25 December, 2024
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Cala il sipario su “Aprile alla Vetreria Aprile Resistente”, la rassegna di teatro civile firmata da Cada Die Teatro e Il Crogiuolo che per quasi un mese ha animato, con un fitto ed intenso cartellone, gli spazi della Vetreria di Pirri.

Domani, martedì 30 aprile, alle 11.00 (matinée per le scuole) e alle 21.00, andrà in scena nella Sala Bancri di Fucina Teatro La ciurma anemica Canti di pace, guerra, libertà, donne e uomini qualunque – Un viaggio musicato che attraversa campi di battaglia, con Daniela Cossiga (voce) e Salvatore Delogu (chitarra), una produzione de La Botte e il Cilindro.

Lo spettacolo è nato come progetto di recupero e ricerca di un legame cronologico ed emozionale fra canzoni che hanno un significato particolare sia dal punto di vista storico, sia perché legate a temi e sentimenti che in qualche modo hanno contribuito a costruire un “pezzetto” del nostro Paese. Il duo Ciurma Anemica – che ha mutuato il suo nome dalla poesia/canzone “Il Galeone” di Belgrado Pedrini, partigiano, scrittore e poeta, che incita a riprendere in mano le proprie vite e i propri destini – propone un viaggio attraverso i sentimenti suscitati dalla canzone popolare, che, procedendo dal Risorgimento, sfiora temi come le partenze, le guerre, gli addii alla propria terra, la donna, le rivoluzioni, le sconfitte, gli eroi e le eroine di mondi che non sono poi cosi distanti da noi.
«Un progetto rivolto soprattutto al mondo dei giovani, fatto di consumi veloci – dice Daniela Cossiga -. Giovani che, tramite il ruolo che ha la musica nell’ambito intergenerazionale, possono riscoprire e avvicinarsi a universi ancora vivi e densi di significato, ma che, probabilmente, sono troppo impolverati per essere visibili.»

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aCòa, letteralmente “in coda”. E’ questo il titolo della nuova rassegna che la Fondazione di ricerca Giuseppe Siotto dedica alle musiche tradizionali del Mediterraneo. Dal 5 maggio al 16 giugno nella suggestiva cornice del Palazzo Siotto di Cagliari sono in programma quattro appuntamenti (altri quattro se ne aggiungeranno in autunno) che ogni due domeniche sonderanno, per questa prima edizione, il prezioso patrimono delle musiche di tradizione orale della Sardegna. Dalle launeddas al canto a tenore, dall’organetto alla chitarra e non solo, gli incontri vedranno protagonisti maestri del calibiro di Luigi Lai, Fabio Vargiolu, i Tenores di Orgosolo, Orlando ed Eliseo Mascia, e ancora Totore Chessa e Bruno e Asael Camedda.

Realizzata sotto la direzione artistica dell’etnomusicologo Marco Lutzu, la rassegna vuole omaggiare Giampaolo Lallai, grande studioso e appassionato di launeddas scomparso nel 2014, a cui lo scorso anno la Fondazione Siotto ha intitolato il suo Centro Etnomusicologico. Centro che con questa manifestazione dà ora ufficialmente il via alle sue attività.

Si parte domenica 5 maggio (tutti gli spettacoli cominciano alle 11) con “Mantici danzanti”: Totore Chessa all’organetto, Bruno Camedda alla fisarmonica e Asael Camedda alla chitarra.

Domenica 19 maggio spazio agli strumenti a canna con un matinée dal titolo “Canne Sonore”. Protagonisti saranno i maestri di launeddas Luigi Lai e Fabio Vargiolu.

Le “Voci gutturali” saranno al centro del terzo incontro (il 2 giugno) quando saliranno sul palco i Tenores del Supramonte di Orgosolo. Mattinata dedicata a “Pelli, corde, canne e legni” quella del 16 giugno, che chiuderà il sipario su questa prima parte della manifestazione. Arriveranno per l’occasione Orlando ed Eliseo Mascia con i loro strumenti della tradizione.

aCòa non sarà solo ascolto di musica ma anche possibilità per il pubblico di interagire con i suoi protagonisti che, volta per volta, illustreranno i diversi contesti sacri e profani per i quali le diverse musiche sono state composte. Ciascun incontro sarà introdotto e moderato dallo stesso direttore artistico, Marco Lutzu.

Da sottolineare, ancora, è la veste grafica (realizzata da Alessandro Congiu), un omaggio alle tessitrici della Sardegna, che vuole anche sottolineare lo stretto legame esistente tra la musica e la tessitura, entrambe di tradizione orale nel panorama culturale sardo.

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Festival dei Tacchi, ventesima edizione. Raggiunge un traguardo importante la rassegna storicamente organizzata in Ogliastra da Cada Die Teatro. Dal 2 all’8 agosto prossimi i comuni di Jerzu, Ulassai e Gairo diventeranno ancora palcoscenico per il Festival internazionale che sposa teatro ed arte con ambiente, paesaggio, tradizioni, sviluppo del territorio e del turismo locale.

