artigiani (-25 unità).

Sempre 2018, secondo gli ultimi dati disponibili Unioncamere – ANPAL, Sistema Informativo Excelsior, in Sardegna le imprese prevedevano 310 nuove assunzioni di fabbri ferrai, costruttori di utensili e assimilati, questo dato ci consente di cogliere la vitalità di questa nicchia di imprese che effettuano un antico mestiere. Sempre facendo riferimento a questi dati si rileva una difficoltà maggiore (43,7%) da parte delle imprese nel reperire il personale ricercato rispetto alla media (18,4%).

Ovviamente, sono sempre più rare le realtà che seguono ancora la tradizione antica della forgiatura a fuoco. Di conseguenza scompaiono le tradizionali botteghe artigiane, con la loro atmosfera, con i maestri che modellano, scolpiscono e battono il metallo, con maestria e talento, trasformandolo in pezzi unici e regalando emozioni spettacolari.

«Modellare i vari metalli è un’arte che andrebbe conservata e tramandata – afferma Antonio Matzutzi, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – perché, per esempio nelle costruzioni, molti progetti che riguardano rifacimenti e ristrutturazioni hanno bisogno proprio della collaborazione di un artigiano del genereQuesta professione, in ogni caso, resiste ma soffre ed il vero problema è che ci sono pochi giovani pronti a subentrare agli anziani e, conseguentemente, ci sono pochi apprendisti

Per restare in sella, quindi, serve un mix di continua specializzazione e conoscenze informatiche, indispensabili per riuscire a “vendersi” a un pubblico più ampio.

Questa professione negli anni, ha subito dei notevoli cambiamenti, ma è stata mantenuta quella manualità che rende la sua figura un vero artista. Il fabbro moderno cerca di associare il mestiere ad altre attività che riguardano la carpenteria e il lavoro di serramentista ma può capitare che il lavoro si svolga in team con altri professionisti. Molti ingegneri e architetti si avvalgono del fabbro come persona necessaria nelle ristrutturazioni e alcuni manufatti di ville storiche e prestigiose, vengono riprodotti fedelmente e rigorosamente a mano.

«In aiuto a questa professione vengono in “soccorso” anche gli strumenti tecnologici – aggiunge Antonio Matzutzi – che permettono di valorizzare i lavori ben fatti. Parliamo di macchinari 4.0 ma anche dei social che consentono di promuoversi ed essere sempre più vicini ai clientiPer questo crediamo che anche questa figura professionale debba essere presa in considerazione quando si parla di innovazione – conclude il presidente di Confartigianato Sardegna – infatti, l’innovazione intesa come penetrazione nei processi produttivi della rivoluzione digitale, è per le micro e piccole imprese una questione cruciale

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«La richiesta di incontro urgente del “Movimento Lavoratori Diretti e Indiretti ex Alcoa”, successiva alla manifestazione che lunedì 11 marzo ha impedito l’accesso allo stabilimento, è assolutamente irricevibile.»

Non s’è fatta attendere la risposta della direzione della SiderAlloys Italia SPA alla richiesta ricevuta stamane dal “Movimento Lavoratori Diretti e Indiretti ex Alcoa”.

«La protervia attraverso la quale alcuni esponenti del “Movimento” continuano a mistificare la realtà attuale dell’attività aziendale – si legge in una nota diffusa pochi minuti fa – rappresenta un ostacolo insormontabile perché si possa instaurare una condizione, seppure minima, di dialogo politico come normalmente accade tra le parti sociali interessate al raggiungimento di un comune obiettivo, in questo caso il riavvio della produzione di alluminio primario e, quindi, dello stabilimento.»

«Le enormi difficoltà sul piano strettamente tecnico, affrontate in questi ultimi mesi attraverso un dispendio di energie non solo economiche e finanziarie ma anche fisiche che hanno portato alla ormai definita progettualità del revamping dello stabilimento – sottolinea ancora la SiderAlloys Spa -, mal si conciliano con le errate descrizioni che di tale situazione il “Movimento” rappresenta puntualmente in maniera evidentemente artata.

