24 November, 2024
Home2019Giugno (Page 56)

Andrè Ramos, Dmitry Kozmin, Christoffer Haghdal e Boris Nicolai. Sono queste le prime quattro medaglie d’oro assegnate al BISFed Boccia Regional Open di Olbia. La giornata interamente dedicata alle fasi a eliminazione diretta dell’Individual ha premiato, soprattutto, la selezione portoghese, capace di aggiungere ben quattro punti al proprio medagliere. Nel derby tutto di marca lusitana previsto per la finalissima della BC1, Andrè Ramos – numero 20 del ranking BISFed – è riuscito ad avere la meglio in maniera piuttosto netta sul compagno Antonio Marques, sconfitto con un perentorio 7-0. Il terzo gradino del podio è andato invece all’esperto olandese Daniel Perez (favorito della vigilia), capace di regolare al tie break il russo Mikhail Gutnik. La Russia è riuscita invece a centrare l’oro nella categoria BC2, che ha visto il trionfo di Dmitry Kozmin (testa di serie numero 10 al mondo). Nulla da fare per l’israeliano Nadav Levi, sconfitto per 3-1 e costretto ad accontentarsi della medaglia d’argento. La finale per il terzo e quarto posto ha invece sorriso all’olandese Bernd Meints, vittorioso di misura sul quotato portoghese Abilio Valente (8-7).

La finale più tirata è stata senza ombra di dubbio quella della categoria BC3, che ha visto confrontarsi due outsider come l’astro nascente Samir Van der Beken (Francia) e la sorpresa svedese Christoffer Haghdal. Quest’ultimo, numero 33 del ranking BISFed e lanciato verso la conquista di un posto alle Paralimpiadi di Tokyo 2020, ha prevalso al tie break dopo il pari per 3 a 3 al termine dei quattro end regolamentari. La BC4, infine, ha registrato il dominio del tedesco Boris Nicolai, che ha rispettato in pieno i favori del pronostico regolando prima il forte ucraino Kolinko in semifinale, poi l’esperta portoghese Carla Oliveira nell’atto conclusivo. Kolinko si è consolato con la medaglia di bronzo, ottenuta dopo aver superato al tie break il coraggioso spagnolo Vasile Agache.

Oggi, al PalAltoGusto, si riaccendono i fari sulla selezione azzurra, che dopo aver salutato al primo turno le competizioni individuali, proverà a rifarsi nelle gare a coppie e a squadre. Particolari speranze sono riposte nella coppia BC3, composta da Mirco Garavaglia e Carlotta Visconti. Nonostante una sfortunata prima fase di torneo, entrambi sono parsi in buono stato di forma.

“La Regione è vicina alla realtà di tutti i territori dell’Isola e sapremo tradurre in azioni puntuali ed efficaci le esigenze e i bisogni manifestati”. Lo ha detto il presidente della Regione, Christian Solinas incontrando gli amministratori locali del Goceano e del Logudoro. Alla riunione avvenuta nella struttura diocesiana “Casa Betania”, erano presenti gli amministratori di Pattada, Ozieri, Ardara, Nughedu San Nicolò, Nule, Bultei, Anela e Bono. Sul tavolo, i problemi della viabilità, del comparto forestale e agricolo e del tessuto produttivo delle imprese. Altro tema al centro dell’interesse, lo spopolamento, per il quale il presidente ha assicurato il massimo impegno per mettere in campo azioni in grado di contrastare questo fenomeno.