Il ricco cartellone dell’edizione 2019 verrà presentato venerdì 3 maggio, alle 11.00, al Teatro La Vetreria di Pirri (via Italia, 63). All’incontro con la stampa interverranno il direttore artistico del festival, Giancarlo Biffi, l’assessore regionale del Turismo, Gianni Chessa, i rappresentanti delle amministrazioni comunali coinvolte: il sindaco di Jerzu, Carlo Lai, il sindaco di Ulassai, Gian Luigi Serra, il vicesindaco di Gairo, Sergio Lorrai. Saranno presenti anche il presidente della Cantina Antichi Poderi di Jerzu, Marcello Usala, e il direttore artistico della Stazione dell’Arte di Ulassai, Davide Mariani.

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Giornata nera, la penultima del girone di ritorno, per le quattro squadre sulcitane, tutte sconfitte nel girone A del campionato di Promozione regionale. Il Carbonia ha perso con risultato pesante sul campo della capolista La Palma Monte Urpinu, 4 a 1. Diverse le motivazioni, tra una squadra che puntava a confermare il primo posto a 90′ dalla fine della stagione regolare e, soprattutto, dello scontro diretto decisivo sul campo della San Marco Assemini ’80, impostasi di misura nel finale sul campo del Selargius; ed una, il Carbonia, ormai matematicamente terzo, che pensa già alla Coppa Primavera per cercare di aprire uno spiraglio verso il ripescaggio. Il goal della bandiera biancoblu è stato messo a segno da Nicola Lazzaro.

Ha perso la Monteponi, clamorosamente, in casa con il Villasor, penultimo in classifica. E’ stata sicuramente la partita più brutta della gestione di Andrea Marongiu, incapace per larghi tratti della partita di creare gioco e conclusioni verso la porta avversaria, contro una squadra che inizialmente aveva tra i pali un portiere di 53 anni e, quando si è infortunato, al suo posto un calciatore che aveva iniziato la partita in altro ruolo. A fine partita il tecnico Andrea Marongiu è stato durissimo nei confronti dei suoi calciatori che – ha detto -, non hanno rispettato le sue indicazioni, al punto che la prossima settimana li sottoporrà a tre allenamenti, anziché ai due previsti, per preparare al meglio l’ultima partita stagionale sul campo del Villamassargia,

Hanno perso anche il Villamassargia, 2 a 1, sul campo del Seulo 2010, dove era riuscito a recuperare il primo goal subito, ed il Carloforte, travolto sul campo del Vecchio Borgo Sant’Elia, 4 a 0.

Sugli altri campi, Orrolese ed Idolo hanno pareggiato 1 a 1; l’Arborea ha rifilato un pesante 4 a 0 all’Andromeda ed il Sant’Elena ha superato di misura il Gonnosfanadiga, 1 a 0.

Nel girone B del campionato di Prima Categoria, tutto invariato nelle prime tre posizioni. Ha vinto la capolista Freccia Parte Montis di Mogoro, 3 a 1 sull’Atletico Villaperuccio; ha vinto la Villacidrese, 1 a 0 sul campo della Fermassenti; ed ha vinto il Cortoghiana che ha travolto l’Atletico Narcao, 4 a 0. Bel pari dell’Isola di Sant’Antioco sul campo della Libertas Barumini, 4 a 4. Vittorie esterne per la Virtus Villamar a Seui Arcueri, 2 a 0; per il Gergei a Sadali, 4 a 2; per l’Atletico Sanluri a Villanovafranca, 2 a 1. La Gioventù Sportiva Samassi ha travolto l’Oristanese, 7 a 0; la Tharros, infine, ha superato il Circolo Ricreativo Arborea, 3 a 1.

Su tutti i campi, prima dell’inizio delle partite, è stato osservato un minuto di silenzio in memoria del professor Benedetto Piras, per alcuni decenni presidente del comitato regionale della FIGC.

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Dopo l’esecuzione dell’inno ufficiale della Regione “Procura de moderare” da parte del Coro parrocchiale Santa Maria degli Angeli di Flumini, del Gruppo Cuncordia – launeddas e del Coro a tenore Murales di Orgosolo, ha preso la parola lo storico Luciano Carta, presidente del comitato Sa Die de sa Sardigna.

Luciano Carta si è soffermato su alcuni dettagli del nuovo inno istituito l’anno scorso con specifica legge regionale, sollecitando l’approvazione del regolamento di attuazione, per definire in particolare le modalità di esecuzione e lo spartito. Su questi punti, ha spiegato Luciano Carta, la nostra proposta è quella di adottare la melodia del canto gosos, tradizione radicata in tutte le comunità regionali, con una variante per le occasioni festive. Per quanto riguarda i versi, rispetto alle 47 strofe originali, ne sono state scelte 6 che riguardano complessivamente rapporto fra governanti e bene comune,  contesto storico, rispetto dell’autonomia e dell’identità sarda come terra non chiusa al mondo esterno, volontà di costruire una società più giusta, superamento del sistema feudale attraverso il risveglio della ragione dopo secoli di oscurantismo, lotta contro gli abusi.