In particolare:

• sostenere che la SiderAlloys Italia SPA possa assumere tutto il personale ex Alcoa e parcheggiarlo (retribuendolo!!!) in attesa di un non meglio specificato provvedimento di modifica degli strumenti legislativi in materia di ammortizzatori sociali e di sostegno al reddito, appare questione assolutamente priva di fondamento, soprattutto legalmente non perseguibile;

• insistere nel richiedere incontri sindacali facendo finta di non sapere che gli attuali sistemi che regolano i rapporti contrattuali, a cominciare dal dettato contenuto all’interno del CCNL, non contemplano la possibilità di istituire tavoli contrattuali con soggetti che non hanno la titolarità derivante dalla sottoscrizione del CCNL stesso, risulta esercizio inutile.»

«Per queste ragioni, riteniamo pleonastico avviare una interlocuzione che, allo stato attuale, non potrà avere alcuno sbocco costruttivo – conclude la direzione di SiderAlloys Italia SPA -. Allo stesso modo, SiderAlloys Italia SPA si impegnerà a garantire, così come ha fatto fino a questo momento, la trasparenza e la correttezza della propria azione per la realizzazione del progetto di revamping, nonché la assoluta lealtà, frutto della pattuizione con le OOSS territoriali, in relazione alla ricostruzione degli organici necessari per il buon funzionamento della attività pre e post revamping.»

 

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Il Movimento dei lavoratori diretti e indiretti dello stabilimento ex Alcoa di Portovesme ha chiesto un incontro all’azienda Sider Alloys per dibattere delle questioni inerenti la vertenza, in particolare sui piani industriale ed occupazionale, sull’annosa tematica delle tariffe energetiche e sulla condizione di deprivazione delle maestranze coinvolte da mesi in attesa del pagamento dell’ammortizzatore sociale.

In una nota diffusa stamane, il Movimento sottolinea, che se tale richiesta non venisse accolta, nei prossimi giorni potrebbero essere organizzate ai cancelli iniziative di lotta tese all’accoglimento della stessa e ad ottenere la giusta attenzione alle rivendicazioni dei sempre più lavoratori che aderiscono al sodalizio, in forte polemica con la gestione sindacale finora avvenuta della vertenza.

«Una gestione sindacale che nei tanti incontri finora prodotti con le istituzioni e la azienda, non ha portato a risultati concreti per le maestranze o in diverse occasioni discriminanti e addirittura controproducenti» sottolinea il Movimento, che ribadisce di «essere presente in tutte le fasi della vertenza e di non voler cedere di un millimetro sulla tutela dei lavoratori ex Alcoa che chiedono ed aspettano di essere ricollocati occupazionalmente e che attendono, nel frattempo, il pagamento degli ammortizzatori sociali ed una maggiore tutela anche in questo ambito».

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Amara sorpresa per i cittadini di Carbonia che lo scorso 4 marzo e nei giorni seguenti, si sono recati all’ufficio cimiteriale del comune di Carbonia, nell’ex tribunale di via XVIII Dicembre, per rinnovare la concessione trentennale dei loculi in cui riposano i loro cari. Il costo della concessione, infatti, a seguito dell’entrata in vigore della delibera di Giunta n° 36 del 21 febbraio 2019, avente per oggetto “Ridefinizione e integrazione tariffe servizi cimiteriali e canoni in concessione. Anno 2019”, è raddoppiato rispetto a quello in vigore fino al 3 marzo 2019, essendo passato da 650,75 euro a 1.301,50 euro.

«Non si tratta di un raddoppio – spiega Gian Luca Lai, vicesindaco ed assessore dell’Ambiente, Servizi di Pubblica Utilità, Manutenzioni (So.Mi.Ca.), Lavori pubblici – ma semplicemente della cancellazione di una scontistica del 50% in vigore in precedenza, che abbiamo deciso di non confermare per riequilibrare i costi dei servizi cimiteriali, utilizzare al meglio i loculi a disposizione del vecchio cimitero ed evitare quindi costi suppletivi per la realizzazione di ulteriori loculi nel nuovo cimitero che, al momento, l’Amministrazione non è in grado di sostenere.»