“La soddisfazione delle mamme a cui ho comunicato che nel processo decisionale sarebbero state coinvolte attraverso le associazioni ed i comitati del territorio, restituisce un quadro diverso da quello descritto dal consigliere Carola”. Così l’assessore regionale della Sanità Mario Nieddu risponde alle dichiarazioni del consigliere comunale di La Maddalena sul punto nascita dell’isola, comparse sui quotidiani locali in seguito alla visita all’Ospedale Paolo Merlo. “La valutazione – aggiunge l’assessore Mario Nieddu -è il primo passo per qualsiasi decisione ed è la ragione per cui ho voluto visitare di persona l’ospedale. Sono felice che il sopralluogo sia stata anche occasione per un confronto onesto con le mamme. Il messaggio è chiaro: sui punti nascita abbiamo delle norme nazionali da rispettare, ma questo non solo non ci impedisce di approfondire, portare avanti istanze ed elaborare soluzioni che tengano conto delle peculiarità del territorio, ma è anche la ragione per cui stiamo approntando gli Stati generali della Salute, in cui i territori avranno un ruolo attivo in questo senso”. Presente alla visita a La Maddalena anche il consigliere regionale Dario Giagoni. “L’attenzione e la volontà di stabilire un dialogo con il territorio – ha sottolineato Dario Giagoni – rappresenta già, di per sé, un segno di netta discontinuità con una politica che ha fatto l’esatto opposto per cinque anni, portando confusione e impoverimento del nostro sistema sanitario. Identificare l’assessore Nieddu con l’assessore Luigi Arru, anche solo nelle intenzioni, è quantomeno fuori luogo. Parlare di sicurezza quando c’è di mezzo la salute dei cittadini, è indice del fatto che i problemi si stanno affrontando con serietà e coscienza. Da questo punto di vista, da parte di chi sul territorio riveste un ruolo politico, anche se di minoranza, ci aspettiamo un atteggiamento costruttivo.”