Un altro storico, Nicola Gabrielli, ha ripercorso i passaggi che portarono alla legge istitutiva de Sa Die nel’93, ricordando che «allora nelle scuole non si parlava di questo periodo storico”. In questi anni invece, ha affermato, si è fatto tanto proprio per merito degli storici, facendo emergere che proprio la storia è un elemento costitutivo dell’identità, e la stessa scelta di definire Sa Die una festa del popolo non in riferimento ad istituzione ma alla comunità, riporta alla situazione di allora quando il mondo delle istituzioni era sconosciuto al popolo, un po’ come oggi». Il concetto fondante, ha proseguito Nicola Gabrielli, resta quello di una rivendicazione plurisecolare non solo dell’autonomia sarda ma anche del rinnovamento economico-sociale. Senza dimenticare, ha aggiunto, l’affermazione di un sentimento patriottico che, in condizioni estremamente difficili, riuscì ad avere la meglio sia sulla propaganda francese che sulla monarchia piemontese che allora parlò di eversione, mentre era stata proprio la dinastia sabauda a non convocare il parlamento per quasi un secolo allo scopo di accreditarsi di fronte alle altre monarchie assolutiste del tempo. Di particolare significato, inoltre, la scelta dei sardi di auto-convocare l’assemblea parlamentare in seduta permanente, seme di una riforma costituzionale comprendente l’abolizione del feudalesimo che purtroppo sarebbe arrivata molto più tardi.

Il professor Gianni Loy, infine, ha parlato dei movimenti culturali che hanno portato alla decisione di istituire Sa die: «Il senso di questa festa è nell’aspirazione, manifestata nella società sarda negli anni ’70, di esprimere le culture del popolo sardo senza confinarle nell’esteriorità del folklore. Questo processo democratico è ancora in corso e ha fornito indirizzi alle istituzioni: sono state le istituzioni sindacali ed i lavoratori che hanno iniziato a dibattere recuperando la lingua sarda. E non solo loro: ci sono stati poi, sempre in quegli anni, gli intellettuali come Antonello Satta, Eliseo Spiga, Giovanni Lilliu e altri che, in modo trasversale rispetto ai partiti, hanno chiesto di riformulare lo statuto di autonomia e portare la Sardegna all’autogoverno. E ancora, a metà degli anni ’80, è nata l’idea di una festa per il popolo sardo il 28 aprile. Questo è documentato e lo dobbiamo a Umberto Cardia, Nino Carrus, Michele Columbu, Sebastiano Dessanay, Francesco Masala, Domenico Pili, Gianmario Selis e altri che si riunirono per questo a Cagliari. Abbiamo davanti a noi non una celebrazione qualunque ma “la” celebrazione di una nazione, di un popolo che abita la sua terra. Un popolo è sempre in cammino e anche il popolo sardo è in cammino per un mondo di pace per la quale dovrà vincere le tentazioni degli egoismi». 

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La seduta solenne del Consiglio in occasione della ricorrenza de Sa Die de sa Sardigna è stata aperta dal presidente Michele Pais. Dopo le formalità di rito, il presidente Michele Pais ha pronunciato un breve discorso di commemorazione dell’ex presidente del Consiglio Salvatorangelo Mereu, recentemente scomparso. Il Consiglio ha osservato un minuto di raccoglimento.

Subito dopo ha preso la parola per l’intervento di apertura della giornata.

Il presidente, interpretando i sentimenti dell’intero Consiglio regionale, ha rivolto un saluto e un augurio a tutti i sardi, «idealmente con noi a formare una grande comunità di uomini e donne che, pur dovendo affrontare le difficoltà del presente, è pronta ad assumersi le proprie responsabilità e a lottare unita per assicurare un futuro migliore ai propri figli».

A 27 anni dal varo della legge che istituì Sa Die per ricordare l’insurrezione popolare che portò alla cacciata dei piemontesi dalla Sardegna e «segnò l’avvio di una stagione politica più attenta al temi dell’identità e delle piccole patrie» restituire alla giornata il suo significato originario significa, secondo Michele Pais, «riflettere sul momento storico che attraversiamo, sulle nostre istituzioni autonomistiche e sul nostro essere sardi oggi». Temi alti, al pari di quelli al centro di festività come quella della Repubblica, dell’indipendenza degli Stati Uniti e dei grandi eventi che scandiscono la storia della Sardegna: Sant’Efisio di Cagliari, l’Ardia di Sedilo, i Candelieri di Sassari, il Carnevale barbaricino.

«Temi di una tale portata – ha aggiunto il presidente – da non poter essere confinati in un freddo calcolo ragionieristico sui costi per l’apertura del Palazzo, perché oggi la cosa più importante è essere qui».