Il costo del rinnovo della concessione (aumentato già di alcune di euro all’inizio dello scorso anno) con la delibera appena entrata in vigore, è stato equiparato a quello della concessione trentennale ex novo del loculo. E’ evidente quanto l’equiparazione dei costi sia discutibile, in considerazione del fatto che, in un caso il cittadino è chiamato a contribuire ai costi di costruzione del loculo, mentre nell’altro caso si tratta di un semplice rinnovo della concessione, per il quale l’Amministrazione non è chiamata a coprire alcun costo. E’ questa la ragione alla base dello “sconto” del 50% del costo del rinnovo della concessione trentennale rispetto al costo della concessione trentennale iniziale.

Con deliberazione di Giunta n. 55 del 01.03.2018 avente ad oggetto “Ridefinizione tariffe servizi cimiteriali e canoni di concessione. Anno 2018″, erano stati ridefiniti gli importi del canone di concessione dei loculi e dei colombari nonché le tariffe in vigore relative ai servizi cimiteriali, «per far fronte ai crescenti costi di produzione delle prestazioni, individuando maggiore equilibrio nel rapporto costi/ricavi, fissando le tariffe per i servizi cimiteriali e il canone di concessione di loculo/colombaro, Iva inclusa, come da tabella seguente:

Servizio tariffa

Tumulazione € 143,00

Inumazione € 196,00

Estumulazione € 151,00

Esumazione € 200,00

Urna cineraria € 132,00

Concessione trentennale loculo € 1.301,50

Concessione trentennale colombaro € 1.457,50»

Con deliberazione del Consiglio comunale n. 9 del 14.02.2019 è stato approvato il nuovo regolamento comunale di Polizia mortuaria e, infine, il 21 febbraio 2019, con delibera n° 36, la Giunta ha fissato le nuove tariffe, come di seguito elencate:

SERVIZI FUNEBRI ANNO 2019

N. SERVIZIO TARIFFE (€)

LAVORAZIONI

1 Tumulazione 143,00

2 Inumazione 196,00

3 Estumulazione straordinaria 151,00

4 Esumazione (NB nel caso di esumazione ordinaria è compreso lo smaltimento dei rifiuti cimiteriali) 200,00

TARIFFE CONCESSIONI 2019

5 Concessione loculo (trentennale e compresa dell’operazione di estumulazione ordinaria) 1.301,50

6 Concessione colombaro (trentennale e compresa dell’operazione di estumulazione ordinaria) 1.457,50

7 Concessione cellette ossari/cinerari (trentennali) 565,00

8 Rinnovo concessioni loculi/colombari/cellette tariffa intera

9 Riutilizzo loculi/colombari/cellette tariffa intera

10 Installazione copritomba regolare e/o altri segni funerari – ) 217,00

11 Incremento tariffa per installazione altri segni funerari fuori misura – 50% incremento sulla tariffa intera

12 Rinnovo concessione copritomba e/o altri segni funerari (decennale) 217,00

14 Concessione loculo aerato (decennale): 50% tariffa concessione loculo 650,75

14 bis Kit aerazione e operazioni murarie necessarie 200,00

15 Rinnovo concessioni loculi aerati (decennale) tariffa intera

16 Apertura-chiusura celletta – tumulazione in celletta 71,50

17 Area per tomba di famiglia (onere per mq, esclusi costi urbanizzazione) 1.250,00

18 Smaltimento rifiuti cimiteriali da operazioni di estumulazione, ad esclusione di quelle su loculi aerati 175,00 (1)

19 Sepoltura campo mineralizzato: costo cassa in cartone biodegrabile e oneri dell’operazione 148,00 (2)

20 Apertura e chiusura loculo frontale (cappella/tomba famiglia) 178,00

21 Apertura e chiusura loculo in monumento/cappella/tomba di famiglia interrati 215,00

DIRITTI

22 Diritto d’usa sepoltura di famiglia per persone conviventi o benemerenti 85,00

23 Ingresso resti/ceneri successive alla prima in loculo 105,00

24 Ingresso resti/ceneri successive alla prima in celletta ossario 52,50

N.B. In caso di scelta di traslazioni resti in altro loculo/celletta già oggetto di concessione, in luogo del costo della concessione si corrisponde il rispettivo diritto per loculo o celletta pari a € 105,00 o 52,50

