Il discorso del presidente del Consiglio regionale Michele Pais al “Trentennale della legge istitutiva della Commissione regionale per la realizzazione della parità tra uomini e donne”.
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Il presidente del Consiglio regionale Michele Pais ha partecipato al “Trentennale della legge istitutiva della Commissione regionale per la realizzazione della parità tra uomini e donne”. Di seguito, il testo integrale.
Buongiorno,
sono particolarmente lieto di partecipare a questo incontro per celebrare i 30 anni della Legge istitutiva della Commissione regionale per la realizzazione della parità tra uomini e donne.
Sono stati tre decenni importanti, ricchi di mutamenti in cui la donna ha conquistato sempre maggiori traguardi in tutti i settori della società.
Da quel lontano 13 giugno 1989, data di istituzione della Commissione, la società è profondamente cambiata anche se in tutto il mondo le donne vedono spesso ancora calpestati i propri diritti fondamentali.
Il cambiamento è in atto ma siamo ben lontani dal raggiungimento della sua completezza. Perché il processo è lento e, a volte, ancora doloroso.
Non è accettabile, lo dico da Presidente del Consiglio, ma soprattutto da cittadino e da padre preoccupato del futuro delle prossime generazioni, che ancora troppo spesso le donne siano il bersaglio di violenze fisiche e mentali.
I dati mondiali sulla condizione della donna fanno riflettere: 3 donne su 10 nel mondo hanno subito violenze fisiche almeno una volta nella vita, ben 496 milioni di donne non sanno né leggere né scrivere e solo 1 donna su 2 ha un lavoro retribuito.
L’istruzione e il lavoro rendono la persona libera. Le donne devono studiare e raggiungere sempre più quella emancipazione psicologica ed economica che permette di non dipendere da nessuno.
Ma come si può arrivare a questo traguardo quando i tassi di analfabetismo a livello globale sono ancora così alti e se la lavoratrice, a parità di mansioni, guadagna in genere molto meno di un lavoratore uomo?
Bisogna precisare che in Italia, secondo l’Eurostat, le differenze in busta paga tra uomini e donne sono minori che nel resto d’Europa; ma esistono ancora e devono essere eliminate. Come? Con mirati provvedimenti normativi che non solo devono essere approvati ma devono poi anche essere applicati.
Quindi, grande merito alla Commissione regionale per la realizzazione della parità tra uomini e donne che, in questi trenta anni, con grande spirito di abnegazione ha operato, in applicazione dell’articolo 3 della Costituzione, per cercare di rimuovere gli ostacoli ed ogni forma di discriminazione diretta e indiretta nei confronti delle donne e di promuovere pari opportunità.
Pari opportunità che devono essere ancora raggiunte sia nel mondo del lavoro che in politica.
Nel lavoro devo dire che, almeno nel settore che conosco di più, essendo avvocato, quello della giustizia, ormai forse il numero delle donne con incarichi nella magistratura e nella avvocatura ha superato il numero degli uomini.
In politica, invece, siamo ancora molto lontani dall’avere quella parità che consentirà alle donne di poter costruire una società migliore.
Nel mondo ci sono solo tre paesi dove le elette nell’Assemblea legislativa superano gli eletti sono: il Rwanda (con il 61,3%), Cuba (con il 53,2%)e la Bolivia (con il 53,1%). In tutti gli altri paesi non c’è parità tra uomini e donne elette. L’Italia è al 31esimo posto.
Questo ritardo è sicuramente dovuto anche alla lentezza, rispetto ad altri Paesi, con cui in Italia le donne conquistarono il diritto al voto, nel 1945 e quello all’eleggibilità nel 1946. Ben 40 anni dopo la Finlandia (1906) e trent’anni dopo la Danimarca (1915), il Lussemburgo (1918), la Svezia e i Paesi Bassi (1919). Decenni di ritardo che si sentono ancora tutti, non solo a livello nazionale, ma anche a livello regionale.
Anche in Sardegna i dati parlano chiaro: la politica non è donna. Non lo è mai stata. Nelle 16 legislature regionali, su un totale di 1.174 consiglieri regionali eletti, le donne sono state solo 69 con una percentuale di appena il 5,87%.
Nelle recenti elezioni, dove si votava tra l’altro con la c.d. “doppia preferenza di genere”, sono state elette 8 donne su 60 consiglieri.
Poche anche rispetto agli altri Consigli regionali d’Italia, dove la Sardegna è solo al 15esimo posto dopo il Molise che ha la percentuale più alta (il 36,36%), l’Emilia Romagna (con il 32%), la Toscana (con il 31,7%)e il Lazio con il 31,37%.
Credo che la giornata di oggi, che celebra un traguardo importante i 30 anni della Commissione, debba rappresentare un ulteriore momento di riflessione sul ruolo della donna nella nostra società.
Esprimo l’augurio, anche da parte dell’intera Assemblea, che questi primi trent’anni di attività della Commissione rappresentino la base per una società del futuro senza discriminazioni, dove regni la pace e il rispetto reciproco.
Buon lavoro alla presidente Anna Lisa Lai, alla vice presidente Barbara Congiu e a tutte le commissarie.
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