Sono trascorse diverse stagioni da quando il Comitato per l’inserimento del principio di insularità in Costituzione ha coinvolto le comunità regionale e nazionale, e tutti gli schieramenti politici, perché la richiesta al Parlamento fosse percepita globalmente come un’azione del popolo sardo mobilitatosi attraverso gli strumenti concessi dalla Costituzione.Nonostante il mutato quadro politico nazionale e regionale, si attendono azioni concrete perché il riconoscimento diventi realtà legislativa atta ad emancipare la Sardegna dallo stato di perenne contrattazione con i vari governi che si succedono. La disparità che l’isola subisce si è ben appalesata con la non elezione di alcun candidato sardo al Parlamento UE a fronte della folta rappresentanza siciliana; tale anche in virtù dei voti dei Sardi. Condividendo tuttavia la Sicilia la battaglia per l’Insularità sarebbe stato un paradosso la rinuncia ad un parlamentare in favore della Sardegna. E’ scontato di conseguenza che il riconoscimento richiesto presuppone anche la ridefinizione dei collegi elettorali. Il Comitato continua a voler essere portavoce dei sardi e a voler riunire le forze politiche, le rappresentanze della cultura e della ricerca, a prova che élite e popolo devono e possono cooperare per il bene comune. Per due volte una cospicua percentuale di Sardi ha sottoscritto la volontà di aderire prima al Referendum e poi alla proposta di legge popolare da portare al Parlamento. Nel mentre altre Regioni più ricche si sono mosse per avere più autonomia e maggiori vantaggi economici. Vantaggi che aumenteranno le disparità tra loro, la nostra isola, e le altre che si sono unite alla Sardegna nell’azione che ha quale obiettivo il superamento della condizione geografica come ostativa per le pari opportunità. La Costituzione non prevede diseguaglianze tra cittadini nel godere i diritti fondamentali: istruzione, salute, accesso al lavoro, mobilità. Spesso in Sardegna non sono diritti goduti con la stessa agibilità delle altre regioni. Il Comitato è convinto che persistere nel negare pari opportunità non solo è incostituzionale ma: 1. accrescerà ulteriormente il divario economico con il resto del Paese anche per la contribuzione fiscale negativa che la pone al penultimo posto, davanti alla sola Calabria; 2. continuerà a porre l’isola nella condizione assistenziale da rigettare 3. isolerà sempre più l’economia della Sardegna da quella globale accrescendo la dipendenza che contraddice le dignità sancite dalla Costituzione. Il Comitato per l’insularità ritiene, dunque, che l’attuale condizione contraddica gli artt. 2 e 3 della Costituzione che impongono “l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale” e di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”. Ecco perché l’azione che abbiamo promosso non è la difesa di maggiore assistenza pubblica, bensì l’infrastrutturazione, materiale e immateriale, nella traiettoria dei compiuti diritti per tutti i cittadini. A tutt’oggi sono inattuati lo stesso diritto primario al lavoro, con una crescente emigrazione anche qualificata; quello sancito dall’art. 9 ovvero all’istruzione, con territori ultimi nelle valutazioni internazionali e nazionali, e al rispetto del paesaggio e dell’ambiente in contraddizione con il principio comunitario, ad esempio, del “chi inquina paga”, pilastro sul quale si sono sviluppate le politiche ambientali della comunità europea a partire dagli anni ’70; ed è inattuato l’art. 32 sul diritto alla salute, che appare quanto mai indebolito in Sardegna, al punto da indurre una crescita della mobilità passiva che –lungi dall’essere l’espressione della libera scelta del cittadino- rischia sempre di più di rappresentare la cartina di tornasole della crescente sofferenza del sistema. IN SARDEGNA, POSSIAMO AVERE “BUONA SANITA’” SENZA CHE SIA RICONOSCIUTA L’INSULARITA’? Non c’è dubbio che il buon funzionamento della sanità in un’isola abbia implicazioni diverse rispetto al resto d’Italia. Il trasferimento di un paziente da una regione all’altra, che presenta sicuramente criticità anche quando viene effettuato su gommato o su rotaia, diventa un vero e proprio pellegrinaggio quando riguarda le famiglie sarde, costrette a spostarsi oltre Tirreno. Ma altrettanto complesso è anche l’aggiornamento professionale di qualsiasi operatore di sanità oppure la possibilità di avere centri di riferimento per patologia che siano facilmente raggiungibili e abbiano sufficiente massa critica di prestazioni erogabili. E’, dunque, del tutto evidente la necessità di conoscere nel dettaglio tutti i numeri delle necessità sanitarie isolane per poter meglio