Citando il memoriale di Giovanni Maria Angioy, Michele Pais ha ripreso un passaggio nel quale il grande intellettuale sardo parlava dell’Isola come di una terra che ha tutto il necessario per il benessere dei suoi abitanti e quindi, se ben amministrata, «sarebbe uno degli Stati più ricchi d’Europa». Una «nazione protagonista», secondo la definizione di Giovanni Lilliu, che a giudizio del presidente del Consiglio deve riprendere, partendo dai moti del 1794, a ragionare sulla necessità di una «saldatura perfetta fra città e campagna, del rilancio dei piccoli paesi, di un nuovo rapporto fra Regione ed Enti locali capace di «dare gambe al decentramento amministrativo, superando il concetto di periferia anche attraverso una riforma del sistema di enti ed agenzie regionali concretizzata nel trasferimento di alcuni snodi decisionali in aree marginali».

Rispetto ai rapporti con lo Stato centrale «che hanno toccato in questi anni il punto più basso», Michele Pais ha auspicato una mobilitazione ampia della politica «senza distinzioni di schieramento per fare fronte comune in difesa dell’interesse supremo della Sardegna, cominciando con l’attuazione di tutte le prerogative dello Statuto di Autonomia».

«In questo momento – ha sostenuto Michele Pais – bisogna però andare oltre ed immaginare una radicale riforma del nostro istituto autonomistico, pensando ad un intervento innovativo sullo stesso Statuto che abbia come riferimento il Trentino-Alto Adige che, negli anni, è riuscito a dare forma compiuta al principio di autodeterminazione.»

Senza dimenticare, ha continuato il presidente, uno sguardo attento all’Europa, «ai mutamenti del quadro politico e sociale dove le spinte autonomiste e indipendentiste della Nazioni senza Stato come Catalogna, Scozia, Corsica e Bretagna si fanno sempre più pressanti».

Avviandosi alla conclusione, il presidente del Consiglio si è rivolto ai giovani sardi esprimendo l’auspicio che tornino ad essere protagonisti del futuro della Sardegna, conoscendo il mondo e facendo esperienza «ma rivendicando con orgoglio e fierezza il loro senso di appartenenza». Riprendendo un passo dello scrittore Francesco Masala riferito alla lingua come elemento costitutivo della libertà di un popolo, Pais ha riconosciuto i passi avanti del Consiglio nella difesa del sardo, del catalano e delle altre parlate alloglotte delle Sardegna, specificando però che manca ancora il passaggio fondamentale relativo alla «libertà di insegnare la lingua ai nostri figli nella scuole sarde di ogni ordine e grado».

Arrivato alle battute finali, Pais ha fatto appello ai sardi alla presa di coscienza del proprio passato che, come insegna l’antropologo Bachisio Bandinu, «è la base sulla quale costruire una nuova scena politica ed economica, sociale e culturale per procedere dalla sfiducia alla stima di sé, dal risentimento ossessivo alla proposta costruttiva, dal fatalismo alla progettualità».

Pais ha terminato il suo discorso con gli auguri per la festa di Sa die in sardo e catalano: «Bona Die de sa Sardigna» e «Bona jornada de Sardenya».

La seduta è proseguita con gli interventi dei presidenti dei gruppi.

Il primo a prendere la parola è stato Daniele Cocco di Leu: «Oggi è la festa della Sardegna ma sarà vera festa quando il presidente della Regione  otterrà risposte sui diritti  acquisiti come il tema degli accantonamenti: i 700 milioni che ci sono stati ingiustamente sottratti ci devono essere restituiti. La Sardegna è indietro anche per le responsabilità di tutta la classe politica: molto di quel che si poteva fare non è stato fatto e, a prescindere dalle posizioni politiche, tutti dovremmo collaborare per risolvere la vertenza con lo Stato e praticare sino in fondo lo Statuto speciale. Oggi non è il tempo della polemica ma degli impegni comuni, però tengo a dire che chi ha chiesto di non convocare oggi il Consiglio regionale non l’ha fatto per sminuire l’importanza di Sa die».

Francesco Mura (Fdi): «Chi sposa e definisce il nostro pensiero sa bene che la nostra patria è l’Italia, grande una e indivisibile. Ma questo non ci impedisce di sapere e riconoscere che l’Italia è il frutto dell’unione di tanti popoli. Chi, da sardo, nega che la Sardegna abbia una cultura e una condizione unica fa male alla Sardegna e all’Italia intera.  Cosa resta oggi dell’esperienza di questa cacciata? La considerazione che quando il governo, qualunque governo, si dimentica dei diritti dei cittadini c’è sempre qualcuno che si incarica, nel popolo, di rimettere le cose al loro posto. Dobbiamo avere la forza di smettere di cercare aiuto altrove e pensare a badare a noi stessi. Meritiamo di essere una delle regioni più ricche d’Europa e non abbiamo nemici che ci tengono in questa condizione: il problema è qui, in Sardegna. Dobbiamo liberarci della politica statalista e assistenzialista e occuparci di connettere le città con i paesi. Chi da ultimo ha pensato a una sola città metropolitana con 376 cortes apertas ha sbagliato. La Sardegna ha grandissime risorse e dobbiamo soltanto ben amministrarla, con una rivoluzione culturale che parta da noi».

