2 November, 2024
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Il Doc-Film di Salvatore Garau “La Tela” è stato invitato ai festival di New York (8-9 luglio 2019) e Rio De Janeiro (23-25 agosto 2019).

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Continua il riconoscimento internazionale per il doc-film “La Tela” dell’artista sardo Salvatore Garau, interamente girato all’interno del Casa di reclusione “Salvatore Soro” di Massana in Provincia di Oristano, Sardegna.

Dopo essere stato premiato in aprile al Dada Saheb Phalke Film Festival di Nuova Dehli con la menzione d’onore da parte della giuria (premio assegnato anche all’altro corto di Salvatore Garau Futuri Affreschi Italiani), e aver partecipato al Portugal International Film Festival di Porto, e nuovamente in India al Buddha International Film Festival di Pune e al Bangalore Shorts Film Festival,  il doc-film LA TELA è stato invitato al “Dumbo Film Festival” (New York, 8-9 luglio 2019) ed al “Brazil International Film Festival” (Teresópolis, Rio de Janeiro, 23-25 agosto 2019).

Nel ruolo inedito di regista, con al fianco Fabio Olmi come direttore della fotografia, Salvatore Garau ha realizzato e interamente autofinanziato, in collaborazione con la Blue Film di Roma, un doc-film poetico della durata di 60 minuti, che racconta la realizzazione di un dipinto su una grande tela (cm. 200×500) insieme ad alcuni detenuti.

Un’esperienza che ha visto confrontarsi due esistenze, quella dell’artista e uomo libero per la società con quella di uomini non artisti e non liberi detenuti dalla società, ma che insieme sono riuscite a comunicare e a mettere su una tela bianca un forte scambio di energie, partendo da un’idea artistica condivisa.

Il risultato è stata una doppia opera, pittorica e filmica, di grande impatto visivo ed emotivo, espressione della contaminazione tra l’esperienza dell’artista e la capacità artistica grezza e inespressa, ma ugualmente potente dei detenuti, che con i loro vissuti personali di esistenze interrotte hanno influenzato la stessa libertà creativa.

Salvatore Garau: «La creatività è apertura spirituale, richiede concentrazione, il più delle volte solitudine. Questa condizione è essenziale non solo per gli artisti, ma per tutti. Le riprese di un film sulla creazione di una grande quadro, insieme a persone che non avevamo mai dipinto nella loro vita e detenute, non hanno potuto, inizialmente, avere uno schema preciso. Tutto è stato inevitabilmente filtrato dalle sensazioni e dalle emozioni di chi vive in un contesto in cui si è privati della propria libertà mentale e spirituale ancor prima che fisica. Il documentario segue, esattamente, lo sviluppo di un progetto che ha mostrato il potere dell’arte, la presa di coscienza lenta ma costante da parte dei detenuti di riscoprirsi uomini liberi dentro, grazie a un gesto di pura libertà come quello di dipingere. Questo è stato possibile perché “La Tela”, ancor prima che un progetto creativo pittorico e cinematografico, è stato un equo dare e avere fra chi per la società è libero, e chi non lo è».

Nelle intenzioni di Salvatore Garau non c’è mi stata la volontà di creare un documentario sulla “situazione delle carceri”, né tanto meno la volontà di giudicare o rendere eroi i detenuti.

Per l’artista l’obiettivo era uno solo: creare un’opera al di fuori della retorica e con una tensione artistica a sé stante e capace di far comprendere che, per chi tutti i giorni convive con una pena materiale e una psicologica invisibile ma altrettanto drammatica, dipingere e raccontare – come qualsiasi altra forma artistica – è un modo prezioso per alimentare la mente e stimolare il pensiero.

Fabio Olmi: «L’arte è una valvola di sfogo fondamentale a quel cumulo di speranze e solitudini che regolano e riempiono il tempo dei detenuti. Un modo per riscoprire una parte di sé che non si riconosceva più e per prendere consapevolezza della propria unicità, nonostante una condizione carceraria che porta a annullare le individualità, rendendo uomini e donne tutti uguali».

La realizzazione del docufilm “La Tela” è stata possibile grazie alla disponibilità di Pier Luigi Farci, Direttore della Casa di Reclusione, della Polizia Penitenziaria, e Davide Pia, Mauro Porcu, Simone Niola, Giovanni Corodda, Carlo Usai e Marco Palumbo, i detenuti, che hanno partecipato alla realizzazione del dipinto e del film.

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giampaolo.cirronis@gmail.com

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