Volge al termine il 32esimo festival
Time in Jazz, ideato e diretto da Paolo Fresu nel suo paese natale, Berchidda, con il coinvolgimento di altri diciannove centri del nord Sardegna, completa con le ultime due giornate, oggi (giovedì 15) e domani, il cammino iniziato mercoledì 7. Come ogni anno, Time in Jazz saluta il Ferragosto con una serie di appuntamenti in programma dal mattino al tardo pomeriggio nella campagna poco fuori Berchidda. Il
primo, dedicato ai bambini, è alle 10.00 nei pressi della chiesetta di San Michele, con il regista, attore e autore Giancarlo Biffi e i suoi racconti dell’intrepido e coraggioso gufetto Rosmarino, protagonista di “Rosmarino, ma tu mi vuoi?“: una tenera storia d’amore e gelosia fraterna per piccoli lettori, pubblicata su carta (con illustrazioni di Valeria Valenza) da edizioni Segnavia nel 2011; in azione, con Biffi, Paolo Fresu alla tromba, Sonia Peana al
violino e la voce di Catia Gori. Alle 11.00, sempre accanto alla chiesetta di San Michele, si parla di Il Jazz va a Scuola, l’associazione nata lo scorso febbraio, a un anno esatto dalla costituzione della Federazione Nazionale Il Jazz Italiano presieduta da Paolo Fresu, con l’obiettivo di promuovere, sviluppare, diffondere e valorizzare nella scuola il linguaggio del jazz, le pratiche dell’improvvisazione e dell’invenzione e la conoscenza degli aspetti socioculturali e musicali di questi ambiti. Un progetto che prosegue e amplia il grande lavoro avviato negli ultimi anni dal mondo del jazz italiano che gravita intorno all’associazione I-Jazz. Il Jazz va a Scuola è presieduta dalla cantante Ada Montellanico che interverrà all’incontro insieme al vicepresidente Mario Piatti.
A seguire, musica con Gegè Munari e il suo quintetto con il trombettista Francesco Lento, il sassofonista Marco Ferri, il pianista Domenico Sanna e il contrabbassista Vincenzo Florio, giovani compagni d’avventura con cui ha anche inciso un disco live nel 2015. All’indomani del suo concerto nell’area archeologica di Museddu (vicino a Cheremule), il decano dei batteristi jazz italiani prosegue il suo tributo all’era del Blue Note Sound degli anni Sessanta di Lee Morgan, Herbie Hancock, Miles Davis. Alle 13.30, dopo il trasferimento nella vicina chiesetta di Santa Caterina, è il momento di un gustoso classico del Ferragosto di Time in Jazz: il pranzo a base dei piatti tipici della cucina berchiddese. In linea con l’anima ecologica del festival, che si identifica sotto il marchio Green Jazz, durante il pranzo (come già nella mensa dello staff e nel bar allestito in Piazza del Popolo), saranno utilizzate stoviglie biodegradabili e compostabili. Da segnalare tra le varie iniziative di sensibilizzazione ambientale di Time in Jazz anche le isole ecologiche per la raccolta differenziata dei rifiuti, e, in tema di risparmio energetico, l’uso delle energie alternative e dell’abbattimento delle emissioni di CO2: il festival ha in tal senso rinnovato quest’anno il sistema di alimentazione dei concerti con energia solare, utilizzando batterie di nuova generazione, senza piombo né litio, sia per i concerti esterni, sia per una parte del palco centrale. Time in Jazz fa inoltre parte, da ottobre 2017, del progetto triennale europeo LIFE GreenFEST – Green Festivals and Events through the Sustainable Tenders, che mira alla diffusione di buone pratiche per l’adozione di criteri ambientali minimi nel campo delle attività culturali finanziate, promosse o organizzate dalle pubbliche amministrazioni. Sempre alla chiesetta di Santa Caterina, il pomeriggio prosegue con la presentazione, alle 17.00, di “Tanto per cambiare“, un saggio di Enrico Parsi (Pacini Editore, 2019) dedicato a Time in Jazz, il cui contenuto è ben sintetizzato nel sottotitolo: “Paolo Fresu, Berchidda e altre storie di economia civile“. Subito dopo, alle 18.00, un altro appuntamento immancabile del Ferragosto di Time in Jazz, quello con i suoni della tradizione: di scena quest’anno il duo Fantafolk di Andrea Pisu e Vanni Masala, due riconosciuti maestri dei rispettivi strumenti, le launeddas e l’organetto diatonico, impegnati da alcuni anni in un percorso di sperimentazione che, partendo dagli schemi ritmici dei balli sardi, si apre a diverse influenze esterne creando una musica coinvolgente e dal forte carattere personale. Per chi invece decide di restare in paese, alle 17.00, al Cinema Comunale di Berchidda ultima proiezione della rassegna di film e documentari curata del regista Gianfranco Cabiddu, in programma “As time goes by”, di Simone Aleandri, un ritratto di Silvano Campeggi, in arte Nano, l’uomo che ha illustrato, dal dopoguerra fino agli anni ’60, più di