Michele Cossa (Riformatori sardi): «Ogni 28 aprile la storia in Sardegna dialoga con il coraggio e ci fa sentire un popolo, consapevole e con una identità.  Nessuno può dimenticare che la nostra storia è fatta di uomini e donne che hanno lottato contro la bramosia del potere malato: è sempre tempo di libertà. Ma non saremo davvero mai liberi fino a quando la nostra capacità di autodeterminarci sarà così pesantemente limitata dalle circostanze. Essere isola è opportunità ma molto di più è ostacolo e se il progetto di autonomia differenziata andrà avanti in Parlamento non potrà che peggiorare la situazione.  La battaglia giusta è quella che tre anni fa abbiamo iniziato noi, chiedendo che sia inserito in Costituzione il principio di insularità, sia per i trasporti che per le accise che gravano sui sardi».

Valerio De Giorgi (Misto): «Nel giorno di Sa Die nessuno di noi può dimenticare le recenti rivendicazioni dei pastori sul prezzo del latte o la crisi del porto canale con 700 posti di lavoro a rischio. Siamo chiamati a risposte immediate, cari colleghi, e non possiamo dimenticare i troppi sardi rimasti indietro: non ci può essere sviluppo vero se non ci sono pari opportunità per tutti. Siamo riusciti in passato a liberare le migliori energie, possiamo farlo anche oggi con i sardi che sono nati qui e con chi ha scelto di diventare sardo, come me. Spero che questa legislatura coincida con la stagione dell’unità per il bene dei sardi: dobbiamo stare uniti per far tornare la Sardegna forte».

Desirèe Manca (Movimento cinque stelle): «Confesso di essere emozionata perché questo è il primo intervento del Movimento Cinque stelle nella storia della Sardegna e non poteva esserci migliore occasione. Ripeto le parole di Giomaria Angioy: “Malgrado tutto, la Sardegna abbonda di tutto ciò che è necessario per la sussistenza di tutti i suoi abitanti.  Ben amministrata, la Sardegna sarebbe uno degli stati più ricchi d’Europa”. Era il 1799 e dopo più di 200 anni viviamo in una situazione pressoché immutata. I primi due mesi di vuoto governativo e di intrecci sotto banco, non possono che richiamare le parole di Angioy: avete sventolato l’idea di un cambiamento ma era solo strumentale per richiamare voti. Dopo 60 giorni siete ancora prigionieri della vostra spartizione e tenete in ostaggio una terra martoriata e allo stremo. Qui le aziende chiudono per fallimento e la Sanità, un tempo eccellenza, è in ginocchio: sarebbero bastati 15 minuti e invece dopo 60 giorni tenete tutti i sardi in ostaggio. Il nostro popolo si merita un’amministrazione all’altezza. Ora che noi siamo entrati nelle istituzioni faremo tutto ciò che è possibile per ridare dignità alla politica. Non vi faremo mai nessun tipo di sconto».

Gianfranco Ganau (Pd): «In questa festa nazionale dei sardi non possiamo non notare i drammi presenti in Sardegna, come l’aumento delle povertà e l’incapacità dei governi, a tutti i livelli, di rispondere ai bisogni dei sardi. Per questo mi permetto di sollecitare il completamento della Giunta, perché si lavori a pieno regime e si aumenti l’autonomia di delle Regioni, senza intaccare la ripartizione delle risorse. Oggi dobbiamo ribadire l’unità del popolo sardo chiedendo maggiori poteri e maggiori spazi di gestione autonoma: le ragioni della nostra richiesta di autogoverno poggiano  prima di tutto sull’insularità, che ci impedisce di sfruttare le grandi reti italiane ed europee, a cominciare da quelle energetiche. Senza il riconoscimento della condizione di insularità noi non avremo mai condizioni paritarie di mobilità: questa deve diventare una battaglia di popolo, che avrà il nostro pieno e leale sostegno». 