articolare la risposta. Non si può, infatti, dimenticare come, secondo i dati CREA, nel 2017 la sanità regionale sarda è quella che ha il maggior costo pro capite in Italia (2137 euro/anno), con un numero di medici impegnati nel settore pubblico pari al 2,7 per mille, ben al di sopra della media nazionale, che è di 1,7 per mille abitanti. Rispetto alle assegnazioni del Fondo sanitario Nazionale per la garanzia dei Lea, che nel 2018 ammontano a circa 3016 milioni di euro/anno, la Sanità sarda spende annualmente almeno 300 milioni di euro in più. Ciò nonostante la performance del sistema (sempre misurata dal CREA Sanità) sia stata nel 2018 la peggiore d’Italia e la “qualità percepita” da parte del cittadino sia bassissima. Non va inoltre dimenticato come, a seguito dell’accordo con lo Stato del 2006, l’intero ammontare della spesa sanitaria gravi oggi sulle casse del bilancio della Sardegna: questo significa che abbiamo margini di organizzazione del nostro SSR assai più ampi delle altre regioni italiane e sostanzialmente non possiamo essere sottoposti a commissariamento da parte dello Stato (come invece avviene in molte altre regioni del sud che non hanno i conti in ordine), ma significa anche che –in assenza di una ricontrattazione del rapporto con lo Stato- siamo costretti a pagarci da soli tutti i costi, dirottando sulla sanità i soldi che potrebbero essere utilizzati in altri settori per garantire sviluppo e nuova economia. Gli 82 milioni di euro (è quasi il costo di un nuovo ospedale!) che –nel 2017- rappresentano il dato riferibile alla spesa per la mobilità passiva, cioè all’impatto sulle casse regionali dei pazienti sardi che scelgono (o sono costretti) di farsi curare fuori dai confini regionali, rappresentano la cartina di tornasole del problema: con questa somma che esce dal nostro bilancio e finisce nelle casse di altre regioni italiane, vengono pagati medici, apparecchiature tecnologiche, innovazione e ricerca di altri sistemi sanitari regionali, con conseguente ulteriore depauperamento del nostro sistema assistenziale. Al tema dell’insularità e della perifericità, in Sardegna si aggiunge quello della vastità dell’estensione del territorio, della difficoltosa mobilità interna e della dispersione della popolazione che inducono a pensare come almeno una parte del disavanzo annuo non sia legato a carenze organizzative, ma rappresenti il costo della insularità e della marginalità e come tale debba essere affrontato dallo Stato in termini di riequilibrio dei fondamentali diritti di salute, garantiti dall’articolo 32 della Costituzione. Diventa, dunque, inevitabile ed urgente ragionare sui costi dei trasporti, su quelli della formazione, su quelli relativi all’aggiornamento professionale, sulle difficoltà crescenti di garantire la presenza di specifiche specializzazioni sanitarie, che oggi sono moltiplicate dalla marginalità conseguente alla insularità e dalla spirale negativa innescata dalla carenza di risorse disponibili. Non c’è tempo da perdere. E’ senz’altro inevitabile che la classe dirigente sarda smetta di considerare la Sanità come terreno di conquista elettorale e di bottino politico e si interroghi invece in modo maturo sulla complessiva impostazione di un sistema che faccia i conti con le sempre più evidenti esigenze di sostenibilità. Ma, nel contempo, la comunità nazionale a cui apparteniamo deve prendere atto dello svantaggio che ci deriva dalla nostra condizione di insularità e perifericità! E’, pertanto, indispensabile: 1) Che la Sardegna ridiscuta il suo rapporto con lo Stato sulla sanità. I diritti di salute sono imprescindibili per ciascun cittadino italiano ed è elemento specifico di coesione sociale che essi siano garantiti in modo simile su tutto il territorio nazionale. E’ dunque inaccettabile che lo Stato assegni interamente alla Regione il compito di provvedere economicamente alla garanzia di tali diritti in quanto è del tutto evidente che la capacità di rendere disponibili risorse da parte di una regione che è in forte sofferenza economica, come la Sardegna, sia del tutto diversa rispetto a quella presente nelle regioni italiane più ricche. Se vogliamo continuare a garantire l’equità delle prestazioni e la universalità degli accessi che sono alla base della legge istitutiva del SSN, è indispensabile che la tutela dei Livelli di Assistenza sia affidata alla azione di controllo e di perequazione centrale dello Stato; 2) Che sia misurato e accertato il maggior costo per il sistema sanitario sardo di identici livelli di prestazione rispetto alle altre regioni italiane, derivante dall’insularità e dalla perifericità.

