L’Aou di Sassari forma i pazienti che svolgono la dialisi peritoneale a domicilio ed i familiari che ne condividono l’esperienza.
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Un incontro educativo dedicato ai pazienti che svolgono la dialisi peritoneale a domicilio e ai familiari che ne condividono l’esperienza, mirato ad una migliore conoscenza della malattia renale cronica avanzata e alla gestione del trattamento. È stato questo il tema centrale della riunione organizzata nei giorni scorsi dalla struttura complessa di Nefrologia, Dialisi e Trapianto dell’Aou di Sassari, all’hotel Carlo Felice.
La dialisi peritoneale costituisce in Italia, e nel mondo, la metodica dialitica domiciliare più diffusa. È un trattamento continuo e fisiologico, con molti vantaggi clinici rispetto all’emodialisi. Per essere in grado di gestirla, prendersi cura di sé e collaborare con il personale sanitario – è stato detto durante l’incontro – il paziente e i familiari devono essere formati alla gestione del trattamento, attraverso fasi di apprendimento costanti e ripetute nel tempo.
«Il paziente che svolge la Dialisi Peritoneale – spiega Maria Cossu, direttore della Struttura Complessa di Nefrologia, Dialisi e Trapianto dell’AOU di Sassari – può organizzare al meglio la propria vita, perché non è legato al trattamento in ospedale.»
Il vantaggio è quello di potersi spostare portando con sé l’attrezzatura. L’Aou di Sassari ha stipulato un contratto con l’azienda fornitrice del servizio che recapita a domicilio del paziente il materiale per la dialisi peritoneale e ne garantisce la fornitura anche negli spostamenti in Italia e all’estero.
«Il trattamento – aggiunge Vincenzo Fanelli, responsabile del Servizio di dialisi peritoneale e responsabile scientifico dell’incontro – viene eseguito in molti casi con una metodica automatizzata notturna che si giova di un controllo remoto dal nostro centro, attraverso un sistema cloud via modem telefonico. Questo, a esempio ha consentito a un paziente sassarese, che per diversi mesi all’anno vive in Sud America, di ricevere anche all’estero il materiale e avere un controllo terapeutico a distanza.»
La struttura sassarese segue 35 pazienti, tra questi alcuni bambini dai primi mesi di vita in dialisi peritoneale. Il più piccolo – fanno sapere i medici della Nefrologia, dialisi e trapianto – ha un anno e sarà al più presto avviato al trapianto, mentre un altro è stato trapiantato all’età di due anni, attualmente ha 10 anni e conduce una vita normale.
«Lo scopo – riprende Maria Cossu – è quello di garantire al paziente la migliore qualità di vita e la possibiità di trapianto». E sabato durante l’incontro erano presenti proprio alcuni pazienti trapiantati che in passato hanno svolto la dialisi peritoneale e che hanno portato la loro testimonianza.
All’incontro hanno partecipato i medici e infermieri della struttura di Nefrologia, Dialisi e Trapianto. Si è discusso dell’igiene e della prevenzione delle infezioni, e con la dottoressa Maria Piredda del comportamento alimentare e dell’esercizio fisico, mentre il dottor Milco Ciccarese ha introdotto l’argomento dei trapianti di rene.
A parlare invece della gestione del paziente, nella parte riservata alla formazione e addestramento del paziente e del familiare, è stata Vanna Porcu, infermiera dedicata alla dialisi peritoneale.
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