Per il gruppo Psd’Az il consigliere Francesco Mula  ha ricordato che Sa Die ha un preciso riferimento ad un periodo storico in cui la Sardegna chiedeva autonomia e giustizia contro i soprusi fiscali e sociali del governo piemontese, una storia che purtroppo non è cambiata molto come hanno dimostrato le testimonianze fondamentali di Camillo Bellieni ed Emilio Lussu. Oggi, anche di fronte alla domande rimaste aperte del passato, ha aggiunto Mula, abbiamo il compito di riscrivere lo Statuto da riscrivere in molti punti, un passaggio che sarà tanto più se ci farà andare oltre le celebrazioni raggiungendo risultati concreti con l’impegno comune di maggioranza ed opposizione. Questo piacerebbe molto ai sardi, ha affermato il consigliere, e darebbe un valore non simbolico alla giornata che stiamo celebrando. Abbiamo grandi responsabilità nei confronti del popolo sardo, ha concluso Mula, soprattutto nei confronti di disoccupati, precari, famiglie ed imprese; sappiamo di non aver mai contato su un governo nazionale amico e di aver avuto di fronte su una Unione europea fondata sull’asse franco tedesco. All’Europa, in particolare, ha sollecitato l’esponente sardista, chiediamo una deroga per uscire dalla tagliola degli aiuti di Stato mentre, sul piano nazionale, il nostro accordo con Lega dovrà essere portato avanti su zona franca integrale e continuità territoriale, lotta allo spopolamento specie nelle zone interne, riforma della sanità, opere strategiche, istruzione, lingua, cultura: tutte battaglia sardiste sulla sovranità regionale nelle quali, fra l’altro, hanno creduto gli elettori sardi nelle recenti consultazioni.

A nome della Lega il consigliere Dario Giagoni ha riproposto le parole di Giovanni Maria Angioy sul rapporto fra cattiva amministrazione e situazione socio economica della Sardegna, per sottolineare che il pensiero di un grande uomo del passato crea in noi un forte sconcerto per la sua attualità e per la sua ansia di autonomia, a dimostrazione del fatto che la storia insegna che nessun avvenimento può essere considerato lontano ed estraneo ai fatti che l’hanno preceduto. Nei moti del 1794 c’è infatti, secondo Giagoni, un seme vivo ancora oggi, il sentimento di autogoverno e di riscatto che oggi abbiamo il dovere di raccogliere come moderna chiave di lettura con responsabilità ed unità, con rinnovata capacità di coesione e di difesa della nostra specificità. Oggi, ha concluso il consigliere,  nella giornata del popolo sardo chiediamo ai giovani (anche a quelli purtroppo lontani loro malgrado dalla Sardegna) di conservare le nostre tradizioni, di trasformare i moti di allora in un sentimento di rispetto della volontà popolare, nella volontà di lotta e riscatto, in una autonomia finalmente reale e concreta.

Il consigliere Francesco Agus, dei Progressisti, ha osservato che i ritardi nella formazione della di Giunta, per una sorta di scherzo del destino, hanno fatto coincidere primi interventi dei consiglieri regionali con la ricorrenza de Sa Die, una occasione che di consente di riflettere sulla Sardegna del passato in attesa di conoscere la Sardegna del futuro quando conosceremo governo regionale e programma. Il nostro passato secolare, ha detto ancora Agus, ci riporta ad una riflessione su nostri problemi di sempre, attraversati da di soprusi, dominazioni, governi per interposta persone e ministri di Roma che hanno creduto, sbagliando, di avere la ricetta giusta per Sardegna. Angioy, ha continuato Agus, è molto più di wikipedia, è il sogno vivo (allora come oggi) di una Sardegna libera capace di dialogare con tutti, in Italia ed Europa, con rapporti non subalterni; forse oggi abbiamo smesso di sognare e non possiamo permettercelo, perché ancora oggi il dibattito politico parla di noi come di una pedina nello scacchiere.  Il riferimento all’esperienza del Trentino, ha concluso Agus, ha un valore perché quella Regione ha saputo scrivere una storia di grande unità con il lavoro legislativo e la produzione significativa di importanti norme di attuazione, però va ricordato che tutto questo si costruisce soprattutto con le azioni concrete, con il rispetto delle garanzie dell’opposizioni e delle prassi consiliari consolidate: questo è fare l’unità dei sardi.

Al termine degli interventi dei gruppi ha preso la parola il presidente della Regione Christian Solinas che ha pronunciato il suo intervento in lingua sarda.

Dopo aver affermato che senza lingua non ci può essere vera identità, il presidente ha fatto un riferimento all’ingresso del sardo nella liturgia: «Est de importu mannu sa riforma liturgica a profetu de sa limba sarda, ca gai sos sardos poten faeddare con Deus in sa propria limba ma prus e prus Deus matessi in sa Missa nons faeddati in limba. Chustu cheret narrer chi su populu sardu vivet una esperientzia nova chi aperit unu camminu de fide. Su 28 aprile, sa Die de sa Sardigna, sa festa nazionale de sos Sardos, cuffirmat s’identitade de su populu sardu, ma diventat puru die nodida ca sa limba intrat in Creja e duncas a profettu de su populu de Deus. Su fattu est de ammonimentu a nois puliticos pro chi si faca intrare sa limba sarda in s’iscola. Oe, amus a comprendere totu chi sa consacrazione de sa limba in sa creja matzore de Casteddu e, unu cras, in totu sas crejas de Sardegna, petit, chene duda peruna, una cunsacratzione laica de sa limba in iscola e in totu sas istitutziones de s’Isula».