(1) Si precisa che i costi delle operazioni di smaltimento dei rifiuti speciali cimiteriali (cassa di zinco), alla scadenza del termine di inumazione a seguito di estumulazione, in caso di scelta (anche successiva) da parte dei parenti in merito alla destinazione dei resti, sono a carico degli stessi

(2) Si precisa che i costi delle operazioni cimiteriali, alla scadenza delle concessioni/autorizzazioni, in caso di non scelta (anche successiva) da parte dei parenti e quindi resti mortali destinati all’ossario comune, si intendono a carico dell’Amministrazione comunale

Le operazioni cimiteriali, fatto salvo il caso enunciato al punto 1, sono sempre a carico dei familiari dei defunti, tranne per i casi di indigenza certificati dai servizi sociali.

 

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L’Ufficio Circondariale Marittimo di Sant’Antioco ha abrogato con decorrenza immediata lunedì 11 marzo, per mutate disponibilità legate all’impiego operativo del motopontone “Argo” da utilizzare per l’esecuzione dei lavori di escavo di alcune parti del canale della laguna di Sant’Antioco, l’ordinanza pubblicata lo scorso 27 febbraio. La decisione è stata assunta a seguito della nota del 7 marzo 2019, con la quale la ditta Ser.Lu. Costruzioni S.r.l. ha comunicato la non disponibilità del motopontone “Argo” per effettuare i lavori di escavo nei tempi previsti dall’ordinanza n° 06/2019 del 27 febbraio 2019.

Sono state riattivate le prescrizioni già regolamentate con ordinanza n° 55/218 emessa il 24 dicembre 2018, al fine di consentire l’esercizio della pesca sportiva e ricreativa nel porto commerciale di Sant’Antioco.

I lavori di escavo del canale della laguna di Sant’Antioco saranno effettuati dal 18 al 30 aprile 2019, in concomitanza con la piena disponibilità operativa del motopontone “Argo”.

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Nuove assunzioni sono previste per il nuovo anno da parte di una delle maggiori banche italiane Unicredit, grazie all’accordo firmato un po’ di tempo fa con i sindacati, che prevedeva nuove assunzioni anche per il 2019. I profili ricercati riguardano consulenti di filiale, customer care specialist e tanti altri dinamici, coraggiosi, intraprendenti e pronti ad affrontare ogni sfida con spirito costruttivo. Entrando in Unicredit le persone hanno l’opportunità di crescere e imparare dall’esperienza sul campo, dalla formazione inter-funzionale e dal networking. Unicredit considera i propri collaboratori la più grande risorsa, perché valorizzano la comunità con le loro diverse esperienze, attitudini e prospettive, l’obiettivo è tirare fuori il meglio dalle persone offrendo loro un ambiente amichevole e di supporto e trovare il giusto equilibrio tra lavoro e vita privata. In Italia Unicredit è presente su tutto il territorio

L’articolo completo è consultabile nel sito: http://suntini.it/diariolavoro_unicredit_feb_2019.html .

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Una nuova sfida sportiva e solidale per raccogliere fondi destinati a progetti di reinserimento sociale.

Una giornata speciale per tagliare un traguardo importante: il reinserimento sociale di tanti ragazzi con problemi di dipendenza e disagio.

Domenica 7 aprile 2019 Dianova parteciperà alla staffetta benefica di Milano Marathon per raccogliere fondi a favore della campagna “E dopo di noi… Un ponte verso l’autonomia”, avviata nel 2018, che prevede la realizzazione di diversi progetti destinati allo svolgimento di attività come laboratori di formazione professionale, tirocini lavorativi e l’avvio di nuove strutture protette.

Dianova, anche quest’anno, darà l’opportunità a ben 240 runner, attraverso la loro quota di iscrizione o a singole iniziative di raccolta fondi, di correre a sostegno di questa importante campagna, coniugando così sfida sportiva e solidale.