Domenica 9 giugno, a Cagliari, secondo appuntamento per 5×88, la rassegna dedicata al pianoforte solo organizzata dalla Fondazione di ricerca “Giuseppe Siotto”, sotto la direzione artistica della compositrice e pianista Irma Toudjian. La serata, in programma alle 21.00, nella suggestiva sede del Palazzo Siotto (via Dei Genovesi 114), vedrà protagonista il pianista cagliaritano Samuel Tanca. Per l’occasione, l’artista proporrà un programma che vuole essere un omaggio a grandi compositori della Sardegna come Franco Oppo, Ennio Porrino e Lao Silesu. L’appuntamento sarà introdotto dal presidente della fondazione “Siotto Aldo Accardo che si soffermerà in particolare sulla figura di Franco Oppo musicista, compositore e amico. Di Oppo verranno suonate le Berceuses, le Bagattelle e la Sonata, quest’ultima di notevole difficoltà esecutoria. Di Ennio Porrino sarà invece proposta la Serenade Passionée, mentre di Lao Silesu Samuel Tanca affronterà la Sonata drammatica. Chiusura di serata nel segno di Sergeij Prokofiev, con brani tratti dalle opere Romeo e Giulietta e Cenerentola.

Il consiglio comunale di Stintino approva a maggioranza il rendiconto della gestione 2018 e libera oltre 2 milioni di euro per le opere pubbliche. L’illustrazione del documento contabile è stata fatta dal sindaco di Stintino Antonio Diana. «Dall’analisi attenta dei vari capitoli – ha detto il primo cittadino – si nota che tutte le entrate sono state concretizzate. Questo significa che abbiamo speso tutto quello che avevamo previsto. Da segnalare, inoltre, l’aumento delle riscossioni, che hanno fatto registrare un’entrata di 8 milioni, maggiore rispetto alla previsione che si attestava intorno ai 7 milioni». È stato, invece, il consigliere di minoranza Pietro Maddau a chiedere spiegazioni per la mancata riduzione del fondo crediti di dubbia esigibilità e per i rilievi espressi relativamente alla contabilità economico-patrimoniale. Lo stesso consigliere, infine, si è detto soddisfatto per l’aumento della riscossione, riconducendolo alla nomina del nuovo responsabile dell’Area Tributi. È stato il segretario comunale Roberto Amerise a rispondere al consigliere Maddau sulle ragioni per le quali il fondo crediti di dubbia esigibilità non sia stato ridotto. Il dirigente ha evidenziato la natura di fondo rischi e ha sottolineato come la mancata riduzione costituisca nei fatti una maggior tutela per le finanze dell’Ente. Il sindaco quindi ha ricordato che «in base a quello che avevamo impegnato lo scorso anno, nel 2019 abbiamo fatto partire le gare d’appalto per la rotatoria di Ezzi Mannu, per i lavori al campo sportivo, quindi per le piste ciclabili e per la rete antincendio». Per quanto riguarda queste ultime opere,le piste ciclabili dal paese sino alla fine della strada panoramica quindi dalle Saline a Pazzona, le gare sono state aggiudicate proprio di recente. I lavori per il tratto della pista ciclabile sulla panoramica, aggiudicati alla ditta di Simaxis Conglomerati bituminosi, avranno un costo di poco superiore ai 465 mila euro. La seconda opera, invece, aggiudicata alla Sarda Costruzione Srl avrà un costo di poco inferiore ai 160 mila euro. La pista ciclabile della strada panoramica, già da tempo diventata strada a senso unico in ingresso, sarà realizzata su un lato della corsia stradale già esistente, delimitata da dei cordoli e resa sicura anche da un sistema di illuminazione. La pista che dalle Saline condurrà a Pazzona, invece, sarà realizzata su strada sterrata con pavimentazione in terra. Di recente aggiudicazione, infine, i lavori per la realizzazione di una rete idrica per l’approvvigionamento dell’impianto antincendio in località Le Saline, così da garantire una maggiore sicurezza nell’area del parcheggio, che avranno un costo di 220mila euro. A questi si aggiunge l’aggiudicazione della gara per il completamento e la valorizzazione per la fruizione turistica dei siti di importanza comunitaria Stagni di Pilo e Casaraccio, che consentirà l’avvio dei lavori di ripristino e manutenzione delle staccionate e di passerelle. Il costo delle opere è di 280mila euro.

«Considerare tutto il territorio regionale come zona omogenea per la Blue tongue, non soggetta a restrizioni nella movimentazione dei bovini da carne, è un danno enorme per le aziende zootecniche della Gallura e del Sassarese, aree dove il sierotipo 3 del virus è assente, a differenza del resto dell’isola». Ad affermarlo è il presidente della Confederazione italiana agricoltori del Nord Sardegna, Michele Orecchioni, che lancia un appello alla Regione, e in particolare al presidente della Giunta regionale e all’assessore alla Sanità: «Come è già stato fatto in altre zone d’Italia, la Regione non deve recepire la Legge 44/2019, dove, all’articolo 4bis, stabilisce, appunto, che tutto il territorio nazionale è area omogenea non soggetta a restrizioni e libera la movimentazione degli animali delle specie sensibili al virus della Blue tongue». Prima dell’entrata in vigore del Decreto emergenze, poi convertito nella legge 44/2019, le province di Cagliari, Nuoro e Oristano erano zone di restrizione per il sierotipo 3 della Blue Tongue. Restava escluso dalle restrizioni il nord Sardegna, dove il sierotipo 3 non è mai apparso. «Nel nord Sardegna ci sono molte aziende che avevano già un filo diretto commerciale con la Penisola per l’esportazione dei bovini da carne, canale commerciale che ora è compromesso essendo stato parificata la zona settentrionale dell’isola alle altre zone dove è stato individuato il sierotipo 3 della Blue Tongue – aggiunge Michele Orecchioni -. Questo sta avendo effetti devastanti per le aziende, perché gli acquirenti non si fidano più: solo ieri, per fare un esempio, sono stati annullati dei modelli di vendita di 4 animali destinati alla Toscana e al Lazio».