Soffermandosi poi sulla “lezione” dei moti del 1794, Solinas ha invitato i Sardi a riflettere su quale identità sia necessario costruire per il popolo sardo nel tempo che stiamo vivendo: “Bisonzat de affortire s’identidade territoriale, imbentare un’identidade turistica, economica, ambientale, una forma nova de pastoriu e da massaria. Sos prodotos pretziados in su mercadu mondiale sun sos prodottos identitarios, ca sun nostros e non de atteros. Sa calitade de s’abba, de s’aera, de su terrinu su sos fundamentos de s’isviluppu economico de sa Sardigna, mascamente pro s’identidade singulare chi l’at dadu sa natura. Ma pro li dare valore e profettu bisonzat da dare fortza a una cultura de rispettu e de investimentu”.

In conclusione, un messaggio positivo per il futuro: «Pro nois, supra sa Sardigna non pesat un’umbra de mancamentu e de fallimentu. Nois credimus in dunu tempus nou de fide e de ispera. Approntamus profeto e programmas pro leare unu caminu de creschida e de isviluppu pro su populu sardu. Amus cosas de contare e de produire: b’at meda da narrere e meda prus de faghere».

Augurios sincheros de bona Die de sa Sardigna, Augurios mannos pro sa festa de su Populu Sardu.

Al termine di quest’ultimo intervento, il presidente ha tolto la seduta, riconvocando il Consiglio a domicilio. I lavori dell’Aula sono proseguiti in seduta informale.

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Il presidente del Consiglio regionale, in apertura della seduta convocata per celebrare Sa Die de sa Sardigna, ha ricordato la figura di Salvatorangelo Mereu, ex presidente nei primi due anni della X legislatura, dal 17 luglio 1989 al 26 novembre 1991, scomparso la notte scorsa, all’età di 84 anni.

Sindaco di Senorbì per oltre 20 anni, Lello Mereu è stato una figura di primissimo piano del Partito Socialista nella Prima Repubblica.

Consigliere regionale per 11 anni, Mereu è stato anche assessore all’Ambiente nella Giunta presieduta da Antonello Cabras.

Nella sua lunga stagione politica è sempre stato un punto di riferimento per la sua vicinanza alle problematiche sociali

Particolarmente apprezzata era la sua grande carica di umanità e la sua lealtà nei rapporti istituzionali.

 

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L’associazione consorzi industriali provinciali della Sardegna ha chiesto un incontro al presidente della Regione Christian Solinas, dopo il commissariamento degli enti..

«Le scriviamo in riferimento alla nota n. 0003039 del 24/04/2019 avente ad oggetto: legge reg. 10/2008 di riordino delle funzioni in materia di aree industriali. Indirizzi e direttive per il completamento e la definizione della riforma – si legge in una nota dell’Associs -. I consorzi industriali provinciali della Sardegna sono, a nostro avviso, in linea con la legge Severino. Lo confermano diversi pareri dell’Anac (su tutti si veda in allegato UVMAC/2890/2016) che inquadrano i Consorzi industriali provinciali sardi come enti pubblici economici di livello provinciale; l’Anac stabilisce che per incarichi di amministratore di ente pubblico si intendono “gli incarichi di Presidente con deleghe gestionali dirette e amministratore delegato o assimilabili”.»

«Le eventuali inconferibilità e incompatibilità sarebbero riferibili ai soli casi di “amministratore di ente pubblico” come precedentemente definito – aggiunge l’Associs –. Si evidenzia che in nessun Consorzio della Sardegna possono essere configurate posizioni come sopra descritte. Tutto ciò premesso i Consorzi industriali sardi restano in attesa dello schema di Statuto Unico che questa Amministrazione Regionale vorrà approvare. Cogliamo l’occasione per chiederle un incontro nel quale poterle illustrare le attività che i consorzi stanno realizzando a sostegno dello sviluppo industriale dei nostri territori.»

 

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Due giovani sono stati denunciati per le scritte sul Palazzo Comunale di Iglesias in via Isonzo effettuate con spray di colore rosso, nella notte tra venerdì e sabato, riportanti frasi offensive e minacciose contro carabinieri e polizia oltre ad alcuni simboli come croci o “A” anarchiche. Le indagini di Carabinieri e Polizia sono scattate immediatamente ed unendo gli sforzi sono iniziati da subito accertamenti e perquisizioni. Sono state però le telecamere di sorveglianza a dare l’input importante: sono stati ripresi due giovanissimi scavalcare i cancelli del Comune per fare le scritte sui muri. Alcune caratteristiche inequivocabili, come tatuaggi sul viso, hanno immediatamente portato gli operanti a sospettare un 21enne di Iglesias con alcuni precedenti di polizia: nella mattinata di domenica il giovane è stato sottoposto a perquisizione e trovato in compagnia di un conoscente di Uta, anche egli 21enne con precedenti per droga, che da subito è sembrato corrispondere alla seconda persona inquadrata dalle telecamere. I due, infine, hanno confessato: oltre al vilipendio delle istituzioni, alle minacce aggravate e l’oltraggio, dovranno rispondere anche del danneggiamento al palazzo comunale che ha costretto gli operai a rimuovere immediatamente le scritte. Alla base del gesto semplicemente livore per dei controlli, legittimi, ai quali erano stati sottoposti in tempi recenti. I due sono stati denunciati dalla Stazione dei Carabinieri di Iglesias e dal Commissariato di Polizia, che hanno operato congiuntamente.