Sempre accompagnati dall’equipe, anche quest’anno correranno i ragazzi della Comunità di Ortacesus che potranno non solo contribuire alla realizzazione di questa campagna, ma anche vivere una giornata all’insegna di integrazione e divertimento in cui sentirsi parte di un gruppo, il popolo della Milano Marathon, con il quale correre senza differenze e pregiudizi.

Tante le aziende che anche quest’anno parteciperanno con Dianova per unire la responsabilità sociale all’attività di team building verso i loro dipendenti, ma anche per sostenere, dimostrando coraggio, un problema che ancora oggi non è di facile comunicazione, e che quando si presenta nella vita delle persone è di difficile approccio anche in ambito lavorativo e sociale.

Oltre all’aspetto legato alla raccolta fondi, la presenza di Dianova alla Milano Marathon vuole dare un segnale forte riguardo al problema della dipendenza da sostanze, che inspiegabilmente continua ad essere considerato normale, quasi tollerato. Purtroppo, il consumo in Italia è in costante aumento negli ultimi anni, e questo grazie anche ai costi irrisori delle micro dosi che diventano così accessibili alle fasce più giovani della popolazione. Una generazione che non ha memoria storica, che non conosce la devastazione sociale che le droghe si sono portate dietro nel passato. Un passato che riemerge specialmente nelle grandi città come Milano, nei boschi e nelle piazze di spaccio, luoghi magari lontani dalla propria realtà di vita, ma che raccontano un’altra realtà di cui non si può far finta di nulla, perché la droga non fa differenze, e può trascinare a fondo chiunque. Da una ricerca dell’Università Bicocca, condotta sui consumatori del bosco di Rogoredo, un luogo tristemente noto alle cronache, si stima che 15 tossicodipendenti su 100 abbiano meno di 18 anni. Questo accade a Milano, la città del consumo e del benessere, ma in Italia ci sono tante altre situazioni simili: la nostra partecipazione alla Milano Marathon è anche un messaggio affinché il problema della dipendenza non sia qualcosa a cui ci si debba abituare e, come per il bosco di Rogoredo, sia lasciato ai margini della nostra società.

 

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«Da oltre un anno i vertici del Terminal Container del Porto Industriale lavorano fuori sede o direttamente da Cagliari per gli altri terminal del Gruppo Contship, portando all’esterno il know-how professionale senza che via sia alcuna ricaduta positiva per il Terminal di Cagliari.»

La denuncia è contenuta in un report della Uiltrasporti Sardegna che sottolinea impietosamente la conclamata crisi del terminal cagliaritano che pare essere stato abbandonato dallo stesso Terminalista. Lo stesso Direttore Generale del terminal – si legge nel report – sta a Cagliari per soli 3 giorni al mese per poi partire alla volta di Tangeri e sviluppare il terminal marocchino. Lo stesso avviene per il Direttore Tecnico, quello amministrativo e per varie altre professionalità che da tempo vanno a spendere la esperienza lontano dalla Sardegna e continuano a favorire la crescita e lo sviluppo di porti concorrenti, ma facenti capo allo stesso azionista di maggioranza.

Il Terminal Container del Porto Industriale di Cagliari continua a vivere un periodo di profonda crisi: il traffico contenitori è in picchiata, con il 2018 chiuso a circa 215.000 Teu: -50% rispetto ai 430.000 contenitori del 2017, anno che aveva già visto un calo del 36% rispetto ai volumi del 2016. Il 2019 non promette nulla di buono, i primi due mesi dell’anno dimostrano una proiezione su base annua di un ulteriore -42% rispetto al 2018. Nel complesso, analizzando il periodo 2016 – proiezione 2019, il tracollo si attesta a -82%.