tremila manifesti cinematografici (da “Via col Vento” a “Casablanca”, a “Ben Hur” e “West Side Story”), alimentando i sogni di generazioni dai muri delle nostre città. Alle 19.00, alla Casara, (dove saranno visitabili ancora fino al 16 le due mostre del fotografo Roberto Cifarelli) ultimo appuntamento della serie di incontri letterari proposti dal festival anche quest’anno: il “padrone di casa” Paolo Fresu, lascia per una volta tromba e flicorno per impugnare la penna e firmare la raccolta “Poesie jazz per cuori curiosi”, uscita l’anno scorso per Rizzoli. La serata di Ferragosto sul palco centrale del festival, in Piazza del Popolo, è come sempre divisa in due diversi set: il primo, alle 21.30, e con ingresso a pagamento, vede quest’anno al centro dei riflettori un’autentica icona della canzone italiana, Ornella Vanoni. Tra le tappe più recenti della sua lunga carriera artistica, costellata di successi e di brani memorabili, la cantante milanese conta la partecipazione al Festival di Sanremo 2018 insieme a Bungaro e Pacifico, con “Imparare ad amarsi”, che le vale il premio Sergio Endrigo “Migliore Interpretazione” e il premio Dopofestival “Baglioni D’Oro” alla migliore canzone; nello stesso periodo esce la raccolta antologica “Un Pugno di Stelle” (Sony Music) che racchiude le sue canzoni più importanti, mentre lo scorso settembre l’etichetta Tuk Music di Paolo Fresu ha ripubblicato “Argilla”, l’album del 1997 in cui Ornella Vanoni è affiancata, tra gli altri, dallo stesso trombettista sardo. Ad accompagnarla, invece, sul palco di Time in Jazz – questa sera (15 agosto) – saranno Fabio Valdemarin al pianoforte, Nicola Oliva alla chitarra, Nicola Di Camillo al basso e Paolo Muscovi alla batteria. Poi, nella seconda parte della serata (con ingresso gratuito), tolte transenne e poltroncine, spazio alla consueta festa di Ferragosto: a menare le danze, quest’anno, sarà l’Orchestra Casadei che, guidata dal 2000 da Mirko Casadei (quarantasette anni da compiere proprio fra pochi giorni) intreccia suoni e sapori di generi musicali di svariate provenienze; il liscio, marchio della dinastia romagnola, diventa trasversale, contamina e si fa contaminare, incrociando reggae, ska, taranta, altri ritmi e generi. Esperienze che arrivano anche dagli incontri live che hanno visto Mirko Casadei in jam session con artisti come Goran Bregovic, Frankie hi-nrg mc, Roy Paci Aretuska, Eugenio Bennato, Massimo Bubola, Gloria Gaynor, Kid Creole, Morgan, i Modena City Ramblers e, lo scorso anno, l’Orchestra della Notte della Taranta e Paolo Fresu. Con lui sul palco una formazione di giovani musicisti: la fisarmonica mediterranea del direttore musicale Manuel Petti, la voce e la chitarra di Stefano Giugliarelli, Marco Lazzarini al sax e al clarinetto in DO, il brasiliano Gil da Silva alla tromba, alla voce e alle percussioni, il violino e la voce di Valeria Magnani, Matteo Tiozzo al basso e Enrico Montanaro alla batteria, con la possibile partecipazione di ospiti, a partire da Paolo Fresu. Calato il sipario sul palco di Piazza del Popolo, il festival vive le sue ultime battute di questa trentaduesima edizione nella giornata di venerdì 16: alle 12.00 al Museo del Vino di Berchidda, l’immancabile presentazione della bottiglia da collezione di Time in Jazz, seguita poi da quella del libro “Time in jazz Diary” del fotografo Roberto Cifarelli. Alla stessa ora, all’aeroporto Olbia Costa Smeralda, parte “Air bandoneon”, un concerto in solo di Daniele di Bonaventura: e sarà una bella occasione per apprezzare a pieno lo strumento principe del tango, il bandoneon, che nel musicista marchigiano trova uno dei suoi maggiori interpreti sulla scena internazionale. Classe 1966, forte di una una solida preparazione musicale, coltivata fin da bambino, Daniele di Bonaventura ha sviluppato una feconda produzione artistica e collaborazioni che spaziano dalla musica classica a quella contemporanea, dal jazz al tango, dalla musica etnica alla world music, con sconfinamenti nel campo del cinema, del teatro e della danza. Reduce da questa esibizione, proposta da Time in Jazz in partnership con l’Aeroporto Olbia Costa Smeralda, Daniele di Bonaventura sarà poi protagonista con Paolo Fresu dell’ultimo atto del festival, che anche quest’anno va in scena nel prezioso contesto naturalistico dello Stagno di San Teodoro, con inizio alle 18.00. È un felice sodalizio artistico, quello fra il trombettista sardo e il bandoneonista marchigiano, cementato negli anni attraverso tanti concerti e progetti (in particolare quelli con il coro corso A Filetta) e culminato nell’album “In maggiore” pubblicato nel 2015 dalla prestigiosa etichetta ECM.