Franco Verrascina (Copagri): «Salutiamo con favore la nascita del Consorzio nazionale della canapa, presentato alla Camera».
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«In Italia sono diverse migliaia gli agricoltori che, grazie alla legge 242/2016 e alla luce delle nuove tecniche agronomiche e colturali, hanno deciso di investire sulla canapa industriale, la quale rappresenta a nostro avviso una di quelle cosiddette colture minori che tanto possono dare al primario del nostro Paese, anche in termini di reddito dal momento che per questo mercato si prevede in Europa un giro d’affari di 28 miliardi al 2021; ricordiamo, infatti, che il Belpaese, fino alla metà del secolo scorso, era il maggior produttore europeo di canapa ed il secondo a livello mondiale.»
Lo ha detto il presidente della Copagri Franco Verrascina, accogliendo con soddisfazione la nascita del Consorzio nazionale per la tutela della canapa, presentato in occasione di una conferenza stampa svoltasi alla Camera.
«Si tratta di una coltura che ha un grande potenziale, agricolo e non solo, poiché i suoi utilizzi vanno dall’alimentare alla cosmetica e dalla bioedilizia al tessile; dai semi di canapa, infatti, si estrae un olio saturo di grassi essenziali e una farina priva di glutine», ricorda il presidente della Copagri, che da sempre è impegnata per il recupero e il rilancio della filiera quale volano di crescita economica per le aree rurali.
«Condividiamo in pieno le finalità del neonato Consorzio, il quale mira fra l’altro a colmare il vuoto normativo legato all’applicazione della Legge 242/2016 per la promozione della filiera della canapa; sono proprio i nostri produttori a chiedere chiarezza, in modo da poter operare nella piena legalità e nella tutela della salute dei consumatori attraverso la certificazione e la tracciabilità delle produzioni», aggiunge Franco Verrascina.
«Siamo pertanto pronti e disponibili a confrontarci con le istituzioni preposte, con l’obiettivo finale di dare certezze ai produttori; a tale risultato si può arrivare solo attraverso la concertazione e la definizione di un quadro normativo chiaro e trasparente, che miri a superare l’eterogeneità delle varietà certificate e l’assenza di un protocollo di analisi», conclude il presidente della Copagri.
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