15 November, 2024
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Solo metà delle famiglie sarde può usare la rete dati ad altissima velocità.

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Poco più della metà delle famiglie sarde ha accesso alla banda ultra larga. Infatti, il 53,8% della popolazione della Sardegna è servita dalla rete dati ad altissima velocità.

Lo rivela un dossier dell’Ufficio studi di Confartigianato Sardegna, sulla “Copertura con connettività in banda ultra larga delle famiglie sarde”, sui dati AGCOM del dicembre 2018, in base al quale solo una fetta limitata dei sardi può beneficiare di un servizio divenuto, praticamente, essenziale.

L’elaborazione sull’offerta di accesso ad Internet in banda ultra larga, rivela come la nostra Isola, a livello nazionale, con una copertura del 53,8% della popolazione (dato composto da una quota del 28,5% relativa alla velocità 30-100 Mbps e da una quota del 25,2% relativa alla velocità 100-1.000 Mbps), occupi appena il 15esimo posto. Nella classifica, la cui media nazionale è del 66% di copertura della popolazione, primeggiano la Puglia con l’82,3%, la Sicilia con il 77,2%, la Liguria con il 75,7%, il Lazio con il 73,9% e la Campania con il 72,3% mentre mostrano una copertura nettamente distante dalla media, su cui influisce anche la morfologia del territorio, la Valle d’Aosta con il 28,7%, il Molise con il 37,6% e il Trentino-Alto Adige con il 39,2%.

«Pur riconoscendo gli sforzi fatti per il potenziamento della Banda Ultra Larga per abbattere il digital divide nell’intero territorio regionale, nonostante le difficoltà legate all’orografia sarda – commenta Antonio Matzutzi, Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – dobbiamo dire che siamo ancora troppo distanti sia dalla media nazionale, sia dalla percentuale raggiunta da altre regioni italiane”. “In un momento come questo, dove la competitività delle imprese passa anche dalla possibilità di accedere a velocità di connessione adeguate – sottolinea il Presidente – occorre completare la realizzazione delle infrastrutture, far passare la fibra e “accenderla”, per renderla effettivamente fruibile dai cittadini e dalle imprese.»

Il dossier, a livello nazionale, evidenzia come nel 2012 solo il 37,2% delle famiglie accedesse al web con connessione fissa a banda larga, percentuale arrivata al 48,8% del 2016, registrando una crescita del 28,8% in pochi anni.

A livello provinciale sardo, le più fortunate sono le famiglie di Cagliari, il cui territorio è coperto al 72%. Seguono quelle di Sassari (copertura al 55,9%), del Medio Campidano (55%), Carbonia-Iglesias (49%), Olbia Tempio (41,2%), Nuoro (38,6%), Oristano (32,3%). Chiude, ultima nell’Isola e a livello nazionale, l’Ogliastra con solo il 13,2% dei nuclei familiari coperti.

A livello nazionale, le famiglie più servite dalla banda ultra larga risiedono principalmente nel Mezzogiorno e sono quelle di Bari (91,5%), Prato (90,1%), Siracusa (88,3%), Barletta-Andria-Trani (87,7%) e Napoli (87,5%) mentre all’opposto le meno servite sono quelle di Ogliastra (13,2%), Valle d’Aosta (28,7%), Isernia (30,8%), L’Aquila (31,6%) e Rieti (31,7%).

L’analisi evidenza come presentino una copertura più bassa della media, proprio alcune delle regioni più esposte alla concorrenza internazionale: tra le maggiori regioni esportatrici solo la quota di famiglie servite da banda ultra larga del 68,1% rilevata per l’Emilia-Romagna supera la media nazionale; al di sotto della media nazionale la Lombardia con il 64,6%, il Piemonte con il 57,6% ed il Veneto con il 56,9%, che scivola al tredicesimo posto nel ranking regionale.

«La fibra è la strada migliore – aggiunge il presidente di Confartigianato Sardegna – ma ci vorranno anni prima che la nostra regione sia completamente cablata. E dunque nel frattempo bisogna garantire comunque il servizio adeguato e fare il modo che la banda larga arrivi negli edifici facendo leva su tecnologie alternative al cavo. Non possiamo permetterci che la Sardegna continui a restare indietro, ed è per questo che bisogna garantire soluzioni valide

Confartigianato Sardegna quindi accende i riflettori sul ruolo che tecnologie alternative, come quelle wireless e satellitari, che possono giocare nella partita della banda larga italiana. Anche perché gli intoppi di natura tecnica e burocratica che continuano a ostacolare il cammino italiano dell’Internet ad alta velocità non saranno di facile rimozione.

L’associazione artigiana ricorda anche come solo il 10% degli edifici possa dirsi “adeguatamente predisposto” per assicurare il diritto inderogabile di libertà delle persone nell’uso dei mezzi di comunicazione elettronica nonché favorire la riduzione dei costi di installazione di impianti per le comunicazioni elettroniche. Il 90% degli impianti per le comunicazioni elettroniche è (potenzialmente) soggetto ad interventi di integrazione/modifica/adeguamento nel corso della “vita” dell’edificio, con una frequenza maggiore rispetto ad ogni altro impianto. Ma nel 60% dei casi la percentuale delle “rinunce” è dovuta alla mancanza di adeguati spazi installativi.

«Per il sistema produttivo, la Banda ultra larga significa maggiore attività e possibilità di competere sui mercati di tutto il mondo – conclude Antonio Matzutzi e, soprattutto, significherebbe dare risposta alla crescente richiesta di servizi Internet, portali web, software e commercio elettronico. Un mercato in espansione che, tuttavia, sconta i ritardi infrastrutturali di tutto il Paese

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