Al contrario è in netto aumento il traffico negli altri Terminal gestiti dal Gruppo Contship/Eurogatenel Mediterraneo, in particolare quelli di Tangeri e La Spezia. Nel periodo 2016-2018 il Terminal Contship/Eurogate di Tangeri ha visto aumentare i propri traffici di oltre il 23%, passando da circa 1.100.000teu a 1.400.000. Più o meno stesso discorso per La Spezia, con circa +20%. Al contrario Gioia Tauro e soprattutto Cagliari hanno registrato un netto calo dei volumi di lavoro, rispettivamente -15% e -68% nel periodo 2016-2018. Per lo scalo sardo, come detto, il 2019 si profila ancora in negativo, al netto di auspicabili inversioni di rotta, tanto annunciate dai vertici aziendali, ma che a oggi restano vuote di contenuti.

«Sono numeri enormemente negativi che rischiano di decretare il tracollo finale dello scalo sardo, e che non possono vedere il sindacato subire in silenzio – evidenzia William Zonca, segretario della UIL Trasporti Sardegna che nei mesi scorsi aveva chiesto formalmente al ministro dei Trasporti l’apertura di un tavolo per analizzare la situazione del Porto di Cagliari -. Siamo ancora in attesa di risposte, mentre tutta la politica tace. Ogni tanto si leva qualche considerazione isolata, ma la gran parte delle istituzioni pare non curarsi del futuro del Porto

Le maestranze del porto di Cagliari vivono da tempo grazie agli ammortizzatori sociali – denuncia la UilTrasporti -: la Compagnia dei Lavoratori Portuale è fallita, mentre varie imprese dell’indotto hanno fatto ricorso alla Cassa Integrazione e ai Contratti di solidarietà.

«La situazione non è più sostenibile – evidenzia Zonca -. Siamo di fronte a una emergenza sociale che rischia di esplodere da un momento all’altro. Da diverse parti si sostiene che il Terminalista CICT non sia in crisi, e che comunque non sia il caso di parlare di crisi fino a quando gli stipendi dei lavoratori continueranno ad essere pagati. Noi riteniamo che queste siano considerazioni quantomeno miopi, figlie di posizioni inconciliabili con chi ha davvero a cuore, in modo disinteressato e non di parte, il futuro e lo sviluppo del Porto di Cagliari e più in generale dell’economia regionale e nazionale e il futuro dei lavoratori. I porti sono nodi nevralgici per l’economia a più vaste scale.»

La situazione occupazionale del Porto Canale di Cagliari – sottolinea la Uiltrasporti Sardegna – non è molto differente da quanto avvenuto negli ultimi anni nell’altro scalo gestito da Contship Italia, ovvero Gioia Tauro. La crisi è frutto delle stesse scelte: infrastrutture ormai vecchie sulle quali da tempo si è scelto – stando a ciò che vediamo – di non investire, mezzi di lavoro obsoleti e incapaci di accogliere le sempre più numerose mega-navi giramondo. Forti dubbi sul rispetto dei vincoli di Concessione, piano di sviluppo inesistente da ormai troppo tempo. Ma se a Gioia Tauro gli ammortizzatori sociali hanno riguardato il personale diretto del terminalista MCT, a Cagliari il tutto è stato “mascherato” appaltando nel tempo alcuni servizi operativi portuali, motivo per cui attualmente la crisi formale (almeno quella della forza lavoro) non riguarda il terminalista CICT, ma le Aziende dell’indotto.

«Sono scelte che fatichiamo a comprendere, unitamente alla totale assenza di promozione e di marketing dello scalo a livello internazionale da parte del terminalista – afferma William Zonca – tanto più se consideriamo i trend degli ultimi anni relativamente ai traffici nel Mediterraneo, tornato da tempo a essere cuore degli scambi tra Est del pianeta (Cina in primis) e Europa/Stati Uniti Orientali

Ma la cosa che salta agli occhi è che da oltre un anno diverse figure manageriali ed impiegati della CICT lavorano fuori sede o direttamente da Cagliari per gli altri terminal del Gruppo, portando all’esterno il know-how professionale senza che via sia alcuna ricaduta positiva per il Terminal di Cagliari. Il Direttore Generale del terminal presidia Cagliari, infatti, per 3 giorni al mese, per poi partire alla volta di Tangeri e sviluppare il terminal marocchino. Lo stesso dicasi per il Direttore Tecnico, quello amministrativo e per varie altre professionalità che da tempo vanno a spendere la esperienza lontano dalla Sardegna e continuano a favorire la crescita e lo sviluppo di porti concorrenti, ma facenti capo allo stesso azionista di maggioranza.