L’Italia si candida a diventare una delle capitali europee della boccia paralimpica. Non ha fin qui tradito le aspettative, infatti, il BISFed Regional Open di Olbia, entrato ormai nella sua fase cruciale. La kermesse organizzata dalla Fib in sinergia con Italyboccia si sta rivelando un’autentica festa di sport, contraddistinta dalla massiccia partecipazione della comunità locale e da un livello tecnico che si sta rivelando ancor più alto del previsto. La seconda giornata di gare del torneo individuale è stata intensissima, ma purtroppo non ha regalato particolari soddisfazioni agli azzurri. Nessuno di loro, infatti, è riuscito a strappare la qualificazione ai quarti di finale. Tanta sfortuna in particolare per Mirco Garavaglia. L’atleta più atteso nella BC3, in piena lotta per la qualificazione alle prossime Paralimpiadi di Tokyo, ha dovuto abbandonare le chances di passaggio del turno dopo la sconfitta contro il forte russo Maxim Vasilyev (2-4 il finale). A parziale consolazione è arrivato il bel successo di Carlotta Visconti sul tedesco Ilker Icoz (3-5), che ha permesso all’italiana di guadagnare il 13esimo posto finale nella BC3. Entrambi eliminati anche gli alfieri azzurri nella BC1: Diego Gilli non è riuscito a dare continuità all’incoraggiante successo in rimonta maturato nel corso della mattinata sul danese Daniel Qvist (2-3), e nel pomeriggio si è definitivamente arreso di fronte all’israeliano Orit Kelner (1-12). Doppio ko anche per Mauro Perrone, che non è riuscito a contrastare la forza e l’esperienza del lusitano Antonio Marques, numero 11 del ranking BISFed (2-6). Ha sfiorato la qualificazione Ciro Montanino, battuto solo al tie break dal croato Turkovic (3 pari al termine del quarto end), mentre Claudia Targa si è congedata con una sconfitta contro Nafihov (1-3) dopo aver però dato spettacolo nella sfida contro la georgiana Umekashvili (8-1). Il BISFed Regional Open della selezione azzurra non è ancora terminato: Garavaglia e compagni proveranno a rifarsi a partire da domenica, quando inizieranno le gare a coppie e a squadre. Questo il quadro dei quarti di finale:

BC1
Antonio Marques (Por) vs Martin Frkovic (Cro)
Mikhail Gutnik (Rus) vs Dora Basic (Cro)
Andrè Ramos (Por) vs Vladyslav Kukhta (Ucr)
Daniel Perez (Ola) vs Sergiy Yaremenko (Isr)

BC2
Dmitry Kozmin (Rus) vs Marko Turkovic (Cro)
Judith Bulthuis (Ola) vs Abilio Valente (Por)
Andrii Moroz (Ucr) vs Nadav Levi (Isr)
Bernd Meints (Ola) vs Nelson Fernandes (Por)

BC3
Jose Machedo (Por) vs Sonia Heckel (Fra)
Samir Van de Beken (Fra) vs Maxim Vasilyev (Rus)
Alexander Legostaev (Rus) vs Sebastian Hogrell (Sve)
Avelino Andrade (Por) vs Christoffer Haghdal (Sve)

