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Per il decimo anno l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sardegna ha presentato alcune delle ricerche più rilevanti svolte dai suoi laboratori negli ultimi due anni. Presso la sala convegni della Promocamera di Sassari si sono dati appuntamento i ricercatori che operano nel campo della salute animale e della sicurezza alimentare dell’Isola, per fare il punto sullo stato dell’arte della ricerca negli ultimi due anni e sulle prospettive normative e finanziarie.
Dal convegno è emerso come sia prioritario mantenere alti standard di qualità e di quantità della ricerca, per poter accedere ai fondi messi a disposizione annualmente dal ministero della Salute (la cosiddetta ricerca corrente). I requisiti dei diversi enti di ricerca vengono valutati annualmente dal Ministero, tramite una serie di indicatori che monitorano il carattere innovativo della ricerca e la sua ricaduta nei diversi ambiti sanitari (numero delle pubblicazioni, produzione di protocolli e metodi sperimentali, numero di report tecnici prodotti, personale coinvolto nella ricerca ecc.).
«Questi parametri – evidenzia il direttore dell’Istituto Zooprofilattico Alberto Laddomada – negli ultimi anni sono in costante miglioramento. Nel 2018 i progetti che fanno capo alla ricerca corrente ammontano a 607.000 euro, il finanziamento per l’Istituto è dunque cresciuto di 50.000 euro rispetto al 2017. Così come sono aumentate considerevolmente le collaborazioni, cooperazioni comunitarie o internazionali.»
Nel triennio passato, la mole complessiva di attività e di finanziamenti per la ricerca dell’Istituto è cresciuta anche in base alla capacità di attrarre ulteriori finanziamenti che si aggiungono a quelli sulla ricerca corrente. Solo nel corso del 2018 ai finanziamenti per progetti di ricerca corrente si sono aggiunti circa 480.000 di risorse esterne. Fra questi, un programma di ricerca per l’utilizzo degli scarti di macellazione (progetto PRISMA), che vede un importo di più di € 68.000, un progetto relativo ad uno studio sulla Peste Suina Africana, finanziato con 100.000 euro, e un progetto strategico del Ministero dell’Università e Ricerca finanziato per circa 150.000 euro.
La previsione per il 2019 è di incrementare ulteriormente sia la ricerca corrente che, soprattutto, la ricerca derivante da progetti specifici. In cantiere l’Istituto ha già due importanti attività.
Uno è il progetto Helix, progetto per il recupero della sostanza mucosa dalle chiocciole a fini cosmetici e farmaceutici, finanziato dal ministero della Ricerca e dal Fondo Europeo di Coesione per un totale di € 3.283.999 (di cui € 1.281.000 all’Istituto Zooprofilattico come capofila di un partenariato nazionale).
L’altro importante progetto, finanziato recentemente, riguarda la ricerca sul vaccino per la PSA, nella sua variante differente da quella sarda che sta aggredendo est Europa e Oriente del mondo, presentato sui finanziamenti Horizon 2020. E’ il progetto VACDIVA – A safe DIVA sus scrofa vaccine for African Swine Fever control – vedrà un finanziamento per l’Istituto di circa € 400.000 per quattro anni.
Pierfrancesco Catarci, della Direzione Generale della Sanità animale e farmaci veterinari, ha illustrato poi confortanti prospettive per la stabilizzazione dei precari della ricerca dell’Istituto attraverso la prossima finalizzazione della cosiddetta “Piramide della ricerca”, che prevede una loro stabilizzazione all’interno del comparto del Servizio Sanitario Nazionale.
La giornata è proseguita con la presentazione di alcune delle ricerche condotte dall’Istituto negli ultimi due anni: uno studio sulla Leptospirosi (a cura di Maria Nicoletta Ponti), su lentivirus di ovini e suini (responsabile Ciriaco Ligios), peste Suina africana (Annalisa Oggiano) su microrganismi patogeni emergenti (Sebastiano Virgilio), su vibrioni ittici in molluschi bivalvi (Fulvio Salati), sugli allergeni ittici negli alimenti (Bruna Vodret) e infine sugli stafilococchi coagulasi-negativi (Sebastiana Tola)