«Crediamo che il porto di Cagliari abbia perso e stia continuando a perdere numerose occasioni di sviluppo e possibili nuovi clienti o azionisti – evidenzia William Zonca –. Da troppo tempo si tenta di far passare l’assioma secondo cui solamente l’attuale azionista di maggioranza possa dare certezze sul futuro del Terminal. Ci sembra un’affermazione presuntuosa, sia perché i risultati degli ultimi anni (non solo a Cagliari) dicono il contrario, sia perché crediamo che sia un modo sottile di tenere sotto scacco i lavoratori e le istituzioni locali, sotto la nemmeno tanto velata minaccia di licenziamenti e crisi del sistema portuale. Sembrano gli stessi metodi utilizzati a Gioia Tauro, tenuta sotto scacco per troppo tempo e oggi probabilmente al capolinea. Non si può continuare nel far credere che il transhipment sia morto e che gli scali di smistamento delle merci non abbiano futuro: basta guardare ai porti di Barcellona e Valencia (non certo al centro del Mediterraneo) nei quali nel 2018 sono stati movimentati rispettivamente 1,5 milioni e 2,2 milioni di teu di soli volumi transhipment, in contesti non certo votati a questo tipo di traffico, in forte congestione operativa perché al limite delle loro capacità, con navi in attesa per giorni: ovvero l’esatto contrario di ciò che può offrire Cagliari fin da subito. Crediamo che le occasioni ci siano: il mercato è ancora in forte evoluzione e vari grandi gruppi internazionali devono muovere le loro mosse sullo scacchiere del Mediterraneo.»

«In un contesto in cui il Porto Canale di Cagliari ha i migliori requisiti in termini di posizione geografica (perfettamente baricentrica nel Mediterraneo Occidentale), una ridotta distanza dalle grandi rotte di navigazione, enormi spazi di banchina e di stoccaggio dei contenitori – prosegue William Zonca – riteniamo che sia giunto il momento di non attendere oltre. Vorremmo capire dall’azionista di maggioranza Contship Italia quali siano le vere intenzioni del Gruppo e della sua casa madre, la Tedesca EUROKAI, su Cagliari, e dall’azionista di minoranza CACIP se intende continuare a esercitare un ruolo di secondo piano nel terminal o farsi portavoce delle politiche di sviluppo dell’area industriale e dell’intera regione. Non vorremmo che si stesse combattendo una lotta economico/politica in terreno italiano, da chi cerca di avvantaggiare i porti del Nord Europa o alcuni del Mediterraneo a discapito di altri scali come Cagliari o Gioia Tauro”.

La Uiltrasporti, nell’eventualità di un eventuale perdurare della crisi, lancia l’idea di una divisione degli attuali spazi di concessione. «A fronte dei volumi di traffico degli ultimi tre anni – spiega William Zonca – riteniamo che gli spazi attualmente in concessione siano del tutto sottoutilizzati, dato che si tratta di oltre 1.500 metri di banchina nei quali si movimentano appena 200.000 teu. A titolo di esempio, Contship gestisce a Tangeri una concessione con circa 800 metri di banchina, nei quali movimenta 1.400.000teu l’anno. Lo stesso avviene per Maersk, che nello scalo marocchino movimenta oltre 1.700.00teu in 800 metri di banchina. Ne consegue che in uno spazio di ormeggio analogo a quello di Cagliari, due gestori in competizione tra loro movimentano oltre 3 milioni di contenitori l’anno. Ci chiediamo se possa essere vantaggioso per Cagliari rivedere gli spazi in concessione in base ai volumi di traffico lasciando all’attuale gestore 500 metri di banchina e indire un bando internazionale di gara per gli altri 1000, verificando l’eventualità che qualcuno dei grandi player mondiali dello shipping sia interessato a far rotta su Cagliari.»