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La Dinamo Banco di Sardegna ha battuto anche la Leonessa Brescia 95 a 87 con un ultimo quarto strepitoso, 31 a 15. È la settima vittoria consecutiva in campionato, la 13esima tra campionato e Fiba Europe Cup. MVP del match è stato Rashawn Thomas, autore di 30 punti (12 nei primi 10′) 27 di valutazione. In grande evidenza anche Dyshawn Pierre, autore di 13 punti, 8 rimbalzi, 4 assist, 24 di valutazione; Marco Spissu, 17 punti, 5 rimbalzi e 6 assist, 23 di valutazione; ed Achille Polonara. La Dinamo ha dominato anche oggi ai rimbalzi, 48 a 34. Alla Leonessa Brescia non è bastato un eccezionale Abass Abass, autore di 32 punti, 40 di valutazione. E mercoledì c’è la finale di ritorno europea sul campo del S. Oliver Wurzburg che la Dinamo affronterà partendo dal vantaggio di 5 punti accumulato a Sassari.

La Dinamo ha iniziato alla grande, 25 a 17 al 10′ con 12 punti di uno scatenato Rashawn Thomas, ma ha subito la reazione della Leonessa che ha ridotto a 3 punti il ritardo all’intervallo lungo. L’avvio del terzo quarto è stato choccante, 15 a 2 per la Leonessa, con cinque triple consecutive. Il ritardo è cresciuto fino a 11 punti, poi la Dinamo ha iniziato la rimonta, chiudendo a -8 al 30′. In avvio di ultimo quarto la Leonessa ha avuto ancora uno scatto in avanti, che trascinata da Abass Abass, è tornata 10 punti avanti, ma a quel punto la Dinamo ha iniziato il suo show, contro il quale la Leonessa non ha saputo opporre resistenza. I numeri degli ultimi 1o’ parlano chiaro: 31 a 15!

Con i due punti odierni, la Dinamo sale al quinto posto in classifica, con gli stessi 32 punti di Trentino e Trieste ma in vantaggio nei confronti diretti, e a due soli punti dal quarto posto, occupato da Brindisi. Nelle prossime e ultime due giornate della regular season, la Dinamo giocherà a Trieste e in casa con Cantù.

«Una bella partita giocata da entrambe le squadre, complimenti a Sassari per come l’ha vinta, c’è tanto rammarico da parte nostra visto l’approccio del terzo quarto – ha detto a fine partita il coach ospite Andrea Diana -. Chiaramente nell’ultima frazione abbiamo sofferto l’energia sassarese, i 21 rimbalzi offensivi concessi e le 13 palle perse in una partita punto a punto vanno a pesare sul risultato finale, ci è mancato il cinismo giusto per allungare e chiuderla.»

«È stata una partita un po’ particolare, siamo partiti bene poi ci siamo fatti riprendere – ha commentato Marco Spissu -. Nel terzo quarto hanno preso un bel vantaggio ma grazie alla nostra energia siamo tornati in vantaggio, con il grande aiuto del pubblico. Abbiamo giocato con la testa leggera, senza pensare troppo, come ci aveva detto coach Poz, dosando bene le energie e sfruttando l’inerzia dalla nostra. Negli ultimi minuti abbiamo mantenuto la lucidità con un grande gioco di squadra, andando in contropiede, correndo e segnando canestri importanti. Poi Rashawn in questo momento è immarcabile quindi speriamo faccia canestro così anche tra qualche giorno. L’abbiamo portata a casa, sono 2 punti fondamentali per noi. Vivo questo momento con i piedi ben saldi per terra ma con la testa rivolta verso l’alto – ha concluso Marco Spissu -, stasera festeggerò un po’ ma poi testa a Wurzburg, mercoledì c’è una finale da vincere.»

Dinamo Banco di Sardegna 95 – Leonessa Brescia 87

Parziali: 25 a 17; 16 a 21; 23 a 24; 31 a 15.

Progressivi: 25 a 17; 41 a 38; 64 a 72; 95 a 87.

Dinamo Banco di Sardegna: Spissu 17, Smith 3, Bamforth, Carter 2, Devecchi, Magro, Pierre 13, Gentile 12, Thomas 30, Polonara 10, Cooley 8. All. Gianmarco Pozzecco.

Leonessa Brescia: Hamilton 15, Abass 32, Veronesi, Vitali12, Laquintana 2, Cunningham 4, Caroli, Beverly 2, Zerini 2, Moss 11, Sacchetti 7. All. Andrea Diana.

Rashawn Thomas. Fonte: www.dinamobasket.com .