Tre persone sono state deferite all’Autorità Giudiziaria per essersi impossessate di manufatti archeologici dal fondale marino all’Isola Rossa (Trinità d’Agultu).
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Il sette settembre il personale della stazione forestale di Trinità d’Agultu su decreto della procura di Tempio Pausania, ha proceduto alla perquisizione domiciliare di un’abitazione, delle sue pertinenze, delle autovetture e del natante ormeggiato al porto di Isola rossa, in seguito agli esiti di un’indagine sull’illecita attività di prelievo di manufatti archeologici dal fondale marino.
Le indagini sono state avviate di iniziativa da parte del personale della stazione forestale di Trinità d’Agultu dopo aver avvistato un sub che si immergeva costantemente in un punto corrispondente al luogo del naufragio di un antica galea.
Con il proseguo delle indagini è stato appurato che il sub agiva con il supporto di una seconda persona e con l’utilizzo di un metal detector ed attrezzatura professionale per l’individuazione di reperti.
La perquisizione ha portato al ritrovamento di numerosi resti di anfore e di orci di varia provenienza, una Pinna nobilis, diverse conchiglie e coralli.
Una prima consulenza della sede operativa di Olbia della soprintendenza di Sassari e Nuoro ha permesso di stabilire l’autenticità dei reperti rinvenuti databili tra il II secolo a.C. ed il I d.C.
Il materiale rinvenuto è stato sottoposto a sequestro penale e tre persone sono state deferite all’Autorità Giudiziaria per essersi rese responsabili del reato di impossessamento di beni di proprietà dello stato e di violazione di norme a tutela di specie particolarmente protette.
L’assessore della difesa dell’Ambiente ed il Comandante del Corpo si sono compiaciuti per l’importante operazione evidenziando la fondamentale attività del CFVA di tutela del territorio e dell’ambiente della Sardegna.
Le indagini sono state avviate di iniziativa da parte del personale della stazione forestale di Trinità d’Agultu dopo aver avvistato un sub che si immergeva costantemente in un punto corrispondente al luogo del naufragio di un antica galea.
Con il proseguo delle indagini è stato appurato che il sub agiva con il supporto di una seconda persona e con l’utilizzo di un metal detector ed attrezzatura professionale per l’individuazione di reperti.
La perquisizione ha portato al ritrovamento di numerosi resti di anfore e di orci di varia provenienza, una Pinna nobilis, diverse conchiglie e coralli.
Una prima consulenza della sede operativa di Olbia della soprintendenza di Sassari e Nuoro ha permesso di stabilire l’autenticità dei reperti rinvenuti databili tra il II secolo a.C. ed il I d.C.
Il materiale rinvenuto è stato sottoposto a sequestro penale e tre persone sono state deferite all’Autorità Giudiziaria per essersi rese responsabili del reato di impossessamento di beni di proprietà dello stato e di violazione di norme a tutela di specie particolarmente protette.
L’assessore della difesa dell’Ambiente ed il Comandante del Corpo si sono compiaciuti per l’importante operazione evidenziando la fondamentale attività del CFVA di tutela del territorio e dell’ambiente della Sardegna.
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