In termini generali il report della Uiltrasporti Sardegna evidenzia come il Mediterraneo conferma il suo ruolo centrale nei traffici commerciali marittimi mondiali con una crescita complessiva del traffico container del 500% negli ultimi 20 anni. La recente espansione è dovuta, soprattutto, agli investimenti cinesi (4 miliardi) in portualità e logistica, e al raddoppio del Canale di Suez, che hanno consentito di raggiungere nel 2018 le 980 milioni di tonnellate transitate. Il nuovo record è stato stabilito grazie alle merci sulle navi che hanno attraversato il canale sia da nord verso sud (524,6 milioni di tonnellate pari a +9,8%), sia da sud a nord (458,8 milioni di tonnellate, pari a +6,6%): nuovi record che hanno superato entrambi i precedenti registrati nel 2017, quando transitarono 908,6 milioni di tonnellate (con un incremento del +10,9% rispetto a 819,1 milioni di tonnellate del 2016 e con una crescita del +10,4% rispetto al precedente record di 822,9 milioni di tonnellate stabilito nel 2015). L’andamento dei traffici mostra inoltre che il raddoppio del Canale di Suez sta gradualmente cambiando gli assetti mondiali del trasporto marittimo soprattutto lungo la rotta Est-Ovest: negli ultimi 11 anni il traffico dal Sud Est Asiatico verso il Mediterraneo è aumentato del 37%, dato che va letto insieme alla crescita del traffico da e verso il Golfo (+77%) dove molto interscambio commerciale ha come destinazione finale la Cina.

In questo contesto espansivo le portacontainer sono le navi più numerose tra quelle che hanno effettuato transiti completi attraverso il Canale di Suez (5.706, +2,5%): i contenitori da soli contano il 50% di tutte le merci.

«Nel contesto sopra descritto crediamo che questo sia il periodo storico cruciale per cogliere l’opportunità di rilanciare Cagliari e il suo porto, a prescindere da chi lo gestisce – conclude William Zonca -. Attendiamo da Contship un segnale immediato per capire quali siano le intenzioni su Cagliari. Vorremmo comprendere se esistano a oggi, o siano esistiti difficoltà e impedimenti, e quali siano, che hanno ostacolato i piani di crescita e sviluppo nel Terminal. Come Uil Trasporti siamo sempre stati pronti, e ancora lo saremo, a fare la nostra parte per favorire qualsiasi processo che sblocchi definitivamente questa situazione di crisi in favore di una crescita e sviluppo di quello che è sicuramente uno tra i maggiori volani dell’economia regionale e del Sud Italia

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24 ore dopo la clamorosa protesta di un lavoratore ex Alcoa, salito su un traliccio di Terna davanti ai cancelli dello stabilimento Sider Alloys di Portovesme, questa mattina le segreterie FSM FIOM UILM CUB hanno incontrato il prefetto di Cagliari, Romilda Tafuri, al fine di sollecitare il Governo rispetto alla problematica relativa all’accordo sulla tariffa dell’energia elettrica e, in particolare, sul pagamento degli ammortizzatori sociali.
Giovedì, alle 11,30, il coordinamento si riunirà presso la sede della FIOM, a Carbonia, per fare il punto della situazione, anche in previsione dell’incontro che si terrà sempre giovedì, alle 14,30, con la Sider Alloys, nello stabilimento di Portovesme.

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Si è svolta ieri sera, nella sala parrocchiale Don Giovanni Bosco della chiesa di San Ponziano, a Carbonia, una riunione tra i vertici della federazione italiana giuoco calcio e i dirigenti delle società del Sulcis Iglesiente. Presenti il presidente del comitato regionale Gianni Cadoni, il presidente della delegazione del Sulcis Iglesiente Renato Serra ed il consigliere federale Mauro Barlini. Sono stati trattati i vari problemi che le società sono chiamate ad affrontare durante la stagione, nel settore giovanile, sia nei campionato dilettantistici. Il presidente regionale, com’è nello spirito di questi incontri svoltosi in tutte le province, ha ascoltato le proposte e s’è impegnato ad approfondirle, per verificare la possibilità di dare le risposte attese.

Al termine della riunione, abbiamo intervistato il presidente del Comitato regionale, Gianni Cadoni.

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