I palombari del Comsubin hanno ripristinato la sicurezza della navigazione di fronte alla costa di Cagliari, neutralizzando una mina subacquea che conteneva 300 kg di esplosivo.
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Dal 19 al 21 agosto 2019 i palombari del Gruppo Operativo Subacquei (GOS) del Comando Subacquei ed Incursori della Marina Militare (Comsubin), distaccati presso il Nucleo Sminamento Difesa Antimezzi Insidiosi (SDAI) di Cagliari, hanno condotto una delicata operazione di bonifica di una mina navale della Seconda Guerra Mondiale rinvenuta nelle acque antistanti Capo Sant’Elia.
L’intervento d’urgenza del Nucleo SDAI è stato richiesto dalla Prefettura di Cagliari, a seguito della segnalazione della Capitaneria di Porto e della Guardia di Finanza circa il rinvenimento, da parte di un cittadino che svolgeva una battuta di pesca subacquea, di un grosso oggetto sferico la cui forma richiamava quella di un ordigno esplosivo.
Le operazioni subacquee, condotte nei giorni precedenti dai palombari del Comsubin hanno permesso di individuare, in un fondale di sabbia e posidonia, a 14 metri di profondità e a circa mezzo miglio dal promontorio roccioso di Capo Sant’Elia, una mina subacquea tedesca con una carica esplosiva di circa 300 Kg.
La distruzione della mina è avvenuta in una zona di sicurezza, individuata dalla locale Autorità Marittima, allo scopo di salvaguardare il sistema marino e la sicurezza alla navigazione.
Al termine dell’operazione, il comandante del Nucleo S.D.A.I. di Cagliari, tenente di vascello Gabriele Paparo, ha dichiarato: «Grazie alla segnalazione, abbiamo potuto neutralizzare l’ordigno esplosivo e ripristinare la sicurezza della zona di mare. I ritrovamenti di questo genere vanno denunciati immediatamente alla Capitaneria di Porto, o alla più vicina stazione dei Carabinieri, in quanto i manufatti possono essere molto pericolosi e pertanto non devono essere toccati o manomessi».
Questi interventi rappresentano una delle tante attività che i Reparti Subacquei della Marina conducono a salvaguardia della pubblica incolumità anche nelle acque interne, come ribadito dal decreto del ministero della Difesa del 28 febbraio 2017, svolgendo operazioni subacquee ad alto rischio volte a ripristinare le condizioni di sicurezza della balneabilità e della navigazione a favore della collettività.
Chiunque dovesse imbattersi in oggetti con forme simili a quelle di un ordigno esplosivo o parti di esso, non deve in alcun modo toccarli o manometterli, denunciandone il ritrovamento, il prima possibile, alle autorità di polizia competenti.
Lo scorso anno i palombari della Marina Militare hanno recuperato e bonificato oltre 44.000 ordigni esplosivi di origine bellica, mentre dal 1° gennaio 2019 sono già 22.803 i manufatti esplosivi rinvenuti e neutralizzati nei mari, fiumi e laghi italiani, senza contare i 16.826 proiettili di calibro inferiore ai 12,7 mm.
Con una storia di 170 anni alle spalle, i palombari del Comsubin rappresentano l’eccellenza nazionale nell’ambito delle attività subacquee essendo in grado di condurre immersioni lavorative fino a 1.500 metri di profondità ed in qualsiasi scenario operativo, nell’ambito dei propri compiti d’istituto (soccorso agli equipaggi dei sommergibili in difficoltà e la neutralizzazione degli ordigni esplosivi rinvenuti in contesti marittimi) ed a favore della collettività.
Per queste peculiarità gli operatori subacquei delle altre Forze Armate e Corpi Armati dello Stato possono essere formarti esclusivamente dal Gruppo Scuole di Comsubin che, attraverso dedicati percorsi formativi, li abilita a condurre immersioni in basso fondale secondo le rispettive competenze.
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