BC4
Boris Nicolai (Ger) vs Kahyal Islamov (Aze)
Ivan Frolov (Rus) vs Artem Kolinko (Ucr)
Sergey Safin (Rus) vs Carla Olivera (Por)
Manuel Cruz (Por) vs Vasilie Agache (Spa)

Sarà Umana Reyer Venezia – Dinamo Banco di Sardegna la finale per l’assegnazione dello scudetto del basket italiano 2018/2019. La squadra di Walter De Raffaele ieri sera ha sbancato il campo della Vanoli Cremona di Meo Sacchetti con il largo punteggio di 79 a 69 (primo tempo 47 a 33), ribaltando così la serie di semifinale dall’1-2 al 3-2 definitivo. La partita è stata ampiamente dominata dalla squadra veneta, già avanti di 13 punti al termine del primo quarto (25 a 12) e di ben 19 punti al 30′ (67 a 48). Alla Vanoli non è riuscita la rimonta che pure aveva sfiorato in gara 4, passando nel finale da -22 a -3. Salta così l’accoppiamento di finale tra ha Dinamo e la squadra del coach del suo primo scudetto e dello storico triplete della stagione 2014/2015. La serie di finale, al meglio delle 7 partite, scatterà lunedì 10 giugno a Venezia (l’Umana Reyer ha il vantaggio del fattore campo per l’eventuale “bella”, che le deriva dal miglior piazzamento acquisito al termine della “regular season”, seconda contro quarta)

La Dinamo arriva a questa finale reduce da una striscia vincente incredibile di ben 22 partite consecutive, 15 in campionato tra “regular season” e playoff (3 a 0 sia a Brindisi sia a Milano, dominatrice della “regular season”) e 7 in Fiba Europe Cup (vinta). L’ultima sconfitta della squadra di Gianmarco Pozzecco risale al 10 marzo, sesta giornata di ritorno della “regular season”, maturata proprio sul parquet del Taliercio di Venezia, per 98 a 90. Da allora, in tre mesi, la Dinamo ha sempre vinto! L’Umana Reyer ha perso 4 partite delle ultime 9 della “regular season” e 4 dei playoff, avendo eliminato prima Trento poi Cremona, entrambe alla “bella” della quinta partita. La serie prevede le prime due partite a Venezia, lunedì 10 e mercoledì 12 giugno, le successive due a Sassari venerdì 14 e domenica 16 giugno; a seguire le altre eventuali tre, a Venezia martedì 18 giugno, a Sassari giovedì 20 giugno e, infine, a Venezia sabato 22 giugno. Ricordiamo, infine, che la Dinamo conquistò il suo primo scudetto, il 26 giugno 2015, in gara 7 sul campo della Grissin Bon, a Reggio Emilia.

L’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu, questa mattina, ha visitato gli ospedali Dettori di Tempio Pausania, Merlo di La Maddalena, ed il pronto soccorso dell’ospedale Giovanni Paolo II di Olbia. “In vista della riforma delle reti, sanitaria e territoriale, il confronto con gli operatori e con il territorio – spiega l’assessore Nieddu – ci sta permettendo di raccogliere importanti elementi di valutazione”. Nel corso delle visite, a cui hanno partecipato anche il consigliere regionale Dario Giagoni e il deputato Guido De Martini, membro della commissione Sanità della Camera, l’Assessore ha incontrato le rappresentanze dei comitati cittadini. “Non abbiamo intenzione – aggiunge Nieddu – di chiudere presidi e di calare dall’alto decisioni sul territorio. Lavoriamo per tamponare le emergenze, ma contiamo di dare risposte strutturali ai problemi, portando le nostre istanze anche sui tavoli nazionali. Infine – ha annunciato Mario Nieddu – stiamo preparando gli Stati generali della Salute. Sarà un’occasione importante per intraprendere un percorso che punterà a trovare soluzioni condivise in ambito socio-sanitario, attraverso